Mi è capitato stamattina di riflettere su di me e sull'essere umano in generale. Di quanto ci complichiamo la vita, quando la vita è semplice. Un esempio: abbiamo un fastidio fisico o psicologico e ne facciamo una tragedia e via con i pipponi mentali, le lamentele, le paranoie. E poi penso: ma le persone che hanno una malattia terminale cosa dovrebbero fare? O le persone sulla carrozzina. Ecco! Tanta ammirazione per queste persone che, nonostante tutto, hanno la forza di andare avanti.
Riflessioni sulla vita quotidiana e le sfide personali
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Bello spunto leila19.
Da questa tua riflessione, me ne viene una più precisa, almeno parlando in generale e di quanto sappiamo l'uno dell'altro su questo forum.
Ansia e pipponi mentali a parte, mi sembra di intravedere che tutti noi (rare eccezioni a parte) siamo fisicamente sani: non abbiamo malattie di qualche tipo che ci impediscono di vivere serenamente.
Per assurdo, chi ha dei problemi fisici sembra essere più sereno di noi. Mi viene in mente Bebe Vio (la campionessa di scherma paralimpica. Avrebbe avuto tutti i motivi per lasciarsi andare, e invece sembra un carro armato. Basta vedere un servizio delle Iene per capire cosa intendo dire
https://www.iene.mediaset.it/v…gazza-a-pezzi_65918.shtml
A questo punto, la domanda è tanto lecita quanto provocatoria: cosa ci impedisce di vivere serenamente?
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Già, e non c'è solo lei come esempio. Cosa ce lo impedisce? Mah!
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Quando ho accudito a casa, fino alla fine, i miei genitori, entrambi con malattia terminale, in periodi diversi, sono stati loro la mia forza. Giuro che tuttora non mi capacito di quella forza.
Forse solo quando si è realmente dentro, quando si ha conferma, quando lo si vive realmente sulla propria pelle... e allora è lì che esce quella forza.
Credo sia comunque soggettivo. Molto dipende, credo, dal nostro carattere, da quanto siamo facilmente suggestionabili da ciò che ci accade e da come lo somatizziamo.
Poi, c'è sempre il concetto che... "per ognuno è grave il suo di problema".
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Anche io mi sono trovata ad assistere mia mamma con una malattia incurabile che porta inesorabilmente alla morte, e neanche io, ad oggi, so come ho fatto a trovare la forza per arrivare fino alla fine
.
Dal carattere, dici? Può essere.
Ah sì! Per ognuno è grave solo il suo problema.
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Credo che molto dipenda dalla circostanza. Anche io, per solo qualche mese (purtroppo), ho dovuto assistere mia madre, malata terminale.
In quei casi, le opzioni sono solo due: o arrendersi, o combattere.
Questo mi fa venire in mente un paio di ipotetiche risposte più precise alla domanda di leila19
Cosa ce lo impedisce???
Credo che il limite ce lo imponiamo noi. Nel mio caso, la risposta alla tua domanda è...un'altra domanda che mi pongo sempre: "Se faccio quella determinata azione, cosa penseranno gli altri di me?".
Quella determinata azione può essere qualsiasi cosa: dal provare un nuovo sport (sono piuttosto grasso e sgraziato) al tirare imprecazioni di ogni tipo se mi facessi male. Per certi versi, scrivendo queste poche righe, mi sono trovato un'auto-risposta. Per quanto riguarda gli altri, potrebbe essere chiunque in qualunque contesto. Diciamo che ho paura di essere giudicato. Il motivo lo so pure: di giudizi ne ho ricevuti a palate, di complimenti quasi nessuno.A lungo andare, ho imparato a giudicarmi (male, ovviamente) in ogni occasione.Dentro di me si è creato un codice deontologico interno che farebbe impallidire il Papa. Per la legge del contrappasso, al giorno d'oggi mi sento giudicato perché sono troppo controllato.
Scusate se sono andato OT: in parte volevo alimentare la discussione, in parte volevo un po' sfogarmi.
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Il famoso giudizio degli altri, ma gli altri chi?
.
Dei giudizi altrui non me ne sono mai fregata nulla. Il primo giudice di me stessa sono io.
Sì, è vero! Ce lo imponiamo noi.
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Tutto quello che hai detto è giusto, ma attenzione a non sottovalutare i malesseri psicologici, riducendoli a: "Ma pensa a chi sta veramente messo male!" In realtà, ogni malessere merita di essere attenzionato e ascoltato.
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Per me non funziona.
Ci sono state volte in cui ho preferito l'idea di avere un cancro piuttosto che ansia o depressione.
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Infatti è soggettivo.
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