Messaggi di Stregatta@

    Una delle prime cose che impari quando fai psicoterapia è che ognuno di noi ha uno stile di attaccamento che ha imparato nell'infanzia e poi sarà quello stile che utilizzeremo nelle relazioni con il prossimo (qualsisi tipo di relazione ) la cosa bella è che questo stile di attaccamento si può modificare anche in età adulta! La psicoterapia aiuta in questo.

    Tralasciando tutto l'aspetto filosofico ed esistenziale che riguarda l'amore, che ognuno di noi vede come vuole...

    Ma tu puoi tornare a essere felice e a provare certe emozioni.

    Conosco bene gli stili di attaccamento, e so anche bene in quale tipologia ricado io e il mio attuale compagno.


    Ma io non ho problemi, sono serena perché so che posso riprovare certe emozioni. L’ansia non riguarda me ma gli altri.

    Ok frittata fatta :D

    Io ho vissuto un grande amore, l‘Ho visto nascere, crescere, consumarsi, esaurirsi fino a lasciarmi tanto amaro in bocca -e pure problemi di natura pratica.

    Ho provato cose belle ma anche molto brutte ed è una porta chiusa.

    La persona che ho accanto invece ha vissuto l’abbandono inaspettato e questa cosa so che ha lasciato un forte segno per anni. Ora da come parla sembra che abbia razionalizzato e abbia anche interiorizzato il fatto di aver mitizzato quella persona che ha attraversato la sua vita per un periodo brevissimo, quasi ridicolo. Questa cosa non è venuta fuori nel primo periodo di frequentazione, altrimenti probabilmente non avrei retto questa cosa. È venuta fuori dopo tempo, in un momento di confidenza e ha acceso in me questi dubbi che ho sempre avuto.

    Penso a quello che stiamo costruendo, al fatto che sono riuscita ad abbattere i muri che erigeva attorno a sé da anni tenendo tutte le donne alla larga sentimentalmente, e penso che comunque non sarò mai quel brivido che provò una volta. E non capisco se è solo nella mia testa o è la realtà delle cose.


    Credo comunque che sì, esista una sola persona, quell’emozione, soprattutto quando l’amore è incompiuto e non si è consumato, si prova una volta sola.


    Forse mi devo rassegnare che, data l’età, non posso più essere la prima scelta di nessuno.

    Però devo ammettere: anche l'amore più grande della propria vita, col passare del tempo, molti anni, col tempo sbiadisce anche lui, e per fortuna, altrimenti sarebbe un problema. Quindi, mai perdere la speranza. Sicuramente non si vivranno più certe emozioni intense, ma ogni storia vale la pena di essere vissuta sempre al massimo delle proprie possibilità. Ma è il massimo che si può ottenere. Quelle cose devastanti che ricordiamo non torneranno mai più, nemmeno se si tornasse insieme a quella persona. È bene chiarirlo: cambiano i tempi e cambiano le persone, non si può cercare quello che non può più tornare.

    Condivido tutto.

    Ma un po’ mi tormenta…

    L’essere stata “l’emozione calma”, quella costruita nel tempo, negli anni, non l’adrenalina devastante che ti rimane nel cuore.


    E ripartono altre domande…


    Se una persona prova quelle emozioni così forti, come fa a rassegnarsi a non riviverle più? Decide consapevolmente di non provarle più per tutelarsi emotivamente, o sa che una cosa del genere può succedere una volta e basta?

    Per questo continuo a credere nel fatto che chi viene dopo è, nel bene o nel male, una seconda scelta.

    E a me questa cosa fa molto male.

    Purtroppo non si è abituati a cercare il senso di ciò che accade dentro se stessi. Si applica a ciò di cui si fa intima esperienza la lettura razionale che subito discrimina e distingue, sulla base di un codice di significati comune e standard, ciò che ha parvenza di essere congruo e normale da ciò che pare privo di significato, assurdo. Il tutto dentro un atteggiamento che vuole rispetto al proprio modo di procedere e di farsi interpreti della propria vita che le cose proseguano nell'ordine abituale, come non ci fosse necessità di occuparsi di se stessi e di procurarsi chiarimenti e risposte se non quelle di ordine pratico. Se interiormente c'è una presa di posizione e sono dati segnali che vogliono mettere sulla strada di una presa di coscienza più attenta e approfondita, ecco che se c'è ansia questa è immotivata e dannosa, se arrivano pensieri insoliti, ma tutt'altro che privi di capacità di condurre a capire cose importanti di se stessi, questi sono ospiti indesiderati, molesti, intrusivi, capaci solo di intralciare e impedire. E' certo che tendano a imporsi, mica sono lì per caso, vogliono porre problemi e aprire percorsi di verifica e di consapevolezza che staccano dal modo consueto di pensare e di pensarsi, tutt'altro che riflessivo, che sveglio casomai non è nel cercare di capire se stessi e di interrogare la propria conduzione della propria vita, per vedere quanto è corrispondente e fedele alle proprie necessità più profonde, casomai tutte da riscoprire. La psicologia convenzionale e con essa la psicopatologia dell'incasellamento in sindromi e patologie di tutto ciò che accade interiormente e che pare fuorviare da un corso cosiddetto normale, non aiuta di certo a incoraggiare una più attenta lettura e comprensione del senso. Volentieri ci si aggrappa a tutte le definizioni e etichette diagnostiche, contribuendo a creare e a ampliare il solco di incomprensione che divide da ciò che vive dentro se stessi. Non sottovaluto la difficoltà di entrare in rapporto con la propria intima esperienza, purtroppo non si è abituati a farlo e tutto spinge viceversa a porre attenzione al fuori piuttosto che al dentro. Ci si istruisce di questo e di quell'altro preso da fuori, da insegnamenti e da modelli vari e non si ha familiarità con ciò che vive dentro se stessi, con la conoscenza che ne può derivare, dentro se stessi dove c'è presenza di una parte di se stessi che non rinuncia mai a porre questioni, a interferire per mettere sulla strada di una conoscenza di sè e dei nodi della propria vita che si tende a ignorare e a trascurare, facendosi bastare ciò che, in concordanza col senso comune, pare bastare, ma che sufficiente non è. Serve aiuto per imparare a comunicare con se stessi, a intendere il senso di ciò che intimamente si prova e di cui si fa esperienza, che può apparire a prima vista assurdo e solo deleterio? E' possibile che serva per mettersi in grado di avere un rapporto con se stessi capace di intendere il senso di tutto ciò che vive dentro se stessi e che vuole essere compreso, che vuole dare uno stimolo per capire e per capirsi e non certo fare danno. Se alla proposta interiore, difficile e tutta da conoscere si oppone l'iniziativa di portare la propria attenzione su altro ritenuto più utile, soprattutto utile a distogliersi da ciò che dentro di sè esercita una presa per creare spazi di ricerca e di miglior conoscenza di se stessi, non è detto che così facendo si faccia il proprio interesse.

    Eh?

    Grazie per la tua testimonianza.

    Se te la senti di rispondere: nelle due situazioni che hai provato, non è mai successo nulla tra te e quella persona, giusto? Quindi sono rimasti ad un livello platonico?

    In quel caso credo sia ancora più facile idealizzare l’altra persona e fare castelli in aria. Quando però c’è stato qualcosa, si incistano anche ricordi e la cosa non è forse ancora più dolorosa?

    Il tempo è un gran dottore ma non per tutte le ferite, chi veramente ti è entrato nel cuore non lo dimentichi più, certo ti fai la tua vita, ci pensi sempre meno, ma un pò di amarezza rimarrà sempre.

    Comunque quello cui mi riferivo nel primissimo post è questo.

    Può una frequentazione di pochi giorni lasciare un marchio così incisivo? Rimane l’amarezza, si va avanti, ma chiunque sarà comunque un palliativo.

    Capisco già di più una frequentazione un po’ più lunga (poche settimane, fino a pochi mesi) in cui si ha modo di conoscere anche un po’ più approfonditamente quella persona. I difetti vengono messi in secondo piano, ma hai già un’idea più concreta di quella persona e l’infatuazione può già diventare innamoramento vero e proprio e, quando arriva la fine, portare ad un vero e proprio dolore lancinante.

    Penso ad una persona del passato, di tanti anni fa.

    Non so perché quest’ossessione sia arrivata così prepotente, ora.

    Ma sono assalita da 1000 dubbi e domande, cerco ovunque segnali e risposte che non potrò mai avere.

    Sono in trance, completamente in preda a questi pensieri.

    Sono in modalità sopravvivenza, la mia mente è completamente assorbita da ciò e anche un bel film non riesce a prendermi, che tanto la testa parte per la tangente.

    Ora che ho tanto tempo libero lo sto buttando via inutilmente distruggendomi.

    Però teniamo conto che amore e relazione sono due cose ben distinte, sono due stranieri che non parlano la stessa lingua e che non abitano gli stessi luoghi.

    Spiega meglio.

    Sì, diciamo che per relazioni posso estendere il significato a tutti i tipi di relazioni (non credo neanche più nell’amicizia, sono diventata molto solitaria e credo più solo nei miei figli), ma in questo caso mi riferivo a relazioni sentimentali e, quindi, amorose. Quantomeno, non credo più nella monogamia che percepisco come un’imposizione culturale e che porta a storpiaggini di vario tipo (convivenze forzate, tradimenti, etc etc).

    E tranne casi rarissimi, credo sia normale col tempo arrivare al disamore o amore fraterno.

    Ma si sta divagando.