E' divertente, è intensa e mi piace. Non viviamo assieme: lei ha vent'anni e io trenta. Lei è abituata ad essere umorale con tutti: si arrabbia tanto che sembra debba succedere un cataclisma poi magari le passa e ride. L'andazzo in famiglia è quello: giocare a rimpiattino, lamentarsi per un nonnulla dell'altro, poi si ride e si ricomincia. Finchè si arrabbia coi piatti a me non frega niente, se devo stare un'ora sotto accusa io faccio fatica a farmelo scivolare addosso.
Io ho il mio carattere indipendente che tende un po' a isolarsi quando sta nei gruppi, soprattutto quando non c'è nulla in comune mi sento soffocare. Capisco che possa dare fastidio, ma non farei scenate per questo.
Il fatto è che non riesco ad affrontare la questione (anche adesso) senza che tutto quello che dico venga travolto dal rimpiattino.
Ero troppo arrabbiato per parlare a mente fredda } hai fatto finta di niente, me l'hai nascosto
Voglio discutere tranquillamente } è impossibile non litigare
Messaggi di Jardin
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Ciao, da qualche mese sto con una ragazza che mi piace. Tuttavia si lamenta e si arrabbia per tutto: i piatti da lavare, il cane, sua madre, la pioggia, quando perde, quando deve andare al supermercato, quando si dimentica le cose... Qualsiasi cosa.
E fin qui... va be'. Sempre più spesso questo atteggiamento si riversa su di me scaturendo dalle questioni per me più banali che quelle più consistenti.
Se io non faccio quello che vuole lei si arrabbia (guardare un certo programma, una battuta...).
Ventila ipotetiche infedeltà future, fantomatici 'fai il deficiente con le altre' che hanno zero motivazioni. Anzi da quando sto con lei frequento solo lei. Qualche giorno fa al compleanno del nipotino non ero molto partecipe e si è arrabbiata.
Se cerco di parlare della cosa e mi aggredisce e stravolge le parole/cambia discorso "tu mi vuoi cambiare", "tu non mi vuoi", "certe cose non dovresti neanche pensarle" o se non ha di meglio "non è vero [qualsiasi cosa abbia detto]"
Come faccio a farmi dare retta e disinnescare questo comportamento? Perchè io non riesco più a contenermi e mediare. -
Un giorno anche le stelle moriranno e sia la nostra natura di singoli esseri umani sia quella di umanità avrà fine. Non ci rimarrebbero che le speculazioni su divinità o su mondi paralleli, che per come la vedo io sarebbero atti di fede immotivati (del resto sono atti di fede quindi non hanno motivo).
Credo che la ricerca del senso della vita nasca proprio dalla nostra mortalità. Se non dovessimo morire e vivessimo invece sempre giovani e forti faremmo probabilmente una vita di piacere senza arrovellarci su nessuna domanda. Probabilmente, per chi ci riesce, questo è il modo migliore di vivere, anche se sostanzialmente privo di senso. Del resto, il senso, ce lo siamo inventati noi di sana pianta.
In ultima analisi possiamo prendere una di queste due vie: quella dell'illusione (dio, trascendenza, chi più ne ha più ne metta) o quella del pragmatismo. Ovverossia cercare di avere la più soddisfacente vita possibile senza voler vivere al massimo. -
La verità non è un valore. Non è assolutamente vero che prima o poi la verità venga a galla. Sii sbrigativo e menti. Se poi scopri che qualcuno è degno di conoscere la verità, la puoi dire. Un conto è essere sinceri con un amico o un amante in quel che riguarda loro, ma quel che riguarda te è affar tuo. Essere guardati come degli alieni da dei trogloditi non è esperienza che meriti d'essere vissuta.
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In passato avevano tutti una gran voglia di vivere? Si viveva meglio sotto i valori cristiani e le ristrettezze imposte? Credo di no, così come credo che coloro che hanno fede in Dio in realtà mentano a sé stessi. Però, questo è sicuro, era una vita più semplice, non nel senso di facile ma nel senso di non-complessa. La libertà è una gran fregatura se non sai che fartene. Siamo leoni che si sono liberati da (astinenza sessuale, libertà di vestire, libertà di espressione), ma non siamo bambini che sono liberi di perchè non sappiamo che fare con questa libertà.
Riusciamo a dire vorrei questo o vorrei quello, ma senza i vecchi valori siamo consapevoli di essere persi in un oceano scuro. Tuttavia essere felici è sicuramente possibile... non per sempre, non a lungo, ma si può. Io vorrei solo il mio piccolo pezzo di paradiso senza tante pretese. Vorrei un amore profondo e sincero che secondo me è l'unica salvezza in questo peregrinaggio nel deserto alla ricerca di quel che non c'è. Eppure sono il primo a trovare noioso il prossimo, con rarissime eccezioni. E noi, pirloni, ci chiudiamo in casa, già vinti ancor prima di cominciare la battaglia.
Sto leggendo 'Fissando il Sole', ed è angosciante a tratti. -
Ti senti come se ogni volta dovessi ricominciare da zero, dalla casella iniziale. Sai che farai dei piccoli passi avanti, ma poi finirai per tornare rapidamente lì, e allora che senso ha muoversi? E' muoversi nelle sabbie mobili.
Ho anch'io pensieri simili, distruttivi, di abbandono verso la società... Io più che il barbone a volte penso di andarmene nei boschi e sparire.
Diciamo che sei spacciato, allora cos'hai da perdere? Non il lavoro, non gli amici, non la ragazza, quindi perchè non spostarsi? Sei socialmente inadatto? Fingi di non esserlo, come se non fossi tu: pensa a come indurre le persone a gradirti, così potranno esserti utili.
Non ti farà piacere la tua vita probabilmente, ma cos'hai da perdere? -
Se è dipendenza affettiva non lo so perchè non sono psicologo. Tra le due mi sembra che sia lei a tenere le redini del gioco e a confonderti. Il suo "non mi piacciono le donne" mi sembra come quando le ragazze mi dicono "non è successo niente tra di noi" o mentono alla grande su fatti che ci riguardano. Voglio dire: se racconti in giro che non è successo niente gli altri possono anche crederci, ma io che c'ero mica mi puoi manipolare la memoria.
Ora, io non so perchè abbia questo comportamento, tu la conosci quindi tu hai le chiavi di lettura in mano. Magari anche lei ci soffre e si sente in colpa, ma gestisce i sentimenti in modo molto diverso.
Quello che mi chiedo è se a te vada bene così. Dell'etichetta di dipendenza affettiva secondo me te ne fai poco, anche se hai fatto bene a chiederlo.
Di T che diciamo? La stessa cosa suppongo. La sua situazione mi sembra più delineata: si è preso un rifiuto una volta se ho capito bene, e da allora ha modificato il rapporto, ma questo non implica che abbia modificato il sentimento. Infatti, generalmente, le cose sono quello che sembrano, e a te sembra che lui sia innamorato di te. -
Al liceo eravate obbligati a vedervi e quindi le circostanze portavano a legare di più. Se l'amicizia non è profonda e radicata fuori dal contesto vengono meno i fattori che portano al legare. Esempio: gli amici del baretto, gli amici del calcetto: si ride e si scherza ma non ci si conosce più di tanto. Ho usato un esempio estremo per chiarezza, tu credo abbia avuto più di questo.
In seconda istanza, non si sa per quale motivo, molte persone una volta fuori scelgono di tirarsela, forse per esprimere una sorta di dominanza. Rispondono col contagocce, rispondono con ritardi biblici, adducono motivazioni discretamente fantasiose. Pensa che al liceo avevo un migliore amico che frequentavo moltissimo anche fuori. Appena finita la scuola, sparito! Dopo un anno e mezzo mi ha detto che forse aveva mezzora libera a due mesi di distanza. Motivazione: doveva sfondare nel mondo della musica. Ah, allora ok! Salvo poi scoprire che usciva con altre persone della mia classe ogni tanto che, badate bene, disprezzava apertamente!
Queste persone però erano più vicine a casa sua. Il tema della facilità dei rapporti purtroppo è centrale per la maggior parte delle persone. Per me è centrale la profondità del rapporto, dei discorsi, del vissuto. Forse anche tu sei come me, nel qual caso, siamo in minoranza.
Non ti do consigli su come agire, perchè la mia soluzione è sempre un "e allora tanti cari saluti", ma questo ha un costo molto alto in termini di relazioni. -
Ti piace uscire con questo professore? Escici. Per me il discorso finisce lì. Se poi uno dei due non gradisce un eventuale interesse di altro genere ti tiri indietro. Sceglierei il pragmatismo.
Curiosità mia, ma che ci ha scritto in queste mail a tappeto? -
Premesso che a me piace viaggiare e adoro il mare, trovo anche io un po' fastidiosa questa smania da vacanze da ostentare, postare, raccontare e, ma forse è solo una mia impressione, vivere come un obbligo sociale. In teoria una vacanza si dovrebbe fare per sé stessi solo se uno ne ha voglia....o sbaglio?
Esattamente, è questo il senso del mio discorso. Fa parte degli obblighi sociali, un po' come "divertirsi" il sabato sera che per gente come me è spesso uno strazio. Devi farlo, se non lo fai allora "tu stai male". Ci sono persone che fanno i debiti per andare in vacanza, ma non la vacanza che hanno sempre sognato loro, ma quella che dovrebbero sognare.
Mi chiedevo se ci fosse qualcun altro tra noi che non sente quest'obbligo. A quanto pare esistono altri alieni in questa penisola.