Messaggi di CourtneySunshine

    Ciao Massi7777

    Ti leggo, e per un attimo, mi sembra di ricordare nitidamente i miei diciassette anni.

    Quella sensazione di avere addosso qualcosa di troppo grande, come se il mondo stesse accelerando mentre tu resti immobile, con il timore di perdere tutto ciò che ami.


    Ora ho cinquant’anni.

    E se c’è una cosa che ho imparato, è questa: niente resta fermo.

    “Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume”, scriveva Eraclito.

    Non perché l’acqua scorra soltanto, ma perché anche noi cambiamo insieme al mondo.


    Cambiano le persone, le stagioni, i legami.

    Cambiamo noi, con le nostre priorità, i nostri silenzi, le cicatrici che col tempo impariamo a non nascondere più.

    È naturale avere paura.

    È naturale restare immobili, in certi momenti, mentre tutto intorno si muove.


    Anch’io ho perso amici, luoghi, certezze.

    Eppure, nulla è andato davvero perduto.

    Tutto ciò che è stato, anche ciò che si è interrotto, continua a vivere da qualche parte.

    Nei ricordi, ma anche nei gesti che oggi compiamo senza pensarci.

    Nelle scelte che facciamo.


    Vorremmo fermare il tempo.

    Fissare per sempre certi istanti: quelli in cui ci sentivamo visti, amati, al sicuro.

    Ma forse, crescere non è rinunciare.

    È imparare a raccogliere, anche quando qualcosa sfugge.

    È sapere che ogni legame lascia comunque un seme.

    E anche se non lo vediamo più… qualcosa, in silenzio, continua a germogliare.


    Non ti perderai nulla.

    Perché chi sente così profondamente, porta con sé ogni cosa. Anche quella che credeva di aver lasciato andare.

    Smette perché gli mancano i soldi per giocare.

    Smette perché gli assegnano dal tribunale un amministratore che gli concede i soldi giusti per mangiare.

    Smette perché la moglie (o il marito) dice ogni spesa mi deve essere dimostrata con scontrini. Lo stipendio lo accrediti sul mio conto corrente. Ti do giusto i soldi per un caffè, sigarette e benzina. O così o ognuno per la propria strada.

    Hai ragione: in certi casi, l’unico modo per fermare il danno immediato è la gestione forzata del denaro.

    Ma chiudere i rubinetti non basta.

    È un’illusione pensare che la dipendenza svanisca semplicemente togliendo la possibilità di accedervi.


    La ludopatia non è solo una questione di soldi.

    È vuoto, impulso, ossessione. È una voce che chiama anche quando non c’è più niente da scommettere.

    Conosco persone che, pur senza avere un euro in tasca, sono riuscite a indebitarsi fino al collo, chiedendo soldi in nero, vendendo oggetti, barattando affetti.

    Quando la dipendenza è radicata, trova comunque una via. Sempre.

    Ciao Zeta Reticuli

    il tuo messaggio contiene tutto: stanchezza, delusione, impotenza, e quel sottile filo di dignità che ancora tiene insieme le cose.

    Contiene anche qualcosa di prezioso, soprattutto per chi lavora in ambito sanitario o, più in generale, in qualsiasi sistema umano complesso: una testimonianza lucida e vera.

    E nella verità, anche scomoda, si nascondono spesso le domande giuste, quelle che ci obbligano a guardare da vicino ciò che, per quieto vivere, preferiremmo ignorare.


    Il tuo poggiolo con la salvia e i peperoncini non è solo un angolo di casa.

    È un confine. Tra il crollare e il restare.

    E ogni volta che scegli di rientrare, anche solo per tua madre o per tuo figlio, stai compiendo, anche se non sembra, un atto di resistenza.


    Lavoro anch’io in ambito sanitario, anche se non in un reparto di degenza, ma in un contesto più tecnico e sperimentale.

    E forse proprio per questo, osservando le dinamiche da un angolo meno immerso, mi è capitato spesso di notare certe rigidità, certe spaccature, soprattutto nel gruppo a cui fai riferimento.


    Sono abituata a queste dinamiche: da qualche anno sono responsabile di dipartimento, e ti assicuro che non è sempre semplice gestire e, soprattutto, accontentare tutti.

    Ma una cosa mi è chiara da sempre: non do credito ai pettegolezzi né alle lamentele infondate.

    Cerco soluzioni, non colpevoli.

    Quando qualcosa non torna, il mio primo passo è quasi sempre il confronto diretto: una chiacchierata, uno scambio.

    Evito le punizioni scritte, che lasciano strascichi e conseguenze, a meno che non si tratti di errori gravi e reiterati, quelli che davvero non si possono più ignorare.


    Conosco bene il tipo di clima che descrivi: dove dovrebbe esserci alleanza, c’è spesso conflitto; dove dovrebbe emergere il gruppo, si affermano piccoli poteri personali.

    In ogni contesto simile si incontrano sempre le stesse figure: il precisino, lo scansafatiche, il pettegolo, il lavoratore silenzioso, il manipolatore.

    E se calpesti, anche solo involontariamente, il terreno di qualcuno che si è abituato a fare il bello e il cattivo tempo... è quasi inevitabile diventarne il bersaglio.


    Non ho elementi per giudicare l’episodio nel dettaglio, ma so bene che, quando si alza la testa e si fa una segnalazione, per quanto giusta, c’è sempre un prezzo da mettere in conto.

    E anche se gli errori che ti sono stati attribuiti sembrano più che altro piccole leggerezze (cose che possono accadere a chi lavora da anni, spesso in automatico e sotto pressione), alcune dinamiche che hai raccontato, come gli scatti d’impazienza o certe imprecazioni davanti ai pazienti, ti pongono forse una domanda importante: "Sto ancora agendo in linea con ciò che credo giusto, o ho lasciato che la fatica prendesse troppo spazio?".


    Non lo dico per giudicare, ma per rispetto.

    Perché chi ha il coraggio di raccontarsi così, apertamente, merita anche che gli venga restituita la verità. Senza filtri, ma con umanità.


    E umanità ce n’è molta, nel tuo racconto.

    In quel rientrare in cucina ogni volta.

    Nel pensiero rivolto a tuo figlio.

    Nel non provare rancore, nonostante tutto.


    Se ti va un ulteriore confronto, dove condividere altri aspetti, sfumature, domande, io sono qui.

    Che sicuramente ha delle problematiche mentali.

    Ciao Leila scusa se sarò diretta

    Allora non dovevi scrivere neanche questa frase!


    Non credo che i commenti scritti fino ad ora possano arrecare ulteriori danni rispetto a quelli che la madre ha già causato.

    Al contrario, possono forse aiutarlo a rendersi conto della gravità della situazione, che purtroppo è profondamente malsana.


    In ogni caso credo che la moderazione, considerata anche la premessa di Ailene, sarebbe già intervenuta se ci fosse stato qualcosa di davvero inappropriato.

    Non so interpretare I valori, ma se il medico ti dice che è tutto ok io starei tranquillo. Il mio è più alto un pò per l'età (ho passato i 60) e un pò perchè nelle 12 ore precedenti ho avuto un rapporto con eiaculazione, che, a detta del medico, potrebbe aver falsato il risultato.

    Vero potrebbe averlo falsato, ma resta comunque nei limiti, puoi stare sereno!

    La PSA è stato il primo esame suggerito dal mio medico per il controllo della prostata. Un basso valore di PSA in assenza di disturbi è già un buon indicatore dello stato di salute dell'organo (così mi ha detto il medico).

    Il PSA è un marcatore tumorale e va eseguito a partire dai 45 anni in assenza di familiarità per carcinoma prostatico.

    In presenza di familiarità, il test dovrebbe essere iniziato 10 anni prima.

    Va sottolineato che il PSA non fornisce una diagnosi certa dello stato di salute della prostata, ma solo un'indicazione della probabilità di una patologia tumorale.

    Un valore alterato (superiore a 3 ng/ml) richiede ulteriori accertamenti per confermare o escludere la presenza di un tumore.

    Per altre patologie prostatiche, come l’IPB (ipertrofia prostatica benigna) o le prostatiti, il PSA non è utile ai fini diagnostici.

    Ma... cioè... parliamo del rapporto tra una genitrice e un adolescente... dove sarebbe il consenso? Manipolazione? Ovviamente... non serve essere uno psicologo per capire. La genitrice ha una posizione di influenza potenzialmente pazzesca. Un genitore che ha certi approcci con un figlio commette un abuso senza se e senza ma.

    Concordo con Fran.


    Se la situazione fosse stata quella di un padre con la figlia, la reazione sarebbe stata immediata e durissima — e giustamente.

    Qui parliamo della stessa dinamica, solo a ruoli invertiti. Non ci devono essere doppi standard: anche in questo caso si tratta di un abuso a tutti gli effetti, e va riconosciuto come tale.

    Cioè mettiamo che io prenda tale farmaco, praticamente diventerò impotente, ma a livello psicologico desidererò ancora una donna che mi attrae, oppure non mi farà più ne caldo ne freddo tale donna?

    Ti faccio un esempio ragionando al contrario:

    se somministri un farmaco per l’erezione ad alto dosaggio a un soggetto che non presenta alterazioni organiche (ad esempio con livelli normali di testosterone e altri ormoni), ma ha un disagio erettile di origine psicologica, è molto probabile che non otterrai alcun effetto significativo.


    Al contrario, anche un basso dosaggio di sildenafil può essere molto efficace in un soggetto con libido normale e con regolari erezioni spontanee o mattutine.


    Questo perché tutto parte dal cervello: è il centro del desiderio sessuale e dell'eccitazione. Non a caso, in andrologia si dice spesso che “l’uomo è visivo”.


    https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24119185/


    https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24119185/


    https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9647946/


    Se si somministra un farmaco come il bromuro per ridurre l’impulso sessuale, ma la libido è forte e conservata a livello centrale (cioè nel cervello), l'effetto può essere scarso o nullo.

    In soggetti con una libido viva, intensa e sana, questi farmaci spesso non sopprimono completamente il desiderio, se non a dosaggi che causano effetti collaterali significativi (letargia, apatia, sedazione eccessiva).


    Fonte: Plaut, M. (1962). The effect of bromides on sexual behavior.

    Risultato: L’effetto anafrodisiaco dei bromuri è inconsistente. In molti soggetti, soprattutto giovani, non si osservano cambiamenti significativi del desiderio sessuale.


    Fonte: Bancroft, J. (2005). The endocrinology of sexual arousal.

    Risultato: I farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale non eliminano il desiderio sessuale se le componenti affettive, cognitive e neuroendocrine sono integre.



    Quindi se la libido è conservata, un farmaco come il bromuro ha scarsa efficacia nel sopprimerla.

    Lo stesso principio che regola la risposta positiva al sildenafil vale anche per i farmaci che dovrebbero “spegnere” il desiderio: serve una base biologica predisposta, altrimenti il farmaco non ha presa.

    Sono sconcertata, più leggo e piu mi sento disgustata dal comportamento di questa donna. Amore materno... abusare di un figlio?

    Agire sui sensi di colpa!

    Non ho parole!


    Parlo da madre e non riesco a non vedere un mostro in questa donna. Scusatemi ma credo che vada denunciata e ricoverata in un reparto psichiatrico, d'urgenza!


    È una situazione che va presa di petto, altrimenti questo ragazzo non ne uscirà mai.


    Mi dispiace molto per quello che stai subendo Vainar. Quando prenderai realmente coscienza e ti renderai conto degli abusi che stai subendo da tua madre purtroppo sarà devastante.