avevo scritto una risposta ma non l'ha inviata

Introversi
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peccato Halaster, la riscriveresti di nuovo?
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. Penso che il problema stia proprio qua: molti pensano di essere introversi, ma in realtà forse hanno avuto dei traumi che li hanno portati a stare lontani dalla gente per necessità, ma da soli non stanno per niente bene, anzi stanno malissimo.
Sì , volevo dire proprio questo.
L'introverso sta bene da solo e se le circostanze lo richiedono, sta in mezzo agli altri senza farsi venire la tachicardia e i sudori freddi.
Gli estroversi come me (e te forse) invece vivono male la condizione di solitudine per un motivo e la socialità per un altro. -
Ciao e benvenuta!
Anche io appartengo a questa "comunità di introversi" benchè non credo di esserlo fino all'estremo. Come hanno scritto sopra io mi considero più che altro fin troppo riflessivo su tutto ciò che faccio (perciò mi è difficile prendere le cose con leggerezza), spesso e volentieri, benchè abbia due o tre amici (che considero i miei migliori) con i quali mi trovo bene anche col mio carattere (e che non sono introversi, quindi sì, è difficile ma non impossibile stare in compagnia per noi) preferisco stare da solo e coltivare i miei interessi.
Certo a volte mi piacerebbe essere un estroverso, ma più spesso sono contento di come sono, basta riuscire a trovare la propria dimensione. Ripeto, come hanno scritto sopra, molto spesso sono le nostre paure a bloccarci e quindi magari ci rifugiamo in un angolino, timorosi di esternare ciò che siamo. -
ora che ho capito queste cose, sto cominciando ad essere sempre più arrabbiata.
E' una sensazione molto confusa, ma ha a che fare con la MANIPOLAZIONE.
Se un bambino è un po' timido o ha dei problemi con i coetanei, i fratelli ecc., i genitori o chi per essi, insegnanti ecc., dovrebbero, ipoteticamente, aiutarlo ad acquisire delle competenze sociali che gli consentano di andare d'accordo con gli altri, nelle varie situazioni di litigi, incomprensioni o cose così, quando per esempio. ci sono episodi di bullismo, prepotenze o altri problemi. Ma quando questo non succede, anzi, al bambino più debole si dà torto, o lo si prende in giro che deve arrangiarsi da solo, per non avere problemi di dover imporre la disciplina, o perché la finiscano in qualche modo di litigare che non si ha voglia di perdere tempo, oppure gli si dice che chi è più bravo deve essere lui a smettere, sempre per evitare di rompersi le scatole con i bambini più aggressivi o indisciplinati, o non gli si spiega le regole sociali quando non ci arriva da solo perché magari è un po' immaturo, perché questo dà sempre un potere al genitore o all'insegnante sul bambino, di fargli fare le cose senza esplicitamente ordinargliele, come se fosse lui a volere, questa non è forse MANIPOLAZIONE? E quando alla fine il bambino non riesce più a difendersi da solo perché non ma imparato come fare, e tutti lo maltrattano, cosa può venire fuori di questo bambino da grande se non un FANTOZZI sempre succube a tutti? E' questo lo scopo dell'educazione?
Tutto questo mi fa venire una grandissima RABBIA, perché è stata sfruttata l'immaturità del bambino, che magari era più piccolo per età dei bambini della sua classe (è diverso nascere il 1 gennaio o il 31 dicembre) e quindi più debole, per farlo agire come un burattino, senza insegnargli come stare al mondo, e senza insegnargli come difendersi dai soprusi.
E poi ci si stupisce quando il bambino non ci capisce più niente, e pensa di essere LUI quello sbagliato, per tutto il resto della sua vita, e di essere introverso, visto che con gli altri non ci sa stare, e che la gente lo maltratta, e che stare con la gente gli crea ansia.
Sarebbe questa l'educazione? I genitori e gli insegnanti cosa ci stanno a fare? Ora si avrà creato un bravo bambino che non romperà mai le scatole a nessuno, ubbidiente, servizievole, tranquillo. Ma a che prezzo? Al prezzo di un adulto infelice -
Sì, direi che in questo momento la sensazione prevalente è di una grandissima RABBIA. Rabbia per la vita che ho vissuto, per i genitori prepotenti che volevano solo qualcuno di sottomesso per sentirsi importanti, per tutta la gente stron@a che ho incontrato nella mia vita e che non sono stata capace di rimettere al suo posto per la mia incapacità, ma le cose si imparano in un modo solo: FACENDOLE. Solo che ad arrabbiarsi non fa fine, si sembra degli squilibrati, ma anche a non arrabbiarsi si sembra dei tonti, e poi alla fine gli altri si credono autorizzati a mancarti di rispetto.
Dove sta la via di mezzo? Se uno non è un genio e non gli vengono le battute taglienti per mandare a quel paese i villani senza sembrare isterici? A subire sempre ci si riempie di RABBIA. A reagire ci si fanno dei nemici. Non si può andare avanti così. Solo che non so cosa fare -
E anche la rabbia non la voglio più rivolgere su di me. Non voglio essere depressa per colpa degli altri. In qualche modo devo imparare a difendermi. Ci deve essere un modo per non esagerare con l'aggressività verso chi ti fa qualcosa. Per evitare il rischio di esagerare, uno rivolge tutta la rabbia su di sé. Così non si difende e la causa del malessere non c∙∙∙a. Anzi, magari le provocazioni aumentano, e quindi di conseguenza aumenta la rabbia, finchè uno esplode oppure implode. E poi parlano di stress...
Dovrebbeo inventare qualcosa tipo "arti marziali emotive", o fare qualche corso intensivo di autodifesa psicologicamagari, quando lo inventano, mi iscrivo
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Non si può diventare estroversi se non è parte del proprio carattere. Ma si può fingere. Se si è bravi a fingere si ottiene lo stesso risultato. Io sono capace di fingere. L'ho fatto e a volte lo faccio ancora. Questo sì ti permette di espandere le tue cerchie, solo che poi le cerchie le conosci e pensi: "mi sa che era meglio stare a casa mia". Motivo secondo me molto diffuso per il quale molti introversi restano tali.
Quanto alla rabbia mai rivolgerla su sé stessi se non in modo costruttivo. Piuttosto mettiti a fare addominali finchè non hai più rabbia residua da scaricare. In alternativa si può sempre rivolgerla civilmente sugli altri se se lo meritano. -
Che cos'è l'introversione, e perché uno ce l'ha.
Per dirla in due parole è un modo di vedere il mondo che parte e riflette tutto dal proprio interno.
Mah, mi sa tanto che non c'è speranza... mi sto leggendo anche l'altro forum (ho scoperto che anche l'altro sito ha un forum per gli introversi), ma di risposte non se ne vedono... Evidentemente dopo tutti questi anni non hanno ancora scoperto niente di nuovo, come la cura per il cancro è ancora lontana... che pretesa: far diventare socievole un introverso!
L'avevo scritta la letterina a Babbo Natale, ma mi sa tanto che ho una brutta calligrafia!
Vado a stirare, va là, almeno combino qualcosa.Da un gruppo di introversi cosa vuoi pretendere?
L'introversione porta con se' una buona dosa di egoismo e falsa modestia. Saranno li tutti ad attendere una risposta che cali dall'alto. -
Tutto questo mi fa venire una grandissima RABBIA, perché è stata sfruttata l'immaturità del bambino, che magari era più piccolo per età dei bambini della sua classe (è diverso nascere il 1 gennaio o il 31 dicembre) e quindi più debole, per farlo agire come un burattino, senza insegnargli come stare al mondo, e senza insegnargli come difendersi dai soprusi.
E poi ci si stupisce quando il bambino non ci capisce più niente, e pensa di essere LUI quello sbagliato, per tutto il resto della sua vita, e di essere introverso, visto che con gli altri non ci sa stare, e che la gente lo maltratta, e che stare con la gente gli crea ansia.
Sarebbe questa l'educazione? I genitori e gli insegnanti cosa ci stanno a fare? Ora si avrà creato un bravo bambino che non romperà mai le scatole a nessuno, ubbidiente, servizievole, tranquillo. Ma a che prezzo? Al prezzo di un adulto infelicePer caso ho letto questo post, vorrei aggiungere, che la scuola oltre a questo se c'è stato pure un trauma in famiglia lo prende in mano e lo amplifica a tal punto che il futuro adulto rimarrà chiuso in sè stesso forse per sempre, nel mio caso ho subìto un trauma forte e poi anche cose di cui oggi ancora non serve a nulla parlare, e la scuola mi ha sbandato e fatto perdere completamente come un ragazzo gettato in un fiume.
In conflitto a questo problema di approciarsi con altri, c'è il fatto che a stare soli si cercano altre strade e di solito (per quel che mi riguarda) si ricerca verità, cose autentiche, e questo poi va in conflitto con una società che non vuole sentire nulla, e in cui anzi è morta la cultura. Non c'è quasi più niente di vero là fuori, e se osi parlarne lontanamente sei emarginato. Rimangono piccoli posti dove andare che cercano di creare nuove realtà, io ho tentato più volte ancora anni fa, ma mi hanno respinto categoricamente.
E da lì sono finito a stare ancora più solo e a rischiare anche rogne con la polizia pur di dire che esisto anche io in questo mondo o di distruggere quel che penso stia distruggendo la società. Ovviamente non parlo di violenza, ma di andare contro la legge, che è ben diverso.
Ma questo è un continuo sbandare, e finire ancor più emarginati e te lo si legge nel volto chi sei dopo, la gente ha paura di te.
E cosa può mai essere l'affetto se lo si è provato così poco e poi è stato pure usato a schiacciarti? Come si può non aver timore di ognuno poi, paura nell'aprirsi e allo stesso tempo nell'esser chiusi, la sponaneità rimane guidata dalla paura.
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