Genitori: tra conscio e inconscio quale prevale?

  • Ciao a tutti.


    Vorrei proporre questa tematica che credo sia di probabile interesse per la maggior parte dei frequentatori di questo forum.
    Io stesso sono in terapia e ho letto molto di psicologia/psichiatria, ma appunto da profano chiedo a chi è veramente competente o semplicemente sa.
    Perchè appunto l'ambiente familiare ha una sua buona fetta di importanza nello sfociare della maggior parte dei disturbi.
    Così appunto leggendo di complesso di edipo/laio, possiamo avere un po' più chiare le motivazioni di un tipo di educazione che si tramanda.
    Premetto che ho 26 anni e non ho figli, e appunto anche questo per chi non ne ha, da ciò che si sente, non riesce facilmente a darti l'idea di cosa significhi essere genitore.

    Dopo questa premessa appunto mi chiedo se le nevrosi o psicosi dei genitori vincano sul bene verso i propri figli, o se semplicemente invece l'incoscienza li porti a educarli in maniera sbagliata solo perchè credono che questo sia il modo giusto.

    Spero che chi risponderà non lo farà con l'intento di uno sfogo personale verso i propri genitori. Io stesso mi sono trattenuto, come spero appunto per chi risponderà, in modo da avere un'analisi obiettiva del tema che possa arricchire tutti :)

    Grazie.

  • Dopo questa premessa appunto mi chiedo se le nevrosi o psicosi dei genitori vincano sul bene verso i propri figli, o se semplicemente invece l'incoscienza li porti a educarli in maniera sbagliata solo perchè credono che questo sia il modo giusto.

    La domanda che poni è abbastanza complessa, la disciplina della pedagogia e una certa parte della psicologia evolutiva indagano a fondo questi aspetti.

    I genitori educano i figli secondo i propri valori, e secondo le loro dinamiche relazionali, che ritengono giuste. Nessuno educa in maniera errata sapendo di sbagliare. E' chiaro che tutti gli errori commessi sono (si spera) in buona fede.

    Bisogna capire quale è il fine ultimo dell'educazione, e come un genitore intende affrontare la problematica del rischio educativo con i suoi figli.
    Indubbiamente, alcune "tare" che i genitori possiedono, vengono inevitabilmente trasmesse ai figli. I quali, finché non sviluppano un sistema critico, non hanno armi per difendersi.
    Ma fortunatamente i casi sono talmente tanti e vari, da rendere impossibile qualsiasi applicazione di formulette standard.

    Cerca di chiarire meglio la tua domanda.

    “Se qualcuno ti dice che non ci sono verità, o che la verità è solo relativa, ti sta chiedendo di non credergli. E allora non credergli.”

  • Cavoli mi sembri davvero preparato!!

    Beh, comunque, in sintesi, potrei fare un esempio per essere più chiaro nella mia domanda.
    Prendiamo per esempio il complesso di Laio, o un Edipo non risolto.
    In questo caso la paura del padre di un figlio che potrebbe sopraffarlo, può spegnere l'affetto e il voler bene verso il figlio maschio,
    in maniera tale da arrivare persino a odiarlo?

    Oppure questa folle dinamica non arriverà mai emotivamente a sopraffare il sentimento di bene di un padre nei confronti del figlio maschio?

    Ho fatto questo esempio un po' perchè mi sono reso conto che spiegando meglio la mia domanda mi sarei espresso più o meno con le stesse parole,
    e un po' perchè nel mio caso è questo il dubbio, anche se cercherei di rimanere sul generale per rendere comune un possibile concetto, che possa prendere
    la maggior parte delle persone su questo forum.

  • Provero' ad aggiungere qualche considerazione alla già ottima introduzione di Summertime...

    la paura del padre di un figlio che potrebbe sopraffarlo, può spegnere l'affetto e il voler bene verso il figlio maschio,in maniera tale da arrivare persino a odiarlo?

    Oppure questa folle dinamica non arriverà mai emotivamente a sopraffare il sentimento di bene di un padre nei confronti del figlio maschio?

    e mi pare che da qui scaturisca la tua domanda: e' piu' forte la razionalità Adulta, o la pulsione irrazionale e istintiva del Bambino?

    Qui, secondo me, entra in gioco la funzione del super-io, cioè della coscienza dell'essere Genitore, che si traduce in un comportamento normativo, ma anche protettivo.

    Purtroppo non si può dare una risposta generale e circostanziata, ma solo una risposta generica.

    Il tutto dipende da che pasta è fatta la persona in questione, quali sono i suoi difetti e le sue lacune psico-fisiche da cui dipende anche il sentirsi o meno genitore.
    Se a ciò si sommano vizi o malattie che riducono la capacità di raziocinio e dell'uso di quella briciola di libero arbitrio che possediamo, e che dovrebbe essere rivolto a comportamenti costruttivi, la faccenda si fa grave.

    Ma dipenda anche dalla capacità di autocontrollo nei momenti di stress acuto, durante una lite o una provocazione, dall'educazione ad affrontare quei momenti con pacatezza e ragionevolezza.

    Per cui il caso diventa estremamente personale, e, se per alcune persone si può ragionevolmente prevedere alcune reazioni tipiche, specialmente se già si conosce il soggetto, per altre è praticamente impossibile. Vedi per esempio un soggetto scizofrenico o paranoide.

    In questi casi penso che il suggerimento migliore sia da dare sul campo, dopo aver visto la situazione oggettivamente. Quello che però ragionevolmente tutti possono fare, è chiedere un aiuto presso persone di fiducia e competenti, abbastanza obiettive da non finire col prendere parte con l'uno o l'altro dei contendenti.

    Già, perchè bisognerebbe sentire sempre anche l'altra parte in causa. :hmm:

  • Quindi l'affetto di un genitore passa attraverso la sua coscienza di essere tale? (se non ho capito male)
    Quindi al di là di disturbi psicologici in genere sarebbe meglio parlare di maturità (e qui è vero che molti disturbi si accomunano a un'immaturità di fondo o a un blocco nello sviluppo psichico)

    Perchè appunto (ammesso, ripeto, che io abbia capito davvero) credo che mediamente l'idea che può venire in mente
    sia che il sentirsi genitore venga automaticamente alla nascita del proprio figlio (un istinto paterno/materno fisiologico, senza filtri)

  • Dopo questa premessa appunto mi chiedo se le nevrosi o psicosi dei genitori vincano sul bene verso i propri figli, o se semplicemente invece l'incoscienza li porti a educarli in maniera sbagliata solo perchè credono che questo sia il modo giusto.

    Per quella che è la mia esperienza diretta e indiretta, purtroppo, vedo prevalere il vizio o il problema del genitore, ovvero: l'incoscienza o la coscienza con incapacità di reagire li porta a educarli in maniera sbagliata, perché credono che sia il modo giusto.

    Tutto questo al netto del fatto che il genitore sappia di avere un problema e sappia e creda che questo problema possa avere ricadute sui figli. In genere anche se conoscono il problema si autoconvincono che basti dire le cose giuste ai figli per risolvere tutto.

    Si autoconvincono che basta insegnare bene, ma non è così semplice. L'insegnamento principe non è quello che si fa a parole (e nemmeno a gesti), si fa dando il buon esempio. Se il genitore non guarisce dal suo disturbo darà un potenziale "cattivo" esempio, anche involontariamente.

    Accade anche che il genitore ce la metta proprio tutta, ma proprio tutta, per evitare che un suo vizio o un suo disturbo vada a modificare nel male il destino del proprio figlio, ma -a seconda anche del disturbo/vizio- talvolta non è possibile scindere la persona dal genitore. E in vizi o problemi sono nella persona.

    Per non complicare troppo il discorso provo a fare un esempio pratico e banale e non esaustivo, ma abbastanza "accademico":

    Un padre con problemi di relazione con il prossimo (causati da qualsivoglia disturbo) può dire e spiegare di tutto al figlio per far si che questi resti lontano dalle conseguenze del problema. Può anche tenerlo all'oscuro del problema e mandarlo ogni volta che può in mezzo alla gente.
    Purtroppo essendo che i figli imitano i gesti e i pensieri dei genitori, più che seguirne le indicazioni, il figlio potrebbe sviluppare una qualche sorta di abitudine che lo rende più simile al padre e restare più spesso in solitudine. ..a prescindere dal fatto che questo gli crei dei problemi (al figlio stesso).

    Si tratta di meccanismi perlopiù inconsci su cui si ha un controllo parziale.

    La "buona notizia" è che se il figlio non è minimamente portato a sviluppare certi "pensieri" o certi disturbi, anche il non avere grande accortezza potrebbe portare a buoni risultati. E' però -ovviamente- più facile che accada se il figlio non è un figlio naturale del genitore.

    Quindi l'affetto di un genitore passa attraverso la sua coscienza di essere tale? (se non ho capito male)

    Beh, certamente questa coscienza (se c'è) cambia le carte in tavola, ma non ti permette di usare parole che non conosci, come non ti fa passare le nevrosi "come per magia". Di certo può portare al limite, o anche oltre, la capacità di reagire per "guarire".

    Perchè appunto (ammesso, ripeto, che io abbia capito davvero) credo che mediamente l'idea che può venire in mente
    sia che il sentirsi genitore venga automaticamente alla nascita del proprio figlio (un istinto paterno/materno fisiologico, senza filtri)

    Questo è più probabile per la madre, per il padre potrebbe volerci più tempo. A livello "istintivo" accade da pochi giorni fino entro un anno (di solito).
    Pare che succeda in modo strettamente legato al fatto che il figlio gli somigli. Per "fortuna" (in realtà è una cosa ben programmata dalla natura) i neonati nel primo anno di vita (sin dai primi giorni) tendono a somigliare il più possibile al padre.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Quindi l'affetto di un genitore passa attraverso la sua coscienza di essere tale?
    Quindi al di là di disturbi psicologici in genere sarebbe meglio parlare di maturità (e qui è vero che molti disturbi si accomunano a un'immaturità di fondo o a un blocco nello sviluppo psichico).

    Maturità ed equilibrio. Queste mi sembrano le parole magiche. E non è detto che vengano con l'età, anche se solitamente l'ètà aiuta.

    Perchè appunto credo che... il sentirsi genitore venga automaticamente alla nascita del proprio figlio

    Questo succede per la madre, in quanto dopo la nascita c'e' la produzioni di ormoni materni particolari, che creano un attaccamento filiale che durerà per tutta la vita.
    Ma ci sono anche varie sfumature, compresa la femmina che non produce di questi ormoni, e che perciè non crea questo legame magico col figlio.
    Se poi il figlio è anche frutto di un incidente che costringe a cambiare i propri programmi, a maggior ragione verrà respinto, anche se a volte, col passare del tempo, la situazione può migliorare.

    Per il padre l'approccio è diverso e di natura più psicologica che fisica.

    Se il figlio è desiderato per dare struttura e continuità alla propria vita, allora solitamente si istaura anche un rapporto benevolo.

    Se invece la gravidanza materna è un incidente imprevisto, o il padre non era ancora pronto ad accettare lo stravolgimento della propria vita, o dopo l'entusiasmo iniziale si accorge che l'onere dell'avere un figlio è troppo gravoso, o sente che il figlio gli sta rubando l'attenzione e l'affetto della compagna, allora le cose si complicano, fino a fare del figlio il capro espiatorio di tutte le frustrazioni accumulate.

    Ma, come ripeto, essendo il problema più che altro di natura psicologica, la reazione alla presenza del figlio diventa una questione di maturità affettiva. Se non c'è non si puo' imporre.

    Al piu', se il figlio avverte questo stato d'animo nei propri confronti, potrebbe chiedere in modo pacato ma diretto e chiaro, che cosa lo ha portato a considerarlo un peso o un ostacolo. Puo' essere una utile spinta a prendere coscienza di un problema che magari lui non avverte minimamente,in quanto considera naturale il comportarsi cosi'.

    Insomma...fra persone mature ad un certo punto ci può essere un chiarimento. Magari lascerà tutto come è, ma almeno i due sanno che l'altro sa.
    :beer:

  • Se invece la gravidanza materna è un incidente imprevisto, o il padre non era ancora pronto ad accettare lo stravolgimento della propria vita, o dopo l'entusiasmo iniziale si accorge che l'onere dell'avere un figlio è troppo gravoso, o sente che il figlio gli sta rubando l'attenzione e l'affetto della compagna, allora le cose si complicano, fino a fare del figlio il capro espiatorio di tutte le frustrazioni accumulate.

    Questa è da incorniciare.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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