Messaggi di Desperate

    Provo estremo disagio nel rimettere le cose in ordine, perché spesso riemergono cose che ho cercato di rimuovere, per esempio qualche cosa che dovevo buttare via ma non avevo il coraggio di farlo, o qualche lavoro che dovevo terminare ma non mi è riuscito.

    Per me dipende. Se una cosa ha già un posto, allora spesso mi spiace lasciarla in giro e la sistemo, anche se non necessariamente subito. Se una cosa non ha già un posto, come ad esempio una cosa appena comprata, nel mio caso tipicamente un capo di abbigliamento, allora resta lì dove la appoggio anche per ANNI.

    Anche il non avere il coraggio di buttare via le cose è ben curioso, a pensarci razionalmente. Eppure anche quello può arrivare al livello di un disturbo ossessivo-compulsivo invalidante. Io una volta mi limitavo a tenere cose a cui ero affezionata, ricordi di prime volte e belle giornate, perchè sono sentimentale (e anche smemorata) e mi piaceva l'idea di mantenere qualcosa di fisico come conferma tangibile di una bella esperienza. Comportamento molto sentimentale e poco razionale, però ancora "nei limiti di norma" e abbastanza diffuso.

    Poi negli anni sono peggiorata e sono arrivata a non buttare via alcune cose per paura, cioè per forme di superstizione individuale a loro volta strette parenti di forme di DOC. Con l'inizio dell'anno avevo provato a impormi l'obbligo opposto, e cioè "Tutti i giorni devo buttare via qualcosa", ma non funziona, e guarda caso ho smesso alle prime due o tre brutte notizie ricevute in quei giorni, proprio come se ci fosse una reale correlazione fra quelle e il gesto "azzardato" di buttare via una cosa che non uso o non metto più.

    Forse a spingermi verso la pigrizia sono sempre stati i fallimenti che mi sono attirato lungo tutta la mia esistenza. Spesso rinvio i miei impegni perché affrontarli mi crea ansia, perché so che avrò problemi e non sarò in grado di superarli. Provo spesso noia durante la mia vita quotidiana, ma è sempre meglio che provare paura o tensione.

    Secondo me è probabile che ci sia una stretta relazione. Dopo un qualsiasi fallimento, per riprovare ci vuole sempre più forza di volontà, e penso che questa sia esperienza comune per tutti. In più facciamo molto presto a capire (o meglio a credere, per il motivo che spiega Betilla ) che se non facciamo niente non falliamo in niente.

    Io sono una veterana nel settore, credo che dentro di me che pigrizia e paura abbiano stretto un'alleanza diabolicamente perfetta che ha come risultato il mantenermi immobile a vegetare come se fossi nelle sabbie mobili, bloccata dove sono per paura di scivolare sempre più giù. E no, non si vive per niente bene, ma nello stesso tempo non trovo la forza di volontà di cambiare e mi faccio un misto di schifo e di pena.

    E' sempre stato uno dei motivi della mia tendenza alla depressione, quello più antico, presente fin da quando ero giovane, e purtroppo col passare degli anni (ora ne ho quasi 54) ho solo accumulato una montagna di rimpianti.

    Diciamo che io ho alti e bassi in questo senso ma se posso evitare di fare qualcosa, per pigrizia, evito o aspetto sempre l'ultimo momento. Se posso delegare, delego. L'unico consiglio valido che mi è stato dato per risolvere questa problematica è il seguente: di entrare totalmente nella pigrizia. Di Non fare niente, davvero niente, quando per esempio ero a casa.

    Anche io rimando tutto, alcune cose in maniera veramente patologica, e il risultato è che sono sempre in ritardo e quando mi decido poi o devo fare tutto di fretta, cosa che in realtà odio, da buon bradipo, oppure sono proprio fuori tempo massimo. Il consiglio sembra buono, io faccio così a volte, non tanto per vincere la pigrizia, ma quando sono troppo giù per fare qualsiasi cosa, ed è un po' come quando sono malata fisicamente e mi concedo di non fare niente se non dormire e riposare.

    Beh, così almeno ci dai un indizio, ma è pochino lo stesso... ;) Giusto per capire: in un altro thread scrivi che hai ricominciato a prendere un farmaco per la dermatite, che ha anche effetto ansiolitico e infatti ha come effetto collaterale la sonnolenza, e che per vedere se si riduce hai dimezzato la dose.

    Scusa ma non ho capito se la cura che hai smesso, per cui ora senti che sia più difficile gestire le emozioni, che si sentono amplificate, sia quella o un'altra a base di psicofarmaci.

    "Il parere di lei" è la sensazione che lei prova nei confronti di lui mentre lui tenta l'approccio o nell'immediato dopo: qualsiasi esso (approccio) sia.

    Quello che definisci "impatto positivo" è l'unica discriminante tra un bell'approccio o un approccio indesiderato. Questa "discriminante" dipende più da "chi è" l'uomo in questione che non da come si comporta. Ci sono degli studi a confermarlo, peraltro più di uno e fatti a distanza di tempo l'uno dall'altro da vari enti.

    Il comportamento di lui può essere importante per "fare breccia" (rompere il ghiaccio), ma se poi lui "non è" quello che lei si aspetta: finisce tutto li.

    Quando ho più tempo aprirò un thread apposito perchè tutte le volte finiamo a parlare delle stesse cose nelle discussioni altrui.

    Ciò premesso e promesso, penso anch'io che sia come scrive bruce0wayne, ma mi sembra molto normale e che sia sempre stato così. E che valga per tutti i modi in cui lui si fa avanti, dal vivo o virtuali, e che vale anche per lei, nel caso si faccia avanti lei.

    Lui si approccia, lei recepisce e valuta più o meno velocemente e istintivamente tutta una serie di caratteristiche, a partire dall'aspetto fisico e altre molto immediate, come la voce e il modo di porsi, più tutte le altre man mano che la conoscenza progredisce, e reagisce in modo positivo o negativo a seconda di quanto le piacciono.

    Anche la distinzione fra il "chi è" e "cosa fa" è molto sottile e di peso estremamente variabile, a meno che per "chi è" non vogliamo intendere la mera apparenza esteriore, ma sarebbe troppo riduttivo.

    Però non mi sembra che questa sia una novità dei tempi, e neppure che il "problema" si aggiri evitando gli approcci dal vivo e facendoli sulle app. Cambiano solo le caratteristiche su cui ci si può basare per far progredire l'approccio e i tempi di reciproca scoperta, ma anche in questo caso l'approccio funziona se l'insieme di com'è e cosa fa la persona che approccia suscita una buona impressione.

    Nuuu, ma cosa dici? ;) Sono tutti casi creati ad hoc dalla propaganda del politically correct. In realtà adesso gli uomini sono messi come le donne cent'anni fa (ancora non è di dominio pubblico per il motivo di cui sopra, ma gli hanno anche tolto il diritto di voto, se sono bianchi ed eterosessuali ;) ).

    Ciò detto, le fidanzate- tiranno ipergelose esistono eccome, ma non saprei se più o meno rispetto ai fidanzati, perchè appunto anche quelli non mancano, ed è più facile che abbiano anche comportamenti violenti.

    Servilismo poi perché? Un uomo che ci tiene a non infastidire la sua donna è servile? Non può essere semplicemente un uomo innamorato?

    In effetti, perchè no? Oppure, più che vero e proprio servilismo è tutela dei propri attributi, cosa che per gli uomini è sempre fondamentale, per cui preferisce non fornire motivi perchè lei gli rompa le scatole.

    Uhm...situazione ben nota che ha portato (ufficialmente) alla fine della mia relazione cinque anni fa :(. Ti capisco perfettamente, ma l'unico consiglio che posso darti è di non chiedere a lui le conferme di cui hai bisogno. Io ne avevo un bisogno disperato, che lui ignorava mai capito se per mancanza di comprensione o autentico menefreghismo, e chiaro che più il tempo passa e più cresce il timore che sia per il secondo motivo.

    Ma se da un lato le ignorava, dall'altro il fatto che io continuassi a chiederle lo ha esasperato, ed è diventato il motivo, o meglio il pretesto, per chiudere la relazione. Quel consiglio ovviamente l'ho dato mille volte anche a me stessa, ma era più forte di me, avrei dovuto fingere come un'attrice da Oscar quando sono maledettamente trasparente e quello che provo mi si legge in faccia, ma ti auguro di riuscirci meglio di me.

    Piuttosto chiedi quelle conferme a tutto il resto del mondo, piuttosto fatti un profilo social da strafiga, ma a lui chiedile con grande moderazione.

    Esattamente. L'esempio della giocattoleria descrive perfettamente la mia situazione ma anche quella di tante persone.

    Mettiamoci poi che uscire ha pure il suo costo, dovrei quindi spendere per sentirmi sempre inferiore e frustrato? No grazie.

    Non dico neanche che questo stato dev'essere permanente, chissà magari un giorno ritroveremo le forze.

    Concordo.

    Io sono sicura solo di quello che provo io, e a volte neppure di quello, quindi figurati se posso essere sicura di una cosa che non dipende da me. Ma il rischio, perchè per me è un rischio, mica una speranza, non è mai scongiurato. Anche perchè il potere è ancora in netta prevalenza in mano alla categoria che ora si lamenta per la perdita di una minima parte dei suoi privilegi storici, per cui non ci vorrebbe poi tanto.

    Ma Unarondinenelmare voleva sapere tutt'altro...

    In effetti il senso del mio post iniziale era questo: vi è mai successo che il primo bacio fosse successivo a "toccate nelle parti intime" o addirittura al sesso orale?

    Onestamente non me lo ricordo. Di sicuro NON è stato così con gli uomini di cui mi sono innamorata. Con loro il primo contatto è stato sempre un bacio, e non credo che sia una coincidenza. D'altra parte potrebbe essere successo con qualcuno con cui c'è stato solo sesso ma più di una volta.