Quanto tempo per notare miglioramenti significativi?

  • Ciao a tutti!

    Vi scrivo perché mi farebbe piacere conoscere le vostre esperienze in merito, o magari ricevere qualche consiglio su come migliorare il mio percorso verso la guarigione.

    Sto facendo terapia cognitivo comportamentale dallo scorso maggio. A dicembre ho lasciato la terapeuta perchè mi sono trovata male ed ho riscontrato in lei una forte aggressività perchè, dopo un mese di miglioramento, avevo avuto una ricaduta. A gennaio ho cambiato terapeuta. Mi trovo bene, sono solo tre mesi di conoscenza reciproca.

    In sostanza la mia ansia gira intorno a ipocondria, attacchi di panico, agorafobia e ansia sociale. Ogni qualvolta io sia costretta a essere in pubblico vado fortemente in crisi: giramenti di testa, senso di svenimento, dispnea, tachicardia e senso di irrealtà. Prima questa ansia era principalmente anticipatoria, capitava magari il giorno prima di un effettivo impegno, oppure all'inizio dell'impegno e dopo qualche minuto spariva. Ora è pressoché costante e mi causa anche malessere nel tempo libero. Capitano, però, dei giorni in cui sto benissimo e "dimentico" di avere l'ansia. Purtroppo sono sempre troppo pochi. Saranno due a settimana. A lavoro sto spesso male . Difficilmente vivo delle ore serenamente perché poi ho paura di stare male a lavoro. Ovviamente ho dato tutte le colpe a varie malattie inesistenti e continuo a cercare notizie su internet. Lo faccio di meno e sto lavorando proprio sul concetto di perdere il controllo, sia sulla mia salute che in generale.

    I miei dubbi si focalizzano su due aspetti.

    1) quanti mesi sono sufficientemente adeguati per considerare la terapia come efficace? Sto sbagliando io, oppure è normale avere ricadute?

    2) non uso psicofarmaci. Sarebbe ora di fare visita a uno psichiatra?

    Grazie a chi risponderà

  • 1) secondo me se in sei mesi /un anno non ci sono miglioramenti probabilmente qualcosa non ha funzionato

    2) Le ricadute sono normali, magari risolvere subito! ci sono passi avanti e passi indietro.

    3) Se già in tre mesi stai un po' meglio io aspetterei con i farmaci

  • 1) secondo me se in sei mesi /un anno non ci sono miglioramenti probabilmente qualcosa non ha funzionato

    2) Le ricadute sono normali, magari risolvere subito! ci sono passi avanti e passi indietro.

    3) Se già in tre mesi stai un po' meglio io aspetterei con i farmaci

    1. Infatti dopo sei mesi ho notato che io non mi trovassi con la terapeuta e ho cambiato

    2. Purtroppo so che la ricaduta è normale, forse dovrei iniziare a dare meno peso a questi episodi invece mi colpevolizzo e scoraggio molto

    3. Da un lato sto meglio (ho cambiato molte cose, continuo ad andare a lavoro, ho meno o quasi nessun episodio se in giro al parco o al supermercato, adesso è rimasto più il problema del lavoro. Faccio poi sport regolarmente e anche meditazione)

    Purtroppo continuo ad alzarmi alcuni giorni con malessere e forti preoccupazioni. Però come dici tu, è troppo presto forse

  • Purtroppo continuo ad alzarmi alcuni giorni con malessere e forti preoccupazioni. Però come dici tu, è troppo presto forse

    più che altro dovresti non scoraggiarti se nell'insieme stai meglio. Purtroppo anche se arrivi a stare bene ci sono sempre quei momenti di crisi o che ti mandano in allarme. Non devi pretendere troppo!

  • più che altro dovresti non scoraggiarti se nell'insieme stai meglio. Purtroppo anche se arrivi a stare bene ci sono sempre quei momenti di crisi o che ti mandano in allarme. Non devi pretendere troppo!

    Sì, hai ragione. Il mio pretendere fa parte del disagio psicologico che mi porto dietro. Pretendere che sia tutto perfetto, che vada sempre tutto bene. Quando ovviamente la vita non va mai così...

  • Gentile Vixen,

    le sue domande evidenziano problemi molto importanti, che vorrei approfondire, in base alla mia personale esperienza. Mi riprometto anzi di scrivere dei post autonomi su questi e su altri argomenti.

    1. Guarigione. In psicologia non ci sono malati - o perlomeno ce ne sono molto pochi - e certamente l'ansia non è una malattia. Nel DSM-V sono classificati infatti i disturbi d'ansia, non l'ansia; la distinzione non è di lana caprina. Si tratta infatti di una reazione del tutto naturale di fronte alla preoccupazione che si avvicini un pericolo, o meglio, quello che la persona ritiene essere un pericolo. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo dipende dalla presenza di traumi psicologici nella storia di vita. Ma lei, come tantissime persone, non deve guarire dall'ansia. Deve imparare ad accettarla, accoglierla e a capirne il messaggio. Il primo passo è certamente l'elaborazione dei traumi presenti. Il tempo per ottenere questo risultato ovviamente varia da persona a persona. Avendo però dietro una storia lunga - anche se è giovane - attendersi risultati dopo un tempo troppo breve è illusorio. Per quanto riguarda il metodo che è al centro del mio lavoro, cioè il metodo EMDR, è provato scientificamente che in un tempo variabile tra 9 e 12 settimane - o sedute - si ha un miglioramemto tangibile. Per la cognitivo comportamentale i tempi sono un po' più lumghi, ma non di tanto. Il primo periodo, però, non lo consideri, perché la conflittualità con la terapeuta ha reso il lavoro pressoché inutile. In ogni caso, le linee guida considerano la metodologia cognitivo comportamentale come efficace e di evidenza scientifica, per cui stia tranquilla.
    2. Ricadute. Purtroppo le ricadute ci sono sempre, qualunque sia il metodo scelto. Ma quelle di cui parla lei non sembrano ricadute, sono un percorso ancora incompleto. La ricaduta avviene dopo aver completato il lavoro, si tranquillizzi quindi e prosegua serenamente. Abbia pazienza.
    3. Psicofarmaci. Gli psicofarmaci NON si usano, ma vengono prescritti dal medico, psichiatra o no. Se la/il terapeuta non glielo consiglia, perché andare dallo psichiatra? I farmaci sono meno efficaci della psicoterapia, questo è accertato scientificamente e lo affermano tutte le linee guida. Se sono strettamente necessari, va bene; ma andare a far visita ad uno psichiatra di sua iniziativa... Faccia come crede, ovviamente. Però, dagli effetti di un farmaco è davvero complicato poi liberarsi. Scalarli è un lavoro lunghissimo, complesso, incerto e può causare ricadute. Il mio consiglio è di evitare questa visita, a meno che la/il terapeuta non glielo consigli. Lei/lui ha il polso della situazione, ha la sua fiducia e sarà lei o lui a suggerirle un passo del genere.

    Tengo a chiarire che i tempi di cui ho parlato, 9-12 settimane per il metodo EMDR e 6 mesi per la cognitivo comportamentale sono del tutto indicativi e sono una media. Possono variare da persona a persona e anche di molto. La diffferenza di tempi, che non è poi così rilevante, comunque non significa che un metodo sia meglio di un altro. Io stesso uso molto la terapia cognitivo comportamentale, laddove lo ritengo opportuno, senza preclusioni. A fare la differenza vera è la relazione terapeutica.


    Buon lavoro e un caro saluto

    Dottor Michelangelo Di Stefano, medico e psicoterapeuta Certificato EMDR, Training Autogeno e Psicoterapia

    Modificato una volta, l'ultima da Dott. Di Stefano ().

  • Gentile Vixen,

    le sue domande evidenziano problemi molto importanti, che vorrei approfondire, in base alla mia personale esperienza. Mi riprometto anzi di scrivere dei post autonomi su questi e su altri argomenti.

    1. Guarigione. In psicologia non ci sono malati - o perlomeno ce ne sono molto pochi - e certamente l'ansia non è una malattia. Nel DSM-V sono classificati infatti i disturbi d'ansia, non l'ansia; la distinzione non è di lana caprina. Si tratta infatti di una reazione del tutto naturale di fronte alla preoccupazione che si avvicini un pericolo, o meglio, quello che la persona ritiene essere un pericolo. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo dipende dalla presenza di traumi psicologici nella storia di vita. Ma lei, come tantissime persone, non deve guarire dall'ansia. Deve imparare ad accettarla, accoglierla e a capirne il messaggio. Il primo passo è certamente l'elaborazione dei traumi presenti. Il tempo per ottenere questo risultato ovviamente varia da persona a persona. Avendo però dietro una storia lunga - anche se è giovane - attendersi risultati dopo un tempo troppo breve è illusorio. Per quanto riguarda il metodo che è al centro del mio lavoro, cioè il metodo EMDR, è provato scientificamente che in un tempo variabile tra 9 e 12 settimane - o sedute - si ha un miglioramemto tangibile. Per la cognitivo comportamentale i tempi sono un po' più lumghi, ma non di tanto. Il primo periodo, però, non lo consideri, perché la conflittualità con la terapeuta ha reso il lavoro pressoché inutile. In ogni caso, le linee guida considerano la metodologia cognitivo comportamentale come efficace e di evidenza scientifica, per cui stia tranquilla.
    2. Ricadute. Purtroppo le ricadute ci sono sempre, qualunque sia il metodo scelto. Ma quelle di cui parla lei non sembrano ricadute, sono un percorso ancora incompleto. La ricaduta avviene dopo aver completato il lavoro, si tranquillizzi quindi e prosegua serenamente. Abbia pazienza.
    3. Psicofarmaci. Gli psicofarmaci NON si usano, ma vengono prescritti dal medico, psichiatra o no. Se la/il terapeuta non glielo consiglia, perché andare dallo psichiatra? I farmaci sono meno efficaci della psicoterapia, questo è accertato scientificamente e lo affermano tutte le linee guida. Se sono strettamente necessari, va bene; ma andare a far visita ad uno psichiatra di sua iniziativa... Faccia come crede, ovviamente. Però, dagli effetti di un farmaco è davvero complicato poi liberarsi. Scalarli è un lavoro lunghissimo, complesso, incerto e può causare ricadute. Il mio consiglio è di evitare questa visita, a meno che la/il terapeuta non glielo consigli. Lei/lui ha il polso della situazione, ha la sua fiducia e sarà lei o lui a suggerirle un passo del genere.

    Tengo a chiarire che i tempi di cui ho parlato, 9-12 settimane per il metodo EMDR e 6 mesi per la cognitivo comportamentale sono del tutto indicativi e sono una media. Possono variare da persona a persona e anche di molto.


    Buon lavoro e un caro saluto

    Gentilissimo dottore,

    La ringrazio tantissimo per il suo commento. Ho sicuramente utilizzato un termine improprio, so che dall'ansia non vi è bisogno di guarire. Essendo ipocondriaca, le parole che uso più spesso nella quotidianità sono malattia, cura, guarire, curarsi, termini che purtroppo ho incamerato tanto nel mio vissuto.

    Sicuramente ho vissuto molti traumi, da ragazzina non ero così. Ero anzi una persona un po'spericolata o comunque poco suggestionabile e molto coraggiosa. Di fatto, avendo oggi 30 anni, le mie esperienze di vita mi hanno un po'trasformata e ho molta difficoltà ad accettare la nuova me.

    Per quanto riguardano gli psicofarmaci, io ne ho molta paura ma comunque nessun terapeuta né medico curante me li ha mai consigliati. Avendo purtroppo esperienze in famiglia ( parenti con bipolarismo nevrotico, depressione con istinti suicidi) ho sviluppato probabilmente una profonda paura non solo nei riguardi degli psicofarmaci ma anche dei disturbi, dei disagi psicologici. Probabilmente continuo a tessere la mia ipocondria perché, avendo purtroppo assistito a episodi tragici di persone a cui volevo bene e che soffrivano come le dicevo, di certi disagi , la mia mente ha attivato il rifiuto per le sofferenze dell'anima.

    La ringrazio tantissimo e le auguro una buona giornata

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