Messaggi di Gullit90

    A me era capitato dal nulla un problema simile. Mai avuto problemi a prendere sonno, ma una sera (tardi, ero già addormentato) fui svegliato da una telefonata di nessun particolare significato, poi non riuscii più a prendere sonno e mi venne l'ansia sapendo che mi sarei dovuto svegliare alle 5, ma soprattutto avrei dovuto riposare bene in vista di una giornata molto pesante. Ecco, da quella notte iniziarono i problemi anche per le notti successive (con la sveglia prestissimo e paura di non riposare a sufficienza), ma per fortuna il problema sparì dopo un mesetto o due, anche se ancora oggi un po' di timore è rimasto.

    Alla fine risultò sufficiente (specifico, per me) semplicemente accettare la concreta possibilità di non dormire, e che ovviamente non sarebbe successo nulla di disastroso il giorno successivo; in più ho tentato un'assurda psicologia inversa su me stessa, provando a forzarmi a restare sveglio per guardarmi un film/documentario, ovviamente di mio interesse e non solo come sottofondo. Ecco che riprendevo sonno rapidamente . È solo la mia esperienza, non c'è nessuna ragione per considerarla utile anche ad altri. Diciamo che un paio di tentativi non peggioreranno una notte già insonne, almeno distrae un po' da eventuali pensieri intrusivi.

    Salve a tutti, soffro di ansia, penso da sempre... da quando avevo 13 anni, a periodi alterni e con intensità diverse. Attualmente prendo Sertralina 50 mg da quando ero incinta della mia seconda bambina, quindi da 6 anni, ma negli ultimi mesi l'ansia è tornata fortissima... A breve tornerò dalla psichiatra, da cui non vado per paura... ma devo. Ho sempre capogiri (sintomo tipico mio da decenni) e da una settimana una nausea tremenda... Ora ho scritto al mio medico per chiedere se mi prescrive analisi per vedere se ho un tumore. Ho sempre paura di stare male, di morire.

    La nausea è fortemente legata all'ansia, e generalmente tende ad aumentare all'aumentare di quest'ultima. È ricorrente per noi ansiosi sottoporci a mille esami per escludere qualsiasi patologia, ma come hai scritto l'ideale è un incontro con lo psichiatra, che è comunque un medico e sa indirizzarti verso esami e terapie coerenti con la tua condizione. Fare un esame, come può essere una gastroscopia, implica un picco d'ansia in attesa dell'esame, il fastidio dell'esame stesso aggravato dall'ansia che inevitabilmente renderà l'esame più fastidioso ancora, e soprattutto l'attesa dell'esito, per noi fonte tremenda di ansia... Se lo psichiatra ti spaventa prova a chiedere un incontro in ambulatorio con il medico di medicina generale facendogli presente lo stato d'ansia. Purtroppo la corrispondenza tramite mail con il medico sta diventando lo standard.

    Salve a tutti, sono qui perchè mi trovo nella vostra stessa situazione. Non riesco a deglutire cibi solidi (carne, pane ecc) mentre con liquidi o cibi umidi (pasta con sugo ecc) riesco a mangiare "quasi" bene.

    Ho fatto una serie infinita di accertamenti, tutti con esito negativo. Ho provato anche la terapia con lo psicologo ma non mi sembra di andare meglio. Come avete risolto? Grazie a chi risponderà!

    Una "soluzione" valida per tutti non credo esista; il riflesso della deglutizione implica l'attivazione in un certo e preciso ordine di tante piccole componenti muscolari. L'ansia può portarti a inibire questo riflesso automatico, in un certo senso viene spontaneo il tentativo di controllare la deglutizione, rendendola "manuale", cosa ovviamente impossibile. L'unica soluzione è ridurre il livello d'ansia complessivo. Ad esempio, il problema lo hai sempre? Sempre con la stessa difficoltà? Sempre con la stessa difficoltà per ogni tipologia di alimento? Prova gradualmente a "esporti" sempre di più ai contesti che più ti inibiscono, ma molto gradualmente! Tipo il gelato o la granita con un'amica, per poi passare a qualcosa di meno impegnativo, tipo un aperitivo in casa.

    Il sistema nervoso funziona "circa" come un impianto elettrico, e come quest'ultimo è in grado di trasmettere un numero limitato di informazioni (cervello--->corpo e viceversa). Una condizione di "sovraccarico", come avviene negli stati d'ansia (forte stress, preoccupazioni varie), tiene il nostro impianto sempre a regimi molto alti e impegnativi in termini di risorse energetiche. È la sensazione dei "nervi a fior di pelle", ma in un certo senso permanenti nel tempo, che generano una serie di piccoli (ma spesso numerosi) malfunzionamenti, in genere (quelli che ci fanno più preoccupare) riguardanti il sistema nervoso autonomo.


    I cosiddetti "sintomi vagali", che per chi ha un disturbo dell'umore sono il pane quotidiano, sono alterazioni dei normali processi che il nostro corpo svolge in completa autonomia: aumento della frequenza cardiaca, palpitazioni, alterazioni della motilità intestinale e gastrica (reflusso, bruciori), sensazione di dover fare pipì, alterazione del riflesso della deglutizione (questo soprattutto rende ancora più ansiogeni i pasti, in compagnia poi...), respiro corto e rapido, formicolio e intorpidimento localizzato o diffuso (nel nostro caso i formicolii sono causati dal sistema nervoso, cioè dai nervi che conducono il segnale in maniera "non precisa"), sbandamenti, vertigini, sentirsi impacciati nei movimenti, lentezza nel mettere a fuoco gli oggetti, udito ovattato, sensazione di estraneità dal nostro corpo (sentirsi in "terza persona") e/o estraneità dall'ambiente (come se per un attimo lo percepissimo come sconosciuto). Inoltre ci sono tutti i sintomi relativi all'apparato muscolo-scheletrici: rigidità cervicale che può causare mal di testa (tipo quello dopo un lungo pianto disperato) e ulteriore tensione nervosa (amplificando i sintomi vagali); dolori muscolari e rigidità, piccoli spasmi, sensazione di camminare su una superficie instabile o che sprofonda, dolori intercostali ecc.


    Essendo tantissimi i sintomi possibili, è inevitabile che molti si ritrovino anche in molte altre patologie, che il nostro cervello (stanco e sovraccarico) tende ad associare con le patologie più gravi attraverso un collegamento APPARENTEMENTE logico e razionale, coadiuvato solitamente dalla solitudine che non ci permette di avere feedback realistici immediati sulle sciocchezze alle quali pensiamo. Citando Rick e Morty: "anche un serpente sembra un dildo".


    Soluzioni? Esposizione graduale (e possibilmente guidata dal terapeuta) a ciò che genera ansia, come avviene con l'agorafobia; terapia cognitivo-comportamentale; elaborazione e reinterpretazione degli elementi che generano il disturbo; non per ultimi gli SSRI/SNRI, i cosiddetti antidepressivi, che in un certo senso "forzano" un equilibrio dei neurotrasmettitori (serotonina/noradrenalina) "stimolandoci" e generando un umore mediamente più alto e con meno situazioni di down. Solitamente a terapia consolidata si riducono tutti (o quasi) i sintomi dati dal disturbo dell'umore.


    Ovviamente tutto ciò deve essere prescritto dal medico (preferibilmente dopo visita con un medico psichiatra) e seguito scrupolosamente in ogni suo dettaglio, evitando di chiedere consulenze a mille medici diversi o cambiare psicoterapeuti ogni settimana. Sono percorsi che richiedono SEMPRE E COMUNQUE molta pazienza e gradualità, come se fosse palestra. ;)