Forse è ora di chiudere e voltare pagina

  • È un discorso che collego alla domanda che uno può farsi "perché sto con una persona che in questo momento mi da più sensazioni positive che negative? Che cosa cerco da questa relazione? Cosa è cambiato e cosa voglio per il futuro".

    Per questo parlo di obiettivi.

    Perché il quotidiano può diventare pesante quando uno convinve e inizia a palesare delle problematiche interne che rendono pesante l'atmosfera in casa.

    Ti dico la verità io non sono della scuola del, è solo un momento, passerà. Ma questa è una mia idea. Che applico a me stessa.

    Se penso alle relazioni altrui, quando c'è una crisi mi chiedo "cosa vi lega ancora insieme?"

    Capisco il tuo punto di vista, ma in questo rapporto ho dei trascorsi complessi di coppia e personali che mi hanno fatto perdere quella sorta di bussola interiore e hanno complicato la situazione notevolmente.

    Prima di tutto, lui è stato il mio grande amore. Mai conosciuta in vita mia una persona con cui io abbia avuto questa connessione profonda, in cui abbia sperimentato una felicità così totalizzante, e che mi abbia spinto a crescere così tanto.

    A un certo punto sono sopraggiunti dei problemi:

    1. La sua depressione. Tosta, ma in anni mai mi è sorvolato per la mente di abbandonare la relazione. Lo amavo con tutta me stessa e volevo solo stare accanto a lui in quel momento.

    2. I genitori. Le nostre famiglie sono completamente contro la nostra unione. Sua madre perché è gelosa di lui mi ha insultata e ferita in ogni modo. I miei molto similmente perché lui "mi ha portata fuori dall'Italia". Ok che io sto con lui e non con la sua famiglia e viceversa, ma quando si è giovani e in difficoltá (eravamo soli e con pochi soldi in Polonia col Covid dove la gente moriva come mosche) queste dinamiche di famiglia hanno aggiunto mille livelli di difficoltà.

    3. Col tempo, con gli anni, si sono create le voragini. Finché il sentimento non ne ha risentito. Ci sono state litigate, crisi. Io ho iniziato a mettere in dubbio la relazione, ma ero anche molto in difficoltà di mio, su cosa volessi dalla vita.

    4. Ad oggi i momenti sono 50 e 50 positivi di amore e gioia, negativi di assoluta mal sopportazione. Io credo che in fondo sto processando il lutto del suo cambiamento depressivo che per me è stato vissuto come la morte improvvisa della persona amata, e l'ingiustizia subita dalle famiglie.

  • Ho come la sensazione di essermi ritirata dalla vita a un certo punto.

    Un vissuto simile l'ho sperimentato con la morte di una mia compagna di classe, aveva 18 anni, ed è stata divorata da un linfoma.

    E' come se una sorte simile fosse toccata alla mia storia d'amore.

    Una concatenazione di eventi, ne ha portato alla distruzione.

    La reazione che ho avuto di fronte a entrambi i vissuti, è stata di congelamento e rifiuto totale.

    Mi rifiuto sostanzialmente di andare avanti e vivere a pieno una vita che uccide senza pietà la gioventù e l'amore.

  • Horizon se fosse cosí semplice, lo avrei già fatto.

    Io sto vivendo un processo in cui devo capire perché sto rimanendo nella relazione, e in cui non ho ancora capito a fondo se la mia infelicità dipende dalla relazione o da altre cose che mi riguardano.

    Ti sei mai trovata/o in una situazione simile?

    Non ho bisogno di consigli ma di condivisione, di chi si trova in una mia simile situazione o di chi ci si è trovato in passato.

    E' inutile commentare "smetti di bere" a chi posta un thread sull'alcolismo...

    È proprio questo il punto, non hai capito se la tua infelicità dipende dallo stare con lui o da te stessa.

    In entrambi i casi sei infelice quindi qualcosa devi cambiare, se è lasciare lui o cambiare qualcosa di te stessa rimanendo con lui lo puoi capire solo guardando dentro di te..è un casino...si fa presto a dire lascialo se non sei più felice con lui ma non è cosi semplice, ognuno ha la sua storia e i suoi fardelli che si porta dentro...

    Se è il momento di lasciarlo lo capirai da sola credo dopo un pò di autoanalisi...

  • Io credo che in fondo sto processando il lutto del suo cambiamento depressivo che per me è stato vissuto come la morte improvvisa della persona amata, e l'ingiustizia subita dalle famiglie.

    Però qualcosa di positivo secondo me c'è, se ci pensi quando la madre ti ha attaccato e le cose sono andate come sono andate, voi eravate uniti contro tutti. Avete superato la tempesta. E in quel momento l'amore sembrava essere più forte di ogni cosa.

    Quindi io, a sensazione, ti direi che forse la storia della famiglia non è cosi grave per te...è riemersa adesso perché vedi il quadro negativo e cerchi di fare un bilancio. Ma se lui fosse ancora il ragazzo vivace di un tempo, non le daresti cosi tanto peso. Correggimi se sbaglio.


    Scusami se mi permetto ma da qui emerge che credi di non meritare di essere felice!

    Tu puoi esserlo.

    Puoi, anche se la vita a volte riserva delle brutte sorprese.

    Non caricarti del peso del mondo sulle tue spalle.

  • si fa presto a dire lascialo se non sei più felice con lui ma non è cosi semplice,

    Certo che non è semplice, ma nel primo post dice che sono anni che con lui non va bene, quanti bisogna farne ancora passare a non andare bene di questi anni?


    Ragazze, la vita è una sola, ci si prova, si cerca di sistemare le cose, ma se non si sistemano e dall'altra parte c'è una porta chiusa,

    che senso ha restare?

    Il punto cardine è, credo, ... "la paura di rimanere soli" , spaventa tutti.....e allora si "accetta" una vita non soddisfacente, logorandosi fegato e cuore.

    Ma che senso ha?


    Accettare che il rapporto non è e non sarà più quello di un tempo è un principio per un percorso sano di consapevolezza.

    Inutile rimanere attaccati al passato, quando le cose andavano bene, è passato...le storie possono finire, è sempre stato così e se finiscono c'è sempre un motivo.


    Capisco cercare conforto negli amici, oppure in persone che hanno avuto stesse esperienze, ma che ci possono fare, concretamente, questi amici e queste persone? Nulla, ognuno vive la sua esperienza e ognuno con le sue forze ed i suoi mezzi la deve affrontare.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Certo che è così, ma sono riuscita ad affrontare la questione solo adesso.

    Prima avevo altri problemi da risolvere, per esempio sensi di colpa verso i miei genitori visto che sono all'estero perché mi hanno addestrato sin da bambina a badante di casa.

    Ho dovuto prendermi cura di questo prima, perché avevo attacchi di ansia fortissimi che mi tenevano attaccata come una cozza alla relazione.

    Ora che ho affrontato queste cose, e sono più al loro posto, ho più visibilità sulla relazione e la sto soffrendo tutta insieme.

    Ogni volta che provo risentimento per il mio fidanzato mille pensieri mi trattengono dal chiudere la relazione, la mia mente di dice che lui è l'amore della mia vita, che non troverò più una persona così ecc ecc.

    Credo che lasciarsi sia un processo, e ho bisogno di sfogarmi. Se non lo capisci non commentare.

  • Credo che lasciarsi sia un processo, e ho bisogno di sfogarmi.

    E' un processo indubbiamente.


    Ma devi fare attenzione che lo sfogo, ossia, quelle cose che non sopporti di lui e che hai scritto qui: il fatto che beve, la depressione, l'ossessione per le pulizie, non diventi fine a sé stesso.


    L'unica via è comprendere perché reagisce così, pure se a tuo avviso sbaglia in certi comportamenti, avrà le sue difficoltà e i suoi irrisolti: potrai scoprire che da questo punto di vista, in fondo siete simili e di conseguenza fate fatica a focalizzare una via d'uscita per entrambi.


    A mio avviso, lasciarsi, deve essere un processo quanto più costruttivo possibile per entrambi. I soli "rancori" non sono una motivazione che consente di mantenere a lungo e in modo convinto questa decisione.

    DALI :hibiscus:

  • Hai bisogno di sfogarti, lo hai ripetuto più volte, e fai bene: sfogati! Probabilmente non ne puoi più! In una coppia ci sono alti e bassi, a volte bassissimi. La mia relazione ha vissuto momenti terribili, all'inizio. Io non stavo bene né fisicamente né mentalmente, e neanche lui, e litigavamo spesso e volentieri. L'ho voluto lasciare mille e una volta, ma non l'ho mai fatto.

    Finché non ho iniziato ad andare in analisi. Questo mi ha permesso di rivedere la mia vita, di sistemare le mie cose, di capire che ero troppo focalizzata su di lui e sulla coppia, e poco su di me. E ho raccolto i cocci della mia vita e sono rimasta accanto al mio compagno, che continuava a stare male, e io meglio. Ho visto quello che lui faceva sotto un'altra luce, avevo un'altra consapevolezza.

    Ora lui ha iniziato ad andare in analisi... Non so come finirà, per ora lui sta seguendo me e io continuo a restare dove sto. Non ho scritto altro, perché ci sarebbe tanto altro, riferito alle cose successe. Ho riassunto :)

  • La grande difficoltà che riscontro è che lui, inizialmente, era una persona che mi rendeva felice: affettuoso, attento, mi capiva. L'ho amato alla follia, ho stravolto la mia vita per stare con lui.

    Poi è cambiato. È stato depresso per una quantità infinita di tempo, mi ha fatto sorbire i suoi genitori che non mi accettano perché "gliel'ho portato via", è diventato un maniaco del controllo, con disturbi di alcol e alimentari.

    La situazione è cambiata, e dentro di me c'è ancora la speranza che tutto torni come prima. Nel frattempo, perdo tempo e mi maledirò per tutto il tempo perso.

    Io capisco un sacco come ti senti ma non so aiutarti, non so aiutare nemmeno me stessa...

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