Non gli piaci abbastanza, in più è tossico e manipolatore: cosa te ne fai di uno così?
Meglio che abbia troncato, guarda avanti e cerca di meglio.
Non gli piaci abbastanza, in più è tossico e manipolatore: cosa te ne fai di uno così?
Meglio che abbia troncato, guarda avanti e cerca di meglio.
Bello, amaro ma sa anche di rivincita.
Sto impazzendo.
Sto pensando al pronto soccorso…
Non riesco a lavarmi, mangiare, studiare, allenarmi, sto trascurando i miei figli che stanno tutto il giorno a guardare cartoni davanti alla tv.
Confesso che proprio con mio marito mi è successa la stessa cosa, nel senso che lo conobbi libero e bello e poi emerse (senza drammi, ma c'era) la fatidica ex che gli aveva lasciato il segno.
Tra l'alro conoscevo lo spessore e la valenza oggettiva di questa ragazza, per cui sarebbe stato solo sciocco e meschino cercare di demolirne l'immagine.
Non mi misi mai in competizione con lei e mi limitai ad ascoltarlo quando capitava che ne parlasse, condividendo l'apprezzamento laddove sentivo di condividerlo.
La questione si è letteralmente sciolta da sè, in un arco temporale davvero molto breve, semplicemente vivendo la nostra vita e suoi entusiasmi.
Pensa che cosa curiosa… tu hai a che fare con un fantasma “reale” e con una persona di valore. Io con un fantasma che è stato una meteora - per quanto intensa - e idolatrato, ed è paradossalmente una persona che non mi ispira alcun tipo di stima/ammirazione oggettiva, per quanto potesse essere, a livello di sensazioni, magari davvero “super” come decantata. E questo forse ai miei occhi è ancora più incomprensibile…
Mostra di PiùSu questo concetto non mi trovo, ma soprattutto non mi trovo guardandomi intorno.
Intendo dire soltanto che di coppie in cui almeno uno dei due viva di qualche mito epperò si "accontenti" ...direi che siamo full.
Coppie in cui possono non mancare l'affetto e la stima reciproci, ma in cui (dall'uno, dall'altro o da entrambi) non è mai stata provata quella emozione unica verso l'altro.
Ma non sto parlando di "calcoli" (che è l'ipotesi estrema e peggiore).
Qualcuno sopra parlava di "treni persi".
Ecco: magari a volte è solo che, per un fatto di bassa autostima e pessimismo, ci si convinca che il treno "da mille e una notte" sia già passato, o che non si fermerà mai per farci salire...
E sono tantissime le coppie di questo tipo. Che poi, magari, sono anche molto più stabili delle altre (sebbene una stabilità di questo genere possa essere più che depressogena per personalità più vivaci).
Hai centrato il punto. Se ci si convince che il treno passa una volta sola, e una volta che è andato si incista l’idea che non capiterà più, o ci si rassegna alla solitudine, oppure se si trova qualcosa che tutto sommato non è malaccio, ce la si fa andare bene. Non è un “wow”, è “carino” e ci va bene ugualmente perché il “wow” chissà se ci ricapiterà mai più.
Ovvio che non sia vero. Nessuna persona sana di mente starebbe con un'altra sapendo che la' fuori c'è una migliore di lei
Stai sottovalutando il tuo compagno e le sue facoltà mentali.
Là fuori ci sarà sempre qualcuno migliore di noi stessi e del nostro compagno/a, non è questo il punto.
Sto parlando di stare consapevolmente con una persona con cui ovviamente ci si trova bene, ma non è comunque all’altezza della figura mitologica del passato.
Quindi è un ansia che deriva dal non avere controllo sugli altri.
Non ho capito se pensi di essere la seconda scelta di tuo mario.
Io non ho né Mario né marito, rifuggo il matrimonio
Comunque si, ansia dal non avere controllo sugli altri. Io so che, bene o male, riesco a razionalizzare.
Quest’idea di essere la seconda scelta sì, si affaccia abbastanza spesso. Forse non è vero e sto solo proiettando le mie insicurezze, o forse è davvero così. Chi ci dà modo davvero di saperlo? Non possiamo entrare nella mente delle altre persone.
Non conta quante volte ci si innamora nella vita, quella più importante è sempre l'ultima.
L'ultimo è quello che guarisce tutte le vecchie ferite.
Vorrei davvero sperare che sia così.
Conoscersi è esigenza sottovalutata, spesso del tutto trascurata, casomai risolta a buon mercato mettendoci all’occorrenza un po' di senso comune. Prevale l’istanza di fare, di gestire, di risolvere le situazioni concrete, in sostanza di tirare avanti, dando per scontato che tutto proceda secondo un modo e un piano valido. Cosa muova i propri passi, le proprie scelte, cosa indirizzi il proprio procedere, se cercando e ponendo alla base risposte maturate dentro se stessi, se lavorando con cura sulla propria esperienza e cercandone i significati veri, o se, viceversa, facendosi guidare da logica e da esempio, da modelli comuni è questione non di poco conto. Il rischio di non vivere fedelmente a sé e dando vita e sviluppo a qualcosa di proprio, che richiede prima di tutto di conoscersi in modo attento e approfondito, ma di muoversi sulla scia e nelle guide di altro, preso da fuori, finendo per essere più corrispondenti a altro che a se stessi, non è questione di poco conto. I propri pensieri, giudizi di valore, modi di leggere l’esperienza sono spesso tanto pronti e resi ai propri occhi scontati, quanto rigidi e limitati, poco o nulla generati e sostenuti da ricerca e da scoperta propria e originale, in consonanza col proprio sentire, col proprio intimo. Arriviamo dunque ai cosiddetti pensieri intrusivi, che paiono astrusi, fuori luogo, senza senno e estranei a propri principi e convinzioni, sballati, assurdi, invadenti, che non permettono di stare in carreggiata come si vorrebbe. Sarebbe il caso di non fare di ogni erba un fascio, ogni singolo pensiero che faccia intrusione senza chiedere il permesso, racchiude una proposta, ha un senso da scoprire attentamente e senza pregiudizi. Se lo si tratta con la logica convenzionale, se lo si intende in modo concreto o come tendenza da prendere alla lettera e da agire, non lo si comprende. La parte profonda dà spunti che non sono affatto buttati lì per caso, anzi sono ben mirati, si tratta di intenderne il senso vero. Abbiamo necessità di aprirci alla scoperta del vero, alla conoscenza di noi stessi, di non restringere e di non costringere il nostro sguardo in un recinto di idee che ci rassicura e che riflette il poco che conosciamo di noi stessi più per suggerimenti esterni, per adeguamento a modi di intendere già codificati che per personale scoperta. Non siamo soli dentro noi stessi, c’è una parte vitale del nostro essere, che interviene, che prende iniziativa, che muove i nostri stati d’animo, le nostre sensazioni, tutto il nostro sentire, che muove anche pensieri inaspettati che fanno capolino o addirittura irruzione nella nostra mente, che a volte insistono con prepotenza. Tutte queste iniziative che pur mosse da una parte intima di noi, la nostra psiche non è circoscritta alla sfera di ragione e volontà, che ci coinvolgono, che arrivano inaspettate hanno intento di smuovere, di consegnare stimoli e spunti per riaprire lo sguardo, per imparare a conoscerci, per renderci conto che c’è da fare una bella verifica su chi siamo, su cosa davvero sappiamo di noi stessi. Può rendersi utile e persino necessario l’aiuto di qualcuno capace di non mettere etichette di patologia o di spingere a controllare o bandire esperienze interiori solo in apparenza insane e senza significato, ma capace di aiutare a intendere il significato vero di esperienze che paiono in superficie assurde. La vita interiore non è facile da comprendere, ma se conosciuta nel suo linguaggio e nei suoi veri significati può dare tantissimo, può rigenerare, può donare ciò che, fatte salve le illusioni del contrario, spesso non si possiede: la conoscenza autentica di se stessi e la propria libertà di farsi interpreti a modo proprio e fedelmente a sé della propria vita. Non si è liberi se non si sostituisce la conoscenza rigida e inautentica con una conoscenza vera e approfondita di se stessi, se non si sostituisce un pensiero preso in prestito da logica comune con un pensiero generato da sé e in unità col proprio intimo e profondo. Mi scuso per la lunghezza dello scritto, ma non è facile proporre idee soprattutto se diverse dal consueto con poche parole.
Ok, i pensieri intrusivi possono essere un modo per conoscere meglio me stessa… ma forse se imparassi a gestirli.
Invece ora sono solamente distruttivi.
Passo ore e ore a fare domande, a fare congetture, a mettere insieme i puntini.
Perdo di vista me, chi mi sta attorno, non combino nulla.
È una situazione che vivo come invalidante e da cui non so uscire.
Avrei bisogno della psicologa quotidiana, altro che una volta a settimana o ogni due
Hai trovato quello che cercavi?
In caso contrario sappi che puoi effettuare una ricerca all'interno delle decine di migliaia di discussioni presenti sul Forum di NienteAnsia, tra le quali troverai senz'altro una risposta a ciò che cerchi.
Prova.