L'ultima a laurearsi nel mio giro di amicizie/conoscenze

  • Salve a tutti, ho già scritto su questo forum per motivi simili.

    Sono una ragazza che è sempre stata dotata e portata per lo studio (ad elementari e medie ero la prima della classe).

    Promettevo davvero bene, soprattutto nelle materie umanistiche e nelle lingue; poi al liceo sono arrivati i primi scivoloni fino ad approdare al mio percorso universitario che è stato un vero e proprio calvario. Non tanto in termini di sofferenza personale, (anzi, all'uni mi sono trovata e sentita molto meglio rispetto che al liceo, anche se non ho mai "provato" un esame per sport; purtroppo non sono il tipo che osa in questo, e ciò ha contribuito ad allungare il percorso), quanto di lunghezza estenuante dello stesso: per accidenti vari, tra cui COVID, cambio d'indirizzo e una piuttosto seria depressione da relazione amorosa finita (che ha incluso la diagnosi di una condizione mentale patologica piuttosto seria quale il disturbo bipolare) ci ho messo all'incirca 8 anni per prendere una triennale.

    Ostacoli simili si son presentati anche alla magistrale: per "colpa" di un professore estremamente esigente (dietro al cui esame ho perso 2 anni) e di un percorso che si prospettava tutto in salita mentre io ero mentalmente esaurita, ho preferito scegliere un'università online, e questo fatto, grazie alla minor serietà e al pregiudizio del "laureificio" che questi atenei si portano dietro, non mi è mai davvero andato giù.

    La scelta si è rivelata comunque vincente e dopo altri 2 anni sono finalmente in procinto di laurearmi.

    Peccato che abbia l'umore sotto i piedi, dato che, per le contingenze che vi ho raccontato, sono letteralmente l'ultima delle mie conoscenze tra amici, parenti e conoscenti vari, a laurearsi, e questo mi fa sentire un'emerita perdente. Non solo, ma con tutta probabilità non prenderò neppure un voto eccellente, ma del tutto nella media, ad un ateneo online. Il colmo. Mi fa soprattutto rabbia essere il perfetto esempio della frase "partenza a razzo, finale a c∙∙∙o". A questo punto avrei di gran lunga preferito essere considerata mediocre negli studi fin da subito, visto che coloro che erano all'epoca considerati mediocri rispetto a me mi hanno ampiamente superato.

    Insomma, la frustrazione è alle stelle e ho già deciso che molto probabilmente non festeggerò nemmeno.

    Dimenticavo di dirvi che in famiglia si è sempre spinto molto affinché prendessi questa benedetta laurea (soprattutto mia madre, che non si è mai laureata, ha il totem della laurea in testa) e che la mia psicologa dice che questo è stato una sorta di incarico familiare per me (assolutamente vero, purtroppo. Io ho sempre voluto laurearmi, ma dietro c'era la volontà di tutta una famiglia).

    Mi piacerebbe avere un confronto con chi magari ha avuto un'esperienza simile alla mia, per sapere come ha gestito la frustrazione e gli inevitabili (almeno secondo me) confronti mentali. Al ribasso.

    Chiedo scusa per il papiro e per le molte parentesi!

  • Ci sono persone laureate in corso col massimo dei voti con stipendi a sei cifre che comunque sono insoddisfatte, non tanto diversamente da te, perché si confrontano a persone che hanno qualcosa in più. Ma te l'avrà già detto la psicologa…

    Non credo che tu non abbia davvero una singola conoscenza che non ha fatto l'università e quindi nella scala accademica è sotto di te.

  • Ciao, e intanto complimenti per aver perseverato ed essere al traguardo della magistrale! :thumbup:


    Io ho appreso da mio figlio e suoi amici quanto nelle ultime generazioni sia diventato stressante/ossessivo questo mito del laurearsi prima possibile, in una università "rilevante", e col massimo dei voti ... e ti assicuro che mi sono proprio impegnata con mio figlio, per schiodargli dalla mente questo mantra solo deleterio. E oggi ne ha lui stesso la prova provata, pur essendo andato un anno e mezzo fuori corso.

    Stesso problema per una nostra amica di famiglia, che nella magistrale di Matematica - esattamente come te, per colpa di un solo professore dalle pretese folleggianti - ha finito per laurearsi a 30 compiuti, pur essendo sempre stata bravissima...ed essendolo ancora, e avendone anche lei riscontri a piene mani dal mondo del lavoro.

    E io qui ti sto parlando di due ragazzi (mio figlio e la nostra amica) che si sono fatti tranquillissimamente strada, in breve volgere di tempo, nel ruolo di dipendenti e su livelli di vera soddisfazione per entrambi!


    A ciò aggiungi che (non so in cosa ti stai per laureare), ma se poi aspiri ad un lavoro autonomo...tempo e voto di laurea non interesseranno proprio mai a nessuno.


    Al netto di tutto quanto sopra, resta che ognuno conosce la sua storia e quanti ostacoli abbia incontrato per percorrerla fino in fondo, così come resta che chi è capace riesce sempre a dimostrarlo.

    E molto più importante di tempi e voti, nella realtà reale, è costruirsi un currriculum coerente, che esprima chiarezza di idee e di percorso lavorativo.

    Mille volte meglio cominciare dai miseri compensi degli stage nel tuo settore, piuttosto che divagare in robette che possono anche rendere di più ma che non sono pertinenti al percorso formativo.

    Può anche capitare di doverli fare per un minimo di autonomia, ma sicuramente NON vanno inseriti in CV, e aggiungo che danno favvero una pessima impressione a chi esamina il CV.


    Ultima, se mi permetti: FESTEGGIA eccome la tua Laurea! :love:

    E' sempre e comunque un traguardo importantissimo, e tu l'hai meritato centimetro dopo centimetro.

    Unico consiglino: magari festeggiala con quelle persone che davvero gioiscono della tua gioia, chè di tutto il resto...si sta meglio quando se ne fa a meno! :thumbup:

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Ti sei laureata nonostante tutto, hai affrontato e stai affrontando situazioni che spesso e per forza di cose paralizzano la vita a chi si trova nelle tue stesse condizioni: parlo delle diagnosi di depressione e disturbo bipolare, solo per fare un esempio.

    Il tuo percorso è encomiabile.

    Ma dovresti essere tu a dirlo a te stessa e ringraziarti, anziché parlare di te con così tanta severità.


    Il tuo valore non dipende dai risultati che raggiungi, non siamo macchine e non possiamo misurarci in termini di performance: da quel che ho letto hai dimostrato una grande forza, di cui probabilmente non sei totalmente consapevole.


    Nelle tue considerazioni ci leggo, magari sbagliando, le parole e le dinamiche di una famiglia che ha fatto della tua laurea la loro missione. Parli a te stessa come hanno fatto o farebbero i tuoi familiari.

    Paragonarsi agli altri, per esempio, è un meccanismo acquisito, nel mio caso sin dalla prima infanzia.

    Fissare degli standard perfezionisti e irraggiungibili, irraggiungibili per qualsivoglia ragione, è una naturale conseguenza della tendenza a volersi misurare con gli altri.

    Non è salutare.

    Rade al suolo l'autostima. E necessariamente rallenta i processi di crescita ed evoluzione personale. Se tanto non saremo mai abbastanza, mai all'altezza, perché sbattersi tanto? Perché non definirci noi stessi mediocri prima che lo faccia qualcun altro?

    Cerchiamo di prevenire e ridurre l'impatto col giudizio altrui e inevitabilmente finiamo per conformarci a quel giudizio.


    Ogni percorso è unico e irripetibile. Il tuo lo è. E tra l'altro racconta di una persona che non si è mai arresa. Quando riuscirai a vederlo coi tuoi occhi e a essere più indulgente, più clemente con te stessa, imparerai che meriti rispetto e affetto, di nuovo e prima di tutto da te stessa, il resto seguirà.


    Complimenti sinceri per quello che sei riuscita a raggiungere!

    "Jesus died for somebody's sins but not mine"

  • Ciascuno/a fa storia a sè. Io non farei un confronto su voto e tempi, anche perchè se poi hai i contatti giusti mentre chi si laurea prima e meglio questi contatti non li ha, quest'ultimo ha fatto una corsa a vuoto. Questo è un esempio ma ce ne sono anche tanti altri. Lascia perdere i confronti con altre persone.

  • Ti capisco benissimo, ed anch'io mi sono laureato parecchio in ritardo.

    Ed esattamente come dici tu, anche io ero molto portato, sin dal liceo.

    Spesso i risultati non sono lo specchio di quello che siamo.


    Non mi è stato assolutamente pesante studiare, anzi ero uno che capiva le cose al volo, le capiva veramente.

    Altri imparavano tutto a pappagallo, le loro performance agli orali era nettamente migliori della mia, che dovevo ragionare di più per rispondere, ed hanno fatto quasi tutti prima di me.


    Ero più lento degli altri a preparare gli esami, ma li preparavo bene, manco a farlo apposta, nei gruppi che si creavano in biblioteca per studiare quella determinata materia, ero il “riferimento” scelto per studiare insieme, che dava gli appunti, ecc.


    Anch'io ho avuto pressioni familiari, ma non al punto da “dovermi” laureare per far contento qualcuno. Ero io che lo volevo.


    In quegli anni ero con il morale a terra, non avendo grosse esperienze lavorative alle spalle, essendo in ritardo con gli studi, poi mettendoci anche dentro altre situazioni personali.

    Però ho sempre tenuto forte perchè la laurea non era l'unica cosa su cui potessi contare, avendo anche altre attività ed interessi.

    Sono stati questi a tenermi saldo, altrimenti se la mia identità fosse stata solo la laurea, la mia autostima sarebbe stata sotto il pavimento !


    Ciò che mi innervosiva non era tanto il ritardo, il voto o la sensazione di fallimento, quanto piuttosto il fatto che i risultati non rispecchiassero l’idea che avevo di me stesso.

    Se fossi sempre stato una capra sui libri, mi sarei forse sentito meglio, nonostante gli stessi risultati.


    Poi, cosa ho veramente odiato fu l'atteggiamento da superiore che avevano quelli “bravi”, o quelli che chiedevano il mio andamento e mi trattavano con tono compassionale.

    Bene, oggi che sono realizzato ho notato il fastidio sul volto di alcuni di essi, e la quasi indifferenza nei rari incontri che ho fatto con essi. Ho goduto.


    Però quello che mi sento di dirti è fondamentale.

    Quando in futuro ti sarai realizzata sul lavoro, quando avrai altri obiettivi, a distanza di tempo ti farai una grassa risata pensando al voto o agli anni fuori corso.

    Almeno, con me ha funzionato così.

    Oggi per me, l'andamento della mia professionalità, ed il raggiungimento dei miei obiettivi sono del tutto indipendenti dal voto che ho preso e da quando mi sono laureato.


    L'unica cosa che a distanza di anni dalla mia laurea possa rimpiangere è che forse avrei potuto iniziare un po' prima a mettermi in carreggiata. Ma non mi lamento, sarebbe potuto andare anche molto peggio.

    Conosco anche chi si è laureato bene e presto, ma che non fa nulla di chè.


    In ultima battuta ti direi di focalizzarti sul dopo, sul crearti un buon percorso professionale, dopo ovviamente esserti goduta del sano relax post laurea.

    Avere già delle idee, dei buoni contatti, dei buoni presupposti ti darà molto di più, anche come autostima e serenità, piuttosto che il voto di laurea o il ritardo.

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