• Ho trovato per caso questo forum, mentre cercavo di capire. Sono anni ed anni che periodicamente ci provo, di solito quando ho qualche giorno di vacanza, e quindi un po' di tempo per pensare, come adesso. Fin da giovane ho letto un sacco di libri psicologici, senza approdare mai a niente. Chi lo sa se ormai qualcuno lo avrà capito: psicologi, scienziati, studiosi... Che cos'è l'introversione, e perché uno ce l'ha. Mi sono imbattuta in un vecchio post che parlava addirittura di una "lega per i diritti degli introversi" ed ho controllato il link, vedendo che il sito esiste ed è attivo. Io sono introversa ovviamente, e fin dalla nascita mi sono sentita sempre "sbagliata", più che altro mi ci hanno fatta sempre sentire, come Calimero nero in mezzo ai pulcini gialli, come il brutto anatroccolo in mezzo alle altre ochette. Tutto è stato sempre difficile per me, come se stare con gli altri fosse una condanna alla perenne infelicità, senza mai capire esattamente di preciso "COSA FARE" per conviverci serenamente. Non sarò abbastanza bella-ricca-intelligente-simpatica-magra-alta-bionda-vattelapesca. Tutto potrebbe essere preso come causa, ma niente lo è. Sono così e basta. Ci sono nata. Pare che sia genetico. Così dicono varie ricerche, fin dai tempi dei libri di Jung. Ma questo non mi dà pace. Ci sarà pure un modo per "diventare normali"? Per essere finalmente felici? Come tutti gli altri? Ma poi, gli altri, quelli estroversi, sono tutti felici? Che ne so. So solo che io non lo sono. Un motivo ci sarà. Di sicuro ho molte difficoltà a stare con la gente. Mi pare quasi di essere di una razza diversa, di non parlare la stessa lingua, che le cose abbiano significati diversi per me e per loro. E poi nelle occasioni sociali mi annoio un sacco, non vedo l'ora di andarmene per porre fine allo strazio. Eppure senza qualcuno non ci so stare, perché mi pare quasi di non esistere, senza potermi relazionare con qualcuno. Ma qualcuno magari di un tipo particolare, qualcuno che come un interprete, riesca a capire "loro" e "me". Sicuramente ci sono stati traumi infantili, sbagli educativi, immaturità da parte mia, disadattamenti vari. E una buona dose di sfortuna, di fatalità, visto che le cose non sono mai andate come avrebbero dovuto andare, e le cose hanno preso la piega che hanno voluto.

    Ma il punto è questo: si può fare qualcosa per riparare questo "gap"? Per limitare l'handicap che l'introversione, in ogni caso, ti provoca? Ok che ci sono stati personaggi famosi introversi, ma questo non mi rende la vita più facile. Loro sono stati fortunati, probabilmente avevano delle capacità fuori del comune in qualche campo, e questo ha sopperito anche le lacune negli altri. Spesso coi fuoriclasse si chiude un occhio davanti alle bizzarrie. Ma se uno è semplicemente una persona "normale"? Senza particolari capacità?

    Se si può sempre imparare un'altra lingua per farsi capire in un paese straniero, è mai stato fatto qualcosa del genere per "rieducare" alla vita sociale le persone introverse? Ok che bisogna accettarsi per quello che si è, ma se come si è ti rende infelice, non c'è un modo per poter stare meglio? Con gli psicologi ci ho provato e non è servito a niente. Forse l'introversione non è di quelle cose che possono migliorare se "psicologizzate". Del resto ormai l'età è abbastanza matura, e pretendere di cambiare con l'educazione è una cosa che non si può più fare. In giro ci sono migliaia e migliaia di libri di autoaiuto. Molti ne ho letti. Un po' sono rassicuranti, ma alla fine del libro come eri ti ritrovi, e niente è cambiato.

    E quindi mi rimane questa domanda residua da fare, visto che sono passati molti anni, è stato fatto qualcosa a riguardo? Quando si nasce introversi, è possibile in qualche modo, riuscire a cambiare?

  • Mah, mi sa tanto che non c'è speranza... mi sto leggendo anche l'altro forum (ho scoperto che anche l'altro sito ha un forum per gli introversi), ma di risposte non se ne vedono... Evidentemente dopo tutti questi anni non hanno ancora scoperto niente di nuovo, come la cura per il cancro è ancora lontana... che pretesa: far diventare socievole un introverso! :D
    L'avevo scritta la letterina a Babbo Natale, ma mi sa tanto che ho una brutta calligrafia! :D
    Vado a stirare, va là, almeno combino qualcosa.
    Ormai è passata la mezzanotte, ma non importa, io li faccio lo stesso: TANTI AUGURI A TUTTI! :)

  • Un modo per cambiare da così a così non c'è.

    Ci potrebbe essere un modo per ridurre di molto quel gap, ma dev'essere un insieme di fattori a girare per il verso giusto. Un lavoro decente e delle persone positive attorno aiuterebbero sicuramente, ma in tempi in cui si vive per lavorare (anziché lavorare per vivere) e in cui si fa la guerra fra poveri, non ci spero molto.

    Ci sono però delle persone che, deluse dalla vita "dentro" la società, decidono di trasferirsi nelle campagne lontane dalla città e fondano delle comunità che si autogestiscono e provano a vivere la vita con un senso di fratellanza e di condivisione fuori dal comune. Di solito queste comunità sono più tolleranti verso le diversità. E' una strada che vorrei provare il prossimo anno, magari all'estero, però anche in Italia ci sono numerosi esempi. Se ti interessa posso darti ulteriori informazioni.

    Penso sia arrivato il momento di iniziare a vivere...

  • Ciao Hank, sarebbe proprio bello quello che dici... una comunità così... magari potrebbero crearne anche qualcuna di virtuale anche se non reale, per chi non ha la possibilità di abbandonare le proprie responsabilità-lavoro-famiglia per cercare una vita migliore...
    Però sto cominciando a capire che, se una "cura" a questa malattia (che poi malattia non è), chiamata "introversione" non esiste, anche se noi introversi ci sentiamo unici e soli tra tutti in mezzo al mondo, eppure quelli che hanno queste caratteristiche non sono pochi: in percentuale siamo di meno, ma se considerati nell'insieme, siamo in tanti!
    già qui in questo forum ho trovato alcune persone che... incredibile a dirlo... CAPISCONO QUELLO CHE VOGLIO DIRE! Non succede spesso.
    Forse la persona che mi capisce più di tutte è il mio migliore amico, che è anche più introverso di me, e anche lui si sente a disagio in questa società sempre più "social" e sempre più superficiale, ma sempre meno adatta a noi introversi.
    Cercando su google ho trovato nell'anteprima dei libri questo ebook, https://play.google.com/books/…=uv1nOE9LSuMC&pg=GBS.PA28 (non so se si vede i link) si chiama "Le talpe riflessive, il mondo sotterraneo dell'introversione". Per curiosità ho cominciato a leggerlo, per vedere di cosa si trattava. Sono dei post tratti da un forum di introversi.
    Quanto sono simili quei post uno all'altro! Potrei inserirci tranquillamente quelli che ho scritto io ieri su questo forum. Eppure sono stati scritti da persone diverse, tutte introverse. Eppure così simili una all'altra nel loro modo di pensare e di sentirsi, simili nei loro vissuti, nella loro tristezza, nel loro senso di emarginazione dal mondo delle persone estroverse e "normali".
    Perché siamo così tanti a dover stare male per quello che siamo? Come se ci fosse qualcosa di sbagliato in noi, o qualche colpa (nostra o di chi ci ha allevato male) da scontare?
    Mi domando se il problema del perché succeda tutto questo sia stato affrontato seriamente dal mondo scientifico, o se sia stato trascurato per seguire altre condizioni più gravi, come la depressione, per esempio, che poi tante volte è la patologia in cui alla fine ricade, dopo anni e anni di malessere, chi non è riuscito a venire a capo della propria vita, avendo vissuto anni ed anni in un modo che non era il suo.
    E' che gli introversi si sentono soli, e si rinchiudono in sé stessi. Non cercano aiuto, non sperano niente dagli altri, perché dagli altri non hanno mai avuto niente. Cercano di farcela da soli, ma come si fa? E' come cercare di imparare un'altra lingua da soli... ci vuole qualcuno che ti spieghi come farlo, che ti traduca le parole... Chissà se ci sono degli specialisti che fanno questo tipo di lavoro... io provo a cercare in rete... se trovo qualcosa poi, ovviamente, lo scrivo ;)

  • :D :D :D Scusatemi se rido, ma questa ve la devo raccontare. Continuando a girare per documentarmi sulle iniziative per combattere "la piaga dell'introversione", mi sono imbattuta in un gruppo di auto-aiuto virtuale. Chiuso da anni. Ho letto lo sfogo del moderatore nel comunicarne la chiusura, che si lamentava che gli introversi erano talmente introversi da pensare solo a sé stessi, non partecipare mai alle riunioni, non collaborare alle iniziative, lamentarsi come se tutte le scarogne capitassero solo a loro, ecc. ecc. E dichiarava chiusa con questa l'esperienza di autoaiuto MA DAI!!!
    Si ok, gli introversi non sono solo vittime innocenti del mondo cattivo, a volte sono anche essi stessi la causa dei loro problemi, questo bisogna anche ammetterlo. Che non sono dovuti all'introversione, ma alla pigrizia, al menefreghismo, al vittimismo, all'apatia, all'"io sono fatto così e non posso cambiare", che cambino gli altri.
    A parte che la gente che gira su internet è libera di partecipare a quello che le va, e se una cosa non è di suo gradimento passa velocemente ad altro, forse i partecipanti non avranno avuto dei benefici dall'iniziativa, e quindi avranno lasciato perdere, chissà. Non ho visto e non posso giudicare. A volte le intenzioni sono buone, ma i risultati sono scarsi per molti motivi. Alla fine conviene, molto "introversamente" rimboccarsi le maniche e cercare di arrangiarsi e di fare quello che si può, con i propri mezzi, senza aspettarsi niente "dall'alto", quando un problema ci sta veramente a cuore. Per quanto poco si potrà ottenere, sarà sempre meglio di niente. Almeno la si smetterà di sentirsi sempre delle vittime, perché a fare qualcosa si sarà almeno provato.

  • Prova a cominciare col non chiamarla più piaga.
    Prendi te stessa, la vita, i problemi, meno sul serio. Più leggerezza.
    fra 50,60,70,80 anni o quello che è finirà nello stesso modo per tutte le persone che hai visto negli ultimi mesi: 4 colpi di pala sul terreno e tanti saluti. Questo è l'unico problema "concreto". E'una consapevolezza talmente ridicola che non puoi far altro che prenderla con ironia.

    Di conseguenza, nel momento in cui hai altri guai, qualsiasi altro guaio, prenderti la testa fra le mani rimuginando sull'essere o non essere, in un angolo buio di casa, è sostanzialmente...inutile, esagerato, estremo. Non so se i "mali" di questo secolo fossero presenti anche in altre epoche o comunque in che misura(depressione, chiusura, ansia, fobie etc etc), ma sicuramente c'era un maggior senso del semplice, che ti guidava, in maniera quasi istintuale, da un punto A ad un punto B senza soffermarti ogni mezzo secondo lungo il tragitto a pensare:"c∙∙∙o, se B non esiste? Ma siamo sicuri che vengo da A? mmm!"

  • A me non stanno antipatici quelli che non ridono, avranno i loro motivi e non sono obbligati a raccontarli in giro, se non sono scostanti nessun problema.

    Non sopporto invece i seriosi che lo fanno perchè si sentono culturalmente superiori dall'alto del loro intelletto e quindi è tutto pecoreccio, tutto pacchiano, tutto trash escluse le loro pippe mentali troppo importanti per essere capite dal volgo. I personaggi alla nanni moretti per capirsi, quelli che sembrano sempre reduci da un funerale di gruppo.

  • Non mi piacciono le cose approssimative. Volevo capire questa storia sull'introversione, così ho cercato il test diagnostico. Se a qualcuno interessa è questo: http://www.legaintroversi.it/2…ck-riveduto/#comment-1618
    risultato: non è nemmeno venuto fuori che sono introversa, anzi, sono risultata leggermente estroversa, contrariamente a quello che pensavo. Alla fine, avere dei tratti introversi non vuol dire automaticamente essere introversi.
    Poi, anche gli estroversi possono essere infelici e non trovarsi bene nel loro ambiente sociale, ma magari questo non dipende da loro, ma dalle circostanze e da persone scorrette con cui devono vivere.
    Spesso ci si dà la colpa di tutto quello che succede, perché ti pare che questo ti permetta, se solo TU riuscissi a cambiare, di dare un nuovo corso alle cose... ma se le cose che non vanno sono AL DI FUORI di te, sicuramente non è che hai tutto questo controllo, e questo può sicuramente generare una condizione che tutti conosciamo molto bene: l'ANSIA. Che poi è l'argomento di questo forum.

  • Secondo me tu confondi l'essere introversi con l'essere complessati. Non solo tu, ma tanti lo confondono perche' ĺe conseguenze sono apparentemente uguali. Invece per me son proprio due cose diverse.

    L'essere introverso è essere proiettati verso sé stessi, essere più riflessivi, ricercare la solitudine PER SCELTA, ma riuscire a godere o affrontare in ogni caso la compagnia degli altri senza che essa provochi disagio.

    L'essere complessati d'inferiorità (tu stessa parli di inadeguatezza) porta appunto a non sentirsi mai all'altezza, a mettersi a confronto con gli altri e vedersi sempre la parte perdente... tanto da cercare di evitare gli altri non come momento dedicato a sé, ma come una via di fuga dal disagio.

    Forse è per questo che in qualche test risulti con tua sorpresa Estroversa.
    Probabilmente tu hai la spinta di stare con gli altri, ma sei bloccata dalle paure.
    Inmagina: quante volte nella tua vita avresti voluto andare a quella festa, fare quel corso, fare una battuta davanti a tutti, far parte di quella comitiva (atteggiamenti volti l'esterno di te stessa quindi) e non l'hai fatto per paura?

  • Sì Giacinta, mi pare proprio che le cose stiano così. Non so se il termine esatto sia complessati o disadattati o qualcosa del genere, ma insomma riguarda qualcuno che ha poche competenze sociali e perciò facendo fatica a stare con gli altri, piuttosto che doversi trovare a disagio o subire comportamenti aggressivi o prepotenti da questi senza sapere come difendersi, alla fine si rivolge su sé stesso, fa di necessità virtù e CERCA DI ADATTARSI a vivere da solo, ma dentro di sé NON STA BENE DA SOLO perché preferirebbe stare con gli altri, ma NON CON QUEGLI ALTRI CHE HA ATTORNO che lo maltrattano e con i quali sente di aver poca affinità, ma con ipotetici altri gentili, sensibili e comprensivi con i quali potrebbe sentirsi a suo agio e tirare fuori le sue caratteristiche migliori, anziché doverle coltivare in privato, visto che non ha la possibilità di condividerle con nessuno. Penso che il problema stia proprio qua: molti pensano di essere introversi, ma in realtà forse hanno avuto dei traumi che li hanno portati a stare lontani dalla gente per necessità, ma da soli non stanno per niente bene, anzi stanno malissimo.

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