Buongiorno,
oggi sono arrivata al culmine di un disagio profondo che sto vivendo per via del comportamento della mia unica e amata sorella, e mi sono decisa a prendere appuntamento con uno psicologo per capire come proseguire in questa relazione.
Ammetto che nutro pochissime speranze, già in passato ho provato questa strada fallendo.
Io e mia sorella siamo quasi coetanee, io ho un anno in più, formalmente. Praticamente è come se avessimo 20 anni di differenza, perché 20 anni mia sorella ha smesso di fare qualunque percorso formativo e direi anche di vita, è come se si fosse fermata, in tutti i possibili sensi, proseguendo una vita adolescenziale in tutto e per tutto. Ciò potrebbe anche essere per certi versi accettabile, se dietro ci fosse una scelta...ma non è così, è invece una non-scelta ripetuta ogni giorno, un rifiuto radicale e perpetuato nel tempo di ogni genere di responsabilità. Contemporaneamente ha sviluppato nei miei confronti un sentimento fortemente ambivalente, per cui passa dall'avere una considerazione enorme, superiore a quello che probabilmente io meriti, al descrivermi come una specie di mostro, una persona senza morale, senza scrupoli, senza valori. Il passaggio dall'una all'altra di queste idee è repentino e a volte inspiegabile, può avvenire anche nell'arco della stessa giornata o in poche ore senza che io possa farci nulla.
Non so dire esattamente quando tutto questo sia iniziato; ci siamo diplomate entrambe con il massimo dei voti, ed entrambe abbiamo iniziato l'università, due facoltà diverse, lei si sentiva forse schiacciata da me che sono più estroversa e ha voluto fortemente separare i nostri percorsi di studi. Solo che il suo è andato male; non ha terminato gli studi, ha avuto difficoltà a inserirsi nell'ambiente, e ha smesso di coltivare relazioni e alle nostre forse timide domande ha risposto chiudendosi di più. Io da parte mia ho fatto le mie scelte, cose normali, la laurea, il lavoro, la convivenza, matrimonio, figli. Lei ha smesso di scegliere, ha smesso tutto. Io sono l'unica persona che frequenti, l'unica con la quale esca di casa, con la quale abbia una forma di dialogo. Oggi non ha amicizie, né conoscenze, non lavora, non l'ha mai fatto, e non cerca lavoro perché quello che potrebbe fare è per lei inaccettabile; non si è mai capito quale sarebbe un lavoro adatto a lei, alla domanda diretta non risponde. Dichiara comunque di volere un lavoro, dichiara di volere una casa sua, di voler viaggiare, di volere una vita come tutti, ma di fatto non fa assolutamente nulla per arrivarci. L'aspetto veramente inquietante è che la causa, a suo dire, sarei io.
Periodicamente ricevo dei messaggi pieni di insulti, messaggi molto duri, pieni di astio, di odio nei miei confronti.
Sono almeno 10 anni che ricevo questi messaggi; prima erano e-mail, adesso sono messaggi su WhatsApp.
Non ho capito l'origine dei messaggi, ma capita che passiamo la giornata insieme, come normali sorelle, facendo una passeggiata o prendendo un gelato, chiacchierando del più e del meno, poi rientrata a casa ricevo un messaggio con scritto che sono la sorella peggiore del mondo, un mostro, una menefreghista, che si ucciderà e che io non merito di andare al suo funerale.
A volte sono al lavoro, o in macchina, o al supermercato, guardo il cellulare e c'è un suo messaggio che mi dice che mi disprezza per "tutto quello che le ho fatto". Ho provato a capire con lei cosa le avrei fatto, ho provato per telefono, di persona, ho provato a scriverle, ma niente: a domande dirette tace, o elude la domanda. Alterna momenti in cui sembra più consapevole della sua situazione, ad altri in cui riversa il suo odio su chiunque; sono tutti idioti a sentir lei, tutti stupidi, tutti incapaci....peccato che poi questi idioti riescano dove lei nemmeno ha provato, e va su tutte le furie. E' come se la vita avesse disatteso ogni sua aspettativa, senza che lei abbia avuto il minimo ruolo...non è disposta ad accettare la benché minima responsabilità. I messaggi poi si intensificano se per caso scopre che sono felice di qualcosa; se faccio qualcosa di piacevole, se banalmente vado in palestra, se ottengo un riconoscimento sul lavoro, se qualcuno mi fa un regalo e lei viene a saperlo i messaggi si fanno particolarmente duri e frequenti. Ho imparato a evitare di dirle molte cose, ho imparato a non condividere con lei nulla che le possa far pensare che io stia bene. Ma non basta: anche così, i messaggi arrivano e spesso sono indipendenti da qualunque mio atteggiamento; ci sono quelli del mercoledì, dovuti allo stress di trovarsi in mezzo a un'altra settimana di nulla, e ci sono quelli del lunedì che mi arrivano se durante il week end, tra marito e figlia, non ho potuto portarla fuori; poi ci sono quelli del compleanno, e di natale e Capodanno, messaggi dovuti alla sua abitudine di fare bilanci che la porta evidentemente a stare particolarmente male e a rovesciare su di me ogni genere di insulto. Sono messaggi talmente aggressivi a volte che non sembrano suoi; è sempre stata delicata, sensibile, nessuno potrebbe pensare che concepisca quel genere di insulti.
Ho anche capito che a questi messaggi che a volte sembrano deliri è meglio che io non risponda, o risponda in tono neutro, senza manifestare dispiacere o rabbia. Dopo i messaggi non mi parla per qualche ora, non risponde al telefono; qualche anno fa, se arrivavano di notte, se sapevo che non c''era mia madre correvo a vedere se era tutto ok, poi ho smesso. In genere dopo qualche ora se passo da lei la trovo silenziosa e a volte fa la sostenuta, ma generalmente calma, non mi dà la benché minima spiegazione. Facile che mi offra un caffè invece, e torniamo "in pace" come nulla fosse. Ma capite...nulla non è.
Per me questi messaggi sono pietrate, io le voglio bene e siamo molto legate, ma non so come aiutarla. Ho provato a portarla da una psicologa ma dopo qualche seduta ha smesso di andarci e mi ha accusata di averla abbandonata nelle mani di "quella".
Oggi ho deciso di andare io da qualcuno per farmi aiutare, perché lo stress che mi causano le sue aggressioni mi sta facendo ammalare.
Da una parte sono dispiaciuta nel vederla buttare via la sua vita; abbiamo quasi 40 anni, è sempre stata bella, intelligente anche, non capisco come abbia potuto perdere di vista così la realtà, non capisco l'origine dei suoi problemi.
Dall'altra sono stanza di essere accusata di averle rovinato la vita; so di non avere alcuna responsabilità in questo, io le avevo suggerito anni fa di terminare gli studi, le avevo detto che era un errore lasciarli, ma ha voluto (giustamente) fare di testa sua. Mi ero interessata anche per aiutarla a trovare un lavoro, non era niente di eccezionale, ma non si presentò al colloquio.
Le ho segnalato molti concorsi a cui poteva partecipare, ma non si è mai interessata né mai ha partecipato.
Non si contano le volte che le ho detto di andare da un medico, una volta ci sono andata insieme a lei, il medico ci disse che era lei a dover fare la scelta di farsi aiutare.
Che altro deve o può fare una sorella? Se conoscessi il modo per farla diventare ciò che vuole lo userei; ma non credo esista, non credo di potermi sostituire a lei in questo.
Ad ogni modo io credo di essere al capolinea, le mie energie sono finite. Mi sento svuotata, impotente, amareggiata. Ma ho una certezza: non voglio mai più ricevere questi messaggi, essere depositaria del suo rancore verso la vita, essere il suo capro espiatorio.
Qualcuno ha mai vissuto qualcosa di simile? Mi piacerebbe sapere di qualche esperienza analoga, anche se lo ritengo difficile, io stessa non ho mai sentito nulla del genere e questo mi sconforta ancora di più, mi pare una croce troppo pesante da portare, e del tutto al di fuori del mio controllo.
Problema grave
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posso portarti la mia esperienza come dipendente e a tratti passivo-aggressiva.
per quanto riguarda me e la mia non voglia e paura di prendermi la responsabilità l'ho sempre riversata su chi mi sttava vicino: genitori e partner.
proprio come tua sorella, appena mi trovavo in difficoltà (roba anche normale ma che io non avevo mai affrontato) vinivo o per litigare con i miei o per mandare messaggi pesanti, solo per sfogare la mia rabbia.
questo perhcè (nel profondo inconsciamente) volevo che loro mi risolvessero i problemi, ma a vantaggio mio (quello che volevo io senza che io soffrissi e velocemnte), se ciò nona vveniva reagivo in maniera estremamente aggressiva.
credo che il suo sia come il mio bisogno di esprimere le proprie emozioni, ma lo fa nel modo peggiore possibile.
visto che ormai è adulta anagraficamente e le hai provate tutte, direi che la cosa migliroe che tu possa fare è non assecondarla, non cedere ai suoi ricatti emotivi, non rispondere ai messaggi, telefonate del genere.
quetso per diminuire la dipendenza.
e da parte tua inizia a sentirti meno in colpa di ciò che è successo e se lo vorrà lei si prenderà la responsabilità di tutto.
gli altri non potranno fare nulla per lei se lei per prima non ha desiderio di cambiare.
ma è giusto da una parte mettere dei paletti.
se vorrà crescere sarà lei a deciderlo (io ho deciso di farlo anche se ho quasi 20 anni in meno di voi).
sto pagando le conseguenze di non aver fatto l'università e passato 7 anni come un ameba, ma me ne prendo la responsabilità e sono certa che un giorno potrei anche recuperare questo vuoto.
i tuoi genitori come si comportano con lei? vive insime a loro?
il modo migliore secondo me è farle avere meno appoggio possibile, il cervello al momento è abituato fin troppo bene.
quando si trova in condizione di pericolo, si potrebbe risvegliare e reagire.
magari uso parole un po' dure, ma credimi mi vergogno per essere stata dalla parte della manipolatrice e a tornare indietro ci sarebbero delle cose che io e chi mi circondava avrebbero/non avrebbero dovuto fare.
però vabbè è inutile star qui a pinagere sul latte versato. -
posso portarti la mia esperienza come dipendente e a tratti passivo-aggressiva.
per quanto riguarda me e la mia non voglia e paura di prendermi la responsabilità l'ho sempre riversata su chi mi sttava vicino: genitori e partner.
proprio come tua sorella, appena mi trovavo in difficoltà (roba anche normale ma che io non avevo mai affrontato) vinivo o per litigare con i miei o per mandare messaggi pesanti, solo per sfogare la mia rabbia.
questo perhcè (nel profondo inconsciamente) volevo che loro mi risolvessero i problemi, ma a vantaggio mio (quello che volevo io senza che io soffrissi e velocemnte), se ciò nona vveniva reagivo in maniera estremamente aggressiva.
credo che il suo sia come il mio bisogno di esprimere le proprie emozioni, ma lo fa nel modo peggiore possibile.
visto che ormai è adulta anagraficamente e le hai provate tutte, direi che la cosa migliroe che tu possa fare è non assecondarla, non cedere ai suoi ricatti emotivi, non rispondere ai messaggi, telefonate del genere.
quetso per diminuire la dipendenza.
e da parte tua inizia a sentirti meno in colpa di ciò che è successo e se lo vorrà lei si prenderà la responsabilità di tutto.
gli altri non potranno fare nulla per lei se lei per prima non ha desiderio di cambiare.
ma è giusto da una parte mettere dei paletti.
se vorrà crescere sarà lei a deciderlo (io ho deciso di farlo anche se ho quasi 20 anni in meno di voi).
sto pagando le conseguenze di non aver fatto l'università e passato 7 anni come un ameba, ma me ne prendo la responsabilità e sono certa che un giorno potrei anche recuperare questo vuoto.
i tuoi genitori come si comportano con lei? vive insime a loro?
il modo migliore secondo me è farle avere meno appoggio possibile, il cervello al momento è abituato fin troppo bene.
quando si trova in condizione di pericolo, si potrebbe risvegliare e reagire.
magari uso parole un po' dure, ma credimi mi vergogno per essere stata dalla parte della manipolatrice e a tornare indietro ci sarebbero delle cose che io e chi mi circondava avrebbero/non avrebbero dovuto fare.
però vabbè è inutile star qui a pinagere sul latte versato.Io ho già attuato quello che mi consigli, cioè cerco di non cedere ai ricatti emotivi, il problema è che non funziona. Lei sembra avere una assoluta, intima certezza che io sia la responsabile dei suoi fallimenti, e che quindi io abbia il dovere morale e la capacità materiale di tirarla fuori dalla vita che vive per farle finalmente fare la vita che vorrebbe.
Sembra impossibile toglierle queste certezze, che sembrano essere le uniche che ha. Non è razionale.
Nostro padre è morto, c'è solo mia madre, grande di età ma in gamba ancora, e lei purtroppo l'ha sempre protetta moltissimo, e forse è proprio lei parte del problema. -
Sei diventata il suo unico contatto con l'esterno, di conseguenza sei l'àncora di salvezza e il pungiball allo stesso stesso tempo quando la frustrazione incalza ...
Aiutarla facendola uscire di casa e sopportando i suoi sfoghi, non è un aiuto, ma bensì alimenti un circolo vizioso.
Quando si arriva a questi livelli, non dovrebbe più esserci un dialogo a cui lei può chiudersi, o evadere le risposte, passare la colpa agli altri e rigirare la realtà.
Una psicoterapia nel caso di questa sorella non dovrebbe essere un'opzione, ma vero e proprio obbligo. Andrebbe messa di fronte la cruda realtà, o ti curi e recuperi parte della tua autonomia, oppure non avrà più la tua assistenza e poi scoppiare ai tuoi danni.
Sembra brutto da dire ma a 40 anni non può rifiutare se curarsi o meno, non può più decidere lei a questo punto. Anche perché sicuramente soffre di una qualche forma di depressione.
Qui manca una figura autorevole, che potrebbe anche essere uno psichiatra/terapeuta che la guidi. Perché tu ormai sei ambivalente, sei quella che la comprende e quella a cui trasferire la sua rabbia. -
obbligarla secondo me serve sinoa d un certo punto. tant'è che si rifiuta di andarci o non si presenta agli appuntamenti.
a meno che non si può disporre un tso. ma non esperta di queste cose quindi non so se è fattibile.
con una mia conoscente ha funzionato, ma soffriva di anoressia.
dovrebbe prendere consapevolezza almeno di avere un problema e questo lo si fa smettendola di supportarla.
lasciarla nella cacca insomma.
e con questo non dico abbandonarla al suo destino e fregarsene, ma se per esempio non lavora, imporle un affitto o contribuire alle spese di casa.
si forse il genitore è la causa di molte cose, andrebbe coinvolta pure tua madre per il bene di tua sorella.
ad un certo punto il vuoto sarà davvero forte che per la paura capirà di non essere in grado di fare certe cose e che ha bisogno di aiuto.
comuqnue tu continui a supportarla no ipposam?
la ignori? e se la supporti sei parte integrante del problema come tua madre.
in relatà la siatuaizone esiste e riguarda tutt ele persone che hanno sempre vissuto in un sistema iperprotettivo, dove tutto gli è dovutoe nulal è conquistato.
poi c'è chi come tua sorella prosegue fino ai 40 (credo che ce ne siano), chi come me ha passato un tot di anni. -
Ciao ipposam il tuo messaggio mi ha colpita perché in alcune cose mi rivedo in tua sorella...non completamente ma in certe cose.
Io odio mia sorella, non le mando messaggi cattivi ma a volte mi é capitato di aggredirla fisicamente. E comunque io ho anche alcune amiche seppur pochissime.
Perché questo? Probabilmente lei/tu in questo caso ha fatto involontariamente qualcosa di male verso l"altra ma non é solo questo. Molto sta nell'insoddisfazione che abbiamo verso la nostra vita e la nostra solitudine e il nostro bersaglio dev'essere qualcuno della nostra etá e soprattutto molto vicino a noi, quindi un fratello. Ci sentiamo piú sicuro in diritto di farlo e forse più tutelate ( se lo facessimo con un semplice amico no, lo perderemmo ).
Poi magari valuta se ci son state trasformazioni nel vostro rapporto 20 anni fa tipo un abbandono che lei ha vissuto come tradimento. I fratelli specie se coetanei sono i nostri primi amici del cuore, poi la crescita e la frequentazioni con persone diverse allontanano. Per una persona sensibile con problemi relazionali puó essere micidiale. -
obbligarla secondo me serve sinoa d un certo punto. tant'è che si rifiuta di andarci o non si presenta agli appuntamenti.
a meno che non si può disporre un tso. ma non esperta di queste cose quindi non so se è fattibile.
con una mia conoscente ha funzionato, ma soffriva di anoressia.
dovrebbe prendere consapevolezza almeno di avere un problema e questo lo si fa smettendola di supportarla.
lasciarla nella cacca insomma.
e con questo non dico abbandonarla al suo destino e fregarsene, ma se per esempio non lavora, imporle un affitto o contribuire alle spese di casa.
si forse il genitore è la causa di molte cose, andrebbe coinvolta pure tua madre per il bene di tua sorella.
ad un certo punto il vuoto sarà davvero forte che per la paura capirà di non essere in grado di fare certe cose e che ha bisogno di aiuto.
comuqnue tu continui a supportarla no ipposam?
la ignori? e se la supporti sei parte integrante del problema come tua madre.
in relatà la siatuaizone esiste e riguarda tutt ele persone che hanno sempre vissuto in un sistema iperprotettivo, dove tutto gli è dovutoe nulal è conquistato.
poi c'è chi come tua sorella prosegue fino ai 40 (credo che ce ne siano), chi come me ha passato un tot di anni.Nessuna azione forte è possibile perché nostra madre, forse sentendosi in colpa per la situazione, l'ha protetta sempre di più; per capirci, tu parli di farle pagare un affitto, mentre invece in questo caso mia madre le dà mensilmente dei soldi, a titolo di "paghetta", perché ritiene che una persona adulta debba potersi gestire in autonomia. Diciamo pure che, continuando il genere di vita che fa, senza lussi diciamo, mia sorella può vivere di rendita a vita.
Purtroppo a mio parere questo è uno dei problemi, magari se avesse avuto necessità si sarebbe data una svegliata.
Lei comunque non è contenta della situazione, detesta considerarsi una "mantenuta"; tuttavia non ha mai nemmeno preso in considerazione l'idea di fare un lavoro di basso profilo, più semplice da trovarsi; quando le ho suggerito l'idea mi ha detto di andarci io.
Sinceramente non mi è semplice ignorarla, so di essere anche io parte del problema. Intanto c'è un altro elemento: lei vive con mia madre e io la frequento casa di mia madre anche per via di mia figlia, che passa lì due orette al giorno dopo il nido.
Peraltro mia figlia adora mia sorella, e anche mia sorella le vuole molto bene e io le sono grata per le attenzioni che le dedica quando è lì. Ignorarla mi è difficile perché c'è una interrelazione molto forte... -
un po' la situazione mia per i soldi. i miei si sentono in colpa.
detto ciò perhcè non le ripeti, ogni volta, che ha un problema e ha bisogno di aiuto.
non devi fare altro. non giudicarla, darle colpe, starle addosso o altro.
solo ripetere questo.
non credo che tu possa fare altrunchè se a lei e a tua madre sta bene la codipendenza.
come ho già detto non conosco i tso ma normalmente uno psicologo non obbliga nessuno.
hai provato a contattare l'asl (da me si chiama cps altre regioni csm credo) per spiegare la situazione?
la tua psicologa cosa dice rispetto a lei am soprattutto rispetto a te?
perhcè il problema ei anche tu e tua mamma. -
la descrizione di tua sorella mi fa venire in mente una conoscente che ha fatto pressoché la stessa vita. complice soprattutto la madre. quando poi la madre è morta non è cambiato nulla, ha continuato a vivere (o non vivere) usando quello che la madre le aveva lasciato, sentendosi sempre trattata male e sfogando la rabbia con le persone più vicine. nel suo caso c'era una zia che aveva una posizione simile alla tua.
che fare? credo che sarà difficile introdurre dei cambiamenti in questo menage, a 40 la vedo dura imparare a vivere se fino a quel momento nulla è stato acquisito. il punto secondo me tragico è il rapporto con la madre. a te può fare male ma hai gli strumenti per andare avanti, loro due evidentemente no. -
un po' la situazione mia per i soldi. i miei si sentono in colpa.
detto ciò perhcè non le ripeti, ogni volta, che ha un problema e ha bisogno di aiuto.
non devi fare altro.
solo ripetere questo.
come ho già detto non conosco i tso ma normalmente uno psicologo non obbliga nessuno
hai provatoa contattare l'asl (da me si chiama cps altre regioni csm credo) per spiegare la situazione?
la tua psicologa cosa dice rispetto a lei am soprattutto rispetto a te?
perhcè il problema ei anche tu e tua mamma.Onestamente il TSO mi sembra l'extrema ratio...è sensibile, emotiva, la vivrebbe veramente male e anche io, per non dire mia madre...
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