una domanda che mi pongo spesso...è giusto essere obbligati a svolgere un servizio utile alla società,per poter soprevvivere?non vivere,proprio sopravvivere..per avere il diritto di mangiare,di avere una casa in cui proteggerci dal mondo esterno,di lavarci,di vestirci,ecc..l essere umano non dovrebbe averne comunque il diritto?
senza contare gli incidenti sull lavoro,il mobbing,le discriminazioni,le molesti sessuali,le richieste di persone giovani con la patente ecc...,tutti problemi derivanti dal dover lavorare
è giusto dover lavorare per sopravvivere?
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è quello che mi sono sempre chiesto. La risposta sarebbe no, perché chi non ce la fa ha problemi tali, anche se non fisici, da renderlo inabile al lavoro. Certo poi ci sarebbero approfittatori, ma non è tanto questo il punto. Il fatto è che c'è un diffuso, diffusissimo, anche tra gli ansiosi e timidi eh, consenso sul considerare tali individui semplicemente "scansafatiche".
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e poi,a parte che è difficoltoso,cercare lavoro,a me fanno una pena infinita i senzatetto,che sono ridotti a vivere una vita di stenti per colpa di una società che pone il lavoro come fine per essere considerato una persona,se cosi si pupo dire..
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Ovvio che si debba lavorare all'interno della societa,anche perche se questa non esistesse ognuno di noi dovrebbe comunque "lavorare" per farsi una lancia e andare a cacciare,sperando pure che altri uomini non lo uccidano per rubargli il bottino.
E chi sta non ce la fa?Semplicemente muore,come muore un carnivoro a cui si spezza la zampa.
Poi si puo discutere di diritti e tutele nel lavoro,cose in cui in Italia siamo molto carenti fra l'altro,ma non del fatto che sia necessario lavorare anche perche altrimenti chi le manda avanti le societa umane? -
..e so come ci si sente. Il fatto è che i problemi ci sono in ogni aspetto della vita, pertanto chi è inabile ad affrontare ogni tipo di stress non ce la farebbe, a provvedere a se stesso, nemmeno in un villaggio sperduto a fare il pescatore vivendo del suo lavoro onestamente guadagnato.
E lontano dagli stress di questa società bastarda e assassina.
Il problema è sempre questo, in qualche modo ce la si deve fare a vivere, perchè che ci piaccia o meno è a noi che dobbiamo provvedere, innanzitutto. E poi alla fine è bello farcela, è bello impegnarsi e dare una lezione, dopo, ai pezzi di m∙∙∙a che icontriamo strada facendo sul nostro percorso, è bello, è appagante, metterli al loro posto, ed è anche utile a loro, oltre che a noi -
QUoto Svogliato in tutto quello che ha detto.
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Se hai un idea alternativa proponila! Piuttosto mi sembra che la domanda sia rivolta alla tua insoddisfazione personale, ma non si è mai troppo vecchi per cambiare, nella società bisogna inserirsi in un modo o nell'altro sta a noi decidere come, se fare un lavoro che non ci soddisfa e lamentarci o inseguire le nostre aspirazioni andando contro tutto e tutti!
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E' un problema di distribuzione della ricchezza se ci fosse una distribuzione equa ci dovrebbe essere il salario minimo garantito per tutti e niente sprechi del lusso e gente multimilionaria. Magari, se venisse capito.....ma si preferisce correre dietro alle sirene.
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è quello che mi sono sempre chiesto. La risposta sarebbe no, perché chi non ce la fa ha problemi tali, anche se non fisici, da renderlo inabile al lavoro. Certo poi ci sarebbero approfittatori, ma non è tanto questo il punto. Il fatto è che c'è un diffuso, diffusissimo, anche tra gli ansiosi e timidi eh, consenso sul considerare tali individui semplicemente "scansafatiche".
quando troverai lavoro ti compererai una maglietta?
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Concordo con Svogliato, quando dice che il “lavoro” inteso come il “dover fare qualcosa per sopravivere” è una cosa, sostanzialmente intrinseca nella sopravvivenza stessa.
Qualsiasi essere vivente per sopravvivere deve procacciarsi il cubo e proteggere se stesso dagli altri. L’ideale di “diritti sociali” l’ha inventato l’uomo penso non prima del secolo scorso.
Però c’è anche da dire che certe volte, per via del contesto in cui viviamo, ci troviamo ad affrontare sfide che non sono affatto naturali. Qualunque essere umano è ingrado di attivarsi e prendersi cura di se stesso al meglio delle proprie possibilità portando a termine attività che nemmeno sapeva che potesso esistere, per se stesso e rendendo conto a se stesso.
Secondo me il problema maggiore sta nel fatto che la nostra socetà non richiede più che ognuno faccia una moltitudine di cose, ma piussosto che si faccia UNA sola cosa (classico, lavoro) maniacalmente bene per la maggior parte della giornata. Ed il più delle volte ci si trova anche ad essere valutati, giudicati, corretti da altri al di sopra di noi. Chi non riesce ad adattarsi a questo poi soffre di stress, derealizzazione, scarsa motivazione, ecc… e comincia a guardarsi in giro in cerca di risposte, avvertendo che c’è qualcosa di sbagliato in tutto questo, ma non si sa cosa.
E’ qui che secondo me cade in fallo la società e non l’individuo, perché ci siamo costruiti un mondo che è si efficiente e sicuro, ma non è sempre fatto per noi.
Allora: è giusto che chi non riesce ad adattarsi muoia; oppure che la socetà ripaghi gli individui più sensibili dei danni subiti da questa sorta di “inquinamento sociale”? I have no idea…
Però dobbiamo essere proprio marci, se c'è gente che lascia nostre belle città, case, strapiene di comodità per adare in villaggi sperduti in mezzo a gente che soffre a "lavorare" a gratis. Gente che starebbe là una vita ma che dopo mesi o anni deve tornare con le lacrime agli occhi, perchè senza i soldi non si campa.
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