Lo so che sembrano discorsi di una persona superficiale e immatura, ma mi dovete credere, anni fa io non avrei mai pensato queste cose.
Io direi il contrario, che sono discorsi di una mente matura e che ha un approccio più concreto sulle cose.
Siamo più o meno coetanei e ti capisco benissimo. Anch'io rispetto al passato mi sento molto meno disillusa e credo che sia normale.
Da giovani abbiamo pochi elementi psicologici e poche esperienze a cui rifarci per approcciarci alla vita. Nei rapporti ci facciamo andare bene un po' tutti perché siamo come delle spugne, ci imbeviamo di tutto ciò che ci circonda, siamo curiosi e nutriamo un forte desiderio di conoscerci anche attraverso il prossimo. Con l'età le cose cambiano, perché comprendiamo il valore del tempo, abbiamo già maturato delle esperienze che ci hanno meglio fatto capire chi siamo e di cosa abbiamo bisogno, e tanto per iniziare non riusciamo più ad andare d'accordo con tutti, ma solo con chi ci è effettivamente più affine. Forse diventiamo più selettivi, magari abbiamo sofferto più del dovuto. Le motivazioni sono tante. Emil Cioran scriveva che "più facciamo progressi interiori, più diminuisce il numero di coloro con cui possiamo realmente comunicare". Devo dire che mi trovo molto d'accordo su questa frase. Non che non possiamo effettivamente parlare con nessuno, anzi, io stessa in gruppo parlo con chiunque, ma un conto è parlare, un altro è aprire il proprio mondo interiore.
Negli anni ho tagliato fuori molte persone dalla mia vita, tra amicizie che non potevano essere definite tali (a 15 anni definiremmo "amico" anche uno conosciuto il giorno prima) e parenti per delle dinamiche che non sto nemmeno qui a raccontare.
Lo stesso succede con i rapporti di coppia, se non abbiamo accanto una persona con cui davvero sentirci liberi e a nostro agio, allora forse non si tratta nemmeno di un rapporto di coppia. E praticamente tutte le coppie che conosco hanno un non so che di disfunzionale, tra chi è geloso marcio, chi impone la sua visione, chi dice all'altro cosa deve fare, chi deve controllare ogni aspetto della vita del partner, chi non sopporta amici e parenti dell'altro, chi è costretto ad adeguarsi e indossare una maschera, salvo poi "scoppiare" quando non è nei radar del partner. Risultato: sono coppie che non avrebbero nemmeno motivo di stare in piedi. Il matrimonio per fortuna è sempre più raro, ma quasi tutti i miei amici o cugini che si sono poi sposati hanno finito col divorziare. Dal mio punto di vista è un investimento di tempo e denaro inutile, ma proprio perché molto spesso questi passi vengono fatti senza alcun criterio logico e quando le red flag cosiddette erano già belle che evidenti. E poi c'è la scappatoia facile, il divorzio, e spesso non c'è nemmeno una vera e propria volontà di venirsi incontro e sistemare le cose.
Se la via adulta deve essere necessariamente uniformarsi a certi schemi per essere più socialmente accettati, io passerei. Se deve esserci una discrepanza tra certi traguardi e lo stato d'animo che ne deriva, ha più senso aspettare e fare questi passi se e quando ce ne sarà davvero modo.
Credo che l'essere umano di base conservi sempre quel pizzico di insoddisfazione anche quando riesce a realizzarsi in taluni aspetti della vita. Una volta raggiunto un traguardo è già alle prese con qualcos'altro che lo fa sentire inadeguato, ma quel senso di inadeguatezza per me viene dal costante confronto col mondo esterno, che non sempre rispecchia i nostri tempi e i nostri reali bisogni.