ciao a tutti. sto vivendo la mia vita come fa un ragazzo durante il militare, che segna le crocette sul calendario per sapere quanti giorni gli mancano alla fine della leva. Dopo la laurea ho cominciato a fare pratica in uno studio. Da allora è passato un anno e mezzo, l'anno e mezzo più duro della mia vita. Il mio capo non mi riconosce neanche un minimo rimborso spese, mi fa fare la sguattera, ma la cosa più pesante è il modo in cui mi tratta...qualsiasi cosa faccio non va bene, se faccio una domanda è sicuramente inappropriata, mi ripete continuamente che non sarò mai alla sua altezza, che non so scrivere, che non riuscirò mai nel mio lavoro. E la cosa più assurda è che un giorno mi ha detto che in futuro lo ringrazierò della sua durezza!!Dato che il paese è piccolo tengo duro e lascio passare i mesi sperando che arrivi in fretta il momento in cui potrò andarmene. Fatto sta che nel frattempo crollo. Forse pensavo di essere più forte di quello che veramente sono, di riuscire a passare indenne da tutte le sue angherie ( tante ogni giorno).
Il primo anno ero sempre arrabbiata ( ma sul lavoro cercavo di non far trapelare il mio stato d'animo), negli ultimi mesi sono cominciati gli attacchi d'ansia, il non riuscire a uscire più di casa, la sensazione di sprofondare sempre più in un baratro di infelicità e impotenza.
Cosa posso fare?I miei amici e i miei familiari sono preoccupati per me e mi dicono che non sono più io, che questa persona mi ha completamente piegato, e in sintesi mi consigliano di mollare.
La mia paura è che a questo punto qualsiasi cosa io faccia non tornerò più quella di prima.

resistere paga?
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Cara Chiaradin,
quando c'è di mezzo un lavoro non so cosa consigliare, però se ai fini del tuo futuro professionale licenziarti da questo studio non ti dovesse causare gravi danni, allora MOLLA, perchè non puoi e non devi permettere a nessuno di distruggerti psicologicamente. Non credo a quelli che dicono: un giorno mi ringrazierai...sono solo dei saccenti e presuntuosi, perchè per esperienza personale posso assicurarti che si può insegnare il lavoro rispettando al massimo gli altri e, se a volte si è costretti a fare delle osservazioni o dei richiami, anche questi vanno fatti sempre ricordandosi che comunque nessuno nasce imparato, che ognuno di noi ha dei propri ritmi lavorativi e tempi di apprendimento che variano da persona a persona. I tuoi amici hanno ragione, rifletti, magari aspetta ancora un pò, ma nessuno deve permettersi di offendere la nostra dignità.
Ciao
Fanny -
Grazie della risposta. Non so che fare, ma ogni consiglio è un tesoro prezioso per me. Non riesco ad essere obbiettiva su questo problema.
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Citazione da chiaradin
ciao a tutti. sto vivendo la mia vita come fa un ragazzo durante il militare, che segna le crocette sul calendario per sapere quanti giorni gli mancano alla fine della leva. Dopo la laurea ho cominciato a fare pratica in uno studio. Da allora è passato un anno e mezzo, l'anno e mezzo più duro della mia vita. Il mio capo non mi riconosce neanche un minimo rimborso spese, mi fa fare la sguattera, ma la cosa più pesante è il modo in cui mi tratta...qualsiasi cosa faccio non va bene, se faccio una domanda è sicuramente inappropriata, mi ripete continuamente che non sarò mai alla sua altezza, che non so scrivere, che non riuscirò mai nel mio lavoro. E la cosa più assurda è che un giorno mi ha detto che in futuro lo ringrazierò della sua durezza!!Dato che il paese è piccolo tengo duro e lascio passare i mesi sperando che arrivi in fretta il momento in cui potrò andarmene. Fatto sta che nel frattempo crollo. Forse pensavo di essere più forte di quello che veramente sono, di riuscire a passare indenne da tutte le sue angherie ( tante ogni giorno).
Il primo anno ero sempre arrabbiata ( ma sul lavoro cercavo di non far trapelare il mio stato d'animo), negli ultimi mesi sono cominciati gli attacchi d'ansia, il non riuscire a uscire più di casa, la sensazione di sprofondare sempre più in un baratro di infelicità e impotenza.
Cosa posso fare?I miei amici e i miei familiari sono preoccupati per me e mi dicono che non sono più io, che questa persona mi ha completamente piegato, e in sintesi mi consigliano di mollare.
La mia paura è che a questo punto qualsiasi cosa io faccia non tornerò più quella di prima.Ciao la gavetta in uno studio come praticante è sempre dura ma la salute prima di tutto!!! magari è un suo modo di "darti una svegliata" sai penso che si possa capire quando ci sia cattiveria gratuita o sadismo o invece ci sia un metodo un pò rude di farti capire come gira il fumo nel mondo del lavoro e forse rafforzarti nel carattere..la vita è fuori dal lavoro! comunque ti ripeto..la salute prima di tutto..se vedi che non ce la fai fai domande in altri studi..con la tua esperienza potrai avere qualche chances in + per trovare un'altro studio x fare pratica anche se dovrai fare dei km in più
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Ciao Robiavvo. Per il momento sto cercando di resistere, perchè non mi sono rimasti molti mesi da fare. Vivo alla giornata, se mi accorgerò di non farcela più a recarmi al lavoro mollerò per qualche mese e poi ricomincerò da un'altra parte.
P.S. Non c'è nulla di buono in quello che sto passando, perchè la persona da cui lavoro mi utilizza come valvola di sfogo delle sue frustrazioni (che non sono poche), il suo comportamento non è motivato da altre spiegazioni.
Grazie dei consigli, so che hai ragione su tutto!ciao.
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Ciao chiaradin!
Capisco cosa provi...stessa cosa per me qualche anno fa.
I professionisti non riconoscono nulla economicamente, e neanche professionalmente; scaricano su di te colpe, frustrazioni e arroganza: vergognoso!
Io ti dico sinceramente che nei confronti di quella persona m'è rimasto solo rancore e cattivo ricordo.
Devo dire che professionalmente era preparato, ed ho imparato, sono cresciuto; ma la cosa che mi è servita maggiormante, anche se lo dico con amarezza, è l'aver imparato che oggi come oggi quella non era una eccezione, e che il mondo del lavoro è spesso una porcheria, umanamente parlando...Sapendolo almeno smetti di farti illusioni. E' brutto davvero, ma è così...meglio capirlo in fretta...
Per quel che riguarda il restare o meno io valuterei la situazione: se devi fare per legge un minimo di tirocinio per poter accedere all'abilitazione, come gli avvocati ad esempio, porta a termine il periodo minimo, e poi scappa. Se invece questo periodo minimo non ce l'hai, come per noi architetti, scappa subito! E' pieno di studi in cui proporsi...
In bocca al lupo!
alp72 -
Quel periodo minimo ce l'ho purtroppo, altrimenti sarei già scappata!!!Ed infatti se reggo finirò questi ultimi mesi che mi restano, ma non starò neanche un giorno più del necessario.
Alp, è sempre un piacere. ciao! -
Io ti posso raccontare la mia esperienza che all'inizio è stata molto simile alla tua e... non ci crederai... ma proprio da un capo simile al tuo ho avuto gli insegnamenti più significativi. Proprio così, amica mia, quando tocchi l'inferno tutto il resto è paradiso.
Avevo appena finito il militare che ho fatto come ufficiale. Quindi ben trattato, stile, classe ed un buon tenore di vita. Quando sono entrato in questa azienda (oltre a guadagnare di meno) mi sono trovato davanti un vero e proprio despota! Ignorante come pochi, ma ignorante in tutti i sensi. Una persona, comunque molto furba e sotto certi aspetti intelligente. Quando c'era lui mi sentivo mancare l'aria, non c'è cosa peggiore che lavorare con il timore di sbagliare. Io sono un introverso ed ho lavorato molto sul mio carattere per venirne fuori; entrare in questa realtà voleva dire regredire per poi farmi impadronire da ansie e timori.
Un vero dramma, credimi, avevo il terrore di venire a lavorare. Eppure sai come ne sono venuto fuori? Mi sono dato un "credo" che ho seguito puntualmente e che mi ha fatto sperare per riuscire e venirne fuori ed infine è stato così. Ebbene un giorno, dopo l'ennesima lavata di capo, mi sono detto: "Mario, ogni giorno devi fare in modo di saperne più del giorno precedente e meno del giorno successivo". E' stato un grosso stimolo che è stato capace di farmi vincere la mia battaglia personale.
che cosa ho imparato da lui? La responsabilità sul lavoro, la passione e la dedizione, la soddisfazione di essere utile per gli altri e di lavorare tutti per lo stesso fine. Ma, come ti ho già scritto, il più grande insegnamento è stato quello di avermi fatto vedere l'inferno...
Un bacio
m. -
Ciao Mario!
Non credo che da questa storia riuscirò a cogliere qualcosa di buono...La persona con cui lavoro non mi insegna nulla, nè su un piano umano (ma forse sarebbe pretendere troppo), nè sul piano lavorativo..non mi è concesso di fare nulla di quello per cui ho studiato, faccio solo la segretaria, vado a fare le commissioni, le file, ogni volta che apro bocca mi guarda con un'espressione di disprezzo e mi si rivolge con frasi tipo: cosa c'entra? Non so come ti vengano queste idee!Oppure scuote la testa con fastidio e mi denigra, non direttamente, in maniera subdola, mezze frasi per farmi capire che non è la mia strada, che non sarò mai alla sua altezza.
Non so più se questa è davvero la mia strada oppure è bene che lasci tutto, che vada a fare un lavoro diverso.
Ho perso la fiducia in me stessa.
Tu sei stato veramente forte a cogliere il buono dalla tua situazione e ad andare dritto per la tua strada. Vorrei riuscirci anch'io.
Comunque continuo ad alzarmi tutte le mattine e a tenere duro, si tratta di mesi oramai, poi potrò andarmene e fingere che questa persona non sia mai esistita. Almeno spero.
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