Messaggi di LorDag95

    L’ansiolitico perde efficacia se usato nel tempo e per questo bisogna alzare il dosaggio.

    Non so se sei seguito da uno psichiatra, ma per queste problematiche vanno presi altri farmaci in maniera continuativa che non hanno il problema della tolleranza come gli ansiolitici.

    Conosco il problema della tolleranza ma dubito possa essere subentrata questa.

    L’ansiolitico l’ho sempre preso al bisogno, in maniera saltuaria, e non lo prendevo adesso da sette mesi.

    È una cosa proprio che mi sfugge :/

    Il credo di conoscerlo. È di un tale Mattak, se non vado errato.

    Allora, per rispondere alla tua domanda cercherò di essere quanto più breve possibile, per non rischiare di tediarti oltremodo.

    Dividiamo tutto in macro-periodi:


    Ottobre 2018 - Dicembre 2018: il primo episodio. Quello più violento.

    Sono in una situazione di vita difficile, una relazione tossica con una ragazza oppressiva che mi ha fatto diventare emotivamente dipendente da lei, io che la seguo in un corso universitario che non volevo fare per starle vicino, la presenza costante di amicizie che all’epoca non riconoscevo come distruttive.

    Mi fumo questa famosa canna e subito esclamo: “Non vi sembra di essere in un sogno?”

    Inutile dire che il mattino dopo, al mio risveglio, con mio grande stupore (e angoscia) la sensazione sia ancora lì.

    I sintomi?

    Riconosco i volti e i luoghi familiari ma non li sento tali, quasi fossero distorti in una maniera percettibile solo alla mente, non agli occhi; vedo le distanze e le grandezze completamente sballate, vedo tutto come se fosse in pendenza verso di me e come se una spessa bolla di vetro mi separasse dal mondo; non riesco più a distinguere tra ricordi e sogni; ho una percezione alterata dello scorrere del tempo (andava maledettamente veloce); parestesie diffuse; sensazione di non riuscire a pensare e/o a terminare i pensieri; paura folle e costante di impazzire, memoria a breve termine compromessa.

    Decido che è ora di cambiare aria e mi trasferisco da mia madre, a Monza. Le cose migliorano leggermente ma non abbastanza da farmi vivere serenamente, così consulto uno psichiatra che mi prescrive Ludiomil una volta al giorno e Alprazolam 0,25mg due volte al giorno.

    A differenza di quanto affermato da molti che ne hanno sofferto, l’alprazolam azzera i miei sintomi.

    Passa il tempo, la relazione tossica finisce e allontanò quegli amici che tanto amici poi non erano.

    Passo una bella quindicina di giorni su un lago a casa di alcuni parenti, con i quali trascorro il Natale, e ho una brevissima storia con una ragazza del luogo, storia che poi tronco perché consapevole di non essere pronto a impegnarmi nuovamente.



    Gennaio 2019 - Marzo 2019: Vado avanti da solo per un po’, intanto mi alzano il dosaggio dello Xanax a 0,5 per evitare fenomeni di tolleranza.

    Ansiolitico e triciclico a parte, vivo la mia vita serenamente e normalmente, riprendendo anche tutte le attività che avevo lasciato indietro nel periodo precedente. A marzo, conosco a distanza una ragazza della quale mi innamoro follemente. Una di quelle persone capaci di farti stare bene anche solo con una telefonata.

    Scendo in Sardegna per incontrarla e dimentico i farmaci a casa. Panico in nave, non so cosa fare.

    La mattina dopo mi accorgo che, ormai passato l’effetto dell’ansiolitico, non ho alcun sintomo.


    Marzo 2019 - Dicembre 2021: Sto BENE. Sono felice di essere uscito da quel buco nero senza fondo. Sono felice di stare con una persona che mi ama immensamente e che io amo da morire a mia volta.

    Ci sono sporadici e brevi episodi di derealizzazione, che gestisco e risolvo in poche ore o giorni senza dover ricorrere ai farmaci.


    Dicembre 2021 - Marzo 2022: a dicembre rivedo un caro amico con il quale avevo perso i contatti nel 2015 e, tra le altre cose, racconto l’accaduto.

    Non l’avessi mai fatto.

    Eccola. È di nuovo insieme a me.

    Penso “sarà una cosa transitoria, come mi capita” ma non se ne va.

    È decapitata, mozzata, come se non riuscisse mai a raggiungere i picchi tremendi del 2018. Ma c’è.

    Il medico mi rimette sotto Alprazolam, visto che eliminava la sintomatologia, ma questa volta non lo fa. Non so come sia possibile, lui mi dice che non lo è e litighiamo.

    Quella è stata l’ultima volta che ho consultato uno psichiatra.

    Cerco di farmi forza e non buttarmi giù e, con la mia ragazza, facciamo una vacanza sulla neve. Sto bene ma, rientrando in Liguria, ripiombo nella derealizzazione.



    Sintomi nuovi: difficoltà di concentrazione, memoria a breve termine alterata, lieve sensazione di estraneità al mondo e a me stesso, sogni notturni incredibilmente vividi e frequenti.


    A marzo le cose vanno migliorando fino a quasi cessare. Ma non cesseranno mai del tutto.

    Da lì alti e bassi. Mesi in cui è talmente lieve da poter vivere felicemente la mia vita e mesi in cui c’è e mi butta giù.

    Nel frattempo, la mia ragazza è diventata mia moglie e abbiamo un meraviglioso ometto che compirà un anno il 5 dicembre.

    Loro sono davvero la mia forza.


    Scusa per la lunghezza della risposta.

    Mh, su una cosa non concordo. Il disimpegno europeo da questo militarismo sfrenato (e per ora, di questo disimpegno, non si vede nemmeno l'ombra) non andrebbe tanto a vantaggio di Putin quanto a svantaggio degli USA.

    Questa è la sottile ma non trascurabile differenza.

    L'Europa, d'altronde, non può essere sfiorata senza che entri in gioco il tanto decantato art. 5 e, comunque, disimpegno non significa certo smantellamento degli eserciti.

    Ti ringrazio per la risposta illuminante. Purtroppo ho qualche nozione su come nasca e a cosa serva la derealizzazione e, talvolta, ho provato a sperimentare per capire dove nasca la mia. Ma ogni volta che credo d'essere giunto a una risposta, ecco che questa muta sia da un punto di vista sintomatologico (e d'intensità) che dal punto di vista di quelle che, ricercando, arrivo più o meno a individuare come cause scatenanti.

    È come se ci fosse qualcosa, dentro di me, che si nasconde alla coscienza ma che ribolle così violentemente da causare questo maledetto sintomo.

    Perdonatemi l'intromissione, ho una domanda (per chi è ferrato in proposito) che mi assilla da tempo: è possibile che lo stesso medicinale, per la stessa patologia, cambi i suoi effetti pur non essendo subentrata alcuna tolleranza?

    Mi spiego: soffro di alcuni episodi di DPDR di durata e frequenza variabile che tengo controllati con l'assunzione di un ansiolitico a basso dosaggio al bisogno.

    Possibile che sette mesi fa il farmaco facesse sparire i sintomi, tanto da poter vivere serenamente semplicemente assumendolo fino alla risoluzione dell'episodio, e oggi mi causi invece solo sonnolenza, senza agire in alcun modo sui sintomi?

    Grazie mille a chi risponderà.

    Ragazzi, ciao! Come va? Io oggi proprio no... non sento le braccia e le gambe, come paralizzata, come se non le percepissi. Anche gli occhi sono come sbarrati, incantati... sembro sotto shock. Vi capita?

    :( Non voglio andare in ospedale.

    Credo si tratti di una reazione ansiosa a qualcosa. Ovviamente dovrei conoscere più cose nel merito per dirlo con certezza ma parestesie e stati di iper-vigilanza sono sintomi piuttosto tipici degli episodi ansiosi e/o di panico.

    Mi ha colpito una frase che hai scritto.

    "Cammino in punta di piedi ma mi sento come se volessi esplodere".

    Mi ci rivedo molto. E, in realtà, sono davvero l'ultima persona in grado di fornire consigli in tal proposito.

    Ma se è vero che camminare in punta di piedi talvolta è consigliato, perché ben poche persone saranno in grado di avere serenamente a che fare con una sfera emotiva complessa come la nostra, è anche vero che ostinarsi "a non dare mai fastidio" e a gestire sempre da soli i nostri cruccio, alla lunga può causare molti danni.

    Nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di decretare cosa sia una reazione fisiologica, magari di una persona sensibile, davanti a una determinata situazione e cosa sia, invece, un vero e proprio problema.

    Onestamente? Credo di no.

    Non al momento, almeno.

    Se avessi fatto la stessa domanda circa una guerra convenzionale, avremmo potuto aprire un dibattito infinito. Nucleare? Non è la stessa cosa.

    Molti citano il miope ottimismo che aleggiava in Europa nel 1913, alla vigilia dello scoppio del primo conflitto mondiale, ma ritengo che oggi le cose siano molto diverse.

    Oggi non sono più davvero le diversità ideologiche e religiose o le rivendicazioni territoriali, le manovre politiche o la voglia di libertà a fare le guerre: nel XXI secolo questi “ideali” vetusti eppure in qualche modo “romantici” sono solamente i pretesti grazie ai quali la guerra di presenta al grande pubblico e con i quali si spera che questo continui zitto e buono ad accettarle (come, peraltro, sembra accada ancora).

    Oggi le guerre scoppiano esclusivamente per interessi di natura economico/finanziaria (ma chi ci andrebbe, in guerra, se fossimo tutti ben consapevoli di ciò?) e un conflitto porrebbe fine senz’ombra di dubbio a quella civiltà che questa economia la sorregge.

    Ero esattamente come te, fin quando non ho iniziato a stare male. Adesso sento di avere il bisogno delle persone per non perdermi in quello che mi piace chiamare "il maniero al buio", ovvero la mia mente. È il flusso dei miei pensieri a regolare il mio malessere, anche se non ho ancora ben compreso in che modo, e per quanto mi dispiaccia (perché ho sempre amato perdermi nelle mie elucubrazioni, esistenziali e non) porvi un freno spesso aiuta.

    Poi, ovviamente, dipende sempre dal tipo di persone con le quali trascorro del tempo. Non usare mai il mio tempo per individui tossici e superficiali, anche perché presumo che farlo non mi aiuterebbe affatto.

    Eccomi qua, a usare di nuovo questo bel forum come valvola di sfogo per tutti quei sentimenti che solitamente tengo dentro di me.

    Andava tutto molto bene da marzo, ormai. E invece adesso la mia “amica” derealizzazione torna a farsi sentire.

    Strozzata, oserei “decapitata”, come dal 2021 ad oggi (dopo la pausa che durava da dicembre 2018, l’episodio d’esordio).

    Ed è proprio questo che mi fa riflettere: quando torna è sempre fastidiosa, debilitante, a tratti angosciante. Ma non è mai come quella prima volta.

    Sperando che non torni mai ad esserlo, pongo una domanda: a qualcuno è mai accaduta una cosa simile? Un episodio d’esordio violentemente intenso e poi numerose ricadute più blande?

    O è possibile che la mia mente ci abbia fatto una sorta di abitudine e sia quindi io a non prenderla più come prima?


    Detto questo, sono adesso nei giorni iniziali, in quelli in cui perdo la via e non ho più voglia di fare nulla, nella spasmodica ricerca mentale di qualcosa che riesca a farmi stare meglio.

    Scriverò il libro con mia moglie, come sempre, perché gettarmi a capofitto in un mondo fittizio e in un tempo che non mi appartiene sembra riuscire a lenire i sintomi.

    Ed è qui che nasce la seconda domanda: se rifugiarmi in un mondo alternativo mi fa stare meglio, dovrei riflettere sulla mia realtà quotidiana? È da questa che scaturisce la mia sofferenza?


    Mi scuso per le parole e le domande sconnesse ma, come ogni volta nei primi giorni in cui sto peggio, i pensieri s’ingarbugliano un po’ e fluiscono a modo loro.


    Una buona serata a tutti.