Sono parecchio perplessa sulla mia psicologa, dovrei cambiare?

  • C'è una cosa, anzi due, che mi rendono parecchio perplessa sulla mia psicologa.


    Premetto che mi ci sono rivolta quattro mesi fa per una questione di cuore. Lei qualche incontro lo ha portato avanti appunto sulla relazione con questo ragazzo, però a un certo punto ha iniziato a virare su un argomento che, secondo lei, è collegato e che poi è diventato il "tormentone": la bambina interiore ferita. E da circa due mesi pieni stiamo lavorando sul rapporto con i miei genitori (mentre sto ancora male per la questione per cui mi ero rivolta). Ora lei dice che, se lo risolvo, risolvo anche il problema sentimentale. Io questo non lo voglio negare completamente, però davvero quell'espressione sta diventando per me estenuante: non posso raccontare una scemenza che se ne esce con "eh, la tua bambina interiore che ha bisogno di essere guarita". Sempre. Non mi pare mi aiuti granché questa ripetizione.


    Il fatto che mi stia iniziando a scocciare preclude il buon esito della terapia, giusto?


    Poi c'è un'altra cosa: lei non sgarra, l'incontro deve essere di 45 minuti fissi, neanche 5 di più. L'altra volta, per darmi una certa fretta, ha visto che stavo prendendo la banconota dal portafoglio e praticamente me l'ha tolta di mano...


    Che dite, faccio un altro mese pieno di incontri e poi decido se cambiare?



    P.S. Ah, aggiungo una terza caratteristica che non mi entusiasma: l'appellarmi sempre con "tesoro".

  • Ti parlo per esperienza personale.


    Quando ho iniziato la psicoterapia, ero a pezzi. Una storia finita male, un vuoto che mi pesava addosso come cemento. Pensavo che sarei andato lì solo per parlare di lei, di noi, di quello che era successo. Invece, già dalla prima seduta, il mio terapeuta continuava a riportare tutto ai miei genitori.

    E io non capivo, mi infastidiva e mi arrabbiavo.

    Glielo dicevo: “Ma che c’entrano loro? Io sono qui per un’altra cosa!”. Dentro di me pensavo: non ha capito niente.


    Alla fine ho mollato e ho interrotto. Ho pensato: “Basta, non fa per me”.

    Poi, dopo un paio di mesi... non so, è come se qualcosa dentro si fosse mosso. L’ho richiamato e ho ripreso il percorso.

    E la cosa assurda? Stavolta ero io a parlare dei miei genitori. Ero io a scavare, a collegare fili che non avevo mai visto. Ogni seduta era una ferita che si apriva e una parte di me che respirava di nuovo. Ho capito che certe cose non le puoi affrontare stando in superficie: devi andare a fondo, anche se fa male.


    Oggi so che quelle prime domande, quelle che mi facevano arrabbiare, erano in realtà le chiavi per aprire porte che tenevo chiuse da anni. All’inizio non vedevo il senso di niente... e poi, pian piano, ogni pezzo ha trovato il suo posto. Come un puzzle che non pensi di finire mai, finché all’improvviso l’immagine diventa chiara.


    Per le sedute, sì, durano 45-50 minuti anche per me, ma non ho mai avuto la sensazione che stesse lì a cronometrare.

    E per quel “tesoro”? Diglielo senza giri di parole. A volte, la verità detta così com’è è più che sufficiente.

  • Sul resto non saprei, se ha individuato la "causa" è probabile che cerchi di vincere le tue resistenze ad affrontarla.

    E riguardo al tempo, alla fine in ogni lavoro abbiamo dei tempi, te lo immagini se chiedessero di restare in ufficio/negozio/supermercato del tempo in più senza averlo pattuito?

    Io mi ritengo fortunata perchè la mia fa 60 minuti ed è capitato che mi tenesse anche 10 min in più nei giorni in cui ero in crisi, ma per il resto è puntuale.


    Però il modo in cui si rivolge a Creamy non mi piace.

    <3 <3 <3

    *sara swarovsky*

  • Ti aggiungo una piccola chicca:


    A volte capitava che registrasse le sedute, sempre dopo avermi chiesto il permesso.

    L’ultima seduta, prima che andasse in vacanza, mi ha fatto riascoltare alcune frasi che dicevo.

    Una in particolare mi ha fatto sorridere.

    Mi aveva chiesto:

    «Ma almeno hai fiducia in me?»

    E io, senza esitare, avevo risposto:

    «Io non mi fido nemmeno di me stesso… figurati di uno sconosciuto come te.»


    Risentire quelle parole oggi mi fa ridere, ma anche riflettere: erano la fotografia perfetta di come mi sentivo allora.

  • C'è una cosa, anzi due, che mi rendono parecchio perplessa sulla mia psicologa.


    Premetto che mi ci sono rivolta quattro mesi fa per una questione di cuore. Lei qualche incontro lo ha portato avanti appunto sulla relazione con questo ragazzo, però a un certo punto ha iniziato a virare su un argomento che, secondo lei, è collegato e che poi è diventato il "tormentone": la bambina interiore ferita.

    Il rischio di un approccio così sistemico e non pragmatico è di tirarla troppo per le lunghe. Se per ogni problema che abbiamo, con il fidanzato, con il lavoro, con il vicino di casa, dobbiamo tirare fuori il bambino interiore che sta in noi, veramente non risolviamo più niente. Ammesso poi che abbia senso, non sempre il problema con il fidanzato affonda le radici in chissà quali traumi, magari il fidanzato è uno s∙∙∙∙∙o e devo solo cambiarlo, oppure sono io che devo cambiare approccio con lui.


    Valuta se lei è in buona fede, se percepisci che c'è la volontà di risolvere il tuo problema, quello per cui sei andata da lei, oppure è una che ti vuole imporre il suo percorso senza che tu ne abbia bisogno. In questo caso potrebbe anche non esserci completa buona fede, e allora fai bene a cambiare.

  • Mi sembra che non si stia consolidando un patto terapeutico tra voi. Vero è che ci vuole tempo, ma se dopo quattro mesi provi questo disagio, probabilmente questo rapporto non va. Forse è meglio cambiare.


    P.S. Tesoro, non si può sentire! Io, per diversi anni, ho avuto una terapeuta con cui mi sono trovato benissimo e ci siamo sempre dati del lei. Io la chiamavo dottoressa e lei signor Fran.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • P.S. Tesoro, non si può sentire! Io, per diversi anni, ho avuto una terapeuta con cui mi sono trovato benissimo e ci siamo sempre dati del lei. Io la chiamavo dottoressa e lei signor Fran.

    Concordo. Anche quando ci andai io, per due anni e mezzo, ci siamo sempre dati del lei. Lo stesso con i medici che ho avuto nel corso degli anni. La trovo una forma di rispetto reciproca.

  • Idem, sempre del lei.

    Ma questo credo sia soggettivo, c'è chi preferisce l'intimità del "tu".

    Solo che per me "tesoro" è sconfinare in una cerchia più intima, il terapeuta non deve essere il migliore amico, deve essere un professionista.

  • Gli psicologi/psicoterapeuti/psichiatri alla fine sono esseri umani come noi, con tutte le debolezze intrinseche di una creatura imperfetta come l'uomo.

    Io ci penso spesso a questa cosa: vado da uno psicologo per risolvere un problema e mi rivolgo ad un professionista che sicuramente anche lui ha i suoi fantasmi contro i quali sta combattendo da una vita.

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