Messaggi di Anya90

    PierangeloLopopolo ti ringrazio moltissimo per questo messaggio, bello e profondo. L'ho letto tante volte e concordo con tutto quello che dici. Hai ragione, non sono allineata agli anni che ho in termini di talune esperienze, mi manca qualcosa, ma quello che sto inseguendo forse non è nemmeno tanto in linea con la mia persona. Ho sempre creduto che le crisi servissero proprio a questo, a metterci sì in discussione ma anche a trarne un insegnamento positivo. Per quanto non sia piacevole, e mettendo da parte tutta una serie di pensieri ossessivi (che ora per fortuna sono molto meno presenti), questo momento è nato proprio da una riflessione sulla mia vita. Ho necessità di fare alcuni cambiamenti, ma devo imparare meglio a riconoscere la mia voce interiore senza confonderla con i condizionamenti esterni, che ho anche interiorizzato, ma che appunto non provengono da me. Grazie ancora per queste tue parole <3.

    Ciao! Cerco di non pensarci e di andare avanti con la vita di tutti i giorni, sento che quel periodo è decisamente alle spalle e come te cerco di accogliere questi pensieri e non scacciarli. Anche perchè prima o poi ci si dovrà fare i conti. Un abbraccio e figurati, anche a me fa bene parlarne, spero altrettanto.

    Moltissimo, avevo un po' paura di affrontare questo discorso perché, se da un lato sicuramente penso che parlarne sia sempre la soluzione migliore e che non serva a nulla negare quanto si sente, dall'altro temevo di indugiare un po' troppo a lungo su questi pensieri. Però scrivere qui è stata la scelta migliore, questo forum si riconferma come un faro di speranza. Ringrazio te e tutti voi per essere sempre qui, anche con una sola parola di conforto, che però fa una differenza enorme, soprattutto quando si teme di perdere la lucidità <3.

    Ciao, come va? non chiedermi perchè ma in questi giorni ho pensato molto al tuo post e ho riflettuto molto sul periodo 'strano' che ho avuto nei mesi addietro (e che sento ancora non essere finito..d'altronde quando scoppia questa ansia esistenziale non ho proprio idea di come possa andarsene..) e mi chiedevo come stessi. Un saluto!

    Ciao! :) Sto meglio... un po' il pensiero di sottofondo c'è, ma per ora è abbastanza ridimensionato. Cerco di mettere in prospettiva un po' di cose e di limitare la mia immaginazione su come e quando succederà. Ci sono dei momenti in cui questo pensiero non è per nulla presente, diciamo che me la sto cavando benone. So bene che la sensazione riguardo a queste ansie è quella di non poterle più mettere da parte, ma penso che questa consapevolezza dopotutto l'abbiamo sempre avuta e se in passato l'idea della morte non ci ha turbato così tanto è perché era proprio il pensiero a essere più sano. Ed è anche l'approccio a questo pensiero a fare la differenza.

    Ti ringrazio moltissimo per l'interessamento, tu come stai?

    Dici che è diventato un chiodo fisso, io mi soffermerei proprio su questo punto. Non hai sentito questo tuo ex per anni, ne deduco che eravate entrambi giovani. Devi tenere a mente che la persona che è adesso potrebbe essere completamente diversa da quella che avevi conosciuto da ragazza. Forse ti sei aggrappata al ricordo di questo ex per evadere un po' dalla realtà, ne avrai fatto una sorta di ripiego mentale per il matrimonio infelice, e confondi il bisogno di una distrazione con la nostalgia/interesse. La sua reazione però mi sembra molto forte, tu perché l'avevi lasciato? Dici che lui era pazzamente innamorato di te, tu cosa provavi per lui?

    Per quanto riguarda la paura della morte, ti capisco benissimo... io ho 25 anni ma se ci penso, vado quasi in panico...

    Già. La paura dell'ignoto è una delle più grandi paure umane, dopotutto. Ti capisco.

    Se questo è il tuo sentire direi che puoi definirti agnostica, come sento di definirmi io

    Sì, esatto, è come mi definisco adesso :). Penso che sia la definizione più onesta rispetto alle mie prese di posizione passate.

    Be', allora ti direi di buttarti se puoi, però anche per queste cose penso sia meglio la qualità della quantità. Meglio conoscere per bene e con calma solo uno o due posti, piuttosto che visitare ogni giorno un posto diverso di fretta e con l'ansia di perdere la partenza ed essere lasciati lì.

    Hai ragione, non ci avevo pensato alle continue partenze. Per una persona come me, fin troppo ansiosa, forse sarebbero pure controproducenti. E dire che sono sempre stata la prima ad affermare che la qualità è meglio della quantità, a volte si perde proprio il senso della misura.

    Ciao, ad aprile scrissi il mio primo post qui parlando proprio della morte. Quasi mi vergogno a parlarne perché mi scoppiò in parallelo a una visione di un notiziario circa la guerra russo-ucraina.

    Ciao :). Devo essermelo perso il tuo post, anche se ne ho letti diversi con tematiche simili. Non devi vergognarti certo di cosa ti ha scatenato quel pensiero, il notiziario ti avrà portato a delle riflessioni, il che è anche naturale.

    Allora mi vennero dati dei consigli molto "belli" proprio in questo forum; qualcuno mi consigliò di trovare dentro di me, nel profondo, una risposta a questo senso dell'esistenza.

    E riconosco che è un ottimo spunto, il migliore. So che il vero problema non è il pensiero in sé, ma la fissazione, l'averlo costantemente in testa. Benché non sia, come dicevo, così pressante come in passato, attualmente è un po' troppo presente. Perché poi è il rimuginarci a lasciargli sempre più spazio.

    ti dico solo che a me proprio un viaggio mi ha distratta

    Lo capisco, la soluzione è proprio in questo, togliere forza al pensiero, e una distrazione grande o lunga abbastanza come un viaggio può sicuramente aiutare a metterlo da parte.

    Non ho capito la storia dei viaggi. Se non ti piace e non ti interessa, perché dovresti farlo? Se invece vuoi provare perché potrebbe piacerti allora è diverso, ma scegli una meta che ti ispira e trovati una buona compagnia con cui partire, però non fare quella crociera, perché è una checklist e non un viaggio.

    Mi piacciono, mi piace viaggiare, benché appunto non abbia fatto grossi spostamenti. Solo che al momento mi pare che sia diventata un'ossessione, una cosa da fare a ogni costo. Finora ho sempre viaggiato con la mia famiglia, è stata sempre una gran compagnia, la migliore per me. E il tutto è sempre avvenuto senza chissà quali condizionamenti, ci siamo organizzati e siamo partiti. Alla base c'era solo il piacere di visitare una città. Di mete che vorrei visitare ne avrei molte, avevo preso in considerazione la crociera proprio per questo, per vedere più posti possibile. Il problema mio è che al momento, prima del piacere, pare sia subentrata una specie di dovere. So che non è una cosa sana, dovrei viverla con più naturalezza, lasciare spazio solo al piacere e non all'ossessione.

    Avere paura della morte e' normale e naturale. Non e' normale pero' e forse nemmeno naturale, non avere gli strumenti per affrontarla e gestirla. In passato l'uomo si e' dato come strumento per questo scopo la religione: nel momento in cui viviamo in una realta' totalmente secolarizzata, pero' la religione ha perso il suo appeal, e difficilmente viene presa in considerazione anche per i suoi scopi piu' banali. Ho passato anch'io queste tue paure, e' umano. Diciamo che il problema si e' ridimensionato e ora e' ridotto e gestito.

    Guarda, ti dirò, io non sono nemmeno quel tipo di persona (adesso) che ama definire ciò che non conosce. Da più giovane mi sono definita atea senza poi aver nemmeno mai riflettuto abbastanza a fondo su queste tematiche. L'idea di vivere una realtà limitata, che nasce e finisce con la mia esistenza, non si sposa con il mio sentire. Esperienze, riflessioni, studi mi portano a tenere aperta una possibilità che ci sia qualcosa in più. Del resto, la stessa vita è un mistero. Non do delle definizioni solo perché non ho gli strumenti per farlo. E' questo mio sentire attuale, il non dare tutto per certo, a ridimensionare anche la paura della morte, però ogni tanto mi ci fisso ugualmente, perché è innegabile che mi spaventi comunque, al di là di tutto ciò in cui posso rimettere le mie speranze.

    Innanzitutto ti dico che non tutte le donne hanno un istinto di maternità e non c'è niente di male a non averlo. Per i viaggi, sì può essere bello viaggiare, ma anche lì non farti influenzare troppo da quello che dicono gli altri.

    Hai ragione, alle volte non riesco a definire dove finisce il pensiero degli altri e dove inizia il mio, in altre parole non riesco a capire se sono davvero miei bisogni o se questi bisogni non siano farciti dalle aspettative altrui, che in qualche modo devo "soddisfare".

    Ciao. La descrizione dell'incontro col pensiero della morte che hai fatto rispecchia paro paro la mia esperienza, verso i 21-22 anni anche io ho vissuto un periodo abbastanza brutto in cui ero ossessionata da questo pensiero. Poi è andato via, si è ripresentato 10 anni dopo per qualche mese (non riuscivo a dormire quasi, avevo ansia tutto il giorno, non riuscivo a lavorare). Non so perché se ne è andato, fatto sta che ora penso a problemi più immediati.

    Mi dispiace molto, perché so quanto sia scomodo questo pensiero. Stavolta non è così pressante come lo è stato 11 anni fa, nel 2013 non riuscivo nemmeno a fare le mie cose. Al tempo ero all'università, a malapena riuscivo a studiare. Mi veniva difficile stare con gli altri perché mi sentivo completamente sopraffatta. Anzi, sentivo il bisogno di starmene per conto mio, avevo la testa come ovattata, una sensazione strana. E mi capitava di scoppiare a piangere. Per questo penso di averla interiorizzata e superata, questa paura, e che stavolta sia più un discorso legato all'ansia e naturalmente a questa sorta di insoddisfazione che mi accompagna.

    Sulla maternità: cosa dirti, se l'idea di avere un bambino non ti entusiasma, se ci pensi solo per pressioni sociale, puoi anche lasciare perdere e stare serena :) Non è mica la strada obbligata per tutti.

    Per ora sicuramente non lo è, ma perché sento principalmente questo bisogno di recuperare il tempo perso, prima di "mettere la testa a posto". Poi in realtà la "testa a posto" l'ho sempre avuta, mi sono fatta carico di tantissime responsabilità, per questo ora mi pare quasi di non aver vissuto la mia giovinezza e di dover rimediare. E forse è proprio questo a non farmi prendere in considerazione l'idea della maternità.

    Ma poi il primo passo in quella direzione è trovare una persona con cui farlo il figlio: senza quella non ha nemmeno tanto senso arrovellarsi sugli step successivi, no? Ti manca la dimensione di coppia, cerchi un compagno? Magari partirei da qui nella riflessione.

    Non manca una dimensione di coppia, però manca una progettualità. Da un lato ne sono sollevata perché almeno non ho questa pressione, ma allo stesso modo so che se volessi affrontare l'argomento avrei un muro di fronte.

    Sui viaggi, credo che sia un imperativo piuttosto stupido della contemporaneità.

    Se viaggiare interessa, arricchisce, intriga, ben venga.

    Sono molto d'accordo su questo, io prima non la vivevo in maniera così ossessiva. Insomma, viaggiare non mi dispiaceva, ma era più un piacere appunto che un dovere. Un arricchimento di sicuro, inoltre ho la passione per fa fotografia e i viaggi sono sempre stati strumentali anche a questo mio hobby, per fare degli scatti diversi. Cerco di ricordarmi costantemente qual era il mio spirito prima che questa cosa dei viaggi diventasse un'ossessione. So che è il mio atteggiamento attuale a essere sbagliato, ma non riesco a tornare in contatto con quello che era il mio approccio in passato.

    Due o tre annotazioni. Non mi sorprende che tu non sia depressa, dalla tua descrizione emerge un profilo più decisamente ansioso, con tratti ossessivi. La società (implicitamente) ti spinge ad avere figli, un tuo conoscente ti spinge (esplicitamente) a fare viaggi. Ma tu che vuoi fare di tuo?

    Sì, me lo riconosco. In realtà le ossessioni mi accompagnano da sempre. A parte quella attuale che sembra ripercorrere in parte quella di 11 anni fa, ne posso citare altre due importanti: una risalente a quando avevo 17 anni, durata un anno, per dei sensi di colpa ricorrenti e un'altra a quando avevo 10 o 11 anni. Me ne andai in paranoia per un fatto di cronaca nera, non avevo nemmeno degli elementi per razionalizzare quanto mi stava accadendo. Ma ricordo che avevo una paura nera di trasformarmi in un mostro e fare del male a qualcuno. Il solo pensiero mi faceva stare malissimo.

    Di mio posso dire di aver certamente messo in pausa il discorso maternità, ma una risposta definitiva al riguardo non ce l'ho. E' difficile dirti cosa voglio fare davvero al di fuori delle ansie, perché distorcono tantissimo la mia visione sulle cose.

    Ciao, ragazzi! Ho riflettuto molto se creare questa discussione o meno, un po' parlarne mi spaventa, ma forse è proprio il primo passo da fare per trovare un po' di serenità.


    La mia fissa con la morte risale al 2013. Ricordo che quel pensiero mi attraversò la mente quasi all'improvviso, prima di quel momento non ci avevo mai pensato molto, di certo non con quello spirito. Anzi, da giovanissima e da adolescente quasi mi affascinava, ci vedevo un grande mistero che però non mi toccava, che mi era fin troppo lontano. Poi a un certo punto ho come realizzato che mi riguardava eccome e ho trascorso tre mesi a pensarci costantemente. Tre mesi orrendi perché non volevo morire, non perché rischiassi di morire da un momento all'altro, stavo benissimo, ma non accettavo la morte come l'evento inevitabile che è. Ne sono uscita soffermandomi a riflettere sulla natura delle mie considerazioni, caricavo la morte di tutta una serie di immagini, di risposte su un ipotetico aldilà, ed erano proprio quelle immagini, le risposte che davo alle mie domande, ai miei dubbi, a farmi stare così male, perché tendevo a non lasciarmi troppe speranze e la dipingevo come un evento assolutamente negativo. Ho imparato a non fare del dubbio una certezza e piano piano sono tornata alla mia vita di sempre.


    Nel tempo però qualche pensiero di troppo a riguardo l'ho sempre avuto, non così opprimente, ma ogni tanto con la mente ci sono ritornata.


    Ultimamente mi sembra di esserci ricascata, ma a scatenare il tutto è stata un'altra considerazione, un bilancio sulla mia vita. Non sono così vecchia, ma alle volte mi sembra di esserlo. Ho 34 anni, e sento di non aver realizzato tutto quello che avrei voluto. Anche se ho una casa mia e vivo da sola, cose non scontatissime di questi tempi (anche se la casa l'ho ereditata, di certo non me la sono sudata) sento di non essere completamente al passo con l'età che ho. E qui si aprono tutta una serie di contraddizioni che io per prima fatico a capire.


    Primo fra tutti il non desiderio della maternità. Sento la pressione sociale ma non la pressione biologica, o almeno credo. Mentalmente mi sento molto più giovane di ciò che sono, altro fattore che poi in relazione all'età che ho mi crea qualche disagio. Vivrei la vita come ho fatto a 20 anni, anche se nemmeno al tempo me la sono spassata così tanto. Ma quando mi guardo attorno e vedo le persone della mia età che si sposano e fanno figli, mi sembra di essere fuori posto. E benché non abbia tutto questo desiderio di farmi una famiglia, inizio a capire che non mi resta nemmeno tutto questo tempo per tergiversare o rimandare una decisione. Mi sento come se dovessi fare una scelta qui e ora e in virtù di quello che potrei desiderare tra qualche anno, quando poi potrà essere troppo tardi.


    Un altro problema forse stupido, e qui ringrazio (per modo di dire) la persona che mi ha portata qui a scrivere la prima volta, è il fatto di non aver fatto molte esperienze in quanto a viaggi. Non ho contatti con quella persona da sei mesi e sto benissimo, ma era il suo rimprovero quotidiano e mi rendo conto che questa cosa ha lasciato come un segno dentro di me. Il resto ha lasciato il tempo che ha trovato, ma su questo aspetto mi sento davvero come se avessi vissuto tutta la mia vita in un buco. Non che sia esattamente vero, ho visitato molte città italiane, ma non riesco nemmeno a considerarli più dei veri e propri viaggi, forse perché lui era capace di mettere piede anche dall'altra parte del mondo e mi sento come se non avessi fatto delle esperienze che a quanto pare sono alla base di molte esperienze umane.

    Mi stavo persino documentando su delle crociere impegnative, 4 mesi fuori e si vede davvero tutto il mondo. In un solo colpo recupererei tutto quanto. Certo costano e non poco e allo stato attuale non ho nemmeno quella disponibilità economica.


    Tutto questo mi ha portato a pensare al tempo "sprecato" e a quello rimanente con conseguente rimuginio sulla morte. C'è anche una forte componente ansiosa che mi porta poi a fissarmi più del dovuto e a vederla come un problema più grande di quello che poi è. Quando sono in compagnia nemmeno ci penso più tanto, è un pensiero di sottofondo. Ma quando sono da sola, perché vivo da sola, allora diventa più difficile non pensarci. Riesco comunque a fare le mie cose, lavoro, mangio come sempre (non ho problemi di appetito per questo "malessere"), riesco a dormire. Insomma, non sono sul depresso. Però poi inizio ad avvertire questo pensiero come una sorta di belva chiusa in una gabbia, che se solo uscisse mi distruggerebbe la vita.


    Ma non so se sto facendo un'associazione con quanto successo nel 2013, perché non vorrei tornare a fissarmi così, o se è solo una sorta di crisi di mezza età.


    Voi che dite?

    Tesoro... mi dispiace davvero di cosa hai dovuto subire.

    Per rispondere alle tue domande:

    Forse non sei scappata perché avevi paura delle conseguenze, perché questa persona ti ha fatta sentire sbagliata e forse (forse) sei arrivata a credere di meritare un trattamento simile. Non sei scappata perché hai voluto credergli quando ti ha promesso che non si sarebbe più comportato allo stesso modo.

    Non so se a farmi più ribrezzo sia questo ragazzo o il professionista a cui si era rivolto. Questa esperienza ti ha segnato nel profondo ed è normale che tu abbia delle difficoltà a intraprendere delle nuove relazioni: temi di ritrovarti incastrata in un altro rapporto tossico.

    Forse i suoi genitori erano spaventati quanto lo sei stata tu, per questo non sono riusciti a chiedere aiuto. E questa mancanza ha fatto sì che tu subissi le conseguenze della loro codardia e dei disturbi evidenti del figlio.

    Puoi superarlo, certo. Non tutte le persone sono così. E sapresti riconoscere un elemento simile proprio in virtù di ciò che hai vissuto.

    Spero tu sappia che non sei mai stata la causa dei suoi problemi, alcune persone riversano la rabbia che nutrono per loro stessi su chi li circonda, perché non riescono ad affrontare i loro limiti.

    Ti mando un grande abbraccio!

    Di una cosa sono certa: l'essere umano è una creatura così piccola rispetto all'immensità dell'universo da non poter assolutamente esprimersi su cosa esiste o cosa non esiste al di là della morte. Non parlo da credente, ma da agnostica. Se solo ci prendesse con le congetture, dovrei presupporre che sia in possesso di una qualche forma di conoscenza assoluta, cosa che ritengo del tutto improbabile.

    Sui social non mi è mai capitato comunque di leggere un arrivederci, al massimo un riposa in pace. E come forma di commiato mi sembra abbastanza adeguata :) .

    Ma, perdonami se faccio questa domanda palesemente indiscreta (seppur non riguardi direttamente la cosa), ma mentre parlavi stavi dando impressione di essere nervosa, o comportamentalmente tale da dare impressione appunto che fossi in quella fase?


    Cioè, provo ad interpretare il perché ti ha voluto fare questa domanda imbarazzante.

    No, anzi, era il suo primo vocale della giornata, quindi non avevo proprio avuto modo di dire nulla che potesse dar seguito a quella domanda. Diceva di avere la pressione bassa per il caldo e che non riusciva a combinare niente, dopo un monologo su cosa poteva bere o mangiare per sentirsi meglio se n'è uscita con "tu col ciclo, poi? Ancora non ti è arrivato?". Nei giorni precedenti non avevo lamentato disturbi o ritardi tali da giustificare un suo interessamento in questo senso, è stata proprio una curiosità (non so nemmeno come definirla) venuta fuori dal nulla. Forse voleva essere una frecciatina proprio perché non avevo (ancora?) fatto parola della cosa. Di suo, benché ne dica, sa essere invadente (quindi non parliamo solo della domanda, ma proprio della persona) e immagino che si aspetti che la ragguagli su vita, morte e miracoli come del resto fa lei con me, ma in ogni caso non capisco che differenza possa farle sapere se ho il ciclo o meno.

    Infatti, anch'io ho ricevuto questa impressione. Non è che magari lei avesse dei problemi in questo senso? Non so, tipo un ritardo sospetto che le generava preoccupazione? La butto là.

    Se fosse preoccupata per qualcosa avrei potuto capire, almeno in parte, ma comunque no, stava benissimo :thinking_face: .