Non immaginavo così i 40 anni

  • Sì, "disillusione" è una parola in cui mi riconosco molto.

    Per la verità io non ho mai avuto un progetto preciso a 20 anni, tipo "so già che tra 10 anni sarò un medico e sarò sposata con un uomo di nome Agenore e avrò due figli di 4 e 6 anni (un maschio e una femmina) e un Labrador e una casa con una libreria di design". Anzi. Negli anni tra i 20 e i 30 ho preso anche delle decisioni "impreviste", come andare a vivere all'estero per due volte, in due luoghi diversi, in due momenti diversi della vita. Ho sempre dato molto valore al fare esperienza, al cogliere le occasioni che arrivavano e farle mie - non senza difficoltà, ma sicuramente con meno ansia rispetto a ora, perchè fondamentalmente sentivo di potermelo permettere, forte del fatto che, come cantano i Rolling Stones in una loro bella canzone, "il tempo era dalla mia parte".

    Come dici tu stessa non è necessario avere dei progetti per vederli poi infranti ma è la consapevolezza di non poter avere più tempo per sognare.


    La mia crisi la ebbi a 30 anni, poi andai a vivere all'estero, tornai e la mia vita prese un percorso quasi spontaneo, neanche me ne accorsi, lavoro stabile, mutuo, compagna, tutto questo in 10 anni.


    Una vita come un'altra, ma sto bene.


    Ho capito con il passare del tempo che la mia ansia era proprio quella di progettare il futuro, di voler far qualcosa di significativo, era tutto nella mia testa.


    Cerca di essere meno rigida con te stessa, non sei sempre la causa dei tuoi problemi e nemmeno la soluzione.

  • Ciao dariamorgendorffer , volevo portare il mio contributo alla discussione, anche se così facendo metterò altra carne al fuoco (e non è carne "piacevole" purtroppo, mi spiace 8o ).

    La genitorialità è una delle esperienze più rilevanti della vita (e lo dico io che non ho mai voluto figli), però ha una caratteristica che la distingue dalle altre esperienze diciamo così "vitali", come possono essere matrimonio, acquisto casa, cambio lavoro, un'avventura, uno sport pericoloso, buttarsi in qualcosa che non si è mai fatto, riprendere gli studi a 40 anni, fare un salto nel buio ecc.

    Questa esperienza infatti comprende una terza persona, che fra l'altro non ha potere decisionale. Quindi tutto ciò che si può dire delle altre esperienze (ad esempio che "la vita è una sola" ecc.) vale un po' meno.

    A mio avviso in casi come questi bisogna mettere le esigenze del potenziale figlio davanti alle proprie, anche se queste riguardano l'orologio biologico. Con questo non voglio dire che bisogna predire il futuro, ma almeno metterci nelle condizioni di "agevolarlo".

    Devi essere ben consapevole che quando tu avrai 60 anni lui/lei ne avrà 20, e che quindi ti devi prendere cura di te stessa tanto quanto della famiglia, altrimenti rischi di obbligarlo/a a una giovinezza di preoccupazioni per i suoi genitori. Certo, so bene che esistono ventenni messi peggio di alcuni quarantenni e cinquantenni, e che oggi a sessant'anni non si è più "anziani", però inutile negare che la salute è inversamente proporzionale all'età.

    Poi hai scritto giustamente che non vedi il nostro futuro roseo, fra cambiamento climatico, inquinamento, guerre, il problema del lavoro ecc. Ti sei già posta tutte le domande in proposito? Per esempio: sei d'accordo che lui/lei veda questo futuro "scempio"? Saprai tirarne fuori qualcosa di positivo e trasmetterglielo?

    Intendiamoci, in passato per tante cose era molto peggio rispetto ad ora; ma per te, e per lui/lei, è sufficiente?

    Non pensare che io stia tentando di dissuaderti dal tuo proposito: semplicemente preferirei che a fare figli siano persone consapevoli come ti sei dimostrata tu scrivendo questo thread, e non concordo con l'assunto per cui "s'è sempre fatto senza pensarci, perché non possiamo andare avanti così?"


    Ovviamente la consapevolezza riguarda anche le questioni economiche... A dire la verità io sono figlia di un operaio semplice e una casalinga, mio padre con un misero stipendio è riuscito a mantenerci in 5 (anche se mia madre ha percepito la disoccupazione per un po' di anni); ma erano altri tempi, e comunque mai giocare a dadi con la pelle di qualcun altro. Perciò valuta bene anche le condizioni economiche, non sono dell'idea che un figlio si cresca a "pane amore fantasia".

    Però è anche vero che un figlio può vivere in maniera più semplice di quella che oggi va per la maggiore. Molti genitori sono come ipnotizzati dai trend moderni: non solo non riescono, ma non provano neanche a contrastarli; e poi si lamentano che la vita di oggi è cara... Sarai in grado di garantirgli un tenore di vita decente senza cadere preda del richiamo delle sirene?


    Un'altra cosa su cui vorrei riflettere, in generale, è il discorso delle aziende. È vero: ci sono tanti datori di lavoro che non si meriterebbero un briciolo di quello che fanno i dipendenti, ma intanto molti altri lottano per stare a galla fra tasse e burocrazia; secondo me è sempre meglio essere corretti nei loro confronti, è questione di etica.


    Per concludere io ti consiglierei di concentrarti non tanto sul tempo che sta per scadere (che poi al giorno d'oggi è sempre più relativo...) ma su cosa voi potete/dovete dare a un figlio.

    Magari mi confronterei con altri genitori che si sono trovati nella medesima situazione, che oggi è molto più frequente rispetto al passato, di incertezza economica e genitorialità "tardiva".

    (Non mi picchiate per il termine "tardiva", lo so che i tempi sono cambiati :D )

    There is no dark side of the moon, really. Matter of facts it's all dark.

  • Manco da tanto sul forum ma provo a dare il mio contributo.

    Dalla descrizione che fai di te, del tuo passato e delle pregresse esperienze mi pari una persona assertiva, determinata e con radici solide. Questa condizione ti ha portato a desiderare, come tutti, ma senza bramosia di raggiungere specifici traguardi che è, a mio modesto parere, la miglior condizione personale di vita. Ora, però, si sono frapposti alcuni ostacoli imprevisti che inducono un rallentamento non voluto e pongono il tutto in una diversa prospettiva.

    Penso che proprio grazie al tuo temperamento riuscirai a superare questa fase e che se le soluzioni da te auspicate non si realizzassero sarai capace di individuarne di alternative cammino facendo.

    Ti scrive una donna di 55 anni con un temperamento, purtroppo, molto diverso dal tuo e carica di pesi fin dalla sua giovinezza. Nel tempo ad essi si sono sommate cocenti delusioni e disillusioni e negli ultimi 5 anni mi si è riversato addosso quasi un terremoto esistenziale per cui anch'io mi dico spesso che non mi immaginavo così i miei 50 anni anche se ultimamente mi sento, a tratti, più rassegnata alla mia condizione.

    Sappi che la sensazione che provi ora, seppur molto amara, è molto comune nei momenti di difficoltà ma hai dalla tua parte te stessa e la tua solidità e non è poco, credimi.

  • Ciao Daria! Non ho letto tutte le risposte ma conto di recuperare...voglio raccontarti la mia storia...

    Matrimonio a 24 anni, casa finita perfetta a 27 allora decidiamo di fare un figlio. Rimango incinta subito ma ho un aborto che mi fa ri-piombare nella depressione, negli attacchi di panico, nella paura di vivere. Ricomincio con le medicine (ne avevo prese tempo prima perchè soffrivo di attacchi di panico) e a fatica esco dal tunnel nero che era diventata la mia normalità fatta solo di sensi di colpa per quel cuoricino che aveva smesso di battere. Ci impiego sei anni...un'eternità...comunque mi faccio forza e ci riprovo. Rimango incinta subito ma ho un nuovo aborto...Non ci sto, decido di approfondire. Ho fatto mille analisi, girato mezza Italia da specialisti vari, speso una marea di soldi ed arrivo alla conclusione che non c'è nulla che non va. Sono passati due anni (per il referto di alcune analisi ci sono voluti mesi), mi rifaccio forza e ci riprovo. Di nuovo rimango incinta al primo tentativo ma di nuovo ho un aborto...il peggiore dei tre...emorragia, vomito di bile, dolori atroci, corsa in ospedale, ricovero (sanità schifosa che mi fa aspettare su una sedia a rotelle mentre facevo sotto di me la pozza di sangue)...ne consegue un pesante trauma per la mia psiche già debilitata...

    Decido comunque di riprovare ma, sorpresa delle soprese, a 39 anni sono andata in menopausa... Ora ho 40 anni, mi sono buttata nel lavoro (ho un negozio) ma l'economia fa schifo e soffro anche sotto questo punto di vista...

    Tutto questo spiegone per arrivare a dirti quello che ho imparato sulla mia pelle.

    Cerca di trovare la tua serenità, non sciupare un giorno a logorarti pensando al momento perfetto, al lavoro perfetto perchè la vita è imprevedibile e forse non arriverà mai la "tua perfezione" (quello che è perfetto per te) ma nel frattempo avrai consumato la vita nell'attesa, nella speranza di qualcosa che non c'è.

    Ho dovuto imparare ad amare quello che ho che per anni non ho notato e non ho valorizzato nella spasmodica ricerca di quello che non avevo.

    Prova a guardare tutto in questa prospettiva...valorizza ciò che hai e se arriverà qualcosa di meglio sarà un plus, altrimenti impara ad essere felice così come stai...

    Consiglio spassionato perchè ho sofferto come un cane per 12 anni e un figlio non ce l'ho lo stesso...

    (Ti chiedo scusa se con le mie parole ho urtato la tua sensibilità)

  • ansia123 Inanzitutto complimenti per la tua forza.

    Le tue parole danno un importante insegnamento, a prescindere dal campo di applicazione e dal momento di vita specifico:

    non sciupare un giorno a logorarti pensando al momento perfetto, al lavoro perfetto perchè la vita è imprevedibile e forse non arriverà mai la "tua perfezione" (quello che è perfetto per te) ma nel frattempo avrai consumato la vita nell'attesa, nella speranza di qualcosa che non c'è.

    Questo dovrebbe essere un mantra, non so perché godersi ciò che si ha sia così difficile.

    A volte mi dico: perché devo rendere ogni cosa, ogni scelta, un travaglio di pensieri ingarbugliati e sfinirmi mentalmente ogni volta, togliendomi energie preziose? Le cose vanno come devono andare, senza dubbio dobbiamo scegliere e prendere decisioni, ma penso che a volte ci sopravvalutiamo. Pensiamo di avere il potere assoluto sulla nostra vita, quando in realtà una buona parte è frutto di casualità, concatenazione di fattori endogeni ed esogeni, eventi esterni e sensazioni.


    Penso che dentro di noi, in fondo, sepolta sotto strati di polvere, la risposta ce l'abbiamo, SEMPRE. .

    E ogni scelta, comporta necessariamente il "lasciar andare" qualcosa.

  • Se vivessimo tutti con "l’incertezza del futuro" nessuno farebbe più figli. Pensa che durante il secolo scorso c’erano guerre, carestie, bruciavano le persone nei forni e comunque procreavano. Sicuramente non hanno minimamente pensato o temuto il "futuro incerto" altrimenti noi non staremo qua oggi a scrivere. Se desideri veramente un figlio allora deve essere al primo posto, il lavoro non ha una scadenza, il nostro corpo si purtroppo.

  • Se vivessimo tutti con "l’incertezza del futuro" nessuno farebbe più figli. Pensa che durante il secolo scorso c’erano guerre, carestie, bruciavano le persone nei forni e comunque procreavano. Sicuramente non hanno minimamente pensato o temuto il "futuro incerto" altrimenti noi non staremo qua oggi a scrivere. Se desideri veramente un figlio allora deve essere al primo posto, il lavoro non ha una scadenza, il nostro corpo si purtroppo.

    I figli si fanno in prospettiva. Se le prospettive sono positive o comunque di miglioramento c'è più tendenza a figliare. Quando le prospettive sono di peggioramento o decrescita è normale che vi sia una contrazione.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Se vivessimo tutti con "l’incertezza del futuro" nessuno farebbe più figli. Pensa che durante il secolo scorso c’erano guerre, carestie, bruciavano le persone nei forni e comunque procreavano. Sicuramente non hanno minimamente pensato o temuto il "futuro incerto" altrimenti noi non staremo qua oggi a scrivere. Se desideri veramente un figlio allora deve essere al primo posto, il lavoro non ha una scadenza, il nostro corpo si purtroppo.

    Mi trovo d'accordo con questo parere solo in parte. Voglio dire, è verissimo che un secolo fa si facevano figli anche in carestia, ma è anche vero che le ristrettezze erano un discorso generalizzato, che riguardava la quasi totalità della popolazione, e non c'era molta scelta. Oggi ciò che prima era un lusso è standard, e soprattutto si può "scegliere". In linea di massima io considero un valore enorme la maternità; è un'esperienza che arricchisce moltissimo la vita di una persona, in termini di significato proprio. Ma può essere molto dura crescere un bambino in ristrettezze economiche; bisogna valutare bene tante cose, perché va bene buttare il cuore oltre l'ostacolo, ma pur sempre con dei limiti secondo me. Un conto non potersi permettere dei lussi, un altro se mancano cose oggettivamente necessarie. È vero che un tempo non si badava a questo, ma è anche vero che le aspettative erano mediamente molto basse, già sopravvivere fino alla maggiore età era tanto, la vita aveva un altro significato. Se ho capito bene comunque l'opener non è in una situazione di grave disagio economico e mi trasmette l'idea di una persona in gamba che saprà trovare nuove strade; io le direi di provarci a fare questo foglio, ma ecco non me la sento di dire che valga sempre la pena di farlo perché credo che sia anche importante riuscire a pagare i conti che un figlio necessariamente appresso.

  • Io ho scelto di non avere figli ma solo perché non avevo nessuna fiducia nella mia capacità di essere una buona madre. E in questo, mi spiace dirlo ma è così, ha influito molto la mia di madre. E pensare che ho un istinto materno molto spiccato, sono naturalmente portata all'accudimento. Sono d'accordo con altri utenti, se l'opener desidera un altro figlio si concentri su questo, in qualche modo ce la farà sicuramente. Nonostante non mi sia mai pentita della mia scelta e abbia trovato altri modi per esprimere il mio istinto accudente, credo comunque che la maternità sia una cosa bellissima <3

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