Sento che l'unica possibilità per non perdere la mia già scarsa sanità mentale è quella di studiare poco al giorno con calma, perché la mia mente ormai si rifiuta di fare qualsiasi cosa. La mia relatrice di tesi si domanda il perché della mia lentezza, ogni volta mi fa mille domande sul perché ho ancora tanti esami. Questo mi provoca un profondo senso di disagio e torno a casa sempre con un panico che mi immobilizza per giorni. Mi domando: come si fa a spiegare agli altri la depressione? Io non ho voglia di rivelare i reali motivi che stanno dietro alla mia lentezza. In questo anno che ho passato da fuori corso a casa ho provato a calmarmi, sono riuscita a creare questo equilibrio: studiare poco, ma arrivare alla meta seppur lentamente.
Depressione, panico ed Università
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Quoto, il problema è anche dei nostri colleghi universitari secchio-ansiosi che quando andiamo a fare un esame ci ricordano quanto siamo indietro elencandoci tutto quello che loro sanno, che fanno etc. e stando tutto il tempo prima dell'esame a ripassare a alta voce vicino a te... Io per tutta risposta a un collega che faceva così a) lo odio e b) mi sono presa 15 giorni di ferie XD dall'università XD e... lo odio Xd ...
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Ciao Aria,
fregatene del fatto di essere fuori corso, non è certo questo che dà un valore alla tua persona. (tra l'altro l'età media dei laureati in Italia è sui 27 anni)
Poi è vero, la lentezza gli altri non la capiscono, ma il punto è che dietro ad essa ci possono essere mille motivazioni. E mi piace sempre ricordare questa citazione di Einstein: "Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido."
Quindi mi raccomando Aria, tieni duro, sei vicinissima alla meta!!! Concentrati sugli esami e non pensare alla data della laurea che sennò ti viene solo tanta ansia, vedrai che tutto verrà da sè -
Ciao Aria! Come puoi leggere qualche post sotto al tuo neanche io me la sto passsando bene.
Purtroppo inizio a pensare che lo studio universitario è veramente un qualcosa di soggettivo ed è condizionato dallo stato emotivo della persona.
Sei quasi alla fine, sapere che ti mancano 4 esami e che puoi contarli con una mano sola dovrebbe riuscire a darti la spinta necessaria per non mollare! E se sei riuscita a trovare il tuo equilibrio prendendoti il tuo tempo continua a fare così, lascia perdere gli altri... so che non è facile ma ci sto provando a farlo anche io -
Ciao,
mi viene subito da farti un'osservazione: quando la laurea era in un solo step era molto più difficile laurearsi. Te lo dice una che ha fatto l'università durante la transizione, in una università pilota sul nuovo metodo.
I primi due anni, col vecchio ordinamento, gli esami erano massacranti; c'era un enorme tasso di abbandono, gente che ripeteva lo stesso esame per anni, ho visto gente a cui sono venuti dei tic nervosi per superare gli esami di analisi o fisica. All'epoca la laurea era vista come un traguardo vero e proprio, ricordo le sessioni con 6-7 laureandi.
Poi si è passati al nuovo metodo, quello del 3+2; ebbene, gli esami enormemente più semplici perché venivano fatti in due step; io stessa, che ero "bravina" ma non al top, sono diventata "bravissima" e ho ciminciato a fare tutti gli esami di volata.
Non ho più visto gente impazzire, anzi le sessioni di laurea sono diventate affollatissime, 20-30 laureandi alla volta.
Per carità non dico che sia stata una passeggiata, ma nulla al confronto del vecchio metodo.
Poi in generale non condivido l'ottica di giustificare i propri sbagli chiamando in causa i tempi o in generale le circostanze esterne; si vive sempre il proprio tempo ed è con quello che bisogna misurarsi, inutile fare paragoni col passato, o crederlo più semplice. E' un'illusione che fosse più semplice; ti basti considerare che molte donne nemmeno lavoravano, e non perché bastasse uno stipendio, semplicemente c'era un'altra cultura e un'altra società che svantaggiava le donne; spesso le donne nemmeno studiavano, si sposavano col primo che capitava e senza farsi troppe domande crescevano figli e accudivano gli anziani di casa. Ti sarebbe piaciuto di più? Sicura? Io non credo. Oggi puoi scegliere di studiare all'università indipendentemente dalla tua cultura di base (sapevi che un tempo all'università si accedeva solo col liceo? e che solo col classico potevi accedere a tutte le facoltà?), puoi scegliere di lavorare e non dover dipendere per forza da un uomo. E' vero che è difficile trovare un lavoro in linea con gli studi, ma bisogna anche essere pragmatici quando si sceglie la facoltà...se uno fa legge, in un paese che ha nella sola Roma tanti avvocati quanti l'intera Francia forse deve aspettarsi qualche difficoltà ad esercitare, non credi?
Spesso sento dire che un tempo bastava uno stipendio, ora no...ma come vivevano un tempo? Andavano in vacanza ogni anno? Prendevano un aereo ogni due per tre per andare in giro? Avevano a 20 anni casa di proprietà? Non è forse vero che un tempo, pure da sposati si viveva con i genitori e tante volte anche con zii e cugini per anni, prima di avere una propria casa? C'è sempre stato ovviamente chi aveva più possibilità, ma come stava il grosso della popolazione?
Insomma riflettici bene, perché tante volte si rimpiangono cose che non si conoscono. -
Ciao Ipposam, ti assicuro che quello che scrivi non è totalmente obiettivo. Così come io non dovrei fare paragoni col passato, forse anche tu non dovresti pensare che oggi sia diventato tutto più facile. Anche oggi la triennale è massacrante, con la differenza che siamo costretti a fare una magistrale con esami totalmente inutili e ripetitivi, per non parlare del fatto che bisogna scrivere due tesi, ovvero dedicare a ciascuna almeno 6 mesi di lavoro. Per non parlare delle tasse crescenti e dei continui tagli che le università pubbliche devono subire. Per non parlare del fatto che la maggior parte degli studenti va fisiologicamente fc sia alla triennale che alla magistrale. Per non parlare della situazione storica che è una componente fondamentale. Non possiamo non fare i conti con questo aspetto. Ed è oggettivamente vero che noi giovani ci sentiamo depressi e delusi in partenza. Da quando siamo venuti al mondo che ci sentiamo dire che non c'è lavoro. Secondo te quanto tutto questo influisce sulla componente psicologica? Mi chiedo come mai oggi ci siamo sempre più depressi. Mistero della fede.
Sulla differenza di genere e sul fatto che molte donne nemmeno lavoravano è un'argomentazione che non ho inserito nel mio sfogo dunque non ho voglia di inserirmi in un discorso fuori luogo con la natura di questo post.
Mi auguro che tu sia riuscita a realizzarti nel settore inerente ai tuoi studi e sarei ipocrita se dicessi che non vorrei vivere nel passato. Credo che si avevano molte più possibilità e molte meno perdite di tempo. Poi, casa di proprietà a 20 anni oggi? È già tanto se arriveremo ad essere assunti in uno squallido call center, figurati a comprare casa. Dunque non diciamo cavolate, dobbiamo studiare di più, pagare di più, fare di più. La chiudo qui, altrimenti ne esce un saggio sociologico.
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Ciao Ipposam, ti assicuro che quello che scrivi non è totalmente obiettivo. Così come io non dovrei fare paragoni col passato, forse anche tu non dovresti pensare che oggi sia diventato tutto più facile. Anche oggi la triennale è massacrante, con la differenza che siamo costretti a fare una magistrale con esami totalmente inutili e ripetitivi, per non parlare del fatto che bisogna scrivere due tesi, ovvero dedicare a ciascuna almeno 6 mesi di lavoro. Per non parlare delle tasse crescenti e dei continui tagli che le università pubbliche devono subire. Per non parlare del fatto che la maggior parte degli studenti va fisiologicamente fc sia alla triennale che alla magistrale. Per non parlare della situazione storica che è una componente fondamentale. Non possiamo non fare i conti con questo aspetto. Ed è oggettivamente vero che noi giovani ci sentiamo depressi e delusi in partenza. Da quando siamo venuti al mondo che ci sentiamo dire che non c'è lavoro. Secondo te quanto tutto questo influisce sulla componente psicologica? Mi chiedo come mai oggi ci siamo sempre più depressi. Mistero della fede.
Sulla differenza di genere e sul fatto che molte donne nemmeno lavoravano è un'argomentazione che non ho inserito nel mio sfogo dunque non ho voglia di inserirmi in un discorso fuori luogo con la natura di questo post.
Mi auguro che tu sia riuscita a realizzarti nel settore inerente ai tuoi studi e sarei ipocrita se dicessi che non vorrei vivere nel passato. Credo che si avevano molte più possibilità e molte meno perdite di tempo. Poi, casa di proprietà a 20 anni oggi? È già tanto se arriveremo ad essere assunti in uno squallido call center, figurati a comprare casa. Dunque non diciamo cavolate, dobbiamo studiare di più, pagare di più, fare di più. La chiudo qui, altrimenti ne esce un saggio sociologico.Mi spiace ma a mio parere sei tu a vedere le cose attraverso una lente deformante, probabilmente quella della tua depressione.
L'obiettività di quanto ti ho scritto io è legata proprio al fatto che come ti dicevo io ho fatto 2 anni di vecchio ordinamento e poi sono passata al nuovo; ho fatto anche io due tesi, una al termine della triennale e una al termine della biennale. Mi sono laureata in ingegneria, le due tesi mi sono piaciute entrambe e le ho trovate un momento di crescita, insomma non mi è dispiaciuto farle ma questo riguarda il mio vissuto.
Oggi indubbiamente ci sono moltissime possibilità in più, e più vai indietro nel passato più questo è vero; quello che non te lo fa percepire è che un tempo pochi arrivavano a certi titoli di studio, oggi tutti, un po' perché è più semplice un po' perché le famiglie possono permettersi a differenza del passato di far studiare tutti i figli. Un tempo si sceglieva se e chi far studiare, e i posti da laureato erano molti di meno ma anche di meno gli aspiranti.
Perciò ecco, quello che è un bene (più istruzione per tutti) ci si ritorce contro e bisogna essere ancora più bravi per eccellere e garantirsi un buon posto.
Io sono stata fortunata e avveduta; ti dico la verità, ho studiato ingegneria perché dall'analisi del mercato sapevo che avrebbe offerto più chance di trovare lavoro, se avessi scelto col cuore avrei studiato storia dell' arte. Ho trovato lavoro prima di finire e ho sempre lavorato nel settore.
Indubbiamente se ti laurei prima avrai più possibilità di trovare un buon lavoro, non ho capito cosa studi ma spero sia qualcosa di spendibile. Non augurerei a nessuno di vivere nel passato, sinceramente, perché proprio non ne vedo il valore, nonostante la mia sia stata una famiglia senza problemi economici o lavorativi, ma indubbiamente a mia figlia auguro di potersi inserire nella società di oggi e non certo un ritorno al passato. -
Sento che l' unica possibilità per non perdere la mia già scarsa sanità mentale è quella di studiare poco al giorno con calma, perché la mia mente ormai si rifiuta di fare qualsiasi cosa. La mia relatrice di tesi si domanda il perché della mia lentezza, ogni volta mi fa mille domande sul perché ho ancora tanti esami. Questo mi provoca un profondo senso di disagio e torno a casa sempre con un panico che mi immobilizza per giorni. Mi domando: come si fa a spiegare agli altri la depressione? Io non ho voglia di rivelare i reali motivi che stanno dietro alla mia lentezza. In questo anno che ho passato da fuori corso a casa ho provato a calmarmi, sono riuscita a creare questo equilibrio: studiare poco, ma arrivare alla meta seppur lentamente.
Ciao
Quindi sei stata brava, e pian pianino ce la stai facendo. Non preoccuparti troppo, che tanto il mondo del lavoro non scappa: direi che non si muove proprio
Comunque, se vuoi semplificare, procedi con un passo 'semplice': se la tua depressione è il risultato di una diagnosi ufficiale, e non di un tuo pensiero, allora ammetti di essere depressa senza paura, così da svincolare le tue relazioni (ad esempio con la relatrice) da un carico ulteriore che potrebbe non esserci.
Si tratta di ammettere alla tua coscienza - cosa che stai già facendo - ma anche di informare la coscienza degli altri, per rendere il rapporto più cristallino e in buona sostanza anche più riposante per te.
Affermare di avere in questo momento dell'esistenza un problema di depressione è un piccolo atto di forza. Non preoccuparti, e quando il tuo interlocutore non capisce il tuo comportamento cominciando a formulare qualche strana ipotesi, tu dichiara tranquillamente: ho un problema di depressione, e la sto affrontando con le mie forze, devo andare piano, alla mia velocità e non alla velocità del mondo (che non è depresso, ma pazzo).
Tranquilla e vai avanti -
Fino a pochi anni fa, prima del 3 + 2, l'universita' italiana era una fra le migliori al mondo. Forniva una preparazione eccezionale.
Pero':
1) Gli esami erano infinitamente piu' difficili di quelli odierni ,anche della triennale (almeno un ordine di grandezza). Ricordo un esame che passava il 5% dei candidati e che io studiai (ed io ero uno super bravo, infatti ho fatto una carriera folgorante...all'estero, ovviamente) per passarlo con "solo" 27 ben 6 mesi a tempo pieno, 8 ore al giorno almeno. Per fare una idea, io ero uno che aveva la media del 29.3....
2) Avere borse di studio e agevolazioni per studiare ero MOLTO PIU' SEMPLICE di ora, dopo gli immensi tagli. Ai figli di operai si dava veramente la possibilita' di studiare (ora no)
3) Avere posto letto, e agevolazioni sulle tasse era molto fattibile se uno era bravo. Io pagavo ZERO ogni anno di tasse per reddito (basso) e merito (altissimo).
4) Trovare lavoro era MOLTO PIU' FACILE. Quelli che si sono laureati prima del 1998 trovavano lavoro a tempo indeterminato con una laurea presa con merito ma senza eccellere. L'infero della precarieta' in Italia e' cominciato piu' o meno nel 1999-2000
Nel tuo caso: fai benissimo a far le cose alla velocita' che puoi avere per non andare in depressione. La vita e' una sola! Se ti chiedono perche' vai lenta rispondi con un sorriso dicendo che uno procede in base a vincoli che la vita da' (e poi cambia discorso, la gente senza esperienza non capisce neanche cosa vogliano dire le difficolta' della vita).
Cerca di andare in Inghilterra anche a fare da sguattera di estate e impara bene l'inglese. Poi emigra in Europa da qualche parte e non perdere tempo in Italia. Costruisciti una base economica e fai amici all'estero. Poi se puoi e vuoi torna in Italia ma mi raccomando di non inserirti nel girone infernale degli stage, master etc. -
Sono indietro di un anno all'uni e la cosa devo dire un po' mi pesa, specie quando incontro gente che ha cominciato con me e che ora è già in procinto di concludere.
Ciò che ancor di più mi manda in bestia è la differenza tra me, che studio sempre come un idiota lasciando da parte ciò che davvero mi piace, e molti dei miei compagni di uni. Questi studiano molto meno di me, quando gli chiedi una cosa per gli esami ti rispondono "Ah, questa non la so!" "Quest'altra non l'ho studiata haha" "Davvero abbiamo affrontato questo argomento? Manco sapevo che vi fosse!"
Insomma stanno tranquilli, coltivano i loro interessi e riescono in ogni caso a prendere valutazioni pari, se non spesso di gran lunga migliori, alle mie con 1/10 dello studio!!
Che rabbia, delle volte mi sento un idiota totale a loro confronto. Il bello è che poi sono io quello che passa per secchione e bravo quando invece è una balla totale. Mi da fastidio la cosa, mi da fastidio passare per il secchione bravo del gruppo quando in realtà i secchioni veri sono loro. Mi fa sentire preso in giro. Mi fa sentire inferiore. Tra l'altro pochi giorni fa ho dato un esame, non so ancora se l'ho passato, ma so già che rispetto a loro io, il "secchione bravissimo", non avrò manco preso la metà del loro punteggio complessivo (è un esame a più prove), di loro "quelli che non sanno mai nulla". Sempre che l'abbia passato...
Io, il secchione, quello bravo, quello intelligente.
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