Quando l'amore finisce...

  • E' per questo che gli ho lasciato fare tutto, allontanarmi dagli amici, scegliere il lavoro, isolarmi da tutti, perchè lo amavo immensamente e mi bastava solo lui per vivere, ma a 20 anni si hanno bisogni e problemi diversi che a 40 con figli, casa e tutto lo stress quotidiano.

    Con tutto il rispetto per il vostro sentimento che sicuramente è stato forte e intenso l'amore, secondo me, non è isolare e decidere per l'altro. L'altro non è una tua appendice, non è tenuto a risarcirti delle tue paure e insicurezze. Perché io, da quello che scrivi, ci leggo desiderio di controllo, dipendenza emotiva e forte insicurezza. Le paure e le insicurezze le abbiamo tutti, ci mancherebbe, ma io non trovo giusto farle scontare all'altro, passi qualche volta che uno si lasci andare ed esprima le proprie incertezze, ma io trovo malsano confinare il proprio coniuge in una gabbia che non gli permetta di esprimere la propria individualità. Non è mica un cagnolino da tenere al guinzaglio, io poi non lo faccio neanche con i cani :) Trovo naturale e psicologicamente sano che la parte "ingabbiata" prima o poi si ribelli. Per quanto si possa amare una persona non va dimenticato che l'altro è appunto "altro" da sé.

  • E' per questo che gli ho lasciato fare tutto, allontanarmi dagli amici, scegliere il lavoro, isolarmi da tutti, perchè lo amavo immensamente e mi bastava solo lui per vivere, ma a 20 anni si hanno bisogni e problemi diversi che a 40 con figli, casa e tutto lo stress quotidiano.

    Mi viene molta ansia, anche se io non sono innamorata e penso che il motivo sia questo, del mio ragazzo. Stiamo anche da pochi mesi insieme, e già mette bocca sulle mie amicizie e questa cosa mi mette ansia, litigi perché io difendo questi amici, e lui in ogni discussione mette in mezzo sempre loro, amicizie vecchie tra l'altro.

  • Io ti consiglio una cosa semplice: fagli leggere il tuo messaggio con con hai iniziato questa discussione.

    L'unica controindicazione è che poi non avrai più nemmeno la privacy per scrivere in questo forum, ma a quel punto sarà l'ultimo dei problemi.

  • Personalmente penso che la gelosia ossessiva di suo marito, il fatto che l’abbia allontanata dalle sue amiche e l’abbia relegata solo negli ambiti suoi, in cui lui ha il pieno controllo, siano un modo per imprigionare una persona, tarparle le ali. Poi l’amore deve essere fatto anche di fiducia. Cavolo, lui da anni ha dimostrato di non avere fiducia in lei. Lui si comporta come se lei fosse un oggetto di sua proprietà e questo non è amare una persona. È ovvio che negli anni l’amore di lei sia venuto meno.

  • Forse semplicemente l'amore non esiste ed è solo un modo per far sì che la specie prosegua?

    Forse dico forse, 14 anni insieme alla stessa persona sono troppi?

    Forse continuiamo a credere in cose che non esistono?

    Io invito a pensare che deve esistere anche un mondo senza amore come lo conosciamo, un mondo fatto di condivisione di mille cose dove fare del bene a più persone possibili, senza farne solo ad una sola.

  • Forse semplicemente l'amore non esiste ed è solo un modo per far sì che la specie prosegua?

    Forse dico forse, 14 anni insieme alla stessa persona sono troppi?

    Forse continuiamo a credere in cose che non esistono?

    Una pagina fa dicevi in risposta a Fifilla che l'esistente è tutta una simulazione citando la fisica (desumo la fisica quantistica).


    Partendo da questo presupposto così radicale (i postulati della meccanica quantistica sono una cosa, le teorie filosofiche che vi si costruiscono sopra un'altra, secondo me): anche il proseguimento della specie, o se 14 anni sono troppi o meno, e persino credere a "cose che non esistono" ... è tutto alquanto relativo e illusorio.


    E alla luce di tale illusorietà intrinseca: che differenza farebbe credere a ciò che non esiste, quindi ad essere illusi, all'interno di una simulazione che è di per sé illusione?


    Le tue sono considerazioni anche interessanti se sviluppate in una discussione apposita che meritano approfondimenti a parte. Perdonate l'OT ma rientro subito IT: Nell'ambito di un caso particolare come quello dell'opener, a quale pro fare questo tipo affermazioni?


    Pur ammettendo sulla scia della meccanica quantistica che la realtà non è oggettiva come la percepiamo, e pur ammettendo che l'amore che l'essere umano esprime ha in sé un intrinseco egoismo legato alla sua parte istintiva (facendo finta che non vi sia una contraddizione tra l'enunciare una realtà relativa-illusoria e poi affermare che esiste un oggettivo meccanismo di specie), il problema dell'opener si può (e si deve a mio modesto avviso) affrontare su un piano semplicemente psicologico.


    Anche io propendo per una visione trascendentale dell'esistenza (e dell'amore) ma se davvero si sono comprese queste "verità" (virgolettiamo perché nessuno ha alcuna verità), allora si dovrebbe anche comprendere (come fosse sulla propria pelle) la difficoltà e la sofferenza di chi è incastrato in un legame difficile, poiché, come esseri umani, oltre ogni affermazione filosofica, siamo simili, soprattutto nell'umana difficoltà di definire cosa sia "l'amore", definizione che si può maturare solo vivendo e purtroppo anche sbagliando (con se stessi e con gli altri). Ragione per cui le osservazioni fatte degli utenti le trovo pertinenti e molto valide. Chiudo l'OT.


    Io invito a pensare che deve esistere anche un mondo senza amore come lo conosciamo, un mondo fatto di condivisione di mille cose dove fare del bene a più persone possibili, senza farne solo ad una sola.

    E su questo sono assolutamente d'accordo con te.

    DALI :hibiscus:

    Modificato 2 volte, l'ultima da Juniz ().

  • Ma io sono d'accordo nell'affrontare il problema sotto l'aspetto psicologico, tanto è che ho proposto una terapia psicologica e farmacologica.

    Il mio era un discorso più ampio, ma che ricade nella realtà perfettamente. Infatti, ogni volta si finisce sempre così e ovunque vai senti sempre le stesse storie con i figli e questo mi fa... inc∙∙∙∙re.

    Anche io sono stato depresso per amore e non ne vale la pena.

    Non sono arrabbiato con l'opener, anzi.

    Dico solo di svegliarsi e di smettere di amare una sola persona o un solo oggetto come se esistesse solo lui/lei e smettere con questa logica del socialmente corretto.

    Se poi ci mettiamo l'aspetto sociale e contemporaneo, amare oggi equivale a farsi del male o a subirlo.

    La cultura patriarcale che genera queste situazioni è morta e sepolta da almeno 200 anni.

  • tanto è che ho proposto una terapia psicologica e farmacologica.

    Allora forse hai sbagliato a postare nella risposta di prima e pensavi di aver postato in questo thread dove per l'appunto parlavi di terapia farmacologica: Come fa l'amore a finire? che ha un titolo molto simile a questo e quindi confondibile.


    Direi che l'equivoco di comprensione sia tutto qui. Infatti non mi tornava il discorso.

    DALI :hibiscus:

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