Come uscire dalla condizione di single

  • Sorry, ma l'unica cosa tagliata in questo momento è il personale in ufficio nel mio cervello :D. Vedi il cartello: chiusura per ferie? Too lazy. Sono entrata per assegnare un compito, ma un impiegato si era travestito da pachira acquatica e un altro si era dipinto di bianco per mimetizzarsi con la parete.

    Tradotto: sei in svacco totale a casa? Clima a palla? Magari oltre al forum... :/ Leggi un libro?

    Forse stiamo facendo la stessa cosa nello stesso momento :happy_face:

    Non permettere a nessuno di entrarti nella testa... A cosa stai pensando?

  • Quindi secondo te è il rapporto conflittuale con il padre che genera difficoltà nelle relazioni e in generale a distaccarsi dal "nido familiare"?

    Perché fosse così la spiegazione, si sposerebbe perfettamente con il mio vissuto personale (purtroppo).

    La risposta di Juniz è corretta. Sotto la commento in chiave "inTopic" per riallacciare il concetto quanto più possibile alla discussione.


    Di base le relazioni sono influenzate più dal comportamento della madre, idem il distaccamento dal nido familiare. Per le donne però il ruolo del padre ha anche una forte componente affettiva che si riflette sul comportamento relazionale della figlia. Un rapporto conflittuale con il padre può generare un comportamento di rivalsa con gli uomini che frequenterà la figlia. Questi uomini inoltre potrebbero essere scelti con un criterio che fa si che somiglino al padre con cui c'era un rapporto conflittuale.


    E' così. Ma faccio un appunto circa il contare qualcosa: dal punto di vista di un Io che si sente importante e al centro dell'universo: ovviamente no, questa importanza così intensa (egocentrata) non c'è; lo vediamo nell'economia della specie.


    Ma dal punto di vista di un Io (medesima coscienza di esistere) che pensa che la sua esistenza oltre che per sé, sia anche per gli altri, in questo senso penso sia importante.


    La nostra evoluzione (come sapiens) è stata possibile proprio perché l'egoismo (il bisogno degli altri), si è trasformato in azioni altruistiche (la coscienza che anche gli altri abbiano il diritto di vivere o di non soffrire).

    E' vero, ma essere importanti per la specie è lontano anni luce dal sentimento di importanza dell'IO che domina le menti immature della società decadente che viviamo. Si tratta di una importanza "sistemica" che non viene percepita come tale dalle persone e che non è vendibile a livello mainstream associata a qualche prodotto commerciale o altra iniziativa consumistica.


    L'importanza che ognuno di noi tendenzialmente percepisce del proprio IO in modo "naturale" è più simile a quella che vediamo nelle pubblicità dei prodotti o nelle storie di film e serie. Si tratta di una importanza primaria generale e egoriferita che non ha nulla a che vedere con la realtà e che si riflette nell'impossibilità di partecipare a una coppia in modo stabile, perché genera conflitti di potere e continue concorrenze interne alla coppia.


    Se lui deve essere galante, protettivo, provider di soldi e di attenzioni perché "io valgo" a prescindere da quello che faccio: la coppia dura giusto il tempo che lui si tolga lo sfizio di ottenere sesso da me e poi se ne va.

    Idem alla versione precedente maschile dove la donna doveva essere servile, obbedire e fare i mestieri in casa, perché "io porto i pantaloni". In chiave moderna la coppia dura giusto il tempo che lei ottenga quello che vuole da me (anche solo sesso) e poi si interrompe.


    Posso trovarmi d'accordo se questi genitori vengono intesi più come "istituzione", quindi come immagine di riferimento che come capacità effettiva dei singoli di essere genitori. Non mi è chiaro se intendi questo.

    Sì, intendo quello.

    In una società sana il ruolo dei genitori non è così centrale come si pensa. L'educazione arriva anche indirettamente dalla società, ma i genitori devono esserci in quanto "istituzione"; in chiave moderna anche nel ruolo di "amici gerarchicamente più in alto di noi". Quando una delle due figure genitoriali viene soppressa si perde l'istituzione e si sbilancia tutto. Ne consegue un vuoto educativo indiretto che poi rende incapaci nelle relazioni: per le donne nella selezione e nel mantenerle, per gli uomini proprio nell'iniziarle.


    Tuttavia, nella narrativa moderna, più o meno si sta mettendo in discussione il concetto di famiglia in senso ampio. La sparizione del padre di cui parli, a mio modo di vedere, è stato solo l'inizio di un cambiamento sociale che avanza progressivamente di anno in anno.


    Se il padre oggi non esiste: la donna deve essere un maschio, che equivale a una sparizione del femminile: la donna deve essere uno squalo nel mondo del lavoro (per guadagnare appena per sopravvivere), stare quanto più lontana da ciò che è maternità o esseri umani in generale e limitarsi a desiderare cose futili che costano poco e sono prodotte inquinando il pianeta come se non ci fosse un domani.

    Si, è quello che sta avvenendo anche per spinta dei vari movimenti estremisti di matrice occultamente commerciale che ormai dominano la cultura "woke".


    Per fare un esempio: tendenzialmente una madre che non ama un figlio, lo lascia sempre solo, o addirittura lo abbandona: cresce un soggetto che può essere molto ansioso nel suo attaccamento, oppure molto evitante: e sono due comportamenti differenti che provengono dalla stessa causa.

    Questa è la mia storia.

    Mia madre si è comportata in quel modo e io ne sono uscito come da descrizione.


    A mio modo di vedere la madre è più cruciale circa la "sicurezza in ambito affettivo" perché sta proprio a contatto fisico con il figlio nei primi mesi della sua evoluzione.

    Esatto, e in assenza del padre lo è anche dopo i primi mesi, quasi fino all'età adulta. Per gli uomini fino e oltre i 24 anni.


    Il padre è importante ma la sua figura riguarda l'ambito del giudizio, l'idea che ciascuno di noi ha di se stesso, o delle proprie capacità. Il padre quando è "buono" è colui che ti aiuta molto a credere nelle tue capacità e si contrappone a una madre che potrebbe eccedere di protezione "materna", ma il suo giudizio negativo può essere anche molto distruttivo. Oppure distruttivo è anche il padre che istilla timore del mondo ma non per via della protezione tipica materna, ma perché lo dipinge ingiusto, cattivo, spietato.

    Vero, ma non concordo sulla parte del giudizio negativo distruttivo o della visione del mondo come "ingiusto", poiché si tratta di una visione meramente realistica. Diventa distruttiva solo se priva di pro-attività, di proposte per emergere. Diversamente è semplice educazione realistica.


    Per saperci fare in un mondo ingiusto è necessario prima sapere che è ingiusto, altrimenti tutta la vita viene costruita su basi fallaci. Dal punto di vista maschile l'assenza del padre e del suo giudizio sull'ingiustizia del mondo rende i figli maschi dei "mollaccioni" che invece di reagire alle ingiustizie e alle disparità: si aspettano che qualcuno (una madre o una compagna) intervenga per sistemare le cose.


    Quando il padre è assente bisogna vedere come si comporta la madre: se questa è castrante o iperprotettiva. O se il padre è assente nel senso non c'è fisicamente: se questa non ce la fa da sola a crescere materialmente il figlio ed è oberata e a sua volta assente.

    E' sempre oberata, specie se lavora.

    Anche la tendenza ad essere "castrante", troppo presente, a micro-controllare ogni singola azione del figlio, etc. porta ad un educazione del figlio maschio che lo condannerà alla singletudine per sempre. Se il figlio è molto bello o abbastanza ricco: riuscirà solo a racimolare relazioni fugaci o con mercenarie.


    Inoltre le figure genitoriali più che a comportamenti stagni vengono percepite dai figli anche nel loro insieme e per come si compensano. I figli si fanno un'idea di chi è il genitore forte e quello debole, quello che sovrasta e quello che subisce e ovviamente ciò li influenza.

    Esatto; e il comportamento violento delle donne nei confronti degli uomini femminilizzati che si ritirano in solitudine dedicandosi al sesso a pagamento è una chiara conseguenza moderna dell'assenza e della debolezza dei padri delle ultime (quasi 3) generazioni.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • e mi domando nel mio caso quale possa essere questa "forza" da individuare in sé

    Questa forza, generalmente intesa, ovviamente non c'è. Certe affermazioni vanno prese a valore di indicazione, ma poi ognuno deve trovare in sé dove stanno i propri blocchi e quali sono invece le capacità o i punti di forza che potrebbero essere impiegati per superarli.


    Ogni caso singolo poi andrebbe quindi analizzato nel dettaglio.

    Perdonate se ho proprio tagliato con l'accetta e se sono stata un po' troppo rude, ho letto i vostri spunti e sono veramente interessanti, ma ad una certa penso che bisogna guardare in faccia l'elefante nella stanza e non c'è alibi che tenga

    Non so se hai letto tutte le 187 pagine ma questo taglio è avvenuto un centinaio di pagine fa.


    Semplicemente essendo l'opener poco partecipe e apportando pochi stimoli alla discussione (come mi pare consenta il Regolamento); questa, in alternativa dell'esaurimento e la conseguente chiusura, essendo piena di stimoli si è spostata a valore anche generale. Non che sia consentito l'OT per questo, ma che è una discussione di interesse per la comunità oltre che per il singolo opener (che se vuole, può sempre usufruirne perché noi siamo qui).


    Però vedi, stando a come dici: la si poteva chiudere a pagina 40. Perché è stato già detto di andare in terapia. Per quanto riguarda Evelin, implicitamente, le suggerivo appunto che solo andando a vedere nel dettaglio (ossia terapia), si può realmente comprendere se stessi.


    L'interesse per un percorso terapeutico può anche partire dal conoscere come questo "funziona".

    DALI :hibiscus:

    Modificato una volta, l'ultima da Juniz ().

  • Non so se hai letto tutte le 187 pagine ma questo taglio è avvenuto un centinaio di pagine fa.


    Semplicemente essendo l'opener poco partecipe e apportando pochi stimoli alla discussione (come mi pare consenta il Regolamento); questa, in alternativa dell'esaurimento e la conseguente chiusura, essendo piena di stimoli si è spostata a valore anche generale. Non che sia consentito l'OT per questo, ma che è una discussione di interesse per la comunità oltre che per il singolo opener (che se vuole, può sempre usufruirne perché noi siamo qui).


    Però vedi, stando a come dici: la si poteva chiudere a pagina 40. Perché è stato già detto di andare in terapia.

    Ah, no, credo di essermela persa, anche perchè 187 pagine sono di una certa importanza... Come non detto :D

  • Io mi ritrovo nella cattiva influenza genitoriale e della figura paterna, che ha prodotto una persona che ancora non riesce a schiodarsi dalla famiglia d'origine, e mi domando nel mio caso quale possa essere questa "forza" da individuare in sé e come sia spendibile in ambito seduttivo per non restare sempre uno scarto (o beccarsene uno, al netto del politically correct).

    La forza in questione va ricercata nel proprio essere, nelle proprie passioni, nelle proprie esperienze. Se sei un uomo devi cercalo in quello che "sai fare" e se ancora non l'hai scoperto: scoprilo (gli uomini non valgono niente se non "agiscono" in qualche modo).


    Poi potrebbe anche essere una forza interiore, qualcosa di immateriale che si esprime scrivendo o riuscendo a capire concetti che ad altri sfuggono, tipo una famosa soft skill, che quindi andrebbe sfruttata (per esempio) nel lavoro.


    Tutti abbiamo qualche "forza" dentro, solo che molti di noi nella società attuale non l'hanno nemmeno cercata, perché l'educazione totalmente materna educa ad "esistere" e in quanto tali "meritare", ma non funziona così, specie per gli uomini.


    Raga, secondo me ci stiamo spostando su argomenti interessantissimi ma che hanno poco a che vedere con la problematica in oggetto.
    Potrà esserci l'influenza dello stile genitoriale di un pd assente, di una md troppo affettuosa o distante, rimane il fatto che che nella società attuale si è tutti più soli, più interconnessi ma con poche possibilità di uscire dal proprio guscio nella vita reale. Ed è un dato di fatto.

    Il dato di fatto trova le sue cause nelle discussioni complesse che secondo te avrebbero poco a che vedere con la problematica.

    La trasferisco in termini pragmatici, giusto per rendere l'idea.


    Siamo più soli perché ci aspettiamo un risultato senza far niente o in virtù di un buon proposito personale (educazione esclusivamente materna).


    Siamo più soli perché abbiamo paura dell'approccio con gli altri, perché la società castrante ha inibito ogni forma di comunicazione attiva.


    Siamo più soli perché non abbiamo esempi pro-attivi di approccio alla vita e ci comportiamo in modo passivo. Un uomo e una donna passivi non s'incontreranno mai, nemmeno se sono fatti l'una per l'altra.


    Siamo sempre più chiusi nel guscio che emula il comfort dell'ala materna, sempre più a lungo anche a causa delle difficoltà economiche. Questo rende più difficile imparare a camminare con le proprie gambe dopo una certa età.


    Siamo più soli perché cerchiamo partner che somiglino al padre con cui abbiamo avuto conflitti; e una volta che lo ritroviamo generiamo una relazione conflittuale per "sfogarci" o per "coazione a ripetere" nel conflitto. La relazione quindi non dura o nei casi più frequenti: non inizia nemmeno.


    Siamo più soli perché ci facciamo attrarre solo dai seduttori seriali, perché non riuscendo più a riconoscere "la forza" diversa dalla violenza: ci infatuiamo solo di quel 10-20% di uomini che una relazione nemmeno la vogliono. La mancanza del padre in questo caso ha un ruolo fondamentale, perché manca l'esempio "buono" che modificherebbe il criterio di selezione del partner.


    Siamo più soli perché figli di madri anaffettive o egoiste che ci hanno trascurato e ci manifestavano affetto sempre infarcito con una dose di conflitto o ambiguità. Da figli maschi quindi cerchiamo partner ambigue, che usano esclusivamente il sesso per attrarci e che ci trattano male, poiché in quel "male" noi vediamo una componente indispensabile dell'affettività.


    Potrei continuare ore, ma volgo ad un altro aspetto fondamentale di cui si è fatto cenno nelle discussioni apparentemente OT della pagina scorsa: la moderna evoluzione iper-inclusiva e nazista della società.

    In questa versione ambigua e ambivalente della società: le donne sono sempre e solo vittime oppresse, mentre l'uomo e sempre un oppressore. Ne consegue che gli approcci degli uomini sulle donne vadano via via scomparendo (siamo alle soglie della scomparsa), poiché ogni approccio non gradito diventa "aggressione".


    Gli uomini figli educati dalle sole madri si ritirano a provarci solo in ambienti protetti quali le app, senza essere capaci e finendo miscelati alla massa di seduttori seriali e di altri uomini in cerca di solo sesso. Le donne educate solo dalle madri e infettate dall'ideologia di cui sopra: tendono a selezionare sempre e solo quel 10-20% di uomini che riconoscono come "forti". Gli uomini infettati dall'ideologia nazista di cui sopra tendono a comportarsi in modo femminile/passivo, senza mostrare la propria forza, ma mettendosi in vetrina in modo passivo come le donne di 60 anni fa.


    Anche qui potrei continuare per ore.


    E io sono convinta che il primo passo per capire PERCHE' IO NO, PERCHE' SOLO IO NON SONO IN COPPIA, sia proprio quello di andare in terapia:

    Purtroppo la terapia moderna è anch'essa infettata dalle varie ideologie di tendenza e non sempre è risolutiva, specie se la prima cosa che ti dicono è "accettati per come sei".


    Una buona terapia è quella che ti comunica che il mercato delle relazioni è competitivo e che bisogna partecipare in modo pro-attivo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • La forza in questione va ricercata nel proprio essere, nelle proprie passioni, nelle proprie esperienze. Se sei un uomo devi cercalo in quello che "sai fare" e se ancora non l'hai scoperto: scoprilo (gli uomini non valgono niente se non "agiscono" in qualche modo).


    Poi potrebbe anche essere una forza interiore, qualcosa di immateriale che si esprime scrivendo o riuscendo a capire concetti che ad altri sfuggono, tipo una famosa soft skill, che quindi andrebbe sfruttata (per esempio) nel lavoro.


    Tutti abbiamo qualche "forza" dentro, solo che molti di noi nella società attuale non l'hanno nemmeno cercata, perché l'educazione totalmente materna educa ad "esistere" e in quanto tali "meritare", ma non funziona così, specie per gli uomini.

    Insomma le proprie caratteristiche, inclinazioni... Dura ma giusta l'osservazione sul fare e saper fare indispensabili per gli uomini, e le risposte a questo purtroppo, per quanto mi riguarda, sono un bel "boh". Dovrei fermarmi a rifletterci per tentare qualche via.

    Una buona terapia è quella che ti comunica che il mercato delle relazioni è competitivo e che bisogna partecipare in modo pro-attivo.

    Ma dato che come hai scritto pure tu sulle app emergere per un uomo "medio" è molto difficile e conviene essere capaci, a quel punto ci vuole più qualche corso di seduzione via chat che un terapista...

  • Però, stando alla tua analisi, dovremmo trovarci ad un punto tale per cui le persone single superano di botto il numero di persone che risultano essere in coppia.
    (Posso dirti? Ho avuto modo di vedere un sacco di persone in coppia, quest'anno, dove il lui di turno, tanto perfetto, a modo, in realtà è una persona che adotta comportamenti violenti. Eppure.
    Eppure ci si adegua e si resiste. La spiegazione che mi sono data è che fa più paura essere da soli.)

    Io non ho dubbi sul fatto che ci siano dei motivi più che fondanti sul perchè sia difficile trovare un partner, ma qui siamo al paradosso opposto: ci aspettiamo che la persona caschi dal soffitto, un individuo fatto e finito dritto dritto nelle nostre braccia. E non un partner qualsiasi, ma IL partner giusto.
    Questo è quello che, a primo impatto, mi trasmettono diversi messaggi qui e lì in questa discussione.
    Non mi sembra ci sia una minima voglia di cambiare questo stato di cose, men che meno voglia di mettersi minimamente in gioco, possiamo analizzare i motivi: la mamma che ti lascia sullo sgabello e tu perdi fiducia nel genere umano, papà che inavvertitamente ti lascia chiuso fuori sul balcone ed ecco che perdi fiducia negli uomini, ma il fulcro di quello che intendevo io era più un "una volta che prendiamo atto del perchè siamo come siamo, riusciamo a risalire la china e cambiare lo status quo?"


    Io ho paura che a furia di spiegarci i motivi per cui siamo così annichiliti su noi stessi, che sia la mamma, il papà, le radici biologiche, il contesto, la paura, ecc che si perda il focus e che possa diventare un alibi per dire un "ecco vedi? Con tutte queste problematiche come posso trovare qualcuno? Perchè gli altri si e io no?"

    Gli uomini figli educati dalle sole madri si ritirano a provarci solo in ambienti protetti quali le app, senza essere capaci e finendo miscelati alla massa di seduttori seriali e di altri uomini in cerca di solo sesso. Le donne educate solo dalle madri e infettate dall'ideologia di cui sopra: tendono a selezionare sempre e solo quel 10-20% di uomini che riconoscono come "forti". Gli uomini infettati dall'ideologia nazista di cui sopra tendono a comportarsi in modo femminile/passivo, senza mostrare la propria forza, ma mettendosi in vetrina in modo passivo come le donne di 60 anni fa.

    Purtroppo è cambiato il contesto e cambierà ancora: lavoro a stretto contatto con minori, posso assicurarti che adesso l'educazione impartita è assai differente ed è palpabile a km.
    E' un continuo mettere sul piedistallo qualsiasi traguardo, svilire e sminuire la portata di qualsiasi comportamento ritenuto oggettivamente inappropriato, ostinandosi a scaricare la responsabilità su terzi...Non so, sono curiosa di vedere come si evolveranno le cose tra 10, 15 anni.

    Purtroppo la terapia moderna è anch'essa infettata dalle varie ideologie di tendenza e non sempre è risolutiva, specie se la prima cosa che ti dicono è "accettati per come sei".


    Una buona terapia è quella che ti comunica che il mercato delle relazioni è competitivo e che bisogna partecipare in modo pro-attivo.

    Ti posso portare la mia, di esperienza. Ho iniziato ad andare in terapia per altri motivi, però sicuramente lavorare su altro ha, implicitamente, permesso di lavorare anche su altro.
    Che non equivale al "adesso trovo l'uomo della mia vita", ma più un "vediamo se faccia o meno al caso mio", togliendo tutto quel contorno di ansie, di paure, "e se lui, e se succede, e se poi" che era, alla fine, quello che mi frenava maggiormente.


    Perchè il punto non è che sia un discorso competitivo, il punto è che, spesso e volentieri, ci si sente sconfitti già in partenza e questo sentirsi sconfitti è la condizione perfetta per non partecipare nemmeno, nel "mercato delle relazioni": "tanto, che cambia alla fine?"

  • E' vero, ma essere importanti per la specie è lontano anni luce dal sentimento di importanza dell'IO che domina le menti immature della società decadente che viviamo.

    Intendevo dire che l'essere umano è sempre stato egoista e da sempre ha avuto nel suo egoismo un potenziale altruistico: espresso o meno.


    Od espresso per quello che la società delle varie epoche con i loro strumenti poteva permettere nell'essere umano.


    La differenza con l'attuale società moderna e le generazioni passate è che l'egoismo/altruismo veniva regolamentato da ruoli e valori culturali (quelli di cui si evince la scomparsa progressiva), e quindi i bisogni di una coppia mutuati, nel bene e nel male. Nel male come hai ricordato tu, in quanto la donna aveva una postura sottomessa e non era partecipe della società. E più in generale aggiungo quando una società ha poco strumenti, più che per consapevolezza, tende a replicare comportamenti perché non ha alternative. Leggasi: non è detto che quelle passate fossero unioni di amore, pur essendo delle unioni dove c'era una collaborazione.


    Si tratta di una importanza primaria generale e egoriferita che non ha nulla a che vedere con la realtà e che si riflette nell'impossibilità di partecipare a una coppia in modo stabile, perché genera conflitti di potere e continue concorrenze interne alla coppia.


    Se lui deve essere galante, protettivo, provider di soldi e di attenzioni perché "io valgo" a prescindere da quello che faccio: la coppia dura giusto il tempo che lui si tolga lo sfizio di ottenere sesso da me e poi se ne va.

    Ora che tutti i coperchi sociali di cui parlo sopra sono "saltati": ruoli, costumi, e via via, e la società è cambiata anche a livello tecnologico (si può sopravvivere senza avere cinque figli che ti arano i campi); ci troviamo nello scenario che tu descrivi, dove, l'egoismo "liberato" si esprime senza "limiti" per così dire.


    E' caduto il velo sull'amore di coppia e su quanto effettivamente gli esseri umani siano in grado di stare assieme agli altri se liberati da ruoli, doveri e limitazioni culturali.


    Al momento stiamo usando (male) una libertà che prima non c'era e ne stiamo esplorando "pericolosamente" i confini, avendo abbattuto il senso della misura in molti ambiti: la sessualità, la virtualizzazione dei rapporti umani, i concetti di ruolo, uomo, donna, famiglia, e via. E il metro di misura è solo ed esclusivamente il proprio "Io".


    Diciamo che nella libertà, forse, si è persa l'essenza e il vero scopo dell'amore e poi della relazione. Che se era forzato nelle società passate, ora non ha più indirizzi se appunto non quelli del "desiderio personale".


    Mia opinione la relazione non "serve" per fare sesso né per divertimento (che sono fattori secondari, certo importanti, ma delle conseguenze di altre cause), la causa prima dovrebbe essere la possibilità di sostenersi a vicenda: moralmente e materialmente. E volendo il creare una famiglia.


    Vivere non solo per se stessi, ma anche per un'altra persona non deve essere una regola calata dall'alto e dai costumi sociali come in passato, ma una consapevolezza che te lo fa quasi apparire un "privilegio" la possibilità di amare, prima che essere amati.


    Ma per arrivare a questa consapevolezza bisogna passare da molte delusioni per capirlo. E forse è il lato positivo di questi tempi, in quanto molti si rendono conto di questo nuotando nel mare aperto di questa società.


    Io ho paura che a furia di spiegarci i motivi per cui siamo così annichiliti su noi stessi, che sia la mamma, il papà, le radici biologiche, il contesto, la paura, ecc che si perda il focus e che possa diventare un alibi per dire un "ecco vedi? Con tutte queste problematiche come posso trovare qualcuno? Perchè gli altri si e io no?"

    A mio modo di vedere, l'esterno deve essere osservato, conosciuto, giusto per capire in che "società sei" e perché la società parla anche di noi, in quanto ne facciamo parte (quindi è possibile che rappresentiamo comportamenti talvolta criticati), dopodiché il protagonista deve essere l'interno di noi stessi.


    Un mondo migliore lo si crea partendo da sé stessi e senza attaccarsi troppo ai risultati. Non c'è altra via. Anche se è interessante parlare delle varie cause, le madri anaffettive, i padri assenti, etc. La catena si può interrompere solo con un gesto che possa migliorare noi e le persone che entrano in contatto con noi.


    Che equivale ad a essere meno egoisti e superficiali ma più sensibili ai problemi altrui. E non è difficile perché di questi tempi, come dicevo a Bruce, siamo spinti nella solitudine proprio per lasciare qualche illusione dietro di noi.


    Poi ognuno ha il suo percorso e a mio avviso deve capire da sé, anche sbagliando. Le generazioni prima di noi hanno fatto lo stesso, non avevano di più perché c'erano dei ruoli ancora "sani", hanno avuto desideri, speranze e pentimenti come noi, e come noi vivevano in una società seppur diversa che era ostile a certi loro desideri. Non si viene al mondo per avere, ma si sperimenta solo per comprendere.


    Non ricordo chi lo disse, forse Fran, c'è da dire inoltre che l'amore non è un diritto. In molte relazioni apparentemente felici non c'è un briciolo di amore, in molte persone sole invece c'è tanto amore. Questo per dire che l'amore è dentro di noi. Poi può essere bello aggregarsi, avere un compagno, tentare di veicolare l'amore in questa direzione e vedere se funziona.

  • Al momento stiamo usando (male) una libertà che prima non c'era e ne stiamo esplorando "pericolosamente" i confini, avendo abbattuto il senso della misura in molti ambiti: la sessualità, la virtualizzazione dei rapporti umani, i concetti di ruolo, uomo, donna, famiglia, e via. E il metro di misura è solo ed esclusivamente il proprio "Io".

    Apprezzo sempre tantissimo i tuoi interventi Juniz. Interventi che danno sempre tanti spunti di riflessione. Qui però, sintetizzando si rafforza la mia cupa visione, espressa in diversi thread, secondo cui una buona parte di noi ormai è incapace di relazioni stabili e questo non può che avere una conseguenza: molti di noi finiranno i loro giorni in totale abbandono e solitudine. Dobbiamo inventarci qualcosa, non so comuni di single attempati, assistenza domiciliare estesa... insomma ingegneria sociale per mitigare gli effetti collaterali della liquefazione dei rapporti affettivi.

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