Un esperimento, una lettera e la solita reazione che fa male

  • Sono d’accordo con Paoletta; “fare” i genitori non è mai facile; se ora loro cercano di avvicinarsi, non allontanarli; anzi, supera quel muro e abbracciali. Un giorno potresti rimpiangere di non averlo fatto.

  • A volte penso di essere troppo duro.

    A me, da lettrice, pare di sì, ma, in fondo, solo tu sai ed hai vissuto il rapporto con i tuoi genitori.


    Però, dal tuo post mi traspare si questa tua "rabbia" nei confronti dei tuoi genitori ma mi traspare pure un pò di voglia di ricominciare ad avere un rapporto con loro.


    Mio padre si è offerto di accompagnarmi, di fare il viaggio con due macchine per aiutarmi.

    Ho rifiutato, preferendo arrangiarmi e magari fare due viaggi da solo.

    Potresti iniziare accettando questa offerta.

    Pian piano, una cosa alla volta.

    Porgi una mano tu, e vedi se dall'altra parte la prendono.


    Io ti leggo, ma non so che tipo di persona sei: se orgoglioso, riservato, testardo. Senza offesa, ma un pochino mi pari queste cose (ma posso pure sbagliare) quindi anche per un genitore non è facile "intromettersi" ed "entrare" nella tua vita. (Te lo dico perché da riservata e testarda quale sono, non sempre è facile avere a che fare con me. Per fortuna non sono per niente orgogliosa e allora si compensa un pò).

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Figurati, nessuna offesa. Forse quei tre aggettivi mi descrivono, ma non raccontano tutto di me.

    Ho un cuore grande. Quando si apre, lo fa senza calcolare. In amicizia o in amore, do tutto. Sempre. A volte fin troppo.


    Il mio orgoglio è una spina, lo so, mi blocca quando dovrei andare oltre. E non è facile lavorarci.

    Con i miei genitori, tutto si è incrinato nel momento peggiore: ero a terra, dopo la fine della mia relazione. Cercavo supporto, ma ho trovato attacchi, parole pesanti, giudizi, solo per scelte che riguardavano la mia vita.


    E poi c'è una scena che non riesco proprio a dimenticare. Mio padre, accecato dalla rabbia, che cerca di mettermi le mani addosso. Io, che con la violenza non ho nulla a che fare. Io, che se un insetto entra in casa, mi ingegno per farlo uscire vivo.


    Da allora è passato più di un anno. Da parte loro ci sono state scuse, lacrime, tentativi di ricucire.

    D’altronde, non ho mai dubitato del loro amore per me.

    Ma il mio orgoglio non mi lascia passare sopra.

    E forse, così, sto facendo male anche a me stesso.

  • C'è una scena che non riesco proprio a dimenticare. Mio padre, accecato dalla rabbia, cerca di mettermi le mani addosso. Io, che con la violenza non ho nulla a che fare. Io, che se un insetto entra in casa, mi ingegno per farlo uscire vivo.


    Da allora è passato più di un anno. Da parte loro ci sono state scuse, lacrime, tentativi di ricucire.

    D’altronde, non ho mai dubitato del loro amore per me.

    Ma il mio orgoglio non mi lascia passare sopra.

    E forse, così, sto facendo male anche a me stesso.

    Mi hai ricordato l'unica scena della mia vita in cui mio padre si produsse in modo analogo.

    Anch'io ero già adulta.

    Anche nel mio caso si trattava di scelte mie per la mia vita.

    Anch'io sono l'opposto della violenza fisica (e anche della sola idea)... come in realtà lo era anche mio padre.

    Anch'io ho il mio orgoglio.

    Anch'io non ho mai avuto alcuna ragione di dubitare dell'amore di mio padre per me.


    Proprio questo mix, e soprattutto il fatto che lui fosse del tutto "antiviolenza" quanto me, oltre al fatto che non avessi e non abbia mai avuto ragione di dubitare che mi amasse più di sé stesso... mi fece ragionare e superare in breve tempo l'orgoglio (anche se sul momento reagii al veleno e comunque mi tirai dietro la porta di casa sua, per nulla certa che l'avrei varcata ancora nel senso opposto).

    In breve: soprattutto i due aspetti che ho appena detto riuscirono a darmi razionalmente la misura di come lui fosse arrivato a trasfigurarsi... solo perché (come tutti i genitori che amano davvero) era disperato che io potessi fare scelte che secondo lui erano autolesionistiche e anche in modo grave.

    Ovviamente feci come volevo io (mai pentita), ma mi resi conto che anche in quel suo impeto di violenza avesse parlato il genitore che è certo di aver pensato il meglio per il figlio e che ha solo il terrore che il figlio/a possa perdersi e autocondannarsi all'infelicità.


    Mia sintesi personale: se sai e senti che i tuoi ti amano davvero (come peraltro dovrebbe essere normale)... lascia perdere l'orgoglio. Vale tantissimo anche per me, l'orgoglio, ma quanto conta di più l'amore dei genitori, quando sai che c'è, e quando anche la "sfuriata sopra le righe" ne diventa una prova! ;)

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

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