Riprendo il topic con una ultim'ora che può essere interessante:
Mentre negli USA la ricchissima lobby LGBT -che ha già comprato la legalizzazione del matrimonio gay a New York-, può ora contare anche sui soldi del sindaco miliardario Mike Bloomberg che ha promesso di finanziare i candidati di ogni partito che promuovono l’agenda omosessuale, in Francia sta per essere confermata la tesi del piano inclinato: le unioni civili (legalizzate nel 1999) servono soltanto come primo passo per portare al matrimonio e all’adozione per le persone dello stesso sesso.
E’ stata la promessa elettorale di Francois Hollande, uno che di relazioni sentimentali se ne intende, dato che pare abbia “condiviso” l’attuale première dame francese con un ministro del governo di Sarkozy. E’ stato comunque costretto a spostare dal 31 ottobre al 7 novembre l’approvazione del progetto matrimonio con annessa adozione per gli omosessuali, dopo che anche il grande rabbino di Francia, Gilles Bernheim, ha preso posizione contraria assieme a cattolici, evangelici, musulmani, protestanti e cristiani ortodossi di Francia.
Secondo un recente sondaggio, tuttavia, due francesi su tre preferiscono che la decisione sulla legge venga presa dopo un referendum, così come ha chiesto la Chiesa cattolica, che oltretutto ha rilasciato una interessante nota sulla legge in discussione.
Recentemente, la psicologa Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, ha affermato che pare esserci un «più ampio disegno di delegittimazione della famiglia molto chiaro, in atto in modo sotterraneo, ovvero togliendo valore a quello che c’è». Non si può spiegare in altro modo la decisione del governo socialista di Hollande di abolire il ruolo dal diritto di famiglia i ruoli di madre e padre, che verranno sostituiti dai termini più neutri di “genitore 1” e “genitore 2”. Già qualche anno fa, si ricorda su “Linkiesta”, il ministero della Pubblica istruzione inglese ha suggerito agli insegnanti di redarguire i bambini che si riferiscano ai propri genitori chiamandoli “mamma” o “papà” perché ciò farebbe sentire discriminati i bambini cresciuti da coppie omosessuali. Questa legge, ha spiegato il ministro della Giustizia Christiane Taubira, «è necessaria per secolarizzare il legame del matrimonio».
Il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e primate di Francia, è stato letteralmente coperto di insulti per aver criticato questa legge, e per aver chiesto semplicemente ai fedeli di pregare «per i bambini e giovani perché possano essere aiutati a scoprire il proprio percorso, progredire verso la felicità, cessare di essere oggetto di desideri e conflitti da parte degli adulti e beneficiare pienamente dell’amore di un padre e la madre». Una preghiera ritenuta diffamatoria verso gli omosessuali e che ha giustificato una violentissima campagna di diffamazione, arrivata anche in Italia su “Il Fatto Quotidiano” che ha parlato addirittura di “guerra omofobica“! Forti perplessità per questa intolleranza omosessualista sono state pubblicate anche sull’Osservatore Romano.
Anche il “Corriere della Sera”, tuttavia, ha sorprendentemente avanzato qualche riserva verso le nuove disposizioni del governo francese chiedendosi «se sono proprio indispensabili certe corse in avanti, certe forzature volute in nome del sempre più esigente e tirannico politically correct». Ha anche riportato l’opinione critica della filosofa Sylviane Agacinski, docente presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, la quale ha ricordato che «esiste una identità di struttura tra la coppia genitoriale uomo-donna, sessuata, e la bilateralità della filiazione (cioè il fatto che i figli abbiano due genitori). L’alterità sessuale dà il suo modello formale alla bilateralità genitoriale: è per questo, e solo per questo, che i genitori sono due, e non tre o quattro».
Si tratta in realtà di un interessante articolo della Agacinski pubblicato nel 2007, nel quale ricordava che «l’istituzione di una coppia genitoriale omosessuale elimina la distinzione uomo/donna a favore della distinzione tra omosessuali ed eterosessuali [...], non accorgendosi che la pretesa di “matrimonio gay” o “genitorialità gay” è una finzione perché crea soggetti giuridici che non sono mai esistiti: gli “eterosessuali”». La filosofa ha continuato: «non è la sessualità degli individui ad essere la base del matrimonio o parentela, ma il sesso in primo luogo, vale a dire, la distinzione antropologica tra uomini e donne. Il matrimonio è sempre stata l’unione legale di un uomo e una donna, che è la madre dei suoi figli: la parola francese tiene traccia del significato latino, “matrimonium”, che mira a rendere una donna madre (mater)».
Ha poi proseguito ricordando che «è molto difficile separare la questione del matrimonio “omosessuale” da quella di “genitorialità gay”» ed ha concentrato l’attenzione sul fatto che «la filiazione tra un bambino e i suoi genitori avviene universalmente in modo bilaterale e», può solo accadere se «la coppia è costituita dal modello asimmetrico e complementare maschio-femmina, che dà distinzione ai lati paterno e materno di parentela. Non vi è alcuna confusione tra la natura e il sociale , ma c’è un’analogia, vale a dire, una identità strutturale, tra la coppia genitoriale, sessuale, e la filiazione bilaterale».
In sintesi, se la filiazione umana, sociale e simbolica chiede agli individui di essere maschio e femmina, non è a causa dei sentimenti che possono esserci tra di loro, ma «è a causa della condizione sessuale dell’esistenza umana e l’eterogeneità di ogni generazione». Invece, come ha ripreso pochi mesi fa, «la differenza sessuale è diventata per alcuni un vero e proprio tabù, un argomento proibito. Invece di un caso filosofico e antropologico è una lotta politica, come se fosse reazionario dire che esistono uomini e donne» .
(fonte: http://www.uccronline.it)

Impegno politico del credente.
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L’alterità sessuale dà il suo modello formale alla bilateralità genitoriale: è per questo, e solo per questo, che i genitori sono due, e non tre o quattro».
Dillo alle famiglie allargate, tipo quelle formate da divorziati risposati o vedovi. Credo che stia alla triade nuova moglie-nuovo marito-figlio stabilire come chiamare il patrigno.
Io ho conosciuto figli di madre morta che chiamano mamma la nuova moglie del padre. Non vedo perché non dovrebbe, se gli fa piacere.
Col divorzio è un po' cambiato il concetto di famiglia e i genitori possono tranquillamente essere più di due, se ai diretti interessati va bene. Per genitori non si intende solo chi dà alla luce un figlio, ma anche chi lo cresce. Almeno questo è l'argomento a supporto delle adozioni, in genere. O un adottato non può chiamare mamma la madre adottiva? E se la chiama mamma, quando poi incontra (può capitare) quella biologica come deve rivolgersi a lei? -
Difatti i bambini adottati si portano dietro una serie di problematiche o di fardelli non trascurabili che poi avranno il loro peso, col passare degli anni.
Il punto è che nell'adozione, almeno finora, la coppia è formata da un uomo e una donna, e dunque si "ricrea" una sembianza di famiglia. -
Ok, ma l'alterità sessuale non dà più alcun modello formale alla bilateralità genitoriale: i genitori oramai spesso non sono assolutamente due, spesso sono tre, o quattro, almeno dall'introduzione del divorzio. Questo in piena alterità sessuale, ovviamente.
I tempi sono cambiati, la società è cambiata, almeno quella fuori dai confini dello stato vaticano, ovviamente. -
La società sarà pure cambiata, ma se le recenti indagini sociali e psicologiche tendono tutte alla conclusione che una famiglia formata da uomo e donna legati in un'unione stabile costituiscano il miglior terreno per crescere un figlio e farlo venir su in maniera sana, un motivo ci sarà.
Ancor prima che essere questione religiosa, è una questione squisitamente antropologica. -
La società sarà pure cambiata, ma se le recenti indagini sociali e psicologiche tendono tutte alla conclusione che una famiglia formata da uomo e donna legati in un'unione stabile costituiscano il miglior terreno per crescere un figlio e farlo venir su in maniera sana, un motivo ci sarà.
Fonti, please.
Sarebbe poi da indagare il concetto di unione stabile. Usando come base la tua argomentazione si dovrebbero togliere i figli ai divorziati perché non hanno una unione stabile (con ovvio danno alla salute psichica del figlio cresciuto in quel contesto) e permettere la genitorialità solo col vincolo di non accedere all'istituto del divorzio. In effetti io sarei favorevole ad un patentino genitoriale, non ho mai capito perché solo i genitori adottivi devono dare garanzie, mentre quelli naturali possono essere i peggio sadici, squilibrati o spiantati, ma possono fare figli senza che nessuno entri nel merito della salubrità del loro ambiente domestico in sala parto, per decidere se dare immediatamente in affido un loro figlio o meno.CitazioneAncor prima che essere questione religiosa, è una questione squisitamente antropologica.
Boh, sei tu che la stai postando in una discussione che si chiama "impegno politico del credente", usando come fonti non ricerche di antropologi, ma opinioni di residenti nello stato pontificio. Messa così non è assolutamente una questione squisitamente antropologica, anche perché non in tutte le culture i figli vengono allevati dalla coppia che li ha messi al mondo. Mi risulta esistano casi in cui la comunità cresce i pargoli.
Comunque trovo comprensibile che in Vaticano sia difficile mantenersi aggiornati sulle novità della società occidentale: in fondo non ci sono molti coniugati in tale stato, forse non hanno molto il polso su come funzioni nella realtà. -
Usando come base la tua argomentazione si dovrebbero togliere i figli ai divorziati perché non hanno una unione stabile (con ovvio danno alla salute psichica del figlio cresciuto in quel contesto) e permettere la genitorialità solo col vincolo di non accedere all'istituto del divorzio.
Beh, che i figli dei divorziati si vedano la vita semi-rovinata, a livello psichico e relazionale, per causa delle separazioni dei loro genitori, è un dato di fatto. Quanti, in questo forum, vengono a parlare del dolore che patiscono per questi scellerati comportamenti?
Con me sfondi una porta aperta, in tal senso. Poi certo, ci si può rialzare e in molti ce la fanno. Ma ammetterai che le ferite che una persona figlia di genitori separati si porta dentro (per tutta la vita) non sono faccende di poco conto, e possono anche rovinare l'esistenza futura, se ci si lascia dominare da esse.
Per le fonti, le cerco e te le linko. -
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