Come aiutare una sorella depressa cronica?

  • Esatto, aveva molte aspettative su questa relazione... :frowning_face_with_open_mouth:

    Io e mia sorella abbiamo dieci anni differenza (sono più giovane) e da quando mi ricordo lei ha sempre avuto problemi di ansia e depressione. Vi parlo che io ero un'adolescente.

    Sono presente per lei e nostra madre (abbiamo anche un fratello di mezzo) anche trascurando la mia famiglia.

    Le chiedo di aiutarmi ad aiutarla. Si può permettere di andare da uno psicoterapeuta. Perché è convinta che nulla cambierà?

  • Esatto, aveva molte aspettative su questa relazione... :frowning_face_with_open_mouth:

    Io e mia sorella abbiamo dieci anni differenza (sono più giovane) e da quando mi ricordo lei ha sempre avuto problemi di ansia e depressione. Vi parlo che io ero un'adolescente.

    Sono presente per lei e nostra madre (abbiamo anche un fratello di mezzo) anche trascurando la mia famiglia.

    Le chiedo di aiutarmi ad aiutarla. Si può permettere di andare da uno psicoterapeuta. Perché è convinta che nulla cambierà?

    Perché probabilmente ha contezza della propria situazione e quindi sa che anche con la psicoterapia nulla le potrà fare raggiungere la realizzazione personale a cui giustamente, come tutti, ambiva.

  • Che poi mi domando sempre perché parte in causa, perché delle madri anziane, laddove ci sono più fratelli sia soltanto uno a dover rivestire il ruolo del bastone della vecchiaia...

    Credo sia ot perché non mi sembra che la sorella sia depressa a causa del fatto che debba assistere la madre; questo è un triste add on dovuto alla convivenza, il che non impedisce agli altri fratelli di contribuire.

    Ad ogni modo occuparsi di una persona con demenza è quanto di più doloroso e difficile possa capitare nella vita e non è detto sì abbia la capacità e la possibilità di farlo, per questo se ci sono più figli ci sarà chi darà un contributo pratico e chi economico, in base alle possibilità. Io non me la sento mai di giudicare avendo toccato con mano certe situazioni: a volte il sacrificio richiesto è estremo.

  • Che poi mi domando sempre perché parte in causa, perché delle madri anziane, laddove ci sono più fratelli sia soltanto uno a dover rivestire il ruolo del bastone della vecchiaia... e mi verrebbe da domandare a chi ha aperto il thread come era la vita di sua sorella, 20 anni fa, prima che iniziasse "le cure farmacologiche"...

    Non so da cosa ha dedotto che è solo lei che si occupa di nostra madre. Il fatto che viva con lei da sempre non esenta noi fratelli a fare la nostra parte. Che è anche maggiore visto che lei fa poco o nulla.

  • Vi sembra normale che non abbia un'amica per uscire qualche volta?

    Un cinema, una giornata al mare.. Lei fa solo affidamento sulla mia compagnia che comunque non può essere totalizzante. A volte mi sono sentita in colpa perché ho fatto qualche giorno fuori con mio marito e mia figlia! Questo perché lei non manca mai di mandarmi messaggi sul fatto che è triste e sola.

  • Perché è convinta che nulla cambierà?

    Io ti direi che ne è convinta perchè sa benissimo da cosa deriva il suo avvilimento, come sa che non saranno i soliti consigli (ma curati, esci, socializza, la vita è bella anzi meravigliosa) a cambiare la sua vita vera. Anzi...direi che in una persona intellettivamente dotata ottengono l'effetto depressogeno di sentirsi pure presa per i fondelli.

    E anche l'amorevole "dai su, curati, andiamo dallo psic"...quando sei SANA (=TRISTE ma SANA) e SAI che la tua vita non va perchè ormai è schiacciata da tot incompiute che non potranno compiersi mai più, e inoltre convivi con lo spettro incarnato del decadimento senile che prima o poi riguarderà anche te...persino in quell'interessamento "amorevole" è possibile leggere il sostanziale "arrangiati come ti viene meglio, vedi un po'" che suona come l'ennesimo <menefrego e voglio solo non dovermi rimproverare nulla, ma non voglio che il MIO mondo sia contaminato da questa angoscia a latere>.

    Per questo mi permettevo di dire che, secondo me, la miglior "cura" in casi come questo sia quella di far sentire partecipe il familiare meno fortunato e farlo sentire davvero in famiglia.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Non lo so e magari sbaglierò...ma penso che la tristezza e l'avvilimento e la demotivazione siano questioni del tutto diverse dalla depressione, quando hanno oggettive ragioni per essere.

    Senza alcun giudizio ( e ci mancherebbe) ...ma prova a vestire i panni di tua sorella.

    Molto in breve : di che cosa mai potrebbe gioire, essendo perfettamente in sè? ...


    Scusa la crudezza, ma...prova ad immaginare cosa possa significare non aver realizzato nessuna delle mete esistenziali che si desideravano...e poi trovarsi anche a convivere con una madre con problemi di demenza senile ...che sembra il promemoria di quello che ti potrà toccare... (anche con la differenza solo negativa di non avere nessun figlio che se ne occuperà nel modo migliore).

    Io e mia sorella abbiamo dieci anni differenza (sono più giovane) e da quando mi ricordo lei ha sempre avuto problemi di ansia e depressione. Vi parlo che io ero un'adolescente.

    Il problema infatti è che le cose si sommano. Da un lato, come dice gloriasinegloria, lo sconforto dovuto a una situazione oggettivamente sfavorevole non è la stessa identica cosa della depressione che colpisce alcuni soggetti, che se ne ammalano quasi all'improvviso come se si trattasse di una malattia organica (e magari in quel caso lo è perchè è realmente dovuta a qualche squilibrio fra neurotrasmettitori, ormoni e altre sostanze). Dall'altro, se uno ha questa tendenza fin da adolescente, primo è più facile che non abbia le risorse per una vita di soddisfazioni, e secondo è più facile che sia meno capace di gestire tutte le avversità e condizioni sfavorevoli, in un circolo vizioso sempre più difficile da spezzare.

    Ma tua sorella non vuole fare psicoterapia o non vuole nemmeno andare da uno psichiatra per provare una nuova cura farmacologica?

    Se devo essere sincera, so che molta gente ha tratto grandi benefici dalla psicoterapia, ma nel caso specifico la vedo essattamente come ipposam

    Perché probabilmente ha contezza della propria situazione e quindi sa che anche con la psicoterapia nulla le potrà fare raggiungere la realizzazione personale a cui giustamente, come tutti, ambiva.

    Secondo me potrebbe invece valer la pena di provare altre cure, che di sicuro sono risolvono, ma possono far sentire un po' meno il peso della situazione.

  • Convivere con una persona affetta da demenza senile (parlo per esperienza personale) non può che ulteriormente aggravare uno stato d’animo già tendente alla malinconia.


    Magari è un’idea balzana e non percorribile, però potrebbe essere d’aiuto per tua sorella andare a vivere per conto proprio, possibilmente vicino alla mamma che dovrebbe essere seguita da un’assistente familiare.

  • Convivere

    In passato avrebbe voluto e potuto andare ad abitare da sola ma ora non vuole più.


    ..persino in quell'interessamento "amorevole" è possibile leggere il sostanziale "arrangiati come ti viene meglio, vedi un po'" che suona come l'ennesimo <menefrego e voglio solo non dovermi rimproverare nulla, ma non voglio che il MIO mondo sia contaminato da questa angoscia a latere>.

    Per questo mi permettevo di dire che

    Vorrei capire quale deve essere il modo di aiutarla. Non devo vivere la mia vita? Il mio mondo è già contaminato dalla sua malattia e devo mettere dei paletti. O no?

  • Non so da cosa ha dedotto che è solo lei che si occupa di nostra madre. Il fatto che viva con lei da sempre non esenta noi fratelli a fare la nostra parte. Che è anche maggiore visto che lei fa poco o nulla.

    Quello che intendevo dire è che essendo lei quella che è rimasta a vivere con vostra madre e che quindi la vive e la vede quotidianamente tutti i giorni e ne vede il lento declino, aumenta in lei il senso di fallimento e di inutilità della propria vita, a tal punto che si è "bloccata" e non fa nulla nemmeno in casa...


    (Chiedo) cosa ne pensava vostra madre (quando era più giovane) della permanenza in casa di tua sorella? L'ha incoraggiata ad uscire di casa e rendersi indipendente o non si è mai lamentata della sua permanenza tra le mura domestiche?


    Forse e dico forse, potresti proporle di fare assieme un percorso di psicoterapia, potresti dirle che ne hai bisogno prima di tutto tu, per affrontare questa nuova fase dolorosa che si sta aprendo nelle vostre vite (sto parlando del principio di demenza di vostra madre). Oppure potresti fare tu stessa un percorso, per farti aiutare ad affrontare la situazione (sorella+madre).

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