Qualcuno di noi è sociopatico?

  • Come mai avevi questo muro verso gli altri? Mi interessa molto.

    Questo muro non era altro che il filtro negativo che avevo, filtro che ho sviluppato a causa del rapporto negativo con i genitori narcisisti e sadici.


    Altra cosa che mi viene in mente è che per riuscire ad avere rapporti di amicizia con gli altri mi ridicolizzavo, proprio come ero portato a fare dai miei. Vi ricordate Pistarino quando faceva il disturbatore nei programmi? Ecco molto simile, anzi certamente peggio.

  • Mi incuriosisce molto quello che hai scritto. Mi sembra di capire, sulla tua forza di volontà, che tu potresti eccellere in campi delle forze armate o nel body building ad esempio? Ho compreso il tipo di forza di volontà?


    Benzodiazepine, come mai??? :)

    Sicuramente una carriera militare potrebbe essere interessante ma con i problemi di rabbia non credo sia il caso... ahahah... più che altro è resistere alle avversità della vita, traumi forti... Bezodiazepine perché sedano, tamponano temporaneamente, infatti non è una soluzione è solo un impulso che per fortuna ora riesco a gestire.

    Tutto è relativo :evil:

  • Sicuramente una carriera militare potrebbe essere interessante ma con i problemi di rabbia non credo sia il caso... ahahah... più che altro è resistere alle avversità della vita, traumi forti... Bezodiazepine perché sedano tamponano temporaneamente, infatti non è una soluzione è solo un impulso che per fortuna ora riesco a gestire.

    Ma sedano la rabbia intendi?

  • Però per dirti, quando morì mio padre, non provai nulla e ho passato un lungo periodo come la tua amica. Distanza, anaffettività.

    Non esiste un modo unico di vivere il lutto, anche la teoria dei 5 stadi non corrisponde a realtà.

    Questi stereotipi hanno fatto grandi danni in passato e continuano a farne.

    Il primo esempio che mi viene in mente è quello di Lindy Chamberlain, condannata all'ergastolo per una serie di errori e menzogne, comprensiva dell'influenza dell'opinione pubblica si era convinta che avesse ucciso lei la figlia di poche settimane per il suo comportamento post-lutto "anomalo" (non piangeva).

    Era più facile pensare che lei fosse una madre degenere piuttosto che accettare che l'astrusa affermazione che un dingo avesse portato via la propria bimba fosse la verità.

  • Non esiste un modo unico di vivere il lutto, anche la teoria dei 5 stadi non corrisponde a realtà.

    Questi stereotipi hanno fatto grandi danni in passato e continuano a farne.

    Il primo esempio che mi viene in mente è quello di Lindy Chamberlain, condannata all'ergastolo per una serie di errori e menzogne, comprensiva dell'influenza dell'opinione pubblica si era convinta che avesse ucciso lei la figlia di poche settimane per il suo comportamento post-lutto "anomalo" (non piangeva).

    Era più facile pensare che lei fosse una madre degenere piuttosto che accettare che l'astrusa affermazione che un dingo avesse portato via la propria bimba fosse la verità.

    Si sicuramente il mio può essere stato un meccanismo di difesa. Però questo meccanismo mi rende tutt'oggi molto distaccata dalle cose e dalle persone. È come se potenzialmente fossi uno zuccherino, ma poi nella pratica sono molto più razionale di quello che vorrei.

  • Si sicuramente il mio può essere stato un meccanismo di difesa. Però questo meccanismo mi rende tutt'oggi molto distaccata dalle cose e dalle persone. È come se potenzialmente fossi uno zuccherino, ma poi nella pratica sono molto più razionale di quello che vorrei.

    Potrebbe anche essere una difesa più corposa come uno schema di inibizione emotiva, oppure derivante da un attaccamento evitante. Le motivazioni possono essere tante, non necessariamente patologiche, seppur disfunzionali.

  • Più sei in pericolo, più ti desensibilizzi... E questo ha comportato delle conseguenze nella tua vita? Episodi particolari?

    Sì.

    In particolare mi è capitato di essere particolarmente "freddo" in alcuni casi in cui dovevo (per esempio) riportare l'ordine in famiglia (disfunzionale) arrivando a minacciare i presenti di far rispettare l'ordine con la forza se avessero continuato a comportarsi da "bestie".

    C'è da dire che la situazione era davvero surreale e senza imposizione non si sarebbe arrivati alla "pace".


    Altre situazioni in cui mi è capitato è in situazioni comunque di "emergenza" (incidenti stradali con litigi o da volontario in associazioni antiviolenza) in cui mi sono trovato di fronte a personaggi che si presentavano in stato di evidente intenzione malevola o violenta e mi comportavo come un demone pur mantenendo la calma. Dicevo cose che da lucido non avrei mai detto e di cui mi sono vergognato, ma che all'occorrenza avrei fatto e che in un caso mi è toccato fare (per fortuna senza conseguenze gravi).


    Un'altra volta mi è capitato in una grande città del sud che non conoscevo in cui ero andato da forestiero per motivi sentimentali. Ero a passeggio da solo e ingenuamente sconfinai fuori dell'area del centro che era "protetta" e portando oggetti preziosi in bella vista mi trovai con due tizi malintenzionati a seguirmi (per derubarmi). Quando mi resi conto di essere seguito si è attivata questa mia "insensibilità" e sono andato a un chiosco a prendere un caffè con la chiara intenzione di lasciarlo li e procedere per le vie sicure. I due mi si sono affiancati e hanno chiesto un bicchier d'acqua. Appena arriva il caffè lascio 2 euro sul bancone e mi allontano senza berlo. I due non aspettano nemmeno l'arrivo dei loro bicchieri d'acqua e iniziano a seguirmi. Avevo già in mente 4 modi per liberarmene e senza remore di alcun tipo. Poi incrocio una coppia di carabinieri e i due scompaiono nel nulla e io posso tornare al mio albergo "protetto".

    Una parte di me è rimasta delusa dall'epilogo.


    Normalmente mi comporto in modo completamente diverso. Sono tendenzialmente ingenuo. Non mi accorgo di essere oggetto di scherno o di attenzioni sessuali. Accompagno fuori ragni e grilli (e mosche) che mi entrano in casa e sono totalmente incapace di non provare empatia con persone che stanno ai margini della società.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Bellissima testimonianza! In casi estremi e di pericolo (come quelli da te descritti) simili comportamenti sarebbero tutt'altro che disfunzionali, la sociopatia andrebbe definita in relazione al contesto, credo.

    Mi hai fatto venire in mente che spesso in situazioni urbane (stazioni malfrequentate e simili) accarezzo spesso e volentieri fantasie da "giustiziere della notte", nelle quali mi districo con successo da situazioni di pericolo, fantasie non prive di elementi di sadismo. Tuttavia in simili situazioni non mi sono mai realmente trovato e sono quasi sicuro che nella realtà sarei semplicemente paralizzato dalla paura.

  • Guarda non credo che basti razionalizzare i sentimenti per poter dire di avere tratti antisociali.

    Ho un'amica che ha questa diagnosi; è in cura da molti anni, e quello che lei mi racconta, avendo anche acquisito una certa contezza del problema, è che fatica a provare emozioni, ed ha faticato ad instaurare attaccamento persino verso le sue figlie; da una parte lei razionalmente tiene a loro e cerca di crescerle al meglio, dall'altra non riesce a provare affetto vero e profondo verso di loro, e la consapevolezza di questo la spaventa e la fa sentire in colpa e sbagliata. In particolare, lei mi ha descritto questo suo problema come qualcosa che è al di fuori del suo controllo: lei sa che "dovrebbe" provare affetto, amore incondizionato, e cerca di performarlo al meglio, ma non riesce a provarlo, al punto di provare piuttosto una sensazione di estraneità rispetto a loro. Lo stesso tipo di dinamica si verifica con le altre figure importanti della sua vita. Con i suoi partner ha rapporti di interesse, non riesce a innamorarsi nel vero senso della parola, e legandosi a persone per caratteristiche materiali, non è mai soddisfatta ma ha sempre l'impressione, fondata, che ci sia sempre qualcuno in grado di darle di più, in termini materiali; e non è quindi mai davvero serena, non sa cosa sia quell' appagamento che solo un amore vero e sincero e al di sopra di ogni interesse può donare, quando è ricambiato. La madre è totalmente anaffettiva e il padre poco presente, quindi il male nasce da lì probabilmente. Il risultato è che lei è profondamente infelice, perennemente in cerca delle proprie emozioni smarrite, che cerca di compensare e sostituire con beni materiali.

    Si può essere più o meno empatici senza arrivare ad avere tratti antisociali; onestamente dai tuoi post ti trovo molto lontana dal vuoto emotivo che attanaglia la mia amica.

    Io però non riesco a capire questo: se lei è consapevole di non essere in grado di provare affetto e allo stesso tempo ha nozione, forse solo perché le è stato insegnato, del fatto che ai figli l'amore incondizionato è dovuto - fino a sentirsi sbagliata e in colpa per questo - perché ha scelto lo stesso di diventare madre?


    Se io sapessi di avere i limiti emotivi della tua amica, ad esempio, forse proprio la prima cosa che avrei presente da subito è che non dovrei avere figli (tra l'altro anche perché questi tratti potrebbero essere ereditari, ma questo è un altro discorso).

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