Sono poche domande e semplici da formulare, e sono le domande di chi si rende conto di aver sempre trattato il sadismo quasi solo come creazione letteraria piuttosto che come precisa postura caratteriale.
E invece il sadismo esiste, anche se non ne capisco nulla, non lo capisco proprio.
Non sto parlando necessariamente del sadismo come parafilia sessuale. Sto esattamente parlando del sadismo come postura caratteriale.
E le domande sono queste:
1) ho letto che è spesso associato alle personalità borderline; e poi? Più che altro mi chiedo : perchè non è un "sintomo" così peculiare e assoluto da giustificare la canonizzazione di una struttura di personalità specifica? Ma, soprattutto, mi chiedo:
2) in quale misura si può dire che il sadico "sceglie consapevolmente" e in quale bisogna invece dire che "non conosce altra via e, dunque, è in qualche modo necessitato ad essere sadico?"..............
Domande sul sadismo
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Premesso che la mia professione è un'altra, convengo con te che il sadismo non sia necessariamente e solamente una parafilia, ma è spesso un'atteggiamento mentale che può anche sconfinare nel rapporto privato tra due individui.
Le domande che poni sono prettamente specialistiche, di conseguenza non potrò dare una risposta pertinente e scientifica. Proverò a ripsondere limitatamente a quanto ritengo di conoscere.
Come esempio posso portare la personalità della responsabile dell'ufficio dove lavora mia moglie. E' una signora prossima ai 70 (settanta!) anni che è già in pensione ma assunta dall'ente con un contratto dicollaborazione coordinata e continuativa. E già questo è un assurdo intermini...
Costei non ha altro che l'ufficio come motivo di vita, non vuole staccarsi dalla poltrona pur rendendosi conto di perdere sempre più colpi e non essere in grado di gestire le altre colleghe d'ufficio.
Ma il problema non sta solo in questo. Costei esercita una forma evidente di mobbing nei confronti di una delle impiegate "colpevole" di essersi ribellata. Con le altre ha il piacere "sadico" di far pendere le decisioni esclusivamente da lei, imponendo ritmi, procedure, modalità esecutive ecc. ecc. Quando commette errori o imprecisioni riesce sempre ad addossare la colpa sulle altre.
Ma l'aspetto più tragico è che alle possibili candidate al suo posto (mia moglie ed una sua collega) fa vedere la carota... ma il coltello dalla parte del manico lo tiene sempre lei.
A mio modesto avviso questo è un modo di comportarsi sadico, dettato dal fatto che costei ha paura di perdere l'unica sua fonte di vita.
Forse ha raggiunto la consapevolezza che al di fuori di quell'ufficio lei morirebbe. -
Forse ha raggiunto la consapevolezza che al di fuori di quell'ufficio lei morirebbe.
Grazie Wave! Hai portato un esempio che trovo perfetto e completo di tutto quello che esattamente intendevo!
Nella frase che ho quotato trovo quel nodo che non riesco proprio a sciogliere, tra causa ed effetto.
Dovremmo concludere...che , in realtà, il sadico non abbia alcuna possibilità di scelta?
O, invece, potrebbe scegliere se - ferma restando la sua storia e la sua vita - potesse spostare "solo" il proprio punto di vista sulla vita, su se stesso, su tutto ? :smoker:
Non è una domanda oziosa: ne va della differenza tra comprendere oppure schernire!!!! :sos: -
Lea
Non immaginavo di portare un esempio così azzeccato...ma purtroppo è vita vissuta... Vedo mia moglie in quali stati torna a casa la sera: stanca, stressata, demotivata, delusa, così rabbiosa da mettere a rischio anche il nostro rapporto...
Di solito sono io che preparo la cena, visto che torno qualche manciata di minuti prima. E' capitato più di qualche volta che la tensione nervosa fosse così alta da litigare perché una pietanza fosse poco cotta o troppo salata...
E tutto questo capita per cause esterne alla coppia.
Rispondendo alla tua domanda, posso dire che il sadico non ha alternative fino a che non decide di effettuare la svolta - cambiamento del quale però ha una paura folle.
Posso certamente immaginare quale sia il senso di "horror vacui" che prende la dirigente quando pensa al "dopo".
Ironicamente una delle colleghe di mia moglie ha detto che quando arriverà il giorno, metteranno il busto della dirigente all'ingresso dell'ufficio ed ogni mattina si genufletteranno davanti prima di sedersi alle loro scrivanie.
Ci sarebbero una serie di aneddoti da raccontare... ma mi ci vorrebbe un forun intero.
Basterà dire che ad una cena d'ufficio, vennero distribuiti dei moduli per raccogliere i nominativi dei partecipanti, in modo da poterli ricontattare per future occasioni.
La dirigente ha mentito in modo spudorato sulla sua età, sottraendosi ben 10 anni!!!Questo dovrebbe far capire molte cose...
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E le domande sono queste:
1) ho letto che è spesso associato alle personalità borderline; e poi? Più che altro mi chiedo : perchè non è un "sintomo" così peculiare e assoluto da giustificare la canonizzazione di una struttura di personalità specifica? Ma, soprattutto, mi chiedo:
2) in quale misura si può dire che il sadico "sceglie consapevolmente" e in quale bisogna invece dire che "non conosce altra via e, dunque, è in qualche modo necessitato ad essere sadico?"..............Ciao Lea, come potevo resistere a risponderti quando l'argomento è il sadismo?
Inizio da "addetta ai lavori" così da darti un quadro un po' specifico...Il sadismo sì, è associato ad un funzionamento mentale che va dal livello borderline a quello psicotico, un vero e proprio sadico non si presenta in individui normo-nevrotici. In realtà è presente fra i disturbi il "disturbo di personalità sadico" che non fa riferimento a gusti sessuali ma proprio ad una struttura di personalità dai connotati ben definiti.
Il sadico sceglie sempre consapevolmente di fare del male e ne trae godimento, se una persona fa del male inconsapevolmente o perchè guidato da impulsi ciechi, non è un sadico ma sarà qualcos'altro (per i serial killer il discorso è un po' complicato ma non credo che tu avessi l'intenzione di parlare di casi estremi).
Il sadico ha un'aridità emotiva, non ha senso morale, quindi per quale motivo dovrebbe esimersi dall'evitare qualcosa che gli provoca piacere? il punto è questo, oltre al fatto che ha come principale obiettivo quello di avere il potere/non subire il potere, e la sofferenza altrui provocata da lui(/lei) gli offre quell'illusione di onnipotenza che rappresenta oltretutto l'unico suo interesse nell'avere rapporti con le altre persone (oltre all'altro interesse che è quello di trarne ogni possibile vantaggio personale).
Il sadico inoltre non può e non potrà amare mai davvero, neanche dopo 20 anni di terapia.
E' fondamentale tuttavia una precisazione: ci sono i sadici e ci sono persone che hanno dei comportamenti o dei tratti sadici che possono essere limitati ad alcune situazioni; nel secondo caso il discorso è molto più complesso, possono agire così per paura e talvolta possono forse rendersene conto, ma magari preferirebbero dentro di loro seguire un'alternativa ben diversa, che però probabilmente in quel momento non conoscono o crea loro troppa insicurezza (penso che la responsabile della moglie di Wave sia fra questi, ciò non toglie che sia una grandissima st**nza!).
Ovviamente il mio discorso è generale, ogni persona ha poi le sue particolarità! -
Interessante il rapporto di potere quindi c'è rischio che molti capi siano o abbiano spiccati tratti sadici?
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Grazie di cuore, Nemes, perchè in poche frasi hai promosso tante possibilità di chiarezza!
Hai tracciato le direttrici di una analisi che - mi sembra - conferma la grande complessità del quadro. Un quadro dentro al quale (dimmi se sbaglio) il sadismo come semplice parafilia... finisce quasi per fare tenerezza......
Dentro alla evidente complessità mi colpisce molto questo tuo passaggio:Il sadico sceglie sempre consapevolmente di fare del male e ne trae godimento, se una persona fa del male inconsapevolmente o perchè guidato da impulsi ciechi, non è un sadico ma sarà qualcos'altro (per i serial killer il discorso è un po' complicato ma non credo che tu avessi l'intenzione di parlare di casi estremi).
So di chiedere molto e forse proprio troppo, ma proprio come Addetta ai Lavori provo a chiederti : in base a quali criteri l'osservatore , secondo te, può valutare la consapevolezza o inconsapevolezza?
Grazie infinite, comunque. -
Interessante il rapporto di potere quindi c'è rischio che molti capi siano o abbiano spiccati tratti sadici?
Pensa al rapporto tra il mega direttore, grand'uff lupomann figldiputt e Fantozzi... Ti pare sia poco sadico?
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Uhmm
, non mi ponete delle domande semplici, tuttavia cercherò di dare delle risposte basandomi un po' su quello che conosco, un po' su una personale intuizione. Il fatto è che le personalità sadiche sono viste soprattutto in contesti giudiziari visto che un sadico non avrebbe motivo di intraprendere qualunque terapia.
Interessante il rapporto di potere quindi c'è rischio che molti capi siano o abbiano spiccati tratti sadici?
Ci sono altre personalità che sono potenzialmente più portate a ricoprire ruoli di potere (narcisisti, ossessivi, antisociali equilibrati etc..), credo che forse il discorso si possa fare al contrario: l'essere capo può slatentizzare dei tratti sadici che sono presenti; il fatto di avere dei sottoposti che dipendono da lui/lei soddisfa il suo bisogno di dominio e allora potrebbe trovare gusto nell'umiliare più o meno subdolamente chi glielo permette, giusto per riaffermare il suo potere o per trarre semplice piacere da tale pratica. Quindi più che l'essere capo, è il tipo di capo che sarebbe.
So di chiedere molto e forse proprio troppo, ma proprio come Addetta ai Lavori provo a chiederti : in base a quali criteri l'osservatore , secondo te, può valutare la consapevolezza o inconsapevolezza?
Beh, un criterio per capire se quella persona è sadica e non qualcos'altro (e quindi capire che agisce con consapevolezza) è il modo in cui agisce il suo abuso e come lo racconta: se un altro può agire d'impulso o mosso dalla rabbia (o dall'uso di sostanze), il sadico infligge le torture con una calma lucida, priva di passione, c'è un totale distacco emotivo che disumanizza l'altro e non sono mai presenti sensi di colpa. Poi il racconto di solito è sfrontato, senza vergogna e goduto, non solo non c'è pietà ma non considera l'umanità della vittima.
Se hai una buona empatia puoi sentire un senso di fastidio, disagio, sentirti quasi preda di chi hai davanti.
Io ti dico, posso solo parlarti in teoria e di esempi da galera (come ti dicevo prima), ma se vedi che la persona non ha sensi di colpa, è freddo e calmo e non intravedi nessun segno di emotività, più un senso di brivido, probabilmente puoi pensare di avere a che fare con un individuo dai tratti sadici e, se è così, lui è consapevole di quello che fa, lo fa perchè gli piace e non perchè è costretto e non ha nessuna intenzione di cambiare perchè non ha interesse nei sentimenti degli altri, anzi, i sentimenti lo incitano, più l'altro soffre, più lui è appagato. -
Ancora Grazie, grande Nemes!
Il lavorìo del mio cervellino era intorno a questo caso concreto : una persona che non dà MAI la sensazione di percepire e sentire l'umanità degli altri. Se gliela sottolinei....rimane quasi male, quasi sorpresa, come se gli facessi una rivelazione epocale e del tutto inaspettata e inimmaginabile).
Castiga e ferisce tutti (per via di pensieri, parole, opere e omissioni). L'unico suo afflato di PARVENZA di "umanità" è rivolto (solo superficialmente e solo a chiacchiere, visto che poi non farebbe un tubo per aiutarlo) verso chi è provatamente più ultimo dell'ultimo degli ultimi.
Lì , a chiacchiere, sembra di sentire l'eco di qualche brandello di umanità (che è poi solo commiserazione, non estimazione).
Come dire: non fa niente per nessuno, mai. Fa tutto e solo per stesso, qualunque cosa costi agli altri. Sembra non accorgersi affatto che gli altri....abbiano la loro esistenza e dignità e sensibilità.
Ma, quando è proprio certo che li ha annientati e che sono disastrati (magari per causa sua) riesce a pronunciare uno sterile "poverino" che sembra anche sincero (poi non fa nulla, e col "poverino" si asaurisce la parabola "ascendente".
Drammatico, vero, carissima Nemes ?
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