Futuro lavorativo incerto

  • Prima del covid mi stavo organizzando per lasciare l'inquinatissima pianura padana per andare a vivere vicino al mare nel centro Italia, in un luogo più vicino ai miei ritmi e a ciò che desideravo. Per una serie di eventi negativi successi in famiglia appena dopo le varie quarantene, ho vissuto degli intensi mesi di down, da cui sono uscita grazie allo sport e alla psicoterapia. Decisi (questo un anno fa) quindi di partire e tentare di rientrare a scuola con le messe a disposizione, ma purtroppo non mi hanno chiamata.

    Non mi lascio abbattere, torno al nord e dopo una vita a lavorare nel sociale e sul sostegno, anni in cui ho arrancato sia a livello economico che emotivo, decido a 34 anni di cambiare ambito.


    Prendo un master e riesco ad entrare in stage(!) nell'agenzia per il lavoro più grande d'Italia. Questo accadeva 3 mesi fa. Mi muoveva la motivazione di poter sfruttare la mia esperienza con le persone e poter trovare un ambiente più stimolante e premiante per il mio futuro.


    Bene, la realtà è che in quell'ambiente la priorità è il fatturato. Ma non è nemmeno tanto questo il problema. Sono seduta 8 ore al giorno davanti al pc. Mi sveglio, mi siedo in macchina, mi siedo per lavorare, per mangiare (i colleghi non escono nemmeno dall'ufficio per pranzo, io ogni tanto sì, e non sono nemmeno malvagi, ma hanno valori molto lontani dai miei). L'ufficio dà, ironia della sorte, su una delle statali più inquinate e trafficate del nord Italia.


    L'entusiasmo iniziale sta lasciando il posto ad un senso di sconfitta. Non sto malissimo intendiamoci, sono al fresco e non lavoro in fabbrica. So che c'è di peggio, lo so.

    Ma vivere immobile ad una scrivania spaccandomi gli occhi è una sofferenza a tutti i livelli, per me. E invece è quello che sto facendo perché ormai è tutto digitalizzato e i colloqui si fanno al telefono. Anche i colleghi senior non si staccano mai dal computer. MAI.


    Lo stage finirà a novembre e da lì, con quel pezzo di carta, vorrei spostarmi in un settore diverso. Oppure cambiare radicalmente. Non voglio imbruttirmi. A me piace poter impare qualcosa, sentirmi utile, collaborare.


    Qualche punto di vista? Incoraggiamento? Esperienza?

  • dopo una vita a lavorare nel sociale e sul sostegno, anni in cui ho arrancato sia a livello economico che emotivo, decido a 34 anni di cambiare ambito.

    Lo stage finirà a novembre e da lì, con quel pezzo di carta, vorrei spostarmi in un settore diverso. Oppure cambiare radicalmente. Non voglio imbruttirmi. A me piace poter impare qualcosa, sentirmi utile, collaborare.

    Ciao, queste due frasi mi sembrano un po' in contraddizione... Hai lasciato un settore che ti piaceva per uno poco remunerativo e ora vuoi lasciare quello nuovo perché vuoi collaborare, eppure sei solo all'inizio.

    In cos'è il tuo master?

    Comunque non sono molti i lavori remunerativi che non si svolgono 8 ore al pc...

  • Ho lavorato come educatrice presso delle cooperative e non guadagnavo nulla. Ho poi lavorato a scuola 2 anni ma non di ruolo (dovrei prendere una laurea specialistica + corso specializzazione sul sostegno). Per una questione economica al momento non riesco a rimettermi a studiare a lungo termine. Figurati dopo 10 ore seduta. Non ne avrei le forze mentali.


    Adesso sono in stage ma so già che mi aprirà delle porte in questo mondo.

    Il master è in Gestione delle risorse umane.

  • Bene, la realtà è che in quell'ambiente la priorità è il fatturato. Ma non è nemmeno tanto questo il problema. Sono seduta 8 ore al giorno davanti al pc. Mi sveglio, mi siedo in macchina, mi siedo per lavorare, per mangiare (i colleghi non escono nemmeno dall'ufficio per pranzo, io ogni tanto sì, e non sono nemmeno malvagi, ma hanno valori molto lontani dai miei). L'ufficio dà, ironia della sorte, su una delle statali più inquinate e trafficate del nord Italia.

    In Italia purtroppo la stragrande maggioranza delle aziende vive con un livello di employee engagement (coinvolgimento del dipendente in azienda) inesistente o totalmente negativo. In tutti i settori.


    Questo è il frutto della micro-corruzione e del familismo amorale che governano la società "civile" del nostro Paese da sempre. Le aziende e i ruoli non si "guadagnano" sul campo: si ereditano come il cognome. A governare le aziende non ci sono figure capaci, ma "i padroni" o persone di fiducia dei "padroni".


    Il Nord Italia ha l'aggravante di essere "il pollaio" in cui spennare talenti a basso (sempre più basso [praticamente bassissimo]) costo. Quando "si rompono" o "si esauriscono" li buttano via e ne prendono altri.


    Questo per dirti che la tua situazione non è affatto strana. Rientra nella normalità dello status medio attuale di persone con anche più di 30 anni.


    L'entusiasmo iniziale sta lasciando il posto ad un senso di sconfitta. Non sto malissimo intendiamoci, sono al fresco e non lavoro in fabbrica. So che c'è di peggio, lo so.

    Ma vivere immobile ad una scrivania spaccandomi gli occhi è una sofferenza a tutti i livelli, per me. E invece è quello che sto facendo perché ormai è tutto digitalizzato e i colloqui si fanno al telefono. Anche i colleghi senior non si staccano mai dal computer. MAI.

    Non c'è più tempo di fare colloqui di persona, specialmente nel ramo IT che è l'unico che ancora "tira".

    I colloqui "dal vivo" (in videoconferenza) ormai se li fanno in autonomia le varie corporazioni.


    Qualche punto di vista? Incoraggiamento? Esperienza?

    L'incostanza non paga, non più.

    C'è chi vive continuando a cambiare posto di lavoro, cercando in questo modo di lavorare il meno possibile portando a casa il maggiore risultato economico possibile. Ma è un lavoro anche quello. Stressa e non presenta alcuna possibile reale prospettiva di futuro.


    Nel lavoro ancora oggi (come sempre) premia la passione e la costanza. Devi cercare di capire più o meno che lavoro vuoi fare, poi entrare in una azienda media (non grande a meno che non sia Cucinelli, Ferrero o Loropiana o similari) e cercare, pian piano, di farti strada cumulando di giorno in giorno, di anno in anno un minimo di "crediti" che possano garantirti una futura autorevolezza.


    Quando entri in un'azienda, la prima cosa da controllare è "chi comanda". Dal board al mid-management. Solitamente riesci a capire nel mese di prova se i dirigenti sono degli idioti o meno. Molto spesso se il CEO ha lo stesso cognome del fondatore: hai già la tua risposta.


    Valuta i capi, non i colleghi o l'ambiente o i benefit.

    Se i capi sono idioti: non c'è speranza di farcela.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Non c'è più tempo di fare colloqui di persona

    Per me quella condizione è deleteria.

    Non mi interessa la carriera, ho un'impostazione umanistica, non sono competitiva e non mi interessa esserlo.

    Non voglio fare l'anticonformista a tutti i costi, ma trovare forza lavoro per delle ditte medie che puntano allo sfruttamento e al produrre ininterrottamente mi da il voltastomaco.


    Dovrò pur trovare una motivazione ad andare avanti in questo settore. Al momento non ne trovo..

  • Per una questione economica al momento non riesco a rimettermi a studiare a lungo termine.

    Non ti preoccupare non l'avrei mai consigliato :)

    Il master è in Gestione delle risorse umane.

    Questo ti permette di lavorare in realtà molto diverse ma sicuramente sarà un lavoro da remoto anche quello.
    Dovresti informarti sulle aziende con un'impronta più digitale o comunque startup che oltre ad avere il reparto HR canonico hanno anche il reparto Culture Management che ti permetterebbe di fare più attività di persona.

    Dal mio punto di vista è un buon lavoro e anche remunerativo: io non lo cambierei.

  • Per me quella condizione è deleteria.

    Lo è in modo oggettivo.

    Il colloquio di persona per certi ruoli è quasi indispensabile, per altri meno. In generale quelli in remoto dovrebbero integrare quelli di persona, ma viste le riduzioni di costo ormai fanno tutto in remoto. E' un "imbruttimento" dell'ambiente lavorativo; in questo caso dato anche da tendenze corporative generali.


    Non mi interessa la carriera, ho un'impostazione umanistica, non sono competitiva e non mi interessa esserlo.

    Non voglio fare l'anticonformista a tutti i costi, ma trovare forza lavoro per delle ditte medie che puntano allo sfruttamento e al produrre ininterrottamente mi da il voltastomaco.

    Purtroppo i "posti umanistici" sono molto pochi e sono quasi tutti riservati agli eredi.

    La cosa più vicina che possa capitarti è andare a gestire il personale in una medio-grande azienda, ma per poterlo fare devi prima cumulare esperienze varie di sfruttamento puro.


    Dovrò pur trovare una motivazione ad andare avanti in questo settore. Al momento non ne trovo..

    Sei in buona compagnia. La maggioranza dei lavoratori italiani di tutti i settori è in questa condizione.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Per me quella condizione è deleteria.

    Non mi interessa la carriera, ho un'impostazione umanistica, non sono competitiva e non mi interessa esserlo.

    Non voglio fare l'anticonformista a tutti i costi, ma trovare forza lavoro per delle ditte medie che puntano allo sfruttamento e al produrre ininterrottamente mi da il voltastomaco.


    Dovrò pur trovare una motivazione ad andare avanti in questo settore. Al momento non ne trovo..

    Non voglio essere brutale, ma è una storia la tua molto comune, al limite del banale.


    Non per quello che ti è già stato detto ma perché il sentire il peso allo stomaco di questo sistema è un malessere che tutti abbiamo, alcuni lo dicono tipo te, altri invece ci si abituano tipo quasi tutti.


    Ora però diciamolo chiaramente cosa non ti sta bene, non tanto l'azienda, quanto il sistema capitalistico, ma questo abbiamo, non è perfetto, sta mandando a rotoli il mondo ma questo ci terremo.


    Hai due opzioni o estraniarti completamente da questo sistema andando a vivere isolata, magari in una comunità, o adattarti.


    Quello che devi chiederti è se sei disposta a rinunciare anche a tutti gli agi a cui il sistema ti permette di accedere.


    Se la risposta è SI posso rinunciarci allora sei già a buon punto.

  • Come darti torto? Non ho mai pensato di essere una mosca bianca.


    Ma ritengo un po' riduttive queste estremizzazioni, soprattutto su questo forum.

    Non ci sono solo lavori al computer o solo comunità nei boschi.


    Tenterò di trovare dei compromessi sicuramente!

  • Sono seduta 8 ore al giorno davanti al pc. Mi sveglio, mi siedo in macchina, mi siedo per lavorare, per mangiare (i colleghi non escono nemmeno dall'ufficio per pranzo, io ogni tanto sì, e non sono nemmeno malvagi, ma hanno valori molto lontani dai miei).

    Pianura Padana presente! :grinning_squinting_face:

    Capisco l'ambiente che descrivi, ma praticamente il 99% dei lavori d'ufficio hanno una routine simile alla tua... almeno per ruoli come amministrazione, risorse umane, back office in generale.

    Perché hai scelto un master in gestione del personale? Che aspettative avevi? Cosa pensi ti possa piacere di questa professione?

    Io ho lavorato in uno studio di consulenza del lavoro (tra l'altro è stato il mio primo lavoro, ero gasatissima e ovviamente ingolosita dall'indipendenza data dai primi bassi stipendi), e non mi è piaciuto per niente: conduzione familiare, zero possibilità di crescita, 8h davanti al pc ma senza la minima autonomia decisionale (nemmeno dopo 3 anni), si parlava di risorse "umane" ma di umano non c'era nulla.

    Penso che forse ti troveresti meglio in un'azienda, direi media: quelle piccole non assumono un HR per ovvie ragioni, in quelle troppo grandi ti sentiresti un numero e in competizione e non mi pare in linea con la tua filosofia.


    la realtà è che in quell'ambiente la priorità è il fatturato.

    Sarò cinica, ma per favore siamo realisti... in quale azienda non lo è? Quale deve essere la priorità? Anche nell'azienda più orientata sulla persona, sono i numeri che parlano e che trainano... e che ti pagano lo stipendio.

    Il benessere delle persone è molto sottovalutato (anche se poi di fatto l'azienda esiste proprio grazie alle persone stesse), e spesso anche dove sembra che ci sia più attenzione verso i dipendenti, in realtà sono dei "contentini" per tenerli a bada e viene privilegiato sempre e comunque l'interesse dell'azienda e della proprietà.

    Non illuderti che altrove sia troppo diverso...


    Però, quello che puoi fare, è capire cosa ti aspetti da un lavoro e in quale situazione ti vedresti collocata.

    Per esempio, fermo restando che il lavoro d'ufficio in linea di massima è un po' tedioso, conta molto quanto ti interessi il settore nel quale lavori: se è un settore che ti mette voglia di imparare, formarti, chiedere, ascoltare, è già un grande valore aggiunto.

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