Buongiorno a tutti,
sono Ilaria ed ho 30 anni. Vorrei esporre un quesito che mi sta molto a cuore.
Faccio parte di una famiglia semplice: padre operaio, madre casalinga, fratello operaio. Sono l'unica di tutta la famiglia che dopo il diploma ha deciso di continuare a studiare. All'inizio mio padre sembrava approvare questa scelta pur avendo da ridire sul corso di laurea scelto. Mi sono laureata in Lettere, ho cercato sempre di prendere borse di studio per non pesare troppo sulla famiglia. Vivo nel sud Italia e per me non è stato facile trovare lavoro, nonostante questo non mi sono persa d'animo e ho iniziato a dare ripetizioni per tutto il giorno riuscendo a guadagnare cifre che si aggirano intorno ai 1000 euro al mese. Anche se non ho un contratto a tempo indeterminato, e lavoro in casa, io questo lo considero un lavoro vero e proprio. Il punto è che mio padre non la pensa così. Non fa altro che denigrarmi e parlare male di me con conoscenti e parenti. Dice che è ovvio che non riesca a trovare un lavoro a tempo indeterminato in quanto la mia laurea non vale nulla essendo una laurea in Lettere. Si lamenta spesso con i parenti dicendo che ci sono sempre ragazzi per casa (in quanto io do ripetizioni). Due anni fa ho scritto un romanzo che è stato pubblicato; lui non lo ha preso neanche in mano. Quando qualcuno gli diceva di essere orgoglioso del fatto che io fossi riuscita a pubblicare un libro non rispondeva nulla. Denigra qualsiasi cosa io faccia. Quando è capitato che io sia partita per qualche viaggio, mi ha attaccata dicendo che sono una stupida che non pensa alle conseguenze in quanto secondo lui dato che c'è una pandemia in corso non si dovrebbe andare da nessuna parte. Sembra che abbia l'ansia che io possa trasferirmi lontano. La cosa gli da tremendamente fastidio. Nel 2020 sarei dovuta andare all'estero per un'esperienza di lavoro, e mi ha offesa dicendo che tanto lì non avrei combinato nulla perchè ero un'incapace e la mia laurea non serviva a nulla. Io sarei partita ugualmente ma il lockdown non me lo ha permesso. Spesso dice che i lavori veri e propri sono quelli che si fanno in fabbrica, e che secondo lui un professore o uno scrittore è un fannullone, perchè secondo lui gli insegnanti non fanno nulla se non stare seduti e dire quattro chiacchiere. Se mio fratello lavora in fabbrica un'intera giornata lo elogia, al contrario se io faccio le stesse ore dando ripetizioni, la sera mi ripete che non ho fatto nulla tutto il giorno. Io sono orgogliosa di quello che faccio, porto a casa dei soldi, mi impegno e amo fare questo lavoro anche se non ho un contratto fisso. Quando parla con gli altri si percepisce che si vergogna di me. Non rispetto i suoi canoni poichè a 30 anni non ho un contratto a tempo indeterminato e non sono sposata. A volte io penso che mi odi. Sto mettendo tutto quello che guadagno da parte perchè non ho più intenzione di vivere qui. Presto prenderò casa per conto mio. Lui è il classico padre-padrone. Decide tutto lui e l'opinione degli altri vale 0. Il fatto è che non riesco a capire perchè lui abbia questo risentimento nei miei confronti. La ragione di ogni sua lamentala sono io. Mi domando il perchè.