Messaggi di Simysimy

    leila19 Se volevi 5 minuti di ribalta, per me puoi averne pure 20. Non cambia che io non ho offeso nessuno, ho solo detto a Gloria che ci sono esperienze e vissuti differenti e che la cosa che fa bene per uno non va per un altro, soprattutto se il pregresso che porta al medesimo risultato è diverso per ciascuno. Tu invece hai fatto sto sfogo: a che pro? Io non voglio né compatimento né aggressività, che tu hai manifestato con questo tuo intervento. Contenta tu, non io. Sto in un periodo più buio che mai, ove prima non c’era tanta luce, ma ora è terribile. Ho espresso, raccontato e ringraziato chiunque abbia usato del tempo per rispondere. Quindi sei gratuitamente fuori luogo e indelicata.


    Sul resto che mi è stato detto da altri, tra cui gloriasinegloria, io vorrei passasse, ma non succede ancora e non è cattiva volontà. Sono scarica, terrorizzata, profondamente. Non so come si faccia, né chi doveva aiutarmi lo fa davvero. La terapeuta l’ho mollata ieri. Quando mi si dice che devo fare cose, tipo hobby, andare dal parrucchiere o ciò che possa piacermi, e mi si sottolinea che lo sa che ho il blocco e che pure se mi portano e non vado sola devo andare comunque, capisco che lei non mi può proprio aiutare. Qui non si discute la mia capacità di socializzare, ma una sorta di low battery psicofisico. Inoltre continua a non capire e non rispondere. Il limite è di tutti gli psicoterapeuti che non hanno vera "cazzimma" o esperienza, quando dico che pur volendo io fare corsi e corsetti, a uno che mi accompagna lo devo pagare. Lo devo trovare libero e pagarlo, e certi servizi costano. E se io non avessi chi mi porta, come farei a trarne beneficio? Il problema ritorna sul mio blocco. Se passasse quello, magari con un bus per arrivare andrei sola e tranquilla. Ed ecco che glissa sul problema e si lava le mani. Frustrante.

    Per tutti gli altri, ad esclusione di alessandr0, che vuol solo provocare sterilmente, dico che io conosco i miei limiti ma pure le mie potenzialità. La mia solitudine, no, non è messa in discussione, perché ho visto in lungo e largo ogni passo, ogni istante e ogni tentativo fatto.


    Forse non si legge bene ciò che scrivo. Ripeto: ho creato comitive su comitive, casa mia era aperta sempre. Nella vita, però, se dai troppo, fai male. Aspettative? Sì, può essere che ne abbia avute o abbia, è umano, soprattutto se non sei lì col bilancino, ma vorresti che ogni tanto chi riceve si accorgesse che esisti pure tu. Eravamo un gruppo di ragazze, in un certo periodo della vita, parevano tutte amiche, in realtà tutte alla ricerca di un marito, di un orologio biologico che scadeva, di una fuga dai propri genitori. Infatti, appena più o meno nello stesso periodo, si sono fidanzate, poi eclissate. Io l'unica a non farlo. Se volete credere che non ne abbia trovati, fate pure, ma ho lavorato su me stessa sin da ragazzetta. Io portai i miei, mamma, perché papà mai venne, al primo consultorio da una psicologa. Cercavo di capire, conoscermi e non di fare figli o stare con uno, perché tutti lo fanno. Non ho fatto la finta moglie magari cornuta, perché così ho il maritino che mi supporta o mi insemina, procreo e poi chissene di lui.


    E quelle amiche non-amiche non avevano più tempo per chi era single, perché poi ci sono le amiche nuove, le famiglie dei figli rispettivi.


    Poi non tutti, da vent’anni, si sono vissuti malattie e lutti di un fratello o di una madre. Eppure chi aveva bisogno di me mi ha sempre trovato, pure se stavo sola e disperata. Però mai un’iniziativa per me: un invito, un pensiero per prima.


    Poi ci sono quelli che ti fanno credere che ci sono, ma non è vero. Che non li disturbi mai, poi però se lo fai, credendo nelle loro parole vuote, poi si dispiacciono... ma hanno un impegno, una noia, un impedimento, però blaterano che ti vogliono bene. Me ne sbatto delle parole: ci sono i fatti.


    Io ne ho fatti tanti, in ambito amicale. Ma ad oggi ho visto poco e nulla da chi si professava tale.


    In ambito pseudo sentimentale, il discorso cambia ed è ancora più deprimente.

    gloriasinegloria


    Ognuno ha una sua storia, fisicità, malessere, emotività e via dicendo. Pure con sintomi uguali, la percezione sarà diversa. Come fai a dire che non ho risposto, quasi a non accettare uno stimolo o suggerimento sul discorso blocco cammino?


    Tu lo hai avuto senza cadere e hai reagito e ti è passato. Sono contenta per te. Nelle scarpe altrui ci si deve stare, e a lungo, e non basterebbe lo stesso.


    Ovvio, non te lo auguro, ma se fossi caduta, rotta i malleoli, stata sola e traumatizzata nei primi sette giorni, tra intervento e post, se fossi tornata a casa e dopo due giorni tuo padre avesse avuto bisogno del tuo soccorso, che non potevi e dovevi fare strattoni, ma cadendo pure lui ti fossi dovuta alzare per forza per aprire a un vicino che poi, insieme, chiamasse il 118 e farlo portare al pronto soccorso, se fossi rimasta sola un mese come da post-operatorio, sbattendoti da sola per bisogni fisiologici e tutto il resto, stremata trilioni di volte in più del solito, poi per altri tre mesi sofferente per una ferita che non si chiudeva, per un'infezione non vista, dopo altri due mesi e più in un altro ospedale per rimozione dei mezzi del piede, con cura massiccia di antibiotici, sola e isolata, dovendoti occupare comunque di tuo padre, uscire e, dopo un mese, una seconda operazione urgente con rischio di morire, sempre sola pure lì, per nove giorni, forse, e dico forse, il blocco non lo avresti superato così, solo perché ci hai messo impegno.


    Ora mi arrabbio. Pesare le parole sempre. Io ripeto: avevo sette di emoglobina, non mi reggevo in piedi, ma cercavo di fare tutto. Ho spostato montagne nella mia vita, da sola senza nessuno. Ma se da un lato non mi fa felice non superare ancora tale blocco, dall’altro mi legittimo che pure King Kong sarebbe crollato.


    Quando cadi e vivi tanto dolore, non è tanto il fisico a non riprendersi, ma la testa. Forse posso essere terrorizzata dall'idea che ricapiti? Che debba ripassare un inferno e sempre sola? Che ho bisogno di proteggermi da qualcosa, da tanto, da tutto? Non lo so, perché in 51 anni nessuno lo ha mai fatto ed io invece sì, per gli altri. Facevo tutto prima, ora non faccio nulla, poi l’estate, vabbe, ancora più bastonante. Io non so la tua età, ma non rispondere con la convinzione di avere il segreto del successo. Ti sono bastati integratori? Beata te.


    Hai altre patologie? Io sì, molte, che magari possono influire su una stanchezza, ma non paragonare i nostri accadimenti, perché prima di questo io mi sono rialzata e ho combattuto per cose con cui certe persone si sarebbero buttate di sotto.

    alessandr0 Parlo per me, ovvio, ma non ci sto. C'è una soggettività che deve portare a metterci in discussione, ma poi stop. C'è l'oggettività: di chi sono etero e se cerco un uomo, vorrei che fosse tale.


    È stracolmo di malati, penecentrici, sgarbatoi, senza cultura, dignità, rispetto. E posso continuare. Quindi ripeto: sono etero e parlo di uomini; gli sposati cercano amanti, i liberi sono spesso fortemente psichiatrici. Ma di che cosa parliamo?


    Sulla gente in generale, io sono sola, senza veri affetti. I più hanno figli, ancora fratelli, sorelle, nipoti ecc., mariti o mogli, non hanno esigenze di condivisione e non provano il senso di solitudine di cui parlo io o se… hanno più rete di affetti.


    Nel mio palazzo avrò provato a instaurare tanti rapporti, ma poi non posso coltivare solo io.


    Io, in tutta la mia gioventù, ho aggregato, organizzato cene, uscite; poi si conosceva la gente, si metteva insieme e spariva. Quando, seguendo mamma, ero disperatamente sola, nessuno è apparso a coinvolgermi. Che dice: "dai e ti ritornerà"? Dice una sciocchezza.

    Grazie del tuo intervento, più che fare psicoterapia, che però non mi soddisfa e non è facile trovarne una giusta, non so che fare.

    I farmaci non è che non li voglia in assoluto, però ho una questione di salute per cui sarebbe meglio non prenderli.

    Mi sento sola. Io direi a una me di credere in sé stessa, che è stata ed è una lottatrice, ma poi, con me, mi sento sopraffatta da paure e tentativi vari andati male. Sono sola; pensare di esserlo sempre mi uccide.

    Io voglio spiegare meglio che non rifiuto di uscire perché non ho voglia. Certo, sono anni che mi divido tra un super e un casalinghi e una panchina, dove per sconforto non avevo più voglia di andare. Insoddisfatta lo ero da tanto, da anni. Sola sempre, tutto su me, delusioni immense, ma era meglio quel poco rispetto a questo nulla. Prima che arrivasse l'estate, una domenica, ero così turbata che volli fare il giro lungo del palazzo, sentendomi capace di stare in piedi, che il terreno sotto non si sbriciolasse. Perché queste due sensazioni mi hanno fermata un anno fa e continuano, tranne questo episodio. Cosa è successo nella testa? Non lo so. Se una volta rifaccio un giro dopo un anno, qualcosa sarà stato diverso, ma non so cosa. E la mia psicologa non me lo ha tanto chiarito. Per due giorni seguenti ho rifatto il giro. Poi nulla più.


    Mistero della psiche... A sognare, sogno di uscire per uno struscio, immagino di prendere un treno, mille cose, però nulla. Reimparare a camminare, non so se esiste un modo così, servirebbe capire cosa mi fa sentire coi piedi dentro il burrone, che per tre giorni non ho percepito. Lì sta il segreto.


    Forse sono stanca di fare tutto da sola, io mi legittimo ciò. Tutta la vita troppe responsabilità. Basta! Credo che la mia interiorità, la mia fragilità dica ciò. Forse la bambina in me punta i piedi e non ce la fa più. Vorrebbe essere presa in braccio, rassicurata. La razionalità l'ha obbligata a farcela sempre: dovevo fare, fare, fare, poi soprattutto con mio padre. Sempre alla ricerca dell'essere vista. E non a caso, sabato 16 mi ha delusa un'ennesima volta ed io, dal giorno dopo, provo questo vuoto che mi prende alla gola.

    leila19 Trasformazione in cosa? Sono terrorizzata, perché non vedo nulla. Sento dolore, sento che ho dato a tutti, ma a me non riesco a dare. So che a febbraio 24 sono stata chiusa in ospedale per quasi 2 mesi, non vivevo tra cure antibiotiche a gogò e nuova operazione, tra paure e sofferenza. Nessuno mi supportava. Mio padre non faceva né poteva fare nulla, e io avrei avuto bisogno di amore, amore stramaledetto incondizionato, e dicevo a me stessa: quando fossi stata fuori, avrei imparato a vivere. Invece, altra mazzata a maggio e lì, col blocco, non solo non riuscivo a vivere, ma neppure più a sopravvivere come avevo fatto per tutta la vita. Poi, sei mesi fa, per la prima volta, ho agito scegliendo me, cioè non avevo mai fermamente convinto mio padre ad andare in struttura, ma non ce la facevo più. Credo che lì lui abbia capito che ero alla frutta. Io, per non sentire questo vuoto, in teoria potrei farlo tornare a casa, ma non è la cosa più giusta per una me che ha speso più del dovuto, che non ce la farebbe più a rifare quello che facevo da sette anni.

    Però non sto bene lo stesso. Sono più libera di prima, ma questa libertà mi pare una prigione. Oggi ho pulito un po' casa, ho sistemato la spesa consegnata, preparato il pranzo, guardato la tv fino alle 17, poi il baratro: stretta alla gola, dal senso di vuoto e solitudine. Dover stare sola con me, in casa, una serata e notte da affrontare. Dove sta la vita? Nei film hanno lavoro, hobbies, svaghi e amici. Chi non ha ciò, che fa? La casalinga disperata, senza neppure un marito. Non sono una moglie, madre, donna in carriera. Sono una figlia che ha fatto da madre sempre, una caregiver dei suoi e poi? Chi sono? È attanagliante questa sensazione quando mi prende.

    uoccina Io non so che fare, così persa, maiiii. In questi sei mesi con papà fuori, ogni volta che c'è stata o una lite con lui o una consapevolezza, che lui è stato manipolatore, che non mi ha mai protetta, che tutta la vita cerco considerazione, io sto peggio. Mi vengono crisi, stile forte angoscia o depressione, più del solito. Ad esempio, sabato, dopo un mese tra ospedale e struttura, sono andata a trovarlo. Ho cercato per ennesima volta chi mi portasse, pagando, ma mi sono imbattuta in un volgare e violento tipo che, nonostante abbia un'associazione di aiuto, assistenza ecc., si è rivelato pessimo. Mentre ero da papà, in stanza, con anche l'altro vicino di letto, per una assurda sua pretesa, a cui ho detto no, mi ha offesa, aggredita, lì davanti a quei due, in un luogo delicato, con parolacce, per poi scappare. Non ho avuto forza per andare a dargliene quattro. Ma mio padre, che nonostante fosse lì stava pranzando, assorto su di sé, non ha detto nulla a sto tipo che insultava sua figlia. Ancora un pugno simbolico allo stomaco: non avere nessuno che prenda difese, mi protegga. Ho un baratro nella casella del senso di protezione. E da sabato sto più male.


    Non trovo un senso in nulla, mi sento senza energie e sento solitudine immane. Sto male ovunque.