Le fobie possono tornare? Io rispondo, certo.
Questo succede perché le persone che sviluppano fobie hanno una struttura cerebrale che sicuramente fa la differenza. Come quando si parlava di iper-attività dell'amigdala nei disturbi d'ansia.
La paura del giudizio, essere apprensivi, una sensibilità più spiccata sono tutti fattori di indole, predisposizione, geni insomma.
Il problema è poi cosa accade nel connubio di stimoli esterni, esperienza, ambiente.
Difatti il paziente deve raggiungere l'autonomia totale, deve poter essere in grado di usare cio' che ha appreso in terapia in seguito, nel tempo. Se poi il disturbo fobico non ritorna, tanto meglio.
Ma su questo c'è una info incoraggiante, anche gli impulsi cerebrali sono in grado di mutare, nel tempo la risposta d'ansia all'oggetto della paura diventa sempre più blanda.
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Ed è ben per questo che scrivevo che dopo 12 anni qualsiasi terapia avrebbe dato esiti diversi, magari anche un ritorno alla psicoanalisi.
Il tempo e le mutazioni delle reazioni del nostro cervello, talvolta, risolvono (o aggravano) il problema anche senza terapia. E' risaputo che alcuni disturbi post-traumatici da stress (che sfociano in attacchi di panico) tendono ad alleviarsi con l'età anche in mancanza di una vera e propria terapia (di qualsiasi genere).
Se il paziente avesse le prime manifestazioni del problema a 50 anni e mi dice "a 62 ho risolto tutto bevendo una tazza di caffè" non ci crederei (sono 2 età per cui il cervello cambia poco), ma se il disturbo inizia a 16 anni, quando si arriva a 28 il cervello è come se fosse un altro e _per assurdo_ potrebbe veramente bastare una tazza di caffè!
(di fatto sarebbe una mutazione naturale, il caffè non c'entra nulla
).
Raggiungere l'autonomia nella gestione della fobia (o di qualsivoglia disturbo) è importante ma non risolve il problema alla fonte: è solo uno strumento per poterlo aggirare. Talvolta è l'unica soluzione applicabile e non sempre è possibile (o utile!) risalire al problema, ma credo sia giusto farlo.
Potrebbe anche essere che la fobia dipenda da un'esperienza vissuta e ricordata, come nel caso di cryformy, ma potrebbe anche essere che _sempre nel caso di cryformy_ l'esperienza che lei ricorda non abbia nulla (o poco) a che fare con la fobia. E' il trauma più semplice da associare a una fobia come quella che descrive, ma proprio per questo bisogna diffidare.
Spesso la paura di fare brutte figure dipende più da un certo tipo di educazione, piuttosto che dal trauma vero e proprio. Il trauma stesso (forse) non si sarebbe verificato se non ci fosse stata una certa educazione (chiamiamola così) alle spalle.
C'è gente che se la fa addosso tragicamente.... e ci ride su per 40 anni! Accade perché hanno ricevuto un educazione diversa, non necessariamente migliore o peggiore.
Il discorso sul cervello che tende alle fobie o ad altri disturbi piuttosto che no, sa molto di razzismo.
Per certi disturbi neurologici ci posso anche stare, ma per la psiche in generale non proprio.
per esempio. l'iperattività rafforza la possibilità di cadere in certi disturbi piuttosto che altri, ma in campo psicologico -ricordiamocelo- siamo tutti presunti sani.
Nel senso che sono le esperienze e l'educazione ricevuta (perlopiù nella fase infantile) a fare la differenza tra un iperattivo con gli attacchi di panico e un altro che va a dirigere un reparto di HR con 10.000 dipendenti.
