Sono stata subito attratta dal titolo che hai scelto per questo thread. Mi piace e mi è suonato subito familiare.
Io credo che non sia un caso aver scelto "la non esigenza di stare con gli altri" piuttosto che il ben diverso "l'esigenza di non stare con gli altri". Tra l'altro, proprio sul piano liguistico, sarebbe stato (credo) più "istintivo" usare il secondo, in ogni caso.
L'esigenza di non stare con gli altri... l'avrei letta come una necessità di fuga.
La non esigenza di stare con gli altri..... mi sembra solo un magnifico panorama di libertà e di autonomia, che forse diventa problema , più che in noi, in chi - amandoci ed osservandoci, come i genitori - può sempre temere che si tratti , appunto, di fuga.
La non esigenza di stare con gli altri
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mi sembra solo un magnifico panorama di libertà e di autonomia, che forse diventa problema , più che in noi, in chi - amandoci ed osservandoci, come i genitori - può sempre temere che si tratti , appunto, di fuga
Discussioni infinite in famiglia su questo tema ! Malgrado i timori degli altri, come si può fare a meno della libertà e dell'autonomia ? Spesso si prende a parametro l'essere in "compagnia" per definire chi sta bene in se stesso, mentre, secondo me, star bene con gli altri dipende proprio dallo star bene con se stessi... e in compagnia !
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Applausi scroscianti per gli ultimi 2 post.
Ultimamente anch'io me ne sto fin troppo bene per conto mio, e spesso anzi esco più per dovere che per vera volontà (a volte non riesco a non impormelo). Però questa mia volontà, questo mio 'indirizzo' cozzano fortemente con le mie esigenze profonde, alle quali manca continuamente un 'rifugio affettivo'... so che risalgono a conflitti irrisolti in famiglia di quando ero ragazzino, e sto cercando di superarli, ma non è facilissimo.
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Sono stata subito attratta dal titolo che hai scelto per questo thread. Mi piace e mi è suonato subito familiare.
Io credo che non sia un caso aver scelto "la non esigenza di stare con gli altri" piuttosto che il ben diverso "l'esigenza di non stare con gli altri". Tra l'altro, proprio sul piano liguistico, sarebbe stato (credo) più "istintivo" usare il secondo, in ogni caso.
L'esigenza di non stare con gli altri... l'avrei letta come una necessità di fuga.
La non esigenza di stare con gli altri..... mi sembra solo un magnifico panorama di libertà e di autonomia, che forse diventa problema , più che in noi, in chi - amandoci ed osservandoci, come i genitori - può sempre temere che si tratti , appunto, di fuga.Centrato. Ma comunque la cosa mi fa sentire diversa, e data la pressione, in negativo. Forse sbaglio a isolarmi, ma proprio non ci riesco ad uscire. Vedo nelle persone poca sincerità e poco interesse nei confronti. Booo non lo so neanche io. Una cosa che avverto sempre, è che comunque, queste persone, non restano mai, e la cosa non mi fa stare bene, penso "vabbè tanto poi se ne fregheranno di me e chi s'è visto s'è visto". So che niente di tutto questo è normale.
Mi consigliate un modo per cambiare visione in queste cose? Voglio cambiare. -
Centrato. Ma comunque la cosa mi fa sentire diversa, e data la pressione, in negativo.
Forse è inevitabile sentirsi "diversi in negativo" quando l'imperativo categorico (ripetuto a memoria solo perchè lo dicono "tutti") è il fatidico "sono ok, perchè vado, faccio cose, incontro gente!"
Immagina di fermarne UNO , di tutti quelli che lo ripetono a pappagallo e come fosse un file imprescindibile del sistema operativo; immagina di fermarlo e chiedergli "ah! e perchè sei ok per questo?"
Scommetti che diventa rosso e non sa manco che dirti? ....
Io (come tanti) mi sento ok quando .... faccio quello che mi va di fare. E una cosa che non mi va MAI di fare... è quella di vedermi l'agenda scritta dagli altri.
Intendiamoci, eh! L'agenda è già quasi tutta scritta dalle cose che non si possono non ossequiare (quelle serie, o necessarie, o comunque sensatamente doverose). Ecco : che quelle due righe rimaste libere vengano scritte - al posto mio - dall'ossequio allo "andiamo, facciamo, ridiamo".... è così insopportabile che , mentre volutamente lo snobbo, già riesco ad essere autenticamente più serena ...già solo per il compiacimento di avewrlo SAPUTO snobbare.Vedo nelle persone poca sincerità e poco interesse nei confronti
E quindi.... ci vedi BENISSIMO! (non vedo ragione di dolersene, ma solo di compiacersene, sinceramente).
(già mi sento qualcuno che pensa "azz! pessimismo cosmico". No.Tranqui. Solo "senso di realtà". SERENO.
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Forse è inevitabile sentirsi "diversi in negativo" quando l'imperativo categorico (ripetuto a memoria solo perchè lo dicono "tutti") è il fatidico "sono ok, perchè vado, faccio cose, incontro gente!"
Immagina di fermarne UNO , di tutti quelli che lo ripetono a pappagallo e come fosse un file imprescindibile del sistema operativo; immagina di fermarlo e chiedergli "ah! e perchè sei ok per questo?"
Scommetti che diventa rosso e non sa manco che dirti? ....
Io (come tanti) mi sento ok quando .... faccio quello che mi va di fare. E una cosa che non mi va MAI di fare... è quella di vedermi l'agenda scritta dagli altri.
Intendiamoci, eh! L'agenda è già quasi tutta scritta dalle cose che non si possono non ossequiare (quelle serie, o necessarie, o comunque sensatamente doverose). Ecco : che quelle due righe rimaste libere vengano scritte - al posto mio - dall'ossequio allo "andiamo, facciamo, ridiamo".... è così insopportabile che , mentre volutamente lo snobbo, già riesco ad essere autenticamente più serena ...già solo per il compiacimento di avewrlo SAPUTO snobbare.E quindi.... ci vedi BENISSIMO! (non vedo ragione di dolersene, ma solo di compiacersene, sinceramente).
(già mi sento qualcuno che pensa "azz! pessimismo cosmico". No.Tranqui. Solo "senso di realtà". SERENO.
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Sì però non è bello avvertire questa cosa, perchè non mi fa stare bene con gli altri... Posso mica vivere così per sempre? Vorrei solo stare meglio io
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Posso mica vivere così per sempre?
E perchè dovresti vivere "così" e "per sempre"
Io credo che se segui te stessa (sei donna , vero?) e lasci spazio al viverti fino in fondo quel che provi..... facilissimo che arrivi, poi, a sentire DENTRO il dederio opposto a quello che ti sei serenamente vissuta....
Insomma.... credo che sia molto importante riuscire a convincersi e a verificare che, per ciascuno di noi, la prima regola sia "cosa voglio, IO?" e non "cosa si aspettano da me? Uff... non mi va ma devo!". "Devo"... cosa? A chi? -
Io più che una mancata esigenza di stare con gli altri ho una certa soglia di sopportazione dell'altro, nel senso che non riesco a passare più di un tot di tempo con qualcuno con piacevolezza, ma solo dei momenti/ore che soddisfano il mio bisogno di contatto... dopo di che sento il bisogno di stare con me stessa, arrivo alla saturazione. In certe situazioni uno è obbligato però a condividere un tot di tempo con gli altri, questo è il problema, ma per ora riesco a gestirlo abbastanza.
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Non sento questa esigenza, e quando mi viene proposto di uscire faccio di tutto per trovare una scusa plausibile per non farlo. Mi viene l'angoscia all'idea
Anche io generalmente detesto stare con la gente. Per me è un funerale. Solo che i funerali mi danno meno fastidio.
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Io più che una mancata esigenza di stare con gli altri ho una certa soglia di sopportazione dell'altro, nel senso che non riesco a passare più di un tot di tempo con qualcuno con piacevolezza, ma solo dei momenti/ore che soddisfano il mio bisogno di contatto... dopo di che sento il bisogno di stare con me stessa, arrivo alla saturazione.
Identico per me.
Ma non vedo proprio perchè dovrei sentirmi "sbagliata".
Ossia: non può "aver torto" chi non chiede NULLA, e "ragione" chi - in nome di un salutismo indimostrato - pretende di "suggerirti" (=importi) i ritmi e i tempi e i metodi e i luoghi del SUO bisogno di "socialità" !
O no?
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