I pensieri intrusivi mi stanno distruggendo, come ne esco?

  • Buongiorno a tutti, sono nuova qui e ho 41 anni. Mi ha spinto a iscrivermi il fatto che da 3 settimane sto vivendo un'ossessione destabilizzante, invadente, devastante.


    Questi pensieri intrusivi mi stanno distruggendo (non mangio, non dormo, piango, fatico a fare le pulizie di casa e la spesa) e interferiscono con la mia vita quotidiana. Ora che non sto lavorando, poi, è ancora peggio perché non ho possibilità di concentrarmi su altro.


    Già in passato specialisti hanno escluso bipolarismo, schizofrenia, depressione e altri disturbi di natura psichiatrica.


    Ma in questo momento vedo i farmaci come l'unica cosa che potrebbe restituirmi un po' di tregua e una vita normale, anche se temo tantissimo gli effetti collaterali degli psicofarmaci. In primis, la disregolazione dell'appetito e l'incremento di peso: avendo avuto un passato pluridecennale di disturbi alimentari ed essendone uscita, non voglio ripassare da difficoltà con il cibo né vedermi in una - ancora - nuova forma corporea. In secondo luogo, non voglio farmaci che interferiscano con la mia vita sessuale, che è una delle poche cose che mi dà soddisfazione e che vorrei preservare.


    I soliti consigli: distraiti, esci, leggi, guarda un film... a nulla servono. I pensieri arrivano ovunque io sia, qualsiasi cosa stia facendo.


    Chi c'è passato? Come se ne esce?


    Grazie a tutti in anticipo.

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • I soliti consigli: distraiti, esci, leggi, guarda un film... a nulla servono. I pensieri arrivano ovunque io sia, qualsiasi cosa stia facendo.

    È il contrario, non devi distrarti, devi pensarci. Se hai un pensiero che ti dà particolarmente fastidio, pensalo, e continua a pensarlo finché non ti disturba più.


    Questo è possibile farlo comunque solo se ti convinci che i pensieri non hanno nessun senso né potere, sono semplicemente pensieri che vanno e vengono. Anche se tu raggiungessi la massima illuminazione spirituale, e diventassi un guru indiano che medita nel bosco nel completo silenzio e nella completa solitudine, i pensieri arriveranno sempre comunque e ti diranno un sacco di cose brutte. Ma il guru ha imparato a fregarsene.

    Attenzione: i miei post possono provocare vertigini, nausea, visione offuscata, allucinazioni.

  • Purtroppo non funziona così…

    Passo ore a fare domande a ChatGPT, provo a cercare risposte, faccio castelli in aria… più ci penso, più mi vengono fuori pensieri e cose da fare. Ho una mente diabolica che le pensa tutte, anche le cose più assurde e impensabili.

    In realtà mi aiuta proprio fare qualcosa che mi distolga, ma il problema è trovare la forza per farlo.

    Dopo una mattinata persa sul divano, al pomeriggio sono riuscita a portare i bambini al parco e poi sono andata a correre e ancora non ho ricominciato con i pensieri ossessivi, ma ho già paura di quello che mi riserva la giornata di oggi.

  • Penso ad una persona del passato, di tanti anni fa.

    Non so perché quest’ossessione sia arrivata così prepotente, ora.

    Ma sono assalita da 1000 dubbi e domande, cerco ovunque segnali e risposte che non potrò mai avere.

    Sono in trance, completamente in preda a questi pensieri.

    Sono in modalità sopravvivenza, la mia mente è completamente assorbita da ciò e anche un bel film non riesce a prendermi, che tanto la testa parte per la tangente.

    Ora che ho tanto tempo libero lo sto buttando via inutilmente distruggendomi.

  • Purtroppo non si è abituati a cercare il senso di ciò che accade dentro se stessi. Si applica a ciò di cui si fa intima esperienza la lettura razionale che subito discrimina e distingue, sulla base di un codice di significati comune e standard, ciò che ha parvenza di essere congruo e normale da ciò che pare privo di significato, assurdo. Il tutto dentro un atteggiamento che vuole rispetto al proprio modo di procedere e di farsi interpreti della propria vita che le cose proseguano nell'ordine abituale, come non ci fosse necessità di occuparsi di se stessi e di procurarsi chiarimenti e risposte se non quelle di ordine pratico. Se interiormente c'è una presa di posizione e sono dati segnali che vogliono mettere sulla strada di una presa di coscienza più attenta e approfondita, ecco che se c'è ansia questa è immotivata e dannosa, se arrivano pensieri insoliti, ma tutt'altro che privi di capacità di condurre a capire cose importanti di se stessi, questi sono ospiti indesiderati, molesti, intrusivi, capaci solo di intralciare e impedire. E' certo che tendano a imporsi, mica sono lì per caso, vogliono porre problemi e aprire percorsi di verifica e di consapevolezza che staccano dal modo consueto di pensare e di pensarsi, tutt'altro che riflessivo, che sveglio casomai non è nel cercare di capire se stessi e di interrogare la propria conduzione della propria vita, per vedere quanto è corrispondente e fedele alle proprie necessità più profonde, casomai tutte da riscoprire. La psicologia convenzionale e con essa la psicopatologia dell'incasellamento in sindromi e patologie di tutto ciò che accade interiormente e che pare fuorviare da un corso cosiddetto normale, non aiuta di certo a incoraggiare una più attenta lettura e comprensione del senso. Volentieri ci si aggrappa a tutte le definizioni e etichette diagnostiche, contribuendo a creare e a ampliare il solco di incomprensione che divide da ciò che vive dentro se stessi. Non sottovaluto la difficoltà di entrare in rapporto con la propria intima esperienza, purtroppo non si è abituati a farlo e tutto spinge viceversa a porre attenzione al fuori piuttosto che al dentro. Ci si istruisce di questo e di quell'altro preso da fuori, da insegnamenti e da modelli vari e non si ha familiarità con ciò che vive dentro se stessi, con la conoscenza che ne può derivare, dentro se stessi dove c'è presenza di una parte di se stessi che non rinuncia mai a porre questioni, a interferire per mettere sulla strada di una conoscenza di sè e dei nodi della propria vita che si tende a ignorare e a trascurare, facendosi bastare ciò che, in concordanza col senso comune, pare bastare, ma che sufficiente non è. Serve aiuto per imparare a comunicare con se stessi, a intendere il senso di ciò che intimamente si prova e di cui si fa esperienza, che può apparire a prima vista assurdo e solo deleterio? E' possibile che serva per mettersi in grado di avere un rapporto con se stessi capace di intendere il senso di tutto ciò che vive dentro se stessi e che vuole essere compreso, che vuole dare uno stimolo per capire e per capirsi e non certo fare danno. Se alla proposta interiore, difficile e tutta da conoscere si oppone l'iniziativa di portare la propria attenzione su altro ritenuto più utile, soprattutto utile a distogliersi da ciò che dentro di sè esercita una presa per creare spazi di ricerca e di miglior conoscenza di se stessi, non è detto che così facendo si faccia il proprio interesse.

  • Purtroppo non si è abituati a cercare il senso di ciò che accade dentro se stessi. Si applica a ciò di cui si fa intima esperienza la lettura razionale che subito discrimina e distingue, sulla base di un codice di significati comune e standard, ciò che ha parvenza di essere congruo e normale da ciò che pare privo di significato, assurdo. Il tutto dentro un atteggiamento che vuole rispetto al proprio modo di procedere e di farsi interpreti della propria vita che le cose proseguano nell'ordine abituale, come non ci fosse necessità di occuparsi di se stessi e di procurarsi chiarimenti e risposte se non quelle di ordine pratico. Se interiormente c'è una presa di posizione e sono dati segnali che vogliono mettere sulla strada di una presa di coscienza più attenta e approfondita, ecco che se c'è ansia questa è immotivata e dannosa, se arrivano pensieri insoliti, ma tutt'altro che privi di capacità di condurre a capire cose importanti di se stessi, questi sono ospiti indesiderati, molesti, intrusivi, capaci solo di intralciare e impedire. E' certo che tendano a imporsi, mica sono lì per caso, vogliono porre problemi e aprire percorsi di verifica e di consapevolezza che staccano dal modo consueto di pensare e di pensarsi, tutt'altro che riflessivo, che sveglio casomai non è nel cercare di capire se stessi e di interrogare la propria conduzione della propria vita, per vedere quanto è corrispondente e fedele alle proprie necessità più profonde, casomai tutte da riscoprire. La psicologia convenzionale e con essa la psicopatologia dell'incasellamento in sindromi e patologie di tutto ciò che accade interiormente e che pare fuorviare da un corso cosiddetto normale, non aiuta di certo a incoraggiare una più attenta lettura e comprensione del senso. Volentieri ci si aggrappa a tutte le definizioni e etichette diagnostiche, contribuendo a creare e a ampliare il solco di incomprensione che divide da ciò che vive dentro se stessi. Non sottovaluto la difficoltà di entrare in rapporto con la propria intima esperienza, purtroppo non si è abituati a farlo e tutto spinge viceversa a porre attenzione al fuori piuttosto che al dentro. Ci si istruisce di questo e di quell'altro preso da fuori, da insegnamenti e da modelli vari e non si ha familiarità con ciò che vive dentro se stessi, con la conoscenza che ne può derivare, dentro se stessi dove c'è presenza di una parte di se stessi che non rinuncia mai a porre questioni, a interferire per mettere sulla strada di una conoscenza di sè e dei nodi della propria vita che si tende a ignorare e a trascurare, facendosi bastare ciò che, in concordanza col senso comune, pare bastare, ma che sufficiente non è. Serve aiuto per imparare a comunicare con se stessi, a intendere il senso di ciò che intimamente si prova e di cui si fa esperienza, che può apparire a prima vista assurdo e solo deleterio? E' possibile che serva per mettersi in grado di avere un rapporto con se stessi capace di intendere il senso di tutto ciò che vive dentro se stessi e che vuole essere compreso, che vuole dare uno stimolo per capire e per capirsi e non certo fare danno. Se alla proposta interiore, difficile e tutta da conoscere si oppone l'iniziativa di portare la propria attenzione su altro ritenuto più utile, soprattutto utile a distogliersi da ciò che dentro di sè esercita una presa per creare spazi di ricerca e di miglior conoscenza di se stessi, non è detto che così facendo si faccia il proprio interesse.

    Eh?

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