Messaggi di Gullit90

    Non sono d'accordo, sono stato 5 anni insieme ad una persona a distanza, vuoi dire che non eravamo una coppia? Condividevamo weekend, feste, viaggi, occasioni di famiglia e quant'altro, se non era coppia quella allora dovremmo riscrivere il significato sul dizionario.

    Non posso che essere d'accordo con te.



    Noto che generalmente c'è un po' troppa ossessione per i "tradimenti", intesi quelli di natura esclusivamente sessuale. Al netto di contagi con malattie trasmissibili, non credo si danneggi nulla; è un desiderio fisiologico come un altro, come condividere un pasto. Magari il "fedifrago" è anche meno frustrato dal dover rispettare le attese e le modalità dell'altro.

    Personalmente non mi sentirei in pace con la coscienza nel pretendere che un'altra persona gestisca la propria sessualità e il proprio corpo sotto mia decisione.

    Incontrarsi online non esclude altre metodologie.

    Come correttamente segnalato, i più efficaci luoghi o mezzi di dating sono stati amici, famiglia e aggiungerei anche conoscenti. Non è raro neanche in altri ambiti che attraverso il passaparola si organizzino incontri...

    Come risulterebbe nel grafico un amico che ti dà il numero di telefono di una ragazza, o il suo Instagram (sì, un po' triste), ed è attraverso questo che i soggetti utilizzano per il loro primo approccio?

    Poi come varia dal punto di vista della qualità? Incontrare un tizio su Tinder, farci sesso e bye bye, rientra nella percentuale degli incontri?

    Non capisco una cosa, ma per fare attività e parlare di interessi vari è davvero necessario cercare una fidanzata? Tralasciando che sono cose fattibili tranquillamente anche con ragazze fidanzate/sposate, ma è possibile farle anche con i consessuali.

    Generalmente la differenza sta nei rapporti sessuali regolari, ma a giudicare dai vari post non mi pare di aver letto di tutta questa necessità, quindi non dovrebbe essere una cosa fondamentale... giusto?

    Se le cose possono restare slegate, nessuno vieta di soddisfare i propri bisogni sessuali in un modo e quelli relazionali in un altro.

    Capita anche a me di sentire questo "condizionamento" spingermi alla ricerca di una relazione, ma alla fine mi ritrovo a chiedermi per quale motivo... e appena rinsavisco droppo la conoscenza già in fase iniziale, ghosto o la butto in caciara.

    Piccola nota finale: mi sembra un thread ormai degenerato nel flame, in analisi pseudo scientifiche, cherry picking e in stereotipi di genere da bar...

    Buonasera a voi, mi intrometto in questo discorso perché vorrei avere da parte vostra un'opinione. È stato un anno estenuante a combattere contro sintomi somatici al viso che non hanno alcuna causa medica. Ho fatto visite da diversi specialisti, tac, risonanze magnetiche e altro ancora, per poi sentirmi dire che sono in perfetta salute fisica. Tuttavia, il dolore si è cronicizzato e mi tormenta alcuni giorni più di altri, lasciandomi spiazzata e sconfortata. Ad oggi ho cercato da sola di affrontare la cosa, ho limitato le ricerche su Google, cerco di evitare di catastrofizzare e così via. Ho un diario tutto mio su cui sfogo i miei pensieri. Insomma, stavo mettendo in pratica qualcosa che mi ha dato solo un lieve miglioramento, ma non riesco comunque a risollevarmi da questa situazione. Tutto questo per chiedervi: secondo voi la psicoterapia cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarmi in questo caso? Mia madre sarebbe propensa a contattare lo psichiatra per una terapia con supporto farmacologico. Tuttavia, io credo che posso migliorare anche senza arrivare a questo punto, ma non so neanche io cosa fare. Che mi consigliate per questo tipo di "disturbo"?

    Seguirei la prima parte del consiglio di tua madre, cioè di contattare lo psichiatra. tieni presente che contattare lo psichiatra non implica abbonarsi a un "pacchetto" :D.

    La terapia cognitivo comportamentale è molto efficace per determinati disturbi, nel tuo non saprei, ma sicuramente lo psichiatra saprà dirtelo, ed essendo un medico è in grado anche di farsi un'idea sul tuo problema al viso. Se è un problema che si "esprime" a livello cutaneo, immagino che tu abbia già fatto una visita dermatologica?

    Azzo, un thread spacca forum...

    Ci sta' che mediamente una donna riceva più "offerte" rispetto a un uomo, ma questo non dice assolutamente nulla sull'obiettivo ricercato.

    Facendo un parallelismo con il mercato del lavoro, anche una qualsiasi azienda riceve un numero di "offerte" esageratamente superiore a ciò che richiede (la domanda), ma con quanta fatica riescono a evitare i disperati e a selezionare solo i candidati ideali? Hanno bisogno di professionisti, le risorse umane, poiché ormai i candidati sono più formati per mascherare le carenze/fingere di soddisfare i requisiti ecc. anziché per le skill necessarie a quello specifico lavoro :D.

    Secondo me non è assolutamente un vantaggio avere tutte queste offerte, considerando che su 100 "candidati" magari 98 sono individui che elaborano strategie ingannevoli e assumono comportamenti elusori... come si dice: fare carte false. Già è complicato farsi un'idea di una persona in mancanza di conflitti d'interesse, figuratevi in presenza di una richiesta così potente :D.

    Ciò che proprio non concepisco è la tendenza a incolpare più o meno indirettamente le donne per questo presunto vantaggio di genere.

    Certo, può essere frustrante non ottenere ciò che si desidera, però stiamo parlando di relazioni tra esseri viventi, non di un'immobile o un'auto.

    Il contesto conta molto, forse più del soggetto (al netto di casi estremi). Per contesto però non intendo per forza solo i luoghi costituiti ad hoc come discoteche e pub, ma praticamente tutti i luoghi di socializzazione che prevedano un minimo di apertura all'ambito amoroso: lavoro e scuola/università soprattutto. A dire il vero ho avuto molto più successo in contesti quotidiani, quelli dove ci si osserva in condizioni più spontanee.

    Sicuramente la vicinanza di "classe sociale" gioca un ruolo chiave, stessa cosa l'età, ma è ovvio che sia così, pur non essendo una condizione necessaria.

    Nei miei numerosi tentativi (alcuni anche un po' infantili) ho avuto modo di sperimentare molto, ma sempre mantenendo un comportamento ampiamente entro i limiti del rispetto umano.

    L'elemento ricorrente, almeno dalla mia esperienza, è la curiosità trasmessa e una sincera trasparenza: mi è capitato di parlare di argomenti assurdi e fuori luogo, ma erano argomenti a me molto cari e riuscivo a trasmettere la mia passione, creando coinvolgimento e interesse.

    Certo è che se mostri un atteggiamento negativo/spento il fallimento è assicurato.

    Vacci molto molto molto piano. Capisco che questa descrizione sia di parte, ma tutto quello che traspare da ciò che scrivi è una relazione disfunzionale.

    Fai in modo che i cambiamenti avvengano per entrambi, non solo da parte tua (che hai molto da perdere); ma soprattutto, se non ti senti pienamente "ripreso" dai problemi precedenti, evita di fare passi falsi...

    In conclusione, fatti una lista degli elementi che tu reputi indispensabili, poi stabilisci quali secondo te sono soddisfatti.

    Ha chiaramente espresso una sua criticità, che ha lucidamente riconosciuto come tale. Indipendentemente dal fatto che la relazione di coppia abbia o meno dei problemi, deve comunque intervenire sulla sua condizione. Eventuali criticità di coppia sono un ulteriore problema, da risolvere successivamente o anche in parallelo.

    Comportamenti di controllo di quel tipo sono già un grosso fattore di rischio in una relazione; per me non è concepibile che in situazioni di questo tipo debba essere il partner a scendere a compromessi per non triggerare quel comportamento.

    Concordo comunque sulla questione di coppia, che necessita di un dialogo, almeno per comprendere meglio la situazione.

    Hai già fatto tutto... E sono contento di questo perché evidenza una maggior normalizzazione della salute mentale, cosa rara anche solo 10 anni fa per una persona della tua età con "solo" problemi d'ansia. Quando avevo la tua età, 10/11 anni fa, mi liquidarono con un questionario a crocette, quelli che servono grossomodo a rilevare patologie mentali presumibilmente più urgenti, quindi non feci nulla.

    Lavorare precocemente sulla suggestionabilità, quindi sull'interpretazione che dai ai vari eventi della vita, ti risparmierà ulteriori grattacapi futuri, oltre a migliorare la tua condizione attuale. La combinazione lavoro-università già è sufficiente per devastare la sanità mentale di molti ragazzi, se poi si aggiungono ulteriori problemi (comprese fragilità personali) se ne esce a pezzi :D.

    In concreto stai riducendo di molto la probabilità di ammalarti o di cronicizzare una patologia mentale, quindi sei più che a buon punto già solo iniziando un percorso con uno psicologo.

    Ciao Gullit90, secondo la mia psicoterapeuta, uno Xanax da 1 mg a rilascio prolungato e da 5 a 29 gocce di En in casi forti dovrebbero bastare. Per lei ho tutto io il resto che ci vuole. Cosa ne pensi? Cambiando farmaci andrò incontro ad altri effetti collaterali?


    Anche io ci ho pensato: passerà questo periodo, come altri... ma non sono ormai sereno da anni. Le cure le porto avanti da anni... vorrei stare un po' meglio, sebbene mi impegni con camminate lunghe e distrazioni varie.

    A me pare strano che uno psicoterapeuta dia suggerimenti sulle terapie farmacologiche, a meno che non sia anche medico; tuttavia, anche in quel caso sarebbe un po' strana come situazione, un po' in conflitto di interessi.

    Partendo dal presupposto che non mi pare esistano terapie con benzodiazepine a lungo termine per l'ansia, ma tolto questo proverei a osservare più nel concreto e nel fattuale: da quanto tempo seguo questa terapia (psicoterapia + benzodiazepine)? Ho notato dei miglioramenti, o almeno una stabilità nella sintomatologia?

    Va da sé che ad una certa, ovviamente senza la fretta di ottenere risultati da una settimana all'altra, dopo un ragionevole lasso di tempo non produttivo, può anche essere valutata la possibilità di chiedere una consulenza a uno psichiatra, così da spiegargli bene la situazione. Magari sarà lui stesso a confermarti la correttezza della terapia che stai già seguendo! È comunque lecito pensare alla fallibilità di un professionista, pur senza abbandonare di colpo il percorso o boicottarlo.

    Questi dubbi mi vengono dato che in genere sono i medici stessi a mettere dei paletti sulla durata delle terapie farmacologiche, a tutela proprio del paziente, già molto fragile e suscettibile


    PS. Il mio consiglio è rivolto più che altro ad avere una conferma da parte di un medico psichiatra, e non alla ricerca compulsiva di risposte di nostro gradimento o medici compiacenti ecc.