Le cause del malessere

  • Anche questo aspetto è interessante: io evidentemente ho difficoltà a distinguere la depressione dall'anedonia. Non ho pensieri depressivi, ma piuttosto sperimento un senso di vuoto su cui rimugino nel tentativo (illusorio) di controllarlo e farlo passare. E quello stesso senso di vuoto mi spinge ad evitare situazioni potenzialmente "vive" come lo sport o incontri con amici, proprio per paura di constatare quel "vuoto", alimentando la convinzione di essere depresso. Per non parlare poi delle conseguenze sulla sfera sessuale...


    Sì, sto prendendo l'Efexor, che come scrivevo altrove prima della ricaduta mi aveva aiutato anche a basso dosaggio (75 mg), mentre ora a 150 mg mi sta aiutando sul panico, ma non attenua quel senso di vuoto, che mi spaventa tantissimo.

    Quanti anni hai?

  • 36.

    Chiedevo l'età perché influisce anche quello. Mi spiego: crescendo con l'arrivo di una diversa maturità, la percezione dei disturbi cambia abbastanza. I sintomi, seppur presenti, diventano più accettabili.


    A mio avviso, stai passando un periodo così. Essendo un periodo, seguendo le terapie, in un arco di tempo dovresti superare le difficoltà. Non credo alla soluzione dell'ansia con lo schiocco delle dita. Il percorso è un po' più lungo e progressivo, qualche mese.


    Martoriarsi con il calendario alla mano, quanti giorni sono passati, eccetera, serve solo ad aumentare il comprensibile senso di frustrazione.


    Le cose che dovevi fare le stai facendo, ovvero vai dallo specialista e ti fai consigliare la terapia. Dopodiché è un percorso di ripresa costante che dovrebbe avvenire nel tempo.


    Tieni sempre presente che le ricadute richiedono maggior tempo per una risoluzione. Vale per tutti, non solo per te. Le ragioni sono varie e soprattutto perché è come se una cicatrice mal rimarginata tornasse a sanguinare. È ovvio che si richiude, ma occorre più tempo perché la ferita c∙∙∙i di far male.


    In compenso, età ed esperienza dovrebbero esserti di aiuto per andare avanti lo stesso, magari più lentamente, senza farti bloccare da malesseri che conosci ormai bene.


    Del resto, le giornate o i periodi no li hanno più o meno tutti. Noi prestiamo particolare attenzione e questo fa parte del disturbo, che non è un virus ma viene prodotto da noi stessi. Ma ne sei consapevole.


    Un caro saluto.

  • Grazie, Pulmino.


    Ciò per cui non mi do pace è il fatto che, dopo aver ricominciato la terapia con Efexor per la ricaduta (credevo di essermi ormai lasciato il peggio alle spalle), sono ricomparsi DOPO APPENA TRE SETTIMANE DI BENESSERE alcuni sintomi come ansia (gestibile), ma soprattutto apatia/anedonia, che compromette la mia vita sociale e lavorativa. Mi chiedo come sia possibile un ritorno della sintomatologia... ed ecco che, quando sto così, passo le mie giornate a rimuginarci, a cercare soluzioni, perdendomi così tutto quello che c'è fuori, nonostante la mia età e le consapevolezze acquisite nel tempo.


    Di istinto, come scrivevo, mi viene da evitare situazioni che potrebbero confermarmi il mio malessere, di cui evidentemente ho paura: salto gli allenamenti, evito situazioni conviviali, per paura di accorgermi che non sono attivo come prima... stamattina parlavo con un amico: come sotto esame, ho monitorato il mio livello di "attivazione" durante la conversazione e purtroppo ho constatato di essere giù di tono e quindi di sorridere forzatamente, senza spinta sincera... è stato quasi faticoso, sorridere. Non so se riesco a spiegarmi. Mi spaventa molto l'idea di non riuscire più a risalire, se neanche il farmaco mi sta giovando. La mia attuale psichiatra non mi sta aiutando, quindi ne sentirò un altro la prossima settimana.


    Scusami, mi sono lamentato fin troppo.

  • Grazie per aver condiviso la tua testimonianza. Quindi, deduco che anche tu abbia ora qualche perplessità sull'efficacia della psicoterapia... io ne ho provate tante e diverse, ma pur riconoscendo la validità di alcuni terapeuti (su altri stendiamo un velo pietosissimo), ad oggi posso dire che nessuna abbia contribuito in maniera significativa a farmi stare meglio. Hai indagato sulle cause del doc, o meglio dell'ansia?


    Anche a me avevano proposto l'Anafranil, perché ho una personalità ansiosa con tratti ossessivi, ma senza compulsioni. Come ti sei trovato? Che effetti collaterali hai avvertito?

    Nella psicoterapia classica non ci credo proprio per nulla, richiede anni di incontri costanti con tante chiacchiere e perciò ha un costo elevatissimo. Secondo me esiste ancora solo perché è un guadagno facile e sicuro; un paziente assicura allo psicologo un'entrata fissa per anni. Piuttosto ho sentito parlare molto bene della psicoterapia strategica, che con pochi incontri in poche settimane mira a correggere i problemi. Prima o poi vorrei provarla.


    Sui miei pensieri intrusivi, non sono mai stato pienamente felice, quindi secondo me sono così per natura e non escluderei di avere una leggera forma di Asperger. Mi sono peggiorati durante l'adolescenza in coincidenza di più eventi spiacevoli che sono accaduti tutti insieme e le cui conseguenze sono durate anche anni. L'Anafranil, come effetti collaterali, è stato il peggiore, con tremolii, fame esagerata, metabolismo lento, stitichezza e parti intime assolutamente senza sensibilità (ero single, però era fastidioso comunque, perché l'istinto era intatto). Tempo dopo sono passato a un altro di cui non ricordo il nome, che a un certo punto ha cominciato a farmi incrociare la vista; arrivavo a sera che non riuscivo a guardare dritto ed ovviamente era invalidante per qualsiasi cosa e pericolosissimo se dovevo guidare. Lo psichiatra mi disse che era impossibile e che dovevo andare dall'oculista e fare gli occhiali nuovi. Lo riferii al mio medico di base, che lo trovò fuori dal mondo e mi fece smettere il farmaco, e infatti era quello. Più per questo motivo che per altro sono restio a riprendere con gli psicofarmaci.

  • Scusate, ma a questo punto mi sorge spontanea la domanda (un po' off topic), facendo affidamento sull'anonimato. Qual è la vostra diagnosi, se ne avete una? Quali farmaci stete prendendo?

    hope77 stai facendo psicoterapia? Se sì, di che tipo? Ne stai traendo giovamento? Hai indagato sulle cause del tuo malessere?


    Grazie di nuovo.

    Ciao Classicista, la mia diagnosi è "depressione maggiore".

    Prendo la paroxetina, olanzepina, Tavor, Pasaden gocce.

    Non faccio psicoterapia, ma l'ho fatta in passato per diversi anni e penso che mi fu molto utile.

    Le cause del mio malessere: una bella domanda. Sono molte: traumi infantili, traumi da ragazzo, traumi recenti. Penso a una serie di traumi che mi hanno reso cronica questa depressione.

  • Faccio un paragone: se ho un mal di testa lancinante, voglio stare bene e il dottore mi dà una medicina, non mi fa raccontare la mia vita per anni per arrivare a capirne la causa. Se poi il giorno dopo mi ripresento con lo stesso dolore, allora magari mi prescrive una TAC e lì si scopre che da bambino mi sono incastrato qualcosa nel naso. Però la ricerca delle cause non dovrebbe essere la prerogativa o l'obiettivo di una psicoterapia e del paziente, secondo me.

    Questo paragone e' molto limitato, e non si applica bene alle questioni psicologiche. Infatti i problemi psicologici sono normalmente interconnessi con i problemi sociali, cioe' il "mal di testa" potrebbe non essere semplicemente qualcosa incastrato nel naso, ma potrebbe essere uno stress lavorativo, e mentre un dottore puo' facilmente rimuoverti qualcosa dal naso, nessun dottore potra' risolverti i problemi lavorativi. Inoltre addentrandoci nei problemi sociali si arriva a formulare soluzioni che sono piu' simili ad opinioni che a fatti.

    Attenzione: i miei post possono provocare vertigini, nausea, visione offuscata, allucinazioni.

  • Classicista stai facendo uno sforzo. Ti stai sforzando. Non farlo. Perdi energie inutili, psicologiche e anche fisiche. Fingere non serve a nulla, se non a forzare te stesso.


    Lo sforzo è la prima cosa da eliminare. Le cose possono venire da sole o non venire affatto, ma senza sforzo. Lo sforzo crea rimuginii e demoralizza.


    È difficile da dirsi, non sono nessuno se non un compagno di ventura con i disturbi, ma ti giuro che più energia metti nel "sembrare", più scendi di morale.


    Paradossalmente sarebbe magico se all'improvviso dicessi che "ebbene non sono quello di prima e non so quando lo sarò. Nonostante ciò continuo a fare le cose - più lentamente - ma non mi fermo, non evito, ma semplicemente constato".


    Ci può stare nella vita un momento no. Se il tuo corpo ti manda questo segnale, significa che devi ascoltarlo e cedere. Rallenta tutto. Più avanti torneranno le energie.


    Non è un virus. Sei te stesso, inconsciamente, a richiederlo.

  • E voi? Avete risolto scoprendo le cause e lavorandoci su?

    Le mie erano evidenti, ma poi si è scoperto che la vera causa era una molto meno evidente delle cause evidenti.

    Se mi fossi concentrato sulla causa più evidente avrei fallito.


    Utilità o meno - Non sono sicuro che la terapia psicologica sia risolutiva. Sono certo, invece, che non sia di beneficio concreto quando l'ansia raggiunge livelli troppo alti e le somatizzazioni si fanno sentire. In questo caso, mi sentirei di consigliare l'approccio farmaceutico. È una questione di vivibilità e sofferenza da prolungare il meno possibile.

    Ci sono degli studi che dicono che una terapia psicologica può essere risolutiva. Ovviamente non in tutti i casi, esattamente come le altre terapie.


    L'approccio farmaceutico è consigliabile solo per chi lo fa di mestiere, diversamente si rischia di creare un problema ancor più grande.

    Tipicamente viene affiancato a qualche altro tipo di terapia, come aiuto per staccare i sintomi (che col tempo si distaccano dalle cause) dalle cause vere e proprie.


    On-line o di persona non conta - Io sto facendo il mio percorso on-line e lo trovo molto comodo. Non avverto assolutamente il "distacco". A volte mi domando se lo psicologo svolga un po' il ruolo del prete confessore, e questo mi fa ridere. La differenza in effetti non è molta, anche se il primo è gratis mentre il secondo si paga.

    E' vero: on-line o di persona conta davvero poco.

    Ringraziamo il santo che si è battuto con l'Ordine degli Psicologi per far passare questa modifica.


    Questo paragone e' molto limitato, e non si applica bene alle questioni psicologiche. Infatti i problemi psicologici sono normalmente interconnessi con i problemi sociali, cioe' il "mal di testa" potrebbe non essere semplicemente qualcosa incastrato nel naso, ma potrebbe essere uno stress lavorativo, e mentre un dottore puo' facilmente rimuoverti qualcosa dal naso, nessun dottore potra' risolverti i problemi lavorativi. Inoltre addentrandoci nei problemi sociali si arriva a formulare soluzioni che sono piu' simili ad opinioni che a fatti.

    Nel caso psicologico non è così automatico che ci sia una causa diretta e "indebita" a generare il problema.


    Moltissimi problemi psicologici dipendono da una reazione errata del paziente alle sollecitazioni che provengono dall'esterno. Il terapeuta non ha mai il ruolo di "rimuovere le cause", ma quello di "renderle digeribili" o di aiutare il paziente a non reagire più in modo disfunzionale.


    Uno che sta male perché ha un problema grave reale che lo fa star male non è malato: è sano.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • L'Anafranil, come effetti collaterali, è stato il peggiore, con tremolii, fame esagerata, metabolismo lento, stitichezza e parti intime assolutamente senza sensibilità (ero single, però era fastidioso comunque, perché l'istinto era intatto). Tempo dopo sono passato a un altro di cui non ricordo il nome, che a un certo punto ha cominciato a farmi incrociare la vista; arrivavo a sera che non riuscivo a guardare dritto ed ovviamente era invalidante per qualsiasi cosa e pericolosissimo se dovevo guidare. Lo psichiatra mi disse che era impossibile e che dovevo andare dall'oculista e fare gli occhiali nuovi. Lo riferii al mio medico di base, che lo trovò fuori dal mondo e mi fece smettere il farmaco, e infatti era quello. Più per questo motivo che per altro sono restio a riprendere con gli psicofarmaci.

    La parte in grassetto penso di potertela almeno in parte confermare, da ragazzino dopo un incidente ed un trauma cranico piuttosto serio mi fecero assumere un barbiturico per il periodo di degenza che duró esattamente due settimane. Il nome era Gardenale.

    Fu una "precauzione" per evitare possibili attacchi epilettici. Così dissero.


    Riportavo delle microfratture anche in volto e degli ematomi sotto agli occhi per la forte botta. L'occhio destro ogni tanto si muoveva per conto suo ed io ero convinto fosse a causa delle fratture (credo mi avessero detto che anche l'orbita era stata coinvolta, anche se, essendo passati molti anni non ne sono certo, dovrei rivedere la cartella clinica) per questo non mi facevo troppe domande e, a seguito di un intervento chirurgico per splenectomia e per ricucirmi un tratto di intestino arrivai a pesare da 55 chili a 44, mi si vedevano le anche come gli internati nei campi di concentramento.

    Non avendo potuto mangiare nulla per i primi 9 giorni di degenza dopo l'intervento ero così affamato che quel problema a malapena lo avevo registrato. Ricordo che lo riferii svogliatamente a mio nonno durante i primi pasti, ed era più preoccupato lui di me.

    Io pensavo a mangiare.

    Poi regolarmente vomitavo perché quei geni del reparto di chirurgia d'urgenza mi portavano dei vassoi stracolmi di cibo, ed io ero così affamato che letteralmente mi abbuffavo.

    Quando mio nonno manifestò la sua perplessità al caporeparto per delle porzioni così abbondanti come primo pasto, sì senti rispondere "che io Dovevo Mangiare Tutto quello che mi portavano".

    Non importava se rischiavo, vomitando, che mi saltassero i punti interni. Se avessero dovuto riaprirmi, debilitato come ero, quasi sicuramente sotto ai ferri ci sarei rimasto.

    Anche se a sedici anni si è nel pieno della forza fisica.


    Ad ogni modo appena uscito dall'ospedale smisi di prendere quella pillola, fingevo di prenderla quando mia madre me la porgeva dopo i pasti e poi la buttavo perché ricominciai subito ad uscire cogli amici e volevo bere insieme a loro.


    A fine febbraio 2021 trovai in un parco della mia città una di quelle "casette" dove si lasciano i libri che non si usano e si possono scambiare.

    Tra questi c'era un libriccino coi nomi commerciali dei farmaci e il bugiardino di ciascuno, aveva la copertina rosa.

    Ricordavo il nome del farmaco e mi venne l'idea di cercare il "Gardenale".

    Andai a vedere gli effetti collaterali e tra questi c'era il Nistagmo.


    Che è appunto un movimento talvolta anche circolare e comunque involontario dei bulbi oculari.

    A posteriori la mia deficienza di ragazzino di volermi bere una birra insieme agli amici si rivelò forse più saggia dell'assumere una molecola che, tra gli effetti indesiderati contemplava scenari da film dell'orrore.


    Non avrei davvero il coraggio di assumere qualcosa del genere. Terapie così potenzialmente dannose dovrebbero essere una extrema ratio, non la strada maestra.


    La chirurgia d'urgenza da una parte mi ha salvato la vita, dall'altra gli stessi medici non si rendevano conto che portarmi porzioni di cibo solido tanto abbondanti e soprattutto dopo un intervento chirurgico così serio (finii anche in Terapia Intensiva la prima notte) avrebbe potuto tranquillamente uccidermi.

    Vallo a capire come ragionano.


    Per tornare al topic confermo, queste molecole possono causare anche il problema da te descritto.

    Nonché effetti collaterali terribili.

    Come si può pensare che possano apportare qualche beneficio per la salute, soprattutto se assunte per lunghi periodi?

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