Se ho capito bene, sta dicendo che i pensieri intrusivi non sono altro che una maschera che ci serve per non pensare a cose ben più profonde e ci fissiamo su questi, e ne siamo spaventati per tutta una serie di motivazioni legate a cosa riteniamo sia sano e cosa no, e al fatto che ci appaiono come assurdi.
I pensieri intrusivi mi stanno distruggendo, come ne esco?
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Conoscersi è esigenza sottovalutata, spesso del tutto trascurata, casomai risolta a buon mercato mettendoci all’occorrenza un po' di senso comune. Prevale l’istanza di fare, di gestire, di risolvere le situazioni concrete, in sostanza di tirare avanti, dando per scontato che tutto proceda secondo un modo e un piano valido. Cosa muova i propri passi, le proprie scelte, cosa indirizzi il proprio procedere, se cercando e ponendo alla base risposte maturate dentro se stessi, se lavorando con cura sulla propria esperienza e cercandone i significati veri, o se, viceversa, facendosi guidare da logica e da esempio, da modelli comuni è questione non di poco conto. Il rischio di non vivere fedelmente a sé e dando vita e sviluppo a qualcosa di proprio, che richiede prima di tutto di conoscersi in modo attento e approfondito, ma di muoversi sulla scia e nelle guide di altro, preso da fuori, finendo per essere più corrispondenti a altro che a se stessi, non è questione di poco conto. I propri pensieri, giudizi di valore, modi di leggere l’esperienza sono spesso tanto pronti e resi ai propri occhi scontati, quanto rigidi e limitati, poco o nulla generati e sostenuti da ricerca e da scoperta propria e originale, in consonanza col proprio sentire, col proprio intimo. Arriviamo dunque ai cosiddetti pensieri intrusivi, che paiono astrusi, fuori luogo, senza senno e estranei a propri principi e convinzioni, sballati, assurdi, invadenti, che non permettono di stare in carreggiata come si vorrebbe. Sarebbe il caso di non fare di ogni erba un fascio, ogni singolo pensiero che faccia intrusione senza chiedere il permesso, racchiude una proposta, ha un senso da scoprire attentamente e senza pregiudizi. Se lo si tratta con la logica convenzionale, se lo si intende in modo concreto o come tendenza da prendere alla lettera e da agire, non lo si comprende. La parte profonda dà spunti che non sono affatto buttati lì per caso, anzi sono ben mirati, si tratta di intenderne il senso vero. Abbiamo necessità di aprirci alla scoperta del vero, alla conoscenza di noi stessi, di non restringere e di non costringere il nostro sguardo in un recinto di idee che ci rassicura e che riflette il poco che conosciamo di noi stessi più per suggerimenti esterni, per adeguamento a modi di intendere già codificati che per personale scoperta. Non siamo soli dentro noi stessi, c’è una parte vitale del nostro essere, che interviene, che prende iniziativa, che muove i nostri stati d’animo, le nostre sensazioni, tutto il nostro sentire, che muove anche pensieri inaspettati che fanno capolino o addirittura irruzione nella nostra mente, che a volte insistono con prepotenza. Tutte queste iniziative che pur mosse da una parte intima di noi, la nostra psiche non è circoscritta alla sfera di ragione e volontà, che ci coinvolgono, che arrivano inaspettate hanno intento di smuovere, di consegnare stimoli e spunti per riaprire lo sguardo, per imparare a conoscerci, per renderci conto che c’è da fare una bella verifica su chi siamo, su cosa davvero sappiamo di noi stessi. Può rendersi utile e persino necessario l’aiuto di qualcuno capace di non mettere etichette di patologia o di spingere a controllare o bandire esperienze interiori solo in apparenza insane e senza significato, ma capace di aiutare a intendere il significato vero di esperienze che paiono in superficie assurde. La vita interiore non è facile da comprendere, ma se conosciuta nel suo linguaggio e nei suoi veri significati può dare tantissimo, può rigenerare, può donare ciò che, fatte salve le illusioni del contrario, spesso non si possiede: la conoscenza autentica di se stessi e la propria libertà di farsi interpreti a modo proprio e fedelmente a sé della propria vita. Non si è liberi se non si sostituisce la conoscenza rigida e inautentica con una conoscenza vera e approfondita di se stessi, se non si sostituisce un pensiero preso in prestito da logica comune con un pensiero generato da sé e in unità col proprio intimo e profondo. Mi scuso per la lunghezza dello scritto, ma non è facile proporre idee soprattutto se diverse dal consueto con poche parole.
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Conoscersi è esigenza sottovalutata, spesso del tutto trascurata, casomai risolta a buon mercato mettendoci all’occorrenza un po' di senso comune. Prevale l’istanza di fare, di gestire, di risolvere le situazioni concrete, in sostanza di tirare avanti, dando per scontato che tutto proceda secondo un modo e un piano valido. Cosa muova i propri passi, le proprie scelte, cosa indirizzi il proprio procedere, se cercando e ponendo alla base risposte maturate dentro se stessi, se lavorando con cura sulla propria esperienza e cercandone i significati veri, o se, viceversa, facendosi guidare da logica e da esempio, da modelli comuni è questione non di poco conto. Il rischio di non vivere fedelmente a sé e dando vita e sviluppo a qualcosa di proprio, che richiede prima di tutto di conoscersi in modo attento e approfondito, ma di muoversi sulla scia e nelle guide di altro, preso da fuori, finendo per essere più corrispondenti a altro che a se stessi, non è questione di poco conto. I propri pensieri, giudizi di valore, modi di leggere l’esperienza sono spesso tanto pronti e resi ai propri occhi scontati, quanto rigidi e limitati, poco o nulla generati e sostenuti da ricerca e da scoperta propria e originale, in consonanza col proprio sentire, col proprio intimo. Arriviamo dunque ai cosiddetti pensieri intrusivi, che paiono astrusi, fuori luogo, senza senno e estranei a propri principi e convinzioni, sballati, assurdi, invadenti, che non permettono di stare in carreggiata come si vorrebbe. Sarebbe il caso di non fare di ogni erba un fascio, ogni singolo pensiero che faccia intrusione senza chiedere il permesso, racchiude una proposta, ha un senso da scoprire attentamente e senza pregiudizi. Se lo si tratta con la logica convenzionale, se lo si intende in modo concreto o come tendenza da prendere alla lettera e da agire, non lo si comprende. La parte profonda dà spunti che non sono affatto buttati lì per caso, anzi sono ben mirati, si tratta di intenderne il senso vero. Abbiamo necessità di aprirci alla scoperta del vero, alla conoscenza di noi stessi, di non restringere e di non costringere il nostro sguardo in un recinto di idee che ci rassicura e che riflette il poco che conosciamo di noi stessi più per suggerimenti esterni, per adeguamento a modi di intendere già codificati che per personale scoperta. Non siamo soli dentro noi stessi, c’è una parte vitale del nostro essere, che interviene, che prende iniziativa, che muove i nostri stati d’animo, le nostre sensazioni, tutto il nostro sentire, che muove anche pensieri inaspettati che fanno capolino o addirittura irruzione nella nostra mente, che a volte insistono con prepotenza. Tutte queste iniziative che pur mosse da una parte intima di noi, la nostra psiche non è circoscritta alla sfera di ragione e volontà, che ci coinvolgono, che arrivano inaspettate hanno intento di smuovere, di consegnare stimoli e spunti per riaprire lo sguardo, per imparare a conoscerci, per renderci conto che c’è da fare una bella verifica su chi siamo, su cosa davvero sappiamo di noi stessi. Può rendersi utile e persino necessario l’aiuto di qualcuno capace di non mettere etichette di patologia o di spingere a controllare o bandire esperienze interiori solo in apparenza insane e senza significato, ma capace di aiutare a intendere il significato vero di esperienze che paiono in superficie assurde. La vita interiore non è facile da comprendere, ma se conosciuta nel suo linguaggio e nei suoi veri significati può dare tantissimo, può rigenerare, può donare ciò che, fatte salve le illusioni del contrario, spesso non si possiede: la conoscenza autentica di se stessi e la propria libertà di farsi interpreti a modo proprio e fedelmente a sé della propria vita. Non si è liberi se non si sostituisce la conoscenza rigida e inautentica con una conoscenza vera e approfondita di se stessi, se non si sostituisce un pensiero preso in prestito da logica comune con un pensiero generato da sé e in unità col proprio intimo e profondo. Mi scuso per la lunghezza dello scritto, ma non è facile proporre idee soprattutto se diverse dal consueto con poche parole.
Ok, i pensieri intrusivi possono essere un modo per conoscere meglio me stessa… ma forse se imparassi a gestirli.
Invece ora sono solamente distruttivi.
Passo ore e ore a fare domande, a fare congetture, a mettere insieme i puntini.
Perdo di vista me, chi mi sta attorno, non combino nulla.
È una situazione che vivo come invalidante e da cui non so uscire.
Avrei bisogno della psicologa quotidiana, altro che una volta a settimana o ogni due
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Sto pensando al pronto soccorso…
Non riesco a lavarmi, mangiare, studiare, allenarmi, sto trascurando i miei figli che stanno tutto il giorno a guardare cartoni davanti alla tv.
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Sto pensando al pronto soccorso…
Non riesco a lavarmi, mangiare, studiare, allenarmi, sto trascurando i miei figli che stanno tutto il giorno a guardare cartoni davanti alla tv
Contatta il CSM, se è chiuso puoi tranquillamente andare in pronto soccorso.
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Ciao, leggo solo ora questo tuo thread.
Ti consiglio di cercare il dottor Andrea Tomassetti su internet, è specializzato in disturbi d'ansia e doc e utilizza un metodo che unisce meditazione e terapia cognitivo comportamentale di terza generazione.
Io al momento sto seguendo i video gratuiti ma sto pensando di iniziare il percorso con lui, anche se i miei pensieri intrusivi non sono costanti per mesi, ma vanno e vengono, e per forza di cose inficiano con la vita quotidiana.
Fammi sapere.
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