Ansia, panico ed affini... sono ancora un tabù?

  • Trovo che sia sorprendente come nell'era di ogni genere di movimento a favore di minoranze o di difesa di particolari situazioni, quando si parla di Ansia e affini sia ancora un tabù e non venga realmente compreso.

    Nascono movimenti di ogni genere, dal meetoo al blacklivesmatter, dalla difesa di ogni appartenenza di genere al body Shaming, tutti movimenti indiscutibilmente molto importanti, ma quando si parla di problemi mentali allora qui cambia tutto. diventa un tabù.

    E' vero che sempre più spesso si sentono personaggi più o meno famosi che confessano di avere sofferto o di soffrire di questo oppure di quello, eppure non è ancora globalmente accettato.


    Mi viene in mente un esempio, mettiamo di avere un collega che soffre di emicrania cronica, quindi a riunioni, incontri, spesso dice "oggi la mia emicrania è cosi forte che non posso partecipare", chi mai avrebbe un giudizio negativo? quasi nessuno, anzi, proviamo empatia e accettiamo il suo problema dispiacendocene.

    Se un collega invece dice "oggi la mia ansia è cosi forte che non posso partecipare", avrebbe lo stesso trattamento e comprensione? purtroppo no.


    Eppure statisticamente penso sia più probabile avere un collega che soffre di ansia cronica che di emicrania cronica.


    Credo che questo atteggiamento vada cambiato a partire da noi stessi cominciando a non più nasconderci e non fare più differenza tra un "oggi ho mal di testa" e un "oggi ho l'ansia".


    E' ora di smettere di avere paura di noi stessi, di avere paura di cosa siamo.

  • La spiegazione è da ricercare nel fatto che l'emicrania è considerata un "vero" disturbo, ovvero un disturbo che si genera indipendentemente dalla volontà di chi ne è colpito. L'ansia invece, ma anche la depressione o altre patologie psichiche, vengono considerate come "produzione propria", una cosa che in qualche modo si può controllare, quasi una fisima. E' brutto da dire ma è così.

    L'appartenenza di genere, per citare uno degli esempi che fai tu, è più facilmente confessabile dato che è considerata un qualcosa che, nella maggior parte dei casi, uno "non si cerca" o "non si crea".

    Consultando abbastanza esperti puoi trovare conferma a qualsiasi opinione.

  • Certo, ma quello che voglio dire è che se vengono considerate come "produzione propria" è perché tutti lo pensano, compresi noi.

    Vorrei capire perchè c'è questa credenza e perchè non cambia.


    Nemmeno chi soffre di attacchi di panico cerca o crea il problema.


    Una possibile spiegazione è che sia più facile accettare i "problemi" di qualcuno se questi problemi non li avrai mai.

    Per esempio è più facile stare dalla parte di una persona di colore, perché io non sarò mai di colore, quindi è come dire "comprendo il tuo problema, ma non è il mio per fortuna".

    I problemi mentali invece possono venire a tutti, non guardano in faccia a nessuno, quindi non se ne parla perchè fanno paura forse?

  • I problemi mentali invece possono venire a tutti, non guarda in faccia nessuno, quindi non se ne parla perchè fa paura forse?

    Non lo so se è questo il motivo...


    Di mio ci ho provato a riflettere del perchè tale problema non viene riconosciuto o meglio sindacalizzato a livello di massa, e la mia idea è che tali problematiche psicologiche vengono viste come mali (astratti) individuali risolvibili.

    Te la butto giù in maniera brutale...tali mali psichici sono il prodotto del modernismo turbo/capitalista occidentale, inutile girarci intorno perchè esso ti mette in condizione di ammalarti: devi avere aspettative grandiose dall'asilo sennò non sei nessuno, devi eccellere a scuola sennò farai il lavoro degli extracomunitari e quindi non sarai nessuno. Ora prova a pensare a chi non è portato a stare sui libri, devi essere inserito negli ambienti giusti con la gente giusta perchè è questa che ti apre il mondo _ se hai amici sfigati non ti apri al mondo e rimarrai l'eterno sfigato, ma se sei sfigato di default attiri solo sfigati e vieni schifato dai "riusciti"_ . Poi quando sei adulto devi aver bruciato tutte le tappe e cioè devi vantarti del macchinone che ti sei comprato, delle enne tipe che hai avuto, del lavoro figo che hai, delle vacanze goderecce alle Baleari e soliti noti posti...ecc ecc.

    Insomma per me è questa competitività che in soggetti ahimè predisposti genera quel che sappiamo, e quindi se tu sei un perdente in questa specie di competizione finisci depresso, pieno di ansie, fobie ecc...rappresenti il male, per questo non si avrà mai comprensione per questa eterogenea categoria.

    Questa categoria è la nemesi di tutto il funzionamento socio/politico/economico d'occidente che viene rincorso.


    Lo so è un discorso molto astratto, ma io personalmente me lo son domandato e ridomandato e non ho trovato altre risposte.


  • Quindi chi ne soffre è visto come un perdente, come uno scarto.

    Ma perché il perdente è visto in malo modo al posto di essere compreso?

    Qui torniamo parzialmente alla mia ipotesi, che il perdente viene rifiutato perché fa paura pensare di potersi trovare nella stessa situazione.

    Ignorare qualcosa si fa perchè si ha paura. se non ne parli non esiste. Se lo disprezzi ne fai perdere il valore.

    Accettare che qualcosa esiste è accettare che possa accadere anche a te stesso e come dici tu, in questa società, non riuscire in qualcosa per propria colpa è il male peggiore. Il fallimento non è accettato.

  • Quindi chi ne soffre è visto come un perdente, come uno scarto.

    Purtroppo sì ma non tanto a livello individuale, più a livello collettivo o astratto.

    Cioè se tu soffri di tali problemi incontri pure gente che ti viene incontro, ma a livello di "categoria" degli ansiosi (o depressi) ad esempio si è considerati degli scarti.

    Questa è una tipica cosa della società occidentale che riguarda tuttora anche altre categorie.

    Ma il tutto viene dal mondo anglosassone...per dire tali categorizzazioni c'erano già a metà Ottocento negli Stati Uniti.

    Ma perché il perdente è visto in malo modo al posto di essere compreso?

    Come ho detto sopra: nemesi di questo sistema.

    Alla gente piace questa competitività, ma quando vedono che uno non ce la fa succede quello che dici tu...hanno una specie di rigetto o spaesamento, si può dire che gli toglie alcune certezze e diventa un tabù. Da lì parte l'odio ed il disprezzo...

    Un meccanismo molto umano purtroppo.

    in questa società, non riuscire in qualcosa per propria colpa è il male peggiore. Il fallimento non è accettato.

    Esatto, ma questo è frutto del turbo-capitalismo all'occidentale.

    Chiaro che poi c'è un problema speculare anche in Asia orientale eh!

    Però è necessario riflettere su questo senza paraocchi ideologici ovviamente.

    Per dire io critico il nostro sistema turbo-liberista ma mica sono marxista o simili!

  • Un meccanismo molto umano purtroppo.


    L'essere umano si è evoluto, ma malgrado l'evoluzione si porta dietro dei meccanismi di sopravvivenza che si scontrano con la realtà.

    Il problema è che l'evoluzione sociale non è più parallela all'evoluzione fisiologica, e di conseguenza la nostra mente e il nostro corpo non sono più un tutt'uno.

    Vi è un distacco, una separazione, che provocano problemi all'individuo e di conseguenza alla società. Poi il tutto diventa un circolo vizioso all'infinito.


    E' come se prendessimo una scimmia e gli dessimo istantaneamente tutte le capacità mentali dell'essere umano, il divario tra evoluzione fisiologica e mentale è talmente vasto che la scimmia impazzirebbe in quanto non vi sono le corrispondenze.

    L'essere umano ha avuto sicuramente più tempo nell'evoluzione, ma negli ultimi secoli è sicuramente cresciuta in modo esponenziale.


    Possiamo fare il paragone con i cambiamenti climatici, una pianta si adatterà sempre ai cambiamenti sul lungo periodo (millenni), tutta la natura lo fa, ma i cambiamenti repentini che vediamo oggi andranno a fare soffrire molte specie.


    Nell'uomo sta succedendo la stessa cosa, i cambiamenti repentini fanno soffrire molti (in realtà tutti), ma la cosa peggiore è che siamo proprio noi a creare e volere questi cambiamenti.

    Io ho sempre visto l'essere umano come una palla di neve che rotola su un pendio, man mano che scende acquista velocità e dimensione, e non è in grado di fermarsi da sola. si fermerà solo con un gran botto dove tutto andrà in pezzi.

  • L'essere umano si è evoluto, ma malgrado l'evoluzione si porta dietro dei meccanismi di sopravvivenza che si scontrano con la realtà.

    Il problema è che l'evoluzione sociale non è più parallela all'evoluzione fisiologica, e di conseguenza la nostra mente e il nostro corpo non sono più un tutt'uno.

    Vi è un distacco, una separazione, che provocano problemi all'individuo e di conseguenza alla società. Poi il tutto diventa un circolo vizioso all'infinito.

    Esattamente, hai perfettamente centrato il punto.

    E' come se prendessimo una scimmia e gli dessimo istantaneamente tutte le capacità mentali dell'essere umano, il divario tra evoluzione fisiologica e mentale è talmente vasto che la scimmia impazzirebbe in quanto non vi sono le corrispondenze.

    Esatto è proprio quello che sta succedendo all'uomo occidentale ed orientale tipo giapponesi o coreani.

    In questi ultimi anni siamo andati troppo oltre bruciando tutte le tappe ed i risultati sono sotto gli occhi.

    La prove del nove?

    I paesi poveri del terzo mondo...

    Lì magari non hanno nulla e vivono fra mille ristrettezze ed è brutto...ma i problemi mentali psicologici che abbiamo qui non credo che li abbiano, almeno nel numero degli individui interessati pro-capite che abbiamo qui, perchè loro vivono più nell'essenza dell'essere umano originale. Poi in quelle realtà c'è più condivisione, auto-aiuto fra famiglie, parenti, vicini ecc...insomma c'è più comunità.

    In passato c'era anche qui più comunità poi con il progresso è arrivata l'alienazione che hai ben descritto.

    Nell'uomo sta succedendo la stessa cosa, i cambiamenti repentini fanno soffrire molti (in realtà tutti), ma la cosa peggiore è che siamo proprio noi a creare e volere questi cambiamenti.

    Proprio così.

    Ma qui entra in ballo un'altra trappolona cosmica: il dot ut des.

    Purtroppo in questo mondo se guadagni in una cosa ne paghi in un altra, cioè abbiamo migliorato la nostre condizioni materiali rispetto al passato _ case confortevoli, lavori meno faticosi dal punto di vista fisco, comodità di trasporto, cibi diversificati e alla portata di tutti (in passato non era così, per dire la carne era un lusso per ricchi), ecc _ ma abbiamo pagato in termini di sanità mentale.

    Purtroppo è così...è un circolo vizioso.

    Io ho sempre visto l'essere umano come una palla di neve che rotola su un pendio, man mano che scende acquista velocità e dimensione, e non è in grado di fermarsi da sola. si fermerà solo con un gran botto dove tutto andrà in pezzi.

    Infatti temo che andrà proprio così, io credo addirittura che non dipenda nemmeno da noi ma è la contingenza cosmica a portaci questo.

    Nel mio piccolo ormai come si dice prendo e porto a casa!

    In pratica con quel che si è e si ha si cerca di tirare avanti finchè si può ^^ altro non c'è.


    Rasserenata rassegnazione.

  • Infatti temo che andrà proprio così, io credo addirittura che non dipenda nemmeno da noi ma è la contingenza cosmica a portaci questo.


    Forse alla fine di tutto, il problema è semplicemente che siamo abbastanza intelligenti per rendercene conto.

    Nulla è eterno, l'essere umano fa parte di un gigantesco mandala che alla fine verrà soffiato via come polvere.


    Ma proprio il fatto di rendercene conto fa in modo che la maggior parte delle persone cerchino di riempire questa vita a tal punto che diventa una vita bulimica.

    Senza però rendersi conto che più cose fai in meno tempo non aumenta la qualità, ma la riduce.

  • Nella società odierna, ma anche in quella passata sia ben chiaro, la debolezza è sempre stata vista male, forse per motivi atavici, sta di fatto che viviamo ora un tempo in cui il perfezionismo e le performance sono cardini imprescindibili, anche se sono gli stessi motivi che hanno generato gran parte dell'ansia che vivono le persone oggi.

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