E se non passasse più?

  • Grazie del tuo intervento, più che fare psicoterapia, che però non mi soddisfa e non è facile trovarne una giusta, non so che fare.

    I farmaci non è che non li voglia in assoluto, però ho una questione di salute per cui sarebbe meglio non prenderli.

    Mi sento sola. Io direi a una me di credere in sé stessa, che è stata ed è una lottatrice, ma poi, con me, mi sento sopraffatta da paure e tentativi vari andati male. Sono sola; pensare di esserlo sempre mi uccide.

  • In altre sezioni ho raccontato di me, di consapevolezze che non elaboro e di chi seguo come psicoterapeuta ma da cui non andrò più.


    Ieri, ultima volta, nel raccontare che ero stata a trovare mio padre in struttura dopo un mese che non lo vedevo, è successo un episodio che riconferma la mia aspettativa di essere difesa, protetta, delusa. Io lo so, lui non lo ha mai fatto, mai adeguatamente, incondizionatamente, ed io mi porto buchi enormi di dolore. Mi sento chiedere perché vado da lui. Rispondo che una parte di me vuol vederlo, credo. L'altra è per un possibile ed immotivato, ma in me presente, senso di colpa qualora se ne andasse ed io non lo avessi potuto salutare.


    Ho perso mamma e fratello e non li potei salutare, quindi c'è un groviglio di dolore. Però poi lo vedo, in effetti, e lui mi delude per modi, mancanza di empatia, di esclusività verso me, che mi massacro da anni.


    Secondo lei non dovrei andare, perché sto peggio. Perché lui può andarsene e che io lo veda sempre o mai non mi ridarà ciò che non ho avuto.


    Oggi sto malissimo, perché io, da sei mesi, quando lui è andato in struttura, mi sento come orfana. Prima mi illudevo, avendolo a casa, che nonostante i disagi che mi dava ci fosse "famiglia", ma non è vero. Ora però, alla luce di certe verità, di quello che brutalmente mi ha detto la psic, io sto peggio.


    Piango, sono confusa terribilmente, ho avuto un attacco di panico.

  • Sta emergendo tanto di te e del tuo dolore dalla prima discussione aperta, quando non sapevi perché eri così sofferente.


    Ti mando un grandissimo abbraccio. Queste sono cose che fanno male. Lo so bene. Scavare a fondo non è semplice... Ma starai meglio. Fidati.

  • Sta emergendo tanto di te e del tuo dolore dalla prima discussione aperta, quando non sapevi perché eri così sofferente.


    Ti mando un grandissimo abbraccio. Queste sono cose che fanno male. Lo so bene. Scavare a fondo non è semplice... Ma starai meglio. Fidati.

    Ma un eccesso di confusione mentale, non sentirsi totalmente lucidi, faticare a ricordare, sentire proprio la stanchezza a dover fare più di una cosa o pensiero, sentirsi di non avere il solito linguaggio sciolto, ma faticare a parlare bene, pure se gli altri ti dicono sì, ma io mi ascolto e sento di dire parole meno fluide del solito, è davvero stress?


    Stamane mi sveglio che non ero serena, poi sento mio padre e inizia il malessere. Stavo riflettendo che sto con tale nebbia come a protezione di qualcosa che non riesco ad accettare ed elaborare. Come se, appunto, accettare che lui non mi darà nulla di ciò che ho inseguito sempre sia troppo doloroso adesso e, come pseudo difesa, arrivi la nebbia. Saranno solo sciocchezze forse... ma troppi traumi e questo dolore che mi viene dal rapporto con papà mi spengono la testa.


    Ma che può succedere con tanta nebbia? Ho paura di cose più brutte. Mi rimbecillisco di colpo?

  • Dopo molti mesi, rendendomi conto nel momento in cui non riuscivo più a seguire una discussione, mi chiedevo... perché non riuscissi e cosa stesse accadendo che non attirava la mia attenzione, perché desideravo estraniarmi...

    Stessa cosa a me. Faccio fatica a ragionare lucidamente. Prima capivo perfettamente una situazione, ora devo chiedere conferme, oppure non riesco più a trovare una soluzione nei problemi complessi. Senza parlare del fatto che ho difficoltà a gestire lo stress e che l'altro anno mi dimenticavo facilmente varie cose, ma per fortuna l'ho superato e mi ricordo molto di più.

  • Come avete superato?


    Comunque, in merito a un supporto dalla psicoterapia, perché una non dice: "Guarda, non ti so aiutare, mi spiace".


    Io, se non avessi il blocco, non mi spaventerebbe uscire, pure da sola. Se mi sentissi di prendere un mezzo o pure un taxi, sapendo che lo prendo per mio piacere e non come unica scelta per muovermi. Perché lei mi deve dire: "Il blocco lo hai, ma dai, fai tutte le cose che ti vanno di fare, pure se devi farti accompagnare".


    Ma non capisce che ci vogliono soldi? Che mi sento dipendente dagli altri e non mi godo l'evento a cui mi faccio portare. Non è come avere lo chauffeur, sia perché non me lo posso permettere, sia perché posso ingannare la mente una volta, ma poi mi torna l'ansia da blocco. Posso farmi portare se devo andare lontano, ma per una passeggiata? Quindi che aiuto mi dà se non sa risolvere il vero problema, o quello che comunque mi ha portato il blocco?

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