Messaggi di gloriasinegloria

    Ho un collega che puzza come un caprone ed è fidanzato con una da almeno 10 anni. Io mi chiedo sempre come faccia a starci insieme... è anosmica, altrimenti non si spiega.

    Quindi se l'ha trovata lui c'è speranza per tutti.

    Idem per un mio conoscente (di professione balneatore). Giuro che puzza come una pecora e non si para dalle conquiste femminili...

    Sono aperto ai consigli sulle app di incontri, quale scegliere, come mettere la foto (considerando che non sono un fusto, non vivo nel lusso e non viaggio in luoghi esotici), come compilare il profilo e quale strategia scegliere per massimizzare le mie possibilità.

    Allora ... :/ ....non ho nessuna conoscenza personale delle app di incontri, e ne so solo quello che mi è capitato di leggere qui o di sapere dall'esperienza diretta di UNA sola amica (o almeno... dell'unica che me ne ha parlato senza problemi).

    Poi ragiono sui miei gusti. Che non sono strani come potrebbe sembrare, ma questo sarebbe un mio pippone classico, che ci possiamo risparmiare. :P

    E insomma...di foto metterei quelle in cui tu ti riconosci più vero e in cui sei più simpatico a te stesso.

    Per la descrizione sarebbe strepitosa quella che hai dato qui, in apertura, e con la stessa autoironia.

    (che poi sono sicura che se t'innamori cominci a fare tre docce al giorno ^^ )


    Scommettiamo che acchiappi? :thumbup:

    Ognuno ha una sua storia, fisicità, malessere, emotività e via dicendo; pure con sintomi uguali, la percezione sarà diversa. Come fai a dire che non ho risposto, quasi a non accettare uno stimolo/suggerimento sul discorso blocco cammino?

    Gentile Simy,

    Avevo notato che non avessi risposto (fermo restando che non sia un obbligo rispondere), perché - semplicemente - non avevi risposto; mentre invece lo hai fatto ora.


    Lungi da me elargire inesistenti "regole universali del successo", e in quasi qualunque mio scritto trovi la mia piena convinzione che ognuno sia sé stesso e uguale a nessun altro, sia per propria indole, sia per proprie esperienze di vita.


    Mi restava (e mi resta), per averlo provato, che la paura di camminare, a 51 anni, può essere superata se ha cause solo psicogene.

    E non penso di dire eresie quando mi permetto di suggerire di darsela come priorità, perché (come già detto) è una di quelle sensazioni di impotenza che se ne trascina a cascata altre diecimila.

    Ovvio, non te lo auguro, ma se fossi caduta, rotta i malleoli, stata sola e traumatizzata nei primi 7 giorni, tra intervento e post, se fossi tornata a casa e dopo 2 giorni tuo padre soccorso da te, che non potevi e dovevi fare strattoni, ma cadendo pure lui, ti fossi dovuta alzare per forza per aprire ad un vicino che poi, insieme, chiamasse il 118 e lo facesse portare al pronto soccorso; tu fossi rimasta sola un mese come da post operatorio, sbattendoti solaaa per bisogni fisiologici e tutto il resto, stremata trilioni di volte in più del solito, poi per altri 3 mesi sofferente per una ferita che non si chiudeva, per un'infezione non vista, dopo altri 2 mesi e più, in altro ospedale, per rimozione mezzi del piede, con cura massiccia di antibiotici, sola ed isolata, dovendoti occupare comunque di tuo padre, uscire e dopo un mese, una seconda operazione urgente, con rischio di morire, sempre sola pure lì, per 9 giorni, forse, e dico forse, il blocco non lo avresti superato così, solo perché ci hai messo impegno.

    Del tutto d'accordo, naturalmente.

    Ora mi arrabbio, pesare le parole sempre.

    Sperando valga per tutti (il pesare le parole e i toni)... c'è che qui nessuno fa il mago.

    La paura di cadere dopo essere caduti è comunissima (e magari... è più anomala e preoccupante la paura di cadere in chi non è caduto), ma è anche di comune esperienza che questa riescano a superarla, grazie alla riabilitazione motoria, anche le persone in età avanzata e che sono state operate per la rottura del femore.

    Se poi c'è dell'altro e tanto altro, io posso soltanto cercare di comprendere dal momento in cui lo apprendo, e ripetere soltanto che non faccio la maga e posso interagire in base a quanto viene esposto da qualunque utente.

    Il suo non voler ferire la madre, non mi pare un argomento solido per giustificare l'andarci a letto insieme.

    Ripeto che posso sbagliare, e spero che Vainar abbia voglia di intervenire ancora, ma io (con tutti i miei limiti di semplice lettrice) mi sono attenuta a quel che ho (saputo o non saputo) leggere nei suoi scritti.

    Sulla profondità abissale del condizionamento sono d'accordo anch'io, l'ho pure scritto nel messaggio precedente, e questo condizionamento si riflette anche sul suo corpo e sulle sue pulsioni. Perdonatemi la crudezza, ma credo che a nessun figlio adulto verrebbe un'erezione stando a contatto fisico con la propria madre e addirittura avere rapporti completi per 'non ferirla'.

    Personalmente la penso nello stesso identico tuo modo.

    Solo che - a me - questo dà la misura di quanto sia stata abissale la mistificazione insufflata a Vainar da sua madre.

    In breve-breve : sono abbastanza certa che nessuno di noi abbia vissuto un'esperienza analoga a quella di Vainar.

    Ma cerchiamo di vestire i suoi panni dall'inizio, ok?

    Dalla nascita e fino alla prima adolescenza...la mamma è Il Riferimento e La Certezza assoluta per chiunque. A maggior ragione quando è una madre formalmente accudente (come Vainar ha sempre detto di sua madre).

    Ne dovrebbe derivare, a mio sommesso e fallibilissimo avviso, che se la madre denota una serie di morbosità extra-ordinem (sia nell'interessarsi alla tua sessualità o sola genitalità e sia imponendoti la propria) il ragazzino ...la prende per buona!


    E certo che a nessun figlio adulto verrebbe un'erezione per il contatto fisico con la propria madre...sempre SE l'intero "maternage" è stato gestito dalla madre per quel che deve essere.

    Ma se questo è stato gravissimamente fuorviato dalla madre ab origine...il figlio c'ha solo creduto perchè si è fidatodi sua madre!

    Credo di averlo già scritto : da sempre ci sono mamme bambine (anche 12-13 anni) a cui il figlietto viene tolto (legalmente o illegalmente) dalla nascita per essere adottato.

    Ipotizziamo che madre e figlio, con pochissima differenza d'età, si incontrino e si innamorino, ok?

    Non credo assolutamente che esista un "settimo senso" che faccia loro ipotizzare di essere madre e figlio.

    E' mancata qualunque contiguità e qualunque maternage, e in via teorica è possibile che questo accada. SENZA COLPA DI NESSUNO.

    Ma moltissimissimo diverso è il caso in cui (come per Vainar) il maternage c'è stato tutto ...e tutto distorto e fuorviato da istinti della madre del tutto assurdi, e nel suo caso anche "supportati ideologicamente" nel più assurdo dei modi, e cioè nell'invogliare quel figlio - di cui tu madre sai e devi sapere di essere Il Primo Riferimento Assoluto -...per cosa? Per strumentalizzarlo alle tue voglie di femmina con qualche serissimo problema di femmina?


    La prova provata (secondo me, ovvio) del suo condizionamento intossicato alla radice è proprio nel fatto che lui cerchi di "arrivare a compromessi" con sua madre.


    Per il mio vedere qui non c'è spazio per nessun compromesso. Nel senso che o capisci che il genitore è stato gravemente abusante (e sconquassi tutto a qualunque costo, pur di rinascere a nuova vita), oppure non lo capisci e DEVI essare aiutato a capirlo, anche se...credo che su questo capitolo occorano Titani della psicoterapia, non facili a trovarsi.

    Per quanto riguarda il problema della solitudine, spesso proviene da un nostro vissuto. Parlo per me, e non so se posso parlare anche per altri, ma credo che in buona parte siamo tutti connessi in qualche modo. Io soffro di solitudine non perché gli altri mi lasciano sola, ma perché la mia solitudine viene da quando ero bambina, perché effettivamente sono stata lasciata da sola, quindi... Che sia anche questo il caso in questione? È ovvio che se io mi porto appresso questa mancanza la vedrò in chiunque. Poi, che ci siano realmente persone che sono egoiste ecc. ecc., questo è un problema loro.

    Io ho capito che non lego con nessuno perche molto probabilmente ho una neurodivergenza non diagnosticata.

    Solo mia opinione: sentirsi soli anche in compagnia (talvolta sentirsi soli anche in coppia) non ha nulla a vedere con il non trovare compagnia.


    Molto spesso chi si sente solo anche in compagnia, e che addirittura per questo finisce per rifuggire la compagnia, è (come tanta Letteratura ci insegna) la conseguenza di un sentire e pensare più raffinato della media. A suo modo è titolo onorifico ^^


    E' il non trovare compagnia, e magari pur essendo aperti alla qualunque, che ha del drammatico, ma che con un soffio di auto-esame si potrebbe risolvere... E quello che manca è sempre l'autoesame, in chi lo lamenta !

    (segue)


    E questo, nel mio niente riflessivo, mi fa pensare che il primo ad aver necessità di aiuto professionale super qualificato sia il figlio, ma proprio e soltanto per sfrondare sovrastrutture manipolatorie che gli hanno mistificato in modo pesantissimo il concetto di rapporto madre-figlio.

    La madre potrebbe averne ancor più necessità, e non discuto questo.

    Ma resta che AD OGGI è la madre che ha fuorviato il figlio, e che il figlio (secondo me) non potrà MAI resettare i fondamentali, in questo "senso di colpa assurdo" che gli è stato insufflato dalle origini.

    Per me non è questione di "forza", quanto piuttosto di recuperare il quadro del "vero/falso" su un tema essenziale della vita, che nessuno puà recuperare da solo, fino a quando resta IN BUONA FEDE nell'aura della Falsità che lo ha generato.

    Hai ricevuto un condizionamento profondo, che dura da anni, e finchè nella tua mente, tua madre non tornerà ad occupare il posto che le spetta, per te sarà difficile resistere alle sue provocazioni. Quando ci riuscirai ti verrà naturale non cedere a lei, anzi probabilmente proverai ‘disgusto’ nel ricevere quel tipo di attenzioni.

    Però: dal modo in cui parla Vainar la "provocazione" fisica non sembra essere da lui nè attesa nè desiderata.

    Tanto che cerca di parlarne con la madre per porre fine a questo "gioco" e giogo.

    Chiaro che posso sbagliare, ma io lo leggo quasi come il caso dell'uomo che (con tanto di propria vita e compagna) si facesse un impegno di portare, esempio un giorno a setttimana, l'anziana madre vedova in una cenetta rigorosamente a due (lui e mamma) per "fare contenta mamma" (che invece la pretende eccome, quella cena a due!). E dove il figlio non manca un appuntamento, anche se in qualche misura gli pesa e si annoia, cercando magra consolazione nel fatto che nel ristorante scelto da mamma si mangia bene, e con la motivazione di fondo del "lo faccio perchè questo è importante per mamma, e non posso farglielo mancare, costi quel che costi!".


    Intendo dire che il condizionamento materno mi sembra essere stato così profondo e subdolo da aver inciso, non solo e non tanto sul concreto "essere" di questo rapporto madre-figlio, quanto piuttosto e addirittura sul livello del suo "dover essere".

    A quel che ho capito io: lui si potrebbe sottrarre in qualunque momento, se desse retta ai propri desiderata.

    Ma è frenatissimo dall'idea che "per mamma è quello l'amore materno" e che "non vorrei che mamma di deprimesse se glielo faccio mancare".

    E questo mi sembra l'ostacolo vero, in lui, oltre che sembrarmi la prova della profondità abissale del condizionamento subito.


    Adesso tento un esempio di pura fantasia (forse anche pazzoide, ma ho letto tanto horror da ragazzina).

    Un rapporto madre figlio di questo genere (molto fantasticando) potrebbe essere ipotizzabile ad esempio perchè uno dei due, in qualche suo delirio, partecipasse all'altro di aver stretto un qualche patto satanico che include questo sacrificio, e - nel contagio del delirio - convincersi entrambi che vada fatto e che convenga, perchè sarà il prezzo per la conquista della felicità materiale in tutti i sensi.

    Bene : gli atti concreti potrebbero essere esattamente gli stessi, ma è tutta diversa la motivazione condivisa, che nel caso dei due "satanisti" sarebbe quella del "sacrificio" a fini utilitaristici, fermo restando che sarebbe vissuta come sacrificio immondo di entrambi. (Spero di essere riuscita a spiegarmi)

    In questo caso, invece, una (la madre) insegue senza scrupoli un proprio insano piacere, e, mentre non può non sapere che sta fagocitando la vita del figlio che ha generato lo affabula sin da ragazzino col concetto squinternato che quello di lei sia amore...e per di più materno!

    Risultati :

    - nel primo caso i fondamentali del rapporto madre-figlio non sono neaanche mai messi in discussione (tant'è che s'è vissuta l'orgia come sacrificio funzionale ad un utile). Poi...un bella rinfrescata sull'assurdità del satatanismo...e tutto può tornare in ordine;

    - nel secondo caso, invece, sono stati talmente travisati e forgiati (ad opera della madre e in danno del figlio) i fondamentali del rapporto madre-figlio, che...è anzitutto per il figlio che "ostacolare la madre" si traduce in immediato e lancinante senso di colpa per il figlio che ha interiorizzato quel catechismo.

    Ciao Vainar.

    Tu stai facendo del tuo meglio, ma (mi chiedo) sarà davvero il meglio?

    Più esattamente: pensi sarà mai possibile rigovernare una relazione così importante senza demolire quei fondamentali che l'hanno distorta?

    Per quel che può contare il mio punto di vista, scusami, ma io non credo sia possibile. Cioè : l'eventuale successo del tuo "limitare" il fenomeno, non solo non ne scardinerebbe le basi, ma addirittura trascinerebbe gli eventi in un'atmosfera di mestizia per entrambi e ciascuno per il proprio sentire.


    A me hanno fatto molto effetto questi due passaggi:

    nella sua mente dimostrarmi che mi vuole bene vuol dire anche concedersi a livello sessuale

    questa è una frase tua; pur dando per scontato che tu parli in piena buona fede, sembra un'analisi e invece è una mistificazione che ti somministri da solo.

    Tua madre non si è "concessa" a te; in base al narrato ti ha imposto la sua sessualità fin da tenere età, pretendendo di essere lei la regista e dominatrice della tua sessualità.

    Sai che è un nostro segreto e che nessuno potrà mai comprendere...

    questa, invece, è una frase di tua madre; che esprime a sufficienza la sua consapevolezza della indicibilità del "segreto".

    Ma di questo "segreto" è lei la paziente e perseverante regista e "vestale".

    E chiedo (qui subentrano tutti i miei limiti personali, ma non riesco a rappresentarmela diversamente): ma come può pensare, un figlio, di essere amato dalla madre...quando la madre incredibilmente chiede a quel figlio di protrarre la indicibilità...persino quando il figlio le DICE di volerla interrompere?

    Come fa una madre a bypassare il FATTO aritmetico che questa pretesa assurda comporti la falsificazione/svalutazione di qualunque relazione sentimentale che il figlio volesse vivere, giacchè questa sarebbe una menzogna colossale e cronica che falserebbe quella relazione in modo micidiale, e da ancor prima che la relazione si instauri?


    In realtà (mi rispondo da sola per quel che mi illudo di aver capito sino ad oggi, su questioni di pari gravità) , in realtà una madre può eccome, e anche senza vivere alcun problema interiore.

    Basta aver interiorizzato un sistema valoriale differente rispetto a quello condiviso dalla media, e che vede come apicale il piacere proprio, nel più totale "menefrego" ...non dico del piacere e del bene altrui, ma addirittura dell'ESISTENZA dell'altrui sensibilità e Vita.

    Pacifico che alla base esista sempre un qualche disturbo/devianza. Ma che assolutamente NON esclude la capacità di intendere e volere.

    E questa è la ragione per cui la cronaca giudiziaria pullula di crimini anche efferati , ai cui autori NON viene riconosciuta la "incapacità di intendere e volere", e che agli psichiatri fa parlare di Cattiveria pura e semplice.


    E dunque: scusa il mio pessimismo e spero di sbagliare, ma io non vedo nessuna possibilità di uscire da questa situazione, se non squassandone apertamente gli schemi e fondamenti, ma anche in modo drastico e moralmente violento, come violento è stato tutto.

    Non occorrono clamori, ma tanta chiarezza di idee e fermezza. Cose che (secondo me) saranno impraticabili fino a quando, per il timore affetttuoso e filiale di vederla deprimersi, continuerai a dirti che questa è la "la sua forma di amore materno", che poi è stata la prima puntata del condizionamento che, a quanto pare, nel tuo profondo resta più che attivo.

    Che poi la vita vera non è un social, dove il tuo profilo è esposto allo stessa platea e dove possono crearsi per le ragioni più assurde i branchetti di odiatori che non hanno niente da fare e possono trovarlo nel remarti contro, condizionando anche altri.

    No: nella vita vera ognuno di noi ha una serie di contatti (ma parlo anche di quelli necessari e di cui nessuno può fare a meno...compreso il postino o la cassiera del supermercato, fino al medico di base o al parrucchiere, per dire) che NON sono in contatto tra loro.

    E quando la media di queste persone attua un atteggiamento che è uniforme nella "sufficienza" se non addirittura nel segno della sopportazione per il tempo strettamente necessario a compiere ciascuno il proprio lavoro con noi... ma ci sarà da chiederci perchè? O sarà da dare per scontato che siano tutti cafoni asociali e/o addirittura in complotto cosmico tra loro e contro di noi?