È stato un atto di violenza. Punto.
Lo è stato anche il bacio di Rosa Chemical a Fedez?
Perchè se quello non lo è e questo invece sì... qualcosa mi sfugge.
È stato un atto di violenza. Punto.
Lo è stato anche il bacio di Rosa Chemical a Fedez?
Perchè se quello non lo è e questo invece sì... qualcosa mi sfugge.
Se una "cosa fatta per gli umani dagli umani" fallisce nel breve periodo per la metà dei casi: "non funziona". L'esito è ovvio.
Messa così, non sono d'accordo.
Non sul fatto che non funzioni, ma sul come la cosa è presentata.
E' il matrimonio che non funziona?
Ma se oggi come oggi tante cose fatte per gli umani dagli umani "non funzionano"..... saranno tutte ste cose prese singolarmente che non funzionano... o saranno gli umani che hanno perso la bussola?
E' vero che è un passo lungo, ma è anche un passo ovvio se (SE) l'argomento contrapposto è: "tutte le persone che conosco sono felicemente sposate", ovvero si da per scontato che la norma sia il "funzionamento" del matrimonio per come è stato pensato e per come il sentito comune vorrebbe che sia. Visti i dati: questo non è.
Questo atteggiamento (mi riferisco a quello di chi risponde "tutti quelli che conosco sono felicemente sposati") è tipico del moderno de-cerebrato che non è in grado di comprendere una generalizzazione (un dato inevitabilmente si legge in modo "generalizzato").
Anzi spesso si sente dire "non si deve generalizzare", in base a quale principio non s'è capito.
Se le statistiche dicono che 7 matrimoni su 10 falliscono, vuol dire che ne falliscono 7 su 10, e non 10 su 10.
Ma tanta gente questo non è in grado di comprenderlo, e questa gente risponde in quel modo.
La stessa reazione ce l'hai su tante altre cose, esempio:
è pericoloso fare il bagno al mare dopo mangiato (che tradotto significa, in numeri, che su 100 volte che ti fai il bagno, X volte ti sentirai male, e questo X può variare in base a età, stato di salute ecc.).
Ti sentirai rispondere: eppure io l'ho sempre fatto e non m'è mai successo niente
E lo senti dire come se questo, il fatto che non gli è mai successo niente, smentisse o mettesse in dubbio la verità scientifica che fare il bagno al mare con lo stomaco pieno può portare ad un malore (anche grave).
Di fronte a queste persone che fare?
Io mi giro dall'altra parte... non ho più pazienza...
Ciao
Ciao, ho letto tutte le pagine, e vedo che la discussione è andata abbondantemente OT rispetto alla domanda iniziale, ma forse lo prevedeva la domanda stessa per cui va bene così.
Per quanto riguarda queste ultime pagine, sono d'accordo con Choupette, e sono arrivato alla sua stessa perdita di pazienza nel provare a spiegare le cose a chi non vuole ascoltare.
Tornando a uno dei primi esempi, quello dei matrimoni che falliscono, mi permetto di dire che presentare i dati ("7 matrimoni su 10 falliscono dopo tot anni") NON equivale a dire il matrimonio è fallimentare.
Questo giudizio, sul matrimonio, è secondo me logicamente uno step già successivo alla presentazione del dato.
Il dato di fatto, quello innegabile, è che 7 matrimoni su 10 falliscono dopo tot anni (dico 7 su 10 a caso, non so di preciso il numero o gli anni).
Questo, come dice bruce0wayne, è l'oggettivo innegabile
Questo e solo questo.
Che già da questi dati arrivare a dire "il matrimonio è fallimentare" è un passo troppo lungo.
Ma non perchè non sia vero che i matrimoni fallliscono, ma perchè questo giudizio ha come oggetto il matrimonio preso di per sè.
E chi mi vieta di pensare invece, in base a questi dati, una cosa del tipo "la maggior parte di noi fallisce nel matrimonio"? (noi inteso come noi membri della società odierna)
Già questo giudizio è diverso dal precedente, perchè prende come oggetto non il matrimonio, ma gli individui che contribuiscono al suo fallimento.
Ma come diceva qualcuno, forse a molti con matrimoni fallliti alle spalle, fa più comodo sentire e condividere il primo giudizio, perchè sottindende che è il matrimonio a essere fallace di per sè, e non i membri che ne fanno parte, che sono quindi "giustificati" e "non colpevoli".
Volevo scrivere altro ma mi sono perso, magari intervengo in seguito
Ciao
Io penso che l'eccesso di benessere, la frenesia e le troppe distrazioni, il continuo dover essere all'altezza, il legame alle cose materiali e, più di recente, l'abuso dei social e l'alienazione che ne deriva, siano un po' i fattori chiave.
Hai già dato più o meno tutte le risposte.
Secondo me questa "tendenza" è stata ingigantita dai social, nel senso che una volta chi "voleva" essere competitivo e vivere di confronto con gli altri lo faceva, per gli altri l'erba del vicino si guardava solo ogni tanto (perchè ogni tanto viene spontaneo guardarla).
Oggi coi social, l'erba del vicino è sempre in bella vista, e badiamo bene, è in bella vista solo quella verde e rigogliosa, perchè i rami secchi nessuno li mette in mostra.
Questo crea, secondo me, una sorta di "competizione" anche se non voluta... genera la spontanea domanda: "perchè la vita degli altri è così bella e la mia no?"
Aggiungo che anche le troppe "pluralità" secondo me bene non fanno, nel senso che la mancanza di qualcosa di comune (chiamiamoli valori/idee perchè è quello che più si avvicina a quello che voglio dire) è come se in un certo senso fa un po' mancare il terreno sotto i piedi a chi guarda il mondo circostante e lo vede sempre più pieno di persone per cui esiste solo un "io/altri" piuttosto che un "noi".
Mi ha chiesto di parlare dal vivo, dopo un giorno ha iniziato a visualizzarmi i messaggi senza dare risposta
Posso chiederti cosa gli hai risposto e cosa vi siete più o meno scritti?
In passato è già successo che non ti rispondesse ai messaggi per giorni?
Può essere come dice bruce, e che dopo aver intuito che eri disposta a vederlo ma solo per parlare, abbia reagito pisciandoti.
Ma può anche essere che in quello scambio di messaggi in qualche modo lo hai offeso/deluso, e il non rispondere più possa essere frutto di questo.
Ciao
Il fatto è che non l'ha detto da medico, l'ha detto da psicoterapeuta.
C'è stato un grosso equivoco: quando faccio l'esempio del medico, intendo proprio il medico, quello da cui vai a farti fare le ricette.
Lo diventa se chi la mette in dubbio non ha alcun riferimento in materia.
Ripeto: non è il tuo caso che sei qui a chiedere apposta, ma l'atteggiamento è post-modernista, ovvero quell'atteggiamento di trarre conclusioni con pochi elementi ritenendoli "sufficienti" in virtù di una proiezione personale e non di uno studio o una esperienza in materia.
Continuo a non essere d'accordo.
Non c'è bisogno ripeto di una laurea in medicina per comprendere che un medico che dice "che sarà mai un litro di vino al giorno?" sta dicendo una minc∙∙ta. Da questa frase posso dedurre se in generale sia un bravo medico o no? Magari no, ma se devo sceglierne uno, preferirei evitare uno a cui sento dire una cosa del genere.
P.S. e aggiungo che il mio giudicare la frase del medico una minc∙∙ta non è un giudizio basato sul mio punto di vista, ma sulla (cono)scienza. Non è un "secondo me..." tanto caro agli ultra-relativisti. Ciao.
Tutti siamo influenzati dal postmodernismo, anche tu che metti in dubbio la terapia con questa facilità.
Prima del postmodernismo a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere in dubbio la terapia senza avere le basi per poterlo fare. Mentre adesso chiunque parla di qualsiasi cosa con estrema leggerezza e "siamo tutti pari". Anche questo è postmodernismo.
Sia chiaro: non ti sto criticando e condivido in buona parte la tua posizione. Era solo per fare un esempio di come funziona questo relativismo estremo anche dove sembra che non ci sia.
Sì e no.
Nel senso che se una volta non ci si sognava di mettere in dubbio la figura di un dottore, di un terapista o altro, era per ignoranza e per una sorta di reverenza gratuita (della serie "lui sa" e le sue parole vanno prese per vere come una sorta di atto di fede).
Oggi tutti vanno a scuola e parecchi anche all'università, e per chi ha avuto un'educazione/cultura che gli hanno consentito di sviluppare un sano spirito critico, sa bene che non c'è bisogno di essere laureati in medicina per sapere e affermare che bere sopra i due bicchieri di vino a pasto fa oggettivamente male alla salute; e di conseguenza non ci si sente arroganti o postmoderni nel giudicare min∙∙∙∙ne un dottore che ti dice "e che vuoi che sia un litro di vino al giorno?"
Mettere in dubbio una cosa con sano spirito critico non è un male nè postmodernismo, anzi...
Il postmodernismo a cui alludi tu è appunto altro, quello che in qualche modo smantella tutto (valori, tradizioni e altro) non in quanto non passa il vaglio dello spirito critico, ma per partito preso; è quello che prende l'individuo come singolo, come qualcosa di a sé stante, e non come un individuo facente parte di una società (che in quanto tale presuppone il famo "contratto sociale", questo sconosciuto).
Tornando al discorso psicoterapìa... se uno deve andare da uno psicoterapeuta per sentirsi dire che ognuno ha diritto di fare quello che vuole e vedere la realtà come vuole, tanto vale andare al bar dove si raduna per l'aperitivo il pubblico di "uomini e donne", si sentirebbero le stesse minc∙∙te e si risparmierebbero 60/70 euro a seduta
La fonte non ha nulla a che vedere col "manuale", anzi: i più resistenti hanno opposto resistenza e continuano a farlo, perché questa influenza sul modo di fare terapia è deleteria.
L'influenza arriva dall'esterno e ha a che fare con il postmodernismo che è una "cosa" nata da varie cause, tra cui il troppo benessere e che attraversa tutta la società umana.
E quindi uno psicoterapeuta che è influenzato da questo postmodernismo e opera in base a questa influenza... è un bravo professionista, un cane, o la cosa è indifferente?
Detta così, mi viene da paragonarlo a un dottore che, mettiamo che oggi sia in voga l'idea che meglio godersi i piaceri della vita anche eccedendo, al paziente che beve 2 litri di vino al giorno, anzichè dirgli inesorabilmente "fa male", gli dice "se hai voglia di farlo fallo, tanto prima o poi dobbiamo tutti schiattà".
Con l'avvento dell'iper-relativismo le terapie sono state depotenziate in virtù del diritto di ognuno di noi di costruirsi la sua realtà con la sua scala di valori, in barba anche alle più elementari regole naturali di rispetto del prossimo.
Non ho capito una cosa, questo iper-relativismo è un qualcosa da cui gli psicoterapeuti sono influenzati (nel senso che anche loro sono soggetti alle influenze e alle "ideologie" del presente) o è un qualcosa diventato proprio "da manuale"?
Nel secondo caso, mi chiedo anch'io se una terapia psicologica non faccia più danni che altro (uno deve andare da un professionista per sentirsi dire che ognuno può fare il c∙∙∙o che gli pare e vedere la realtà come vuole?)
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