C'è un angolo sul mio poggiolo, tra un vaso di salvia ed uno di peperoncini rossi, che guarda la strada quattro piani più in basso.
Ogni tanto, quando il peso si fa insopportabile, mi affaccio da lì e mentre osservo le persone che vanno e vengono lungo la via e le auto posteggiate, i miei pensieri volano.
Volano a mia madre anziana, quasi cieca ed a mio figlio, che merita tutto il meglio e che è la prima vittima innocente del matrimonio fallito dei suoi genitori.
E mi immagino di volare anch'io, come il protagonista del video di "Owner of a Lonely Heart" degli Yes, che nella scena finale, per fuggire dai propri fantasmi e dalla propria disperazione, salta giù dalla cima di un grattacielo e mentre cade nel vuoto sì trasforma in un uccello.
In queste settimane, poi, questo angolo è diventato ancora più spaventoso.
Una ex collega "cara" – che si trasferisce in un altro ospedale – è riuscita, con la sua cattiveria e vendetta, a farmi prossimamente finire davanti al Consiglio di Disciplina, probabilmente per essermi permesso di segnalare al coordinatore di reparto un suo cronico atteggiamento di "disinteresse e mancata collaborazione" tra le varie figure professionali (avete presenti gli infermierini laureati, che il lavoro sporco lo demandano a figure socialmente inferiori come quella degli OSS?). E diciamo che questa persona non è nuova a certe bassezze, essendo che già in un recente passato si è cimentata in qualche altra carognata a danno di altri colleghi/e a lei sgraditi.
Tralascio ulteriori dettagli, come lo spavaldo menefreghismo nel seguire certe abitudini di reparto, a seguito del quale ho iniziato ad annotare meticolosamente tutti quelli che facevo io, per dimostrare un certo impegno da parte mia nei voler evitare disguidi ed immancabili rimproveri (io sono uno dei più anziani di reparto e dovrei essere integerrimo in tutto).
Io vengo dalla vecchia scuola, quella Regionale dei tempi "preistorici", nella quale ci fu insegnato che esiste la collaborazione fra tutti i membri del gruppo, nell'interesse del malato, ma evidentemente nel corso degli anni è cambiato qualcosa e non me ne sono accorto prima, perché intorno a me vedo tantissimo classismo tipico da laureati e relativo menefreghismo, con gente che se ne sta seduta con gli occhi chiusi e la testa reclinata all'indietro (o col cellulare in mano a chattare) mentre gli altri vanno avanti ed indietro per portare avanti il lavoro.
E così, probabilmente a seguito della mia segnalazione al coordinatore, questa cara ex collega ha preso pedissequamente nota di tutti gli errori che facevo (dopo oltre 25 anni di carriera capita spesso di fare cose in maniera automatica senza rendersi conto che non andrebbero fatte, o magari di fare qualche azione apparentemente brusca per mobilizzare qualche paziente che non collabora e magari ti sfugge anche dalla bocca qualche invocazione alle divinità, perché magari si va a fare la notte con quattro ore di sonno in due giorni e la schiena a pezzi).
Inoltre a questa persona piaceva parecchio creare inimicizie tra persone a lei sgradite, portandomi a cercare chiarimenti con alcune colleghe, una delle quali da sua più acerrima nemica è diventata sua confidente nel giro di una ventina di minuti scarsi, andandole probabilmente a riferire certe cose che le avevo confidato ingenuamente sperando di avere un po' di comprensione dopo alcuni disguidi e relative critiche rivolte al turno.
Io vedevo questa persona, sempre estremamente piena di sé, che ha sempre guardato dall'alto in basso i suoi colleghi quasi disprezzandoli, sempre pronta a celebrare le proprie imprese per rimarcare quanto siano incapaci gli altri rispetto alla sua bravura, come una gran manipolatrice e tendenzialmente anche bugiarda patologica.
Il sindacalista che mi assisterà mi ha già detto che di licenziamento non se ne parla, ma che mi prenderò qualche giorno di "purga", con la raccomandazione di "rigare dritto come un fuso" in seguito.
Sempre a livello sindacale mi hanno già detto che mi aiuteranno a cambiare reparto, perché lì non devo assolutamente più starci.
Io spero anche che chi ha recepito quelle segnalazioni si sia reso/a conto che questa "cara" ex collega di turno ha voluto calcare abbastanza la mano, probabilmente per vendetta (e non sarebbe nemmeno la prima volta, dato che alle persone a lei antipatiche qualche tempo fa hanno ricevuto la loro bella dose di carognate, rigorosamente fatte alle spalle).
Non so voi cosa ne pensiate, ma io sono esausto, allo stremo delle forze. Questo episodio è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo.
Il burnout è una bestia silenziosa e spesso l'unico sollievo sembra essere quel piccolo angolo sul poggiolo, ma come ho già detto penso a mio figlio ed a mia madre e rientro in cucina, carico di angoscia e di paura di non riuscire più a gestire questo disagio in futuro.
E tutto questo malessere che affligge migliaia di persone non interessa a chi comanda e/o coordina; bisogna essere come i robot, scattanti ed efficienti al 1000% , felici di lavorare freneticamente e di accumulare stanchezza ed insonnia.
Ed il totale disinteresse da parte degli italiani fa capire quanto il burnout sia un problema ritenuto marginale e che in realtà chi ne soffre viene liquidato come qualcuno che semplicemente non ha voglia di lavorare.
Tra colleghi non c'è un minimo di solidarietà; chi inciampa e cade diventa un ramo secco da tagliare, zavorra da eliminare.
Mi mancano otto anni e mezzo al fatidico traguardo dei 67; purtroppo la strada da percorrere è ancora lunga.
P.S. Ho dimenticato di dire che nonostante la situazione che si è creata a seguito del regalo di addio da parte di questa "cara" ex collega, non riesco tuttavia a provare odio e rancore nei suoi confronti, ma soltanto un'enorme sensazione di stupore ed incredulità su come qualcuno possa arrivare a fare del male ad un collega di lavoro in questo modo, un collega con un divorzio abbastanza pesante dal punto di vista psicologico (e monetario) appena lasciato alle spalle che in passato le ha raccontato i fatti più personali della sua vita, ritenendola una collega leale e corretta (fino a quando qualcuno mi prese da parte dicendomi "Ti do' un consiglio, non star più a raccontare i fatti tuoi a quella lì, perché ti parla dietro)", giocando sul fatto di aver dato le dimissioni per trasferirsi altrove.
Ed ho anche avuto notizie di certe cose assurde trapelate da certi suoi racconti, rigorosamente fatti alle mie spalle, del tipo che io ci avrei provato con lei (questa è la più colossale ed inverosimile bugia che poteva raccontare) e che guardavo film "osé" tramite un PC del reparto, cosa questa impossibile in quanto esiste un blocco a livello informatico che impedisce di visualizzare certe categorie di siti internet.
Ed a quasi 60 anni mi ritrovo a dovermela far fare sulla testa da una ragazzetta viziata, arrogante, evidentemente problematica che dalla sua parte ha un'enorme capacità di manipolare le persone.
Spero di uscire da questa storia con le ossa meno rotte possibile, ma poi resterà la consapevolezza di avere uno stigma cucito addosso, perché se sbagli ed inciampi si rimane marchiati a vita.