Ultimamente mi sento sempre infelice, come se mancasse qualcosa. Nonostante abbia raggiunto alcuni traguardi nella vita che avrebbero dovuto renderla molto felice, mi sento come se la presunta felicità sia uno stato molto effimero, passo al prossimo obiettivo senza godermi nemmeno un po' quanto ottenuto, non parlo solo di qualcosa di importante, ma anche dalle cose più semplici e banali. Vivo in uno stato di perenne ansia verso la prossima tappa, mentre vedo le altre persone godersi la vita senza preoccuparsi di nessun problema. Come posso migliorare secondo voi?

Infelicità cronica
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Domandona.
Di solito sono le prospettive e il percorso verso queste che generano la felicità.
Raggiungere l'obbiettivo rende felici da pochi istanti a pochi giorni, poi la nostra mente cerca ancora un altro obbiettivo da raggiungere.
Forse dovresti cambiare il metro di misura della felicità e concentrarti più sulla strada che non sull'obbiettivo appena raggiunto.
Gli obbiettivi appena raggiunti sono un'illusione di felicità. E' il futuro prossimo che dovrebbe essere fonte di benessere; o almeno: meno malessere.
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Ciao
Ti capisco, penso che probabilmente diamo troppa importanza agli "obiettivi" più che ai piccoli passi quotidiani che compiamo per raggiungerli. Pensiamo "sarò finalmente felice quando mi sarò laureato", "mi sentirò bene quando avrò acquistato quel nuovo modello di auto", "se mi fidanzerò, mi sentirò meno solo", "quando avrò acquistato casa, finalmente sarò realizzata", ecc.
In realtà è un rimandare una presunta felicità.
Penso che le risposte, la serenità, sia dentro di noi e non fuori, e si espliciti proprio nelle piccole azioni quotidiane.
Ti capisco perché anch'io sento di tendere sempre a qualcosa, sempre sulle spine e in stato di tensione.
Questo mi toglie serenità e mi distrae dal qui e ora, che se ci pensi, è l'unico attimo che esiste davvero.
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Come posso migliorare secondo voi?
Potresti valutare di avvicinarti al pensiero del Buddha, in modo indipendente, critico, non fideistico.
Non si tratta di un scampagnata, ma di un percorso ad ostacoli di anni (tanti), che può resettare la psiche in profondità, la percezione di te stesso, degli altri, del mondo, del tuo stesso passato.
Per me è stato salvifico.
Ovviamente non siamo tutti uguali, il mio è solo un modesto possibile spunto.
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Domandona.
Di solito sono le prospettive e il percorso verso queste che generano la felicità.
Raggiungere l'obbiettivo rende felici da pochi istanti a pochi giorni, poi la nostra mente cerca ancora un altro obbiettivo da raggiungere.
Forse dovresti cambiare il metro di misura della felicità e concentrarti più sulla strada che non sull'obbiettivo appena raggiunto.
Gli obbiettivi appena raggiunti sono un'illusione di felicità. E' il futuro prossimo che dovrebbe essere fonte di benessere; o almeno: meno malessere.
Il percorso, come ha scritto qualcun altro, genera soltanto ansia e preoccupazione. Alla fine mi sento come se non riuscissi a godermi niente e mi ritrovo in uno stato di perenne insoddisfazione. Per quanti obiettivi posso raggiungere sarò sempre infelice.
Ciao
Ti capisco, penso che probabilmente diamo troppa importanza agli "obiettivi" più che ai piccoli passi quotidiani che compiamo per raggiungerli. Pensiamo "sarò finalmente felice quando mi sarò laureato", "mi sentirò bene quando avrò acquistato quel nuovo modello di auto", "se mi fidanzerò, mi sentirò meno solo", "quando avrò acquistato casa, finalmente sarò realizzata", ecc.
In realtà è un rimandare una presunta felicità.
Penso che le risposte, la serenità, sia dentro di noi e non fuori, e si espliciti proprio nelle piccole azioni quotidiane.
Ti capisco perché anch'io sento di tendere sempre a qualcosa, sempre sulle spine e in stato di tensione.
Questo mi toglie serenità e mi distrae dal qui e ora, che se ci pensi, è l'unico attimo che esiste davvero.
Provo anche io le stesse sensazioni. Non riesco a godermi il presente e mi sembra come se vivessi direttamente nel futuro, programmando la prossima mossa come se fossi in una partita di scacchi, di cui sono anche parecchio appassionato.
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mi sembra come se vivessi direttamente nel futuro,
Capisco, forse potresti provare a vivere in piena presenza il presente, rileggendo, qualora fosse utile, il passato, proiettandoti nel futuro.
È teoria, lo so.
Ma è possibile metterla in pratica.
Anche io scacchista
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Capisco, forse potresti provare a vivere in piena presenza il presente, rileggendo, qualora fosse utile, il passato, proiettandoti nel futuro.
È teoria, lo so.
Ma è possibile metterla in pratica.
Anche io scacchista
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Che bello ne trovo in giro così pochi di scacchisti che mi sento solo!
Il problema è appunto come fare, come mettere in pratica. Il più delle volte sappiamo esattamente cosa fare ma non come farlo.
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Il problema è appunto come fare, come mettere in pratica. Il più delle volte sappiamo esattamente cosa fare ma non come farlo.
Secondo me è un falso problema che scaturisce da un problema (o più di uno) irrisolto a monte.
Provo a chiarire semplificando al massimo quali sono stati i miei step, che possono aver valore sempre come spunti, essendo personali e soggettivi.
- Ho constatato che qualcosa di fondamentale non funzionava (non ha mai funzionato) in me ed ho percepito l'urgenza di cambiare.
- Mi sono chiesto se il cambiamento fosse possibile, mi sono risposto non lo so, ma che ci dovevo provare in ogni modo, andando a sondare in profondità tutte le mie risorse incluse quelle che nemmeno immaginavo di avere. E ne ho trovate tante di nascoste, tutti le abbiamo, si tratta "solo" di trovare il metodo giusto per portarle in superficie e renderle disponibili/utilizzabili.
- Ho sondato anche i miei limiti, li ho testati, alcuni superati, altri accettati serenamente.
- Mi sono creato una teoria, una sorta di manifesto programmatico esistenziale, ho riconsiderato criticamente princìpi, valori, i fondamenti strutturali che sino ad allora mi avevano sostenuto. Ho mantenuto, eliminato, modificato, innovato.
- Ho lavorato con dedizione, impegno, entusiasmo sull'aspetto dell'energia motivazionale che potesse sostenere la teoria e tradurla in prassi.
- Mi sono concentrato nel migliorare l'attitudine al cambiamento, mi sono autodichiarato disposto al big reset, prerequisito indispensabile per un cambiamento vero, profondo e sostanziale.
- Ho capito il valore dell'autodisciplina.
- La risposta al che fare (Cit) è stata solo una naturale conseguenza di quanto sopra: non è quello lo start, sarebbe come costruire casa partendo dal tetto. La prassi è conseguenza della teoria, la teoria è conseguenza di un asset etico/spirituale, che è conseguenza di... non ne ho idea.
Naturalmente ogni punto richiederebbe doverosi e corposi sviluppi, come ho detto questa è un'estrema sintesi.
Giochi a scacchi anche online?
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lntegro il punto tre, quello sui limiti, con una riflessione importante che ho sbadatamente omesso: spesso ciò che si suppone essere limite, addirittura trauma, può essere riletto e switchato in risorsa.
Mi fu detto, etichettai l'idea come astrusa, per poi sorprendermi nel constatare che non era affatto assurda, anzi...!
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Giochi a scacchi anche online ?
Sìsì gioco solo online praticamente.
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