Purtroppo non si è abituati a cercare il senso di ciò che accade dentro se stessi. Si applica a ciò di cui si fa intima esperienza la lettura razionale che subito discrimina e distingue, sulla base di un codice di significati comune e standard, ciò che ha parvenza di essere congruo e normale da ciò che pare privo di significato, assurdo. Il tutto dentro un atteggiamento che vuole rispetto al proprio modo di procedere e di farsi interpreti della propria vita che le cose proseguano nell'ordine abituale, come non ci fosse necessità di occuparsi di se stessi e di procurarsi chiarimenti e risposte se non quelle di ordine pratico. Se interiormente c'è una presa di posizione e sono dati segnali che vogliono mettere sulla strada di una presa di coscienza più attenta e approfondita, ecco che se c'è ansia questa è immotivata e dannosa, se arrivano pensieri insoliti, ma tutt'altro che privi di capacità di condurre a capire cose importanti di se stessi, questi sono ospiti indesiderati, molesti, intrusivi, capaci solo di intralciare e impedire. E' certo che tendano a imporsi, mica sono lì per caso, vogliono porre problemi e aprire percorsi di verifica e di consapevolezza che staccano dal modo consueto di pensare e di pensarsi, tutt'altro che riflessivo, che sveglio casomai non è nel cercare di capire se stessi e di interrogare la propria conduzione della propria vita, per vedere quanto è corrispondente e fedele alle proprie necessità più profonde, casomai tutte da riscoprire. La psicologia convenzionale e con essa la psicopatologia dell'incasellamento in sindromi e patologie di tutto ciò che accade interiormente e che pare fuorviare da un corso cosiddetto normale, non aiuta di certo a incoraggiare una più attenta lettura e comprensione del senso. Volentieri ci si aggrappa a tutte le definizioni e etichette diagnostiche, contribuendo a creare e a ampliare il solco di incomprensione che divide da ciò che vive dentro se stessi. Non sottovaluto la difficoltà di entrare in rapporto con la propria intima esperienza, purtroppo non si è abituati a farlo e tutto spinge viceversa a porre attenzione al fuori piuttosto che al dentro. Ci si istruisce di questo e di quell'altro preso da fuori, da insegnamenti e da modelli vari e non si ha familiarità con ciò che vive dentro se stessi, con la conoscenza che ne può derivare, dentro se stessi dove c'è presenza di una parte di se stessi che non rinuncia mai a porre questioni, a interferire per mettere sulla strada di una conoscenza di sè e dei nodi della propria vita che si tende a ignorare e a trascurare, facendosi bastare ciò che, in concordanza col senso comune, pare bastare, ma che sufficiente non è. Serve aiuto per imparare a comunicare con se stessi, a intendere il senso di ciò che intimamente si prova e di cui si fa esperienza, che può apparire a prima vista assurdo e solo deleterio? E' possibile che serva per mettersi in grado di avere un rapporto con se stessi capace di intendere il senso di tutto ciò che vive dentro se stessi e che vuole essere compreso, che vuole dare uno stimolo per capire e per capirsi e non certo fare danno. Se alla proposta interiore, difficile e tutta da conoscere si oppone l'iniziativa di portare la propria attenzione su altro ritenuto più utile, soprattutto utile a distogliersi da ciò che dentro di sè esercita una presa per creare spazi di ricerca e di miglior conoscenza di se stessi, non è detto che così facendo si faccia il proprio interesse.