Autostima perduta e relative difficoltà sociali

  • Ciao, mi sono appena iscritta a questo forum :)

    Mi sto rendendo conto, ultimamente, di soffrire di quella che penso di bassa autostima. Prima la chiamavo timidezza, poi riservatezza, essere introversa, ma credo sia qualcosa di più. Temo sempre di sbagliare, mi faccio mille riguardi, ho una percezione di me molto bassa, come se avessi sempre meno valore degli altri. Mi metto sempre a confronto con gli altri, ma non è un confronto costruttivo, è un paragone che mi svilisce, dove il vincitore è sempre l'altra persona.

    Soprattutto mi capita in ambito lavorativo: ho cambiato lavoro da un anno, e per quanto mi sia ambientata, mi sento sempre in una bolla. Quando chiedo qualcosa ai colleghi mi sembra sempre di disturbare, ho dovuto fare una piccola presentazione in un meeting e avevo un'ansia tremenda per tutta la settimana prima, con dolore fisico di pancia... E la presentazione è andata così così :( il mio responsabile mi ha detto che devo acquisire più sicurezza, e ha perfettamente ragione. Io mi sento in colpa perché penso di avergli fatto fare una brutta figura e di essere una buona a nulla. I colleghi mi sembrano tutti più svegli, più brillanti, colti, spigliati, con esperienza e padronanza del mestiere, rispetto a me. Mi sembra di non eccellere in nulla, ecco. Ho 33 anni e tendenzialmente sono sempre stata introspettiva e sulle mie, nonostante ciò ho coltivato amicizie e sto con un ragazzo da qualche anno, conviviamo. Anche a livello estetico, ultimamente, soffro il confronto e ho come una vocina interiore che mi dice che dovrei fare più sport, essere migliore, dimagrire, ecc. nonostante sia sempre stata reputata una bella ragazza e non abbia grossi problemi di forma (sono alta 175 e peso sui 61 kg, nella norma insomma). Tra l'altro il mio compagno mi fa tanti complimenti... è come se io pensassi "o sono perfetta come intendo, o sono mediocre"... so che è sciocco, ma penso così.

    Vorrei avere più padronanza di me, e al tempo stesso anche più leggerezza: non essere sempre tesa e terrorizzata, anche sul lavoro, dare il giusto peso alle cose e non pensare sempre "oddio mi stanno giudicando", sono un'incapace, ecc.

    Credo pochissimo in me, e me ne sto rendendo conto solo ora.

    In passato sono stata da uno psicoterapeuta, da bambina perché avevo dei tic nervosi, mentre da adolescente per attacchi di panico e principio di depressione... percorsi brevi comunque.

    Diciamo che quest'ansia la vorrei trasformare in energia, anziché lasciarle prendere il sopravvento.

    Vorrei ammettere i miei difetti con serenità, autoironia, ma essere anche consapevole dei miei punti di forza, farmi rispettare.

    Vorrei fare sempre bella figura, perché poi sono anche vanitosa e mi piace ricevere l'apprezzamento, anzi forse do troppo peso a questo.

    So che parlarne con uno psicologo aiuterebbe a fare ordine e ridimensionare il problema. Però intanto avevo bisogno di sfogarmi qui :) ho visto che è un bel forum attivo. Grazie <3

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • Ciao, io mi trovo meglio a non pensarci proprio all'autostima. Dal mio punto di vista è più semplice fare, mettere in atto quello che si vuole per davvero, imparare dagli errori (nostri e altrui), accettare le difficoltà (nostre e altrui) perché se ci sono difficoltà vanno affrontate per quello che sono. L'ossessione per l'autostima secondo me ce l'ha chi ha iniziato ad avere dubbi su se stesso, dopodichè ci si inizia a dire che non si dovrebbe avere bassa autostima (perché è un termine in voga in una certa psicologia). Ma il problema a mio avviso è che questa stessa iperattenzione al processo di autostima complica le cose. Così come ci sono persone che hanno paura e si dicono che non dovrebbero avere paura, ma in questo modo l'agitazione aumenta. Se si accetta semplicemente la situazione per quella che è, ed in più si fa quello che è opportuno fare, già è tanto. Ho visto persone lavorare per alzare l'autostima e poi finire per diventare egocentriche, irrealistiche, perché può diventare un'ossessione indotta da un concetto psicologico. Si può essere semplicemente e meravigliosamente se stessi, senza pensarci tanto. Poi dopo ognuno si sceglie il terapeuta che preferisce indubbiamente, ed indubbiamente ci saranno quelli che diranno che l'autostima è fondamentale e che bisogna per forza lavorarci sopra con loro... io da questi non ci andrei mai. Mi piace prendere atto di quello che penso, accorgermi se una parte di me gioca contro quell'altra e la svaluta, ma lo scopo per me è riunificarmi, riappacificarmi, non darmi un giudizio, una pagella. Non mi interessa puntare ad una pagella alta; mi basta partecipare al gioco della vita al meglio che posso, facendo tesoro di tutto quello che provo, accogliendolo con gentilezza, rilassando e sorridendo al processo di stima quando si presenta, ma senza attaccarmici, abbracciando e lavorando con le condizioni che si presentano.

  • Richard Lux

    Innanzitutto grazie davvero per avermi letto e risposto :happy_face:

    La tua riflessione offre un punto di vista interessante.

    Tu dici che l'arrovellarsi e l'accanirsi su un disagio, anziché risolverlo lo ingigantisce ulteriormente... Quindi pensare al problema in sé può essere controproducente. Altrimenti si continua ad avere quella vocina nella testa che anziché spronare, denigra.

    Forse dovrei imparare a essere meno severa con me stessa, accettando i miei limiti e lavorandoci, senza colpevolizzarmi.

    Diciamo che quando ho un blocco o una reazione che non mi fa stare bene, tendo a diventare molto analitica e pensarci, per capire come lavorarci...

    Ma secondo il tuo punto di vista, quindi, come concili il lavorare su se stessi e l'accettazione di sé?

    Se hai un blocco emotivo, o un disagio che ti impedisce di esprimerti appieno, come lo affronti? Grazie.

  • Parto da un principio molto semplice: se si disperdono energie o addirittura si mettono energie in contrapposizione tra loro si fa più fatica, si genera tensione, insoddisfazione. Quindi qualsiasi cosa sia successa in passato, qualsiasi siano le condizioni nel presente e qualsiasi siano le ipotesi per il futuro, per me è meglio lavorare internamente insieme. Spesso si ha la tendenza a separarsi interiormente, come una squadra i cui membri si stressino a vicenda invece di collaborare in modo vincente. Cosa può fare da collante? Tutto ciò che unisce, ossia l'accettazione reciproca delle proprie parti. Se percepisco un mio difetto, cerco di guardarlo con amore come se fosse un figlio e vedo se posso curarlo, migliorarlo in qualche modo ma allo stesso tempo trasmetto amore al difetto, perché siamo in un mondo comunque difettoso. Il fatto di dirsi "non dovrei provare questo o quell'altro" è come rifiutare un figlio difficile, però rifiutare una parte di sé fa male, indebolisce, non dà motivazione. Io uso molto l'immaginazione e la indirizzo appunto alla riconciliazione. Ma se si tratta di migliorare qualcosa lavoro anche a piccoli passi nella direzione voluta. Cerco di non creare trambusto interiore e di procedere avanti con unione tra pregi e difetti. Se mi sento invasato nel perfezionismo mi chiedo se questa pretesa significhi veramente amare un figlio (una parte di me), pretendendo che sia perfetto. La possibilità di guardarsi con il cuore penso sia una cosa che chiunque possa fare. Non lo facciamo perché fin da piccoli ci viene inculcato di dover raggiungere obiettivi che a volte nemmeno ci coinvolgono, minando la coesione interna. Non è colpa di nessuno, perché a mio avviso è complessivamente l'umanità stessa che si è inquinata sia fuori che dentro presa da miraggi, illusioni e dando per scontate cose che invece ci fanno bene. Dipendere da qualche ottenimento per amarsi mi sembra una cosa fredda, come a dire: "O miglioro o non mi amo". Come se il giudice interiore (che siamo sempre noi) dicesse "O migliori o non ti amo" "Se non migliori non hai diritto all'amore" o più spietatamente: "Sei colpevole non riceverai amore!". E può anche accadere questo "Se non hai autostima sei colpevole!" "Se ti preoccupi sei colpevole, se pensi troppo sei colpevole!". Ogni vissuto difficile può essere occasione per guerra o esercizio di pace interiore. Ogni volta che sento una tensione dentro di me ho interesse a portare semplice armonia, con tutto il cuore, anche se mi posso sentire inadeguato, faccio ciò che posso. Prendo esempio da tutta la natura perché in essa qualunque animale, vegetale, minerale, pianeta, stella fa solo quello che può, senza le cerebrali complicazioni umane...

  • Ecco, più che altro devi imparare ad accettarti ed a convivere per come sei, certamente con il tempo potrai migliorare. Di base difficilmente riuscirai stravolgere la tua esistenza, che tutto sommato è più che ottima. Hai un lavoro, convivi con un ragazzo che ti adora e ti riempie di coccole e, visto i tempi che corrono, a 30 anni non è da tutti.


    Purtroppo, ed è capita anche a me, non conta quello che pensiamo di valere, bensì la percezione che gli altri hanno di noi, tutto si basa su quello.

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