La persona che vive a fianco a me è in un periodo di profonda crisi interiore. Non sa cosa fare della propria vita e dice di non aver concluso nulla in modo autonomo. Dice di avere molto ma che contemporaneamente ha mancanze di esperienza e di legami amicali che ora sono forti. Sono quindi ritenuta un ostacolo rispetto alla realizzazione di questi elementi mancanti che ora pesano. Ho sempre lasciato piena libertà e sono stata e sono tuttora un supporto morale e non solo. L’emergere di questa nuova condizione mi ha spiazzato e fa soffrire. L’impegno nel supportare e talvolta sopportare sembra non avere importanza. Sto accantonando i miei desideri e le mie esigenze per essere d’aiuto nel superamento della crisi, per uscirne più forti e insieme ma mi pare che tutto sia vano. Ora questo fa affiorare in me un costante stato di ansia che talvolta sfocia in attacchi di panico. So che tutto questo è sbagliato ma non so da dove partire per sistemare le cose.
Non so più niente
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Qubit
Approvato il thread. -
Sono quindi ritenuta un ostacolo rispetto alla realizzazione di questi elementi mancanti che ora pesano.
Iniziare a vedere il partner come ostacolo mi pare un bruttissimo segno.
Forse, invece che investire tanto nella relazione, ti converrebbe lasciargli spazio: forse una pausa lo aiuterebbe a chiarirsi le idee, in un modo o nell'altro.
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Ciao Acqua_1, c'è da lavorare anche sulla tua ansia di voler aggiustare a tutti i costi le persone che hai intorno. Avrà sicuramente delle radici antiche.
Ok supportare l'altro nella relazione, ma poi ognuno deve sistemare i propri problemi da solo.
Chiediti come ti senti quando una persona che hai accanto sta male, e perché ti esaurisci a volerla aggiustare.
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ti converrebbe lasciargli spazio: forse una pausa lo aiuterebbe a chiarirsi le idee, in un modo o nell'altro.
Non riesco ad accettare una pausa che comporti l’interruzione di una convivenza più che decennale. Ritengo che se si arriva a voler uscire di casa, vuol dire che ormai si è rotto il legame originale. La pausa e lo spazio la sto lasciando dando piena libertà di uscire e gestire gli impegni e le frequentazioni senza dover giustificare nulla a me. Attualmente ciò che mi sento rispondere è che vorrebbe avere entrambe le vite: quella stabile e “scontata” con me e quella più viva, giovane e spensierata, fatta di uscite e divertimento e del vive una vita ancora da venticinquenne. Ritengo troppo comodo la sua posizione per cui dice che non sa scegliere ma che sa che si meriterebbe di essere cacciato e che dovrei essere io a non tollerare più questa situazione. Per me deve essere lui a prendere una posizione e una decisione: facendo scegliere agli altri non è mai colpa sua…questo è un meccanismo che spesso applica.
c'è da lavorare anche sulla tua ansia di voler aggiustare a tutti i costi le persone..
Ok supportare l'altro nella relazione, ma poi ognuno deve sistemare i propri problemi da solo…
Chiediti come ti senti quando una persona che hai accanto sta male
Mi viene abbastanza naturale essere d’aiuto e vedere le persone a me care che soffrono e stanno male mi preoccupa e mi spaventa. Dai miei genitori che vedo invecchiare e perdere lo smalto di in tempo, a cui voglio stare vicino e ricambiare tutto l’aiuto e l’affetto che mi hanno dato e mi danno tuttora, al mio compagno che ha una personalità molto particolare data anche da un contesto familiare in cui è cresciuto non semplice. Probabilmente ho un po’ la sindrome della crocerossina.
Chiediti come ti senti quando una persona che hai accanto sta male, e perché ti esaurisci a volerla aggiustare.
Una cara amica mi ha detto che io son sempre disponibile per gli altri e che metto da parte sempre me stessa e che devo convincermi che non è sbagliato far vedere che non si sta bene e chiedere aiuto, anche solo per parlare, ad un amico o altro. So che ha ragione ma per me aprirmi e far uscire i miei pensieri e sentimenti è come sradicare un albero. Io cerco sempre di arrangiarmi e di non pesare sugli altri.
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Il mio compagno, su suggerimento dello psicologo che lo segue, mi ha chiesto un periodo di pausa dal nostro rapporto. Dopo 13 anni, per me è assurdo ed è un elemento di rottura totale a cui non so se riuscirò poi a dare un esito positivo. Ora, stare insieme per forza non ha senso, quindi, se ha manifestato questa necessità, si deve o rompere o tentare questa strada.
Il mio dubbio è: alla fine di questo percorso, di durata non precisata, riuscirò ad accettare di riaprire il mio cuore, i miei sentimenti, desideri e speranze a una persona che, con questo comportamento, mi ha ferito? Non penso di essere capace di fare una cosa del genere. Se arrivi a non sopportare di vivere sotto lo stesso tetto, come potrai un giorno ripensarci? Come posso provare a fidarmi in caso di un ritorno? Quali condizioni dovremmo porci per capire se ne varrebbe la pena proseguire insieme?
Non avendo altra scelta se non quella di provare questa strada, tenteremo questa via. Utilizzerò il tempo per capire anch’io se le mancanze che riscontravo nel rapporto – e che per me passavano in secondo piano perché c’era comunque molto di buono – abbiano un peso maggiore o se, alla fine di questa pausa, potrebbero invece costituire una condizione essenziale per continuare insieme.
Non so che fare.
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Dice di avere molto ma che contemporaneamente ha mancanze di esperienza e di legami amicali
Cioè, non ha amici? Se ho interpretato correttamente, potresti spronarlo a farsene qualcuno, magari iscrivendosi a qualche corso, palestra o circolo di appassionati per socializzare.
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Cioè, non ha amici? Se ho interpretato correttamente, potresti spronarlo a farsene qualcuno, magari iscrivendosi a qualche corso, palestra o circolo di appassionati per socializzare.
Esatto, è ciò che gli ho sempre detto di fare e, come io ho il mio giro di amicizie con cui mi frequento, lo stesso dovrebbe fare lui. Con lo sport ci prova e ci ha provato ma il carattere non facilissimo non ha portato a nulla se non per periodi brevi.
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Ciao,
La persona che vive a fianco a me è in un periodo di profonda crisi interiore. Non sa cosa fare della propria vita e dice di non aver concluso nulla in modo autonomo
Quando ho letto questo, pensavo a tutt'altro, non so, al mondo del lavoro e a realizzazioni personali di altro tipo.
Dice di avere molto ma che contemporaneamente ha mancanze di esperienza e di legami amicali che ora sono forti.
Questo invece mi ha fatto pensare ad altro.
E infatti:
mi sento rispondere è che vorrebbe avere entrambe le vite: quella stabile e “scontata” con me e quella più viva, giovane e spensierata, fatta di uscite e divertimento e del vive una vita ancora da venticinquenne. Ritengo troppo comodo la sua posizione
Più che crisi interiore, a me sembra si possa parlare di noia e di conseguente voglia di altro (la vita da 25enne).
Non so che età avete, né se avete figli, non ne hai parlato quindi immagino di no.
Non riesco ad accettare una pausa che comporti l’interruzione di una convivenza più che decennale. Ritengo che se si arriva a voler uscire di casa, vuol dire che ormai si è rotto il legame originale.
Lo penso anche io.
Più che altro è una questione di peso e proporzioni.
Se la bilancia oggi pesa più verso una parte (la voglia di vita da 25enne con annesso divertimento fuori di casa, ergo fuori dal rapporto di coppia), significa che la parte opposta ha perso peso.
Un po' il contrario di quello che in genere ci si aspetterebbe, ovvero che più passa il tempo, più il rapporto di coppia si consolida e più assume il ruolo di perno centrale.
Quando accade il contrario, farsi domande è più che lecito.
dice che non sa scegliere ma che sa che si meriterebbe di essere cacciato e che dovrei essere io a non tollerare più questa situazione.
Già, ma ha capito che non ti riesce facile farlo (quindi ne approfitta).
Probabilmente ho un po’ la sindrome della crocerossina.
Direi di sì
Per me deve essere lui a prendere una posizione e una decisione: facendo scegliere agli altri non è mai colpa sua…questo è un meccanismo che spesso applica.
Deve essere lui a prendere decisioni per cose che riguardano principalmente le sue cose, ma in questo caso la cosa ti riguarda in prima persona. Pensare che debba essere lui a prendere una decisione significa avere una posizione molto passiva e adeguarsi alla volontà (e ai capricci) dell'altro.
Il mio compagno, su suggerimento dello psicologo che lo segue, mi ha chiesto un periodo di pausa dal nostro rapporto.
Il mio dubbio è: alla fine di questo percorso, di durata non precisata, riuscirò ad accettare di riaprire il mio cuore, i miei sentimenti, desideri e speranze a una persona che, con questo comportamento, mi ha ferito? Non penso di essere capace di fare una cosa del genere. Se arrivi a non sopportare di vivere sotto lo stesso tetto, come potrai un giorno ripensarci? Come posso provare a fidarmi in caso di un ritorno? Quali condizioni dovremmo porci per capire se ne varrebbe la pena proseguire insieme?
Tutte domande lecite.
Non avendo altra scelta se non quella di provare questa strada
Che però portano ad una conclusione sbagliata.
Perchè dici che non hai altra scelta?
Torniamo al punto sulla passività.
Io rifletterei su questo aspetto, e cercherei di trovare una risposta alle domande che ti sei posta (mi pare di intravederne già qualcuna).
Se intravedi spiragli la scelta di assecondare la sua richiesta può avere un senso, altrimenti sarebbe solo una perdita di tempo che procrastina a domani un problema già evidente oggi.
Ciao.
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Secondo me ha forse senso dare una possibilità in virtù dei tanti anni passati insieme. Quindi riflettiamo, pensiamo a cosa io voglio dal futuro e lui lo stesso, facciamo un punto e se le strade e le direzioni coincidono bene, altrimenti basta.
Chiaro che la pausa deve avere una durata limitata nel tempo: qualche settimana, un mese e poi si decide.
Personalmente, andare avanti così non si può. Però scegliere io per tutti sarebbe troppo facile: se scelgo di proseguire, avrebbe la “scusa” di sentirsi sempre soffocato; se scelgo di interrompere e poi non sta bene da solo e rimpiange ciò che ha perso, si giustifica dicendo di essere stato “vittima” di una mia scelta deresponsabilizzando se stesso perché fondamentalmente non ha scelto lui.
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Secondo me ha forse senso dare una possibilità in virtù dei tanti anni passati insieme. Quindi riflettiamo, pensiamo a cosa io voglio dal futuro e lui lo stesso, facciamo un punto e se le strade e le direzioni coincidono bene, altrimenti basta.
Chiaro che la pausa deve avere una durata limitata nel tempo: qualche settimana, un mese e poi si decide.
Personalmente, andare avanti così non si può. Però scegliere io per tutti sarebbe troppo facile: se scelgo di proseguire, avrebbe la “scusa” di sentirsi sempre soffocato; se scelgo di interrompere e poi non sta bene da solo e rimpiange ciò che ha perso, si giustifica dicendo di essere stato “vittima” di una mia scelta deresponsabilizzando se stesso perché fondamentalmente non ha scelto lui.
in linea di massima sono d’accordo, anch’io mi comporterei così. Arrivare ad una decisione comune è la soluzione migliore. Credo che almeno un mese ci voglia tutto per operare una scelta che sia anche razionale e non solo dettata dall’emotività del momento. Vi auguro di trovare la vostra strada qualunque essa sia.
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