Per quanto riguarda il problema della solitudine, spesso proviene da un nostro vissuto. Parlo per me, e non so se posso parlare anche per altri, ma credo che in buona parte siamo tutti connessi in qualche modo. Io soffro di solitudine non perché gli altri mi lasciano sola, ma perché la mia solitudine viene da quando ero bambina, perché effettivamente sono stata lasciata da sola, quindi... Che sia anche questo il caso in questione? È ovvio che se io mi porto appresso questa mancanza la vedrò in chiunque. Poi, che ci siano realmente persone che sono egoiste ecc. ecc., questo è un problema loro.
Come trovare persone con cui condividere davvero?
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Io ho capito che non lego con nessuno perche molto probabilmente ho una neurodivergenza non diagnosticata.
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Per quanto riguarda il problema della solitudine, spesso proviene da un nostro vissuto. Parlo per me, e non so se posso parlare anche per altri, ma credo che in buona parte siamo tutti connessi in qualche modo. Io soffro di solitudine non perché gli altri mi lasciano sola, ma perché la mia solitudine viene da quando ero bambina, perché effettivamente sono stata lasciata da sola, quindi... Che sia anche questo il caso in questione? È ovvio che se io mi porto appresso questa mancanza la vedrò in chiunque. Poi, che ci siano realmente persone che sono egoiste ecc. ecc., questo è un problema loro.
Io ho capito che non lego con nessuno perche molto probabilmente ho una neurodivergenza non diagnosticata.
Solo mia opinione: sentirsi soli anche in compagnia (talvolta sentirsi soli anche in coppia) non ha nulla a vedere con il non trovare compagnia.
Molto spesso chi si sente solo anche in compagnia, e che addirittura per questo finisce per rifuggire la compagnia, è (come tanta Letteratura ci insegna) la conseguenza di un sentire e pensare più raffinato della media. A suo modo è titolo onorifico
E' il non trovare compagnia, e magari pur essendo aperti alla qualunque, che ha del drammatico, ma che con un soffio di auto-esame si potrebbe risolvere... E quello che manca è sempre l'autoesame, in chi lo lamenta !
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Ognuno ha una sua storia, fisicità, malessere, emotività e via dicendo. Pure con sintomi uguali, la percezione sarà diversa. Come fai a dire che non ho risposto, quasi a non accettare uno stimolo o suggerimento sul discorso blocco cammino?
Tu lo hai avuto senza cadere e hai reagito e ti è passato. Sono contenta per te. Nelle scarpe altrui ci si deve stare, e a lungo, e non basterebbe lo stesso.
Ovvio, non te lo auguro, ma se fossi caduta, rotta i malleoli, stata sola e traumatizzata nei primi sette giorni, tra intervento e post, se fossi tornata a casa e dopo due giorni tuo padre avesse avuto bisogno del tuo soccorso, che non potevi e dovevi fare strattoni, ma cadendo pure lui ti fossi dovuta alzare per forza per aprire a un vicino che poi, insieme, chiamasse il 118 e farlo portare al pronto soccorso, se fossi rimasta sola un mese come da post-operatorio, sbattendoti da sola per bisogni fisiologici e tutto il resto, stremata trilioni di volte in più del solito, poi per altri tre mesi sofferente per una ferita che non si chiudeva, per un'infezione non vista, dopo altri due mesi e più in un altro ospedale per rimozione dei mezzi del piede, con cura massiccia di antibiotici, sola e isolata, dovendoti occupare comunque di tuo padre, uscire e, dopo un mese, una seconda operazione urgente con rischio di morire, sempre sola pure lì, per nove giorni, forse, e dico forse, il blocco non lo avresti superato così, solo perché ci hai messo impegno.
Ora mi arrabbio. Pesare le parole sempre. Io ripeto: avevo sette di emoglobina, non mi reggevo in piedi, ma cercavo di fare tutto. Ho spostato montagne nella mia vita, da sola senza nessuno. Ma se da un lato non mi fa felice non superare ancora tale blocco, dall’altro mi legittimo che pure King Kong sarebbe crollato.
Quando cadi e vivi tanto dolore, non è tanto il fisico a non riprendersi, ma la testa. Forse posso essere terrorizzata dall'idea che ricapiti? Che debba ripassare un inferno e sempre sola? Che ho bisogno di proteggermi da qualcosa, da tanto, da tutto? Non lo so, perché in 51 anni nessuno lo ha mai fatto ed io invece sì, per gli altri. Facevo tutto prima, ora non faccio nulla, poi l’estate, vabbe, ancora più bastonante. Io non so la tua età, ma non rispondere con la convinzione di avere il segreto del successo. Ti sono bastati integratori? Beata te.
Hai altre patologie? Io sì, molte, che magari possono influire su una stanchezza, ma non paragonare i nostri accadimenti, perché prima di questo io mi sono rialzata e ho combattuto per cose con cui certe persone si sarebbero buttate di sotto.
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Per tutti gli altri, ad esclusione di alessandr0, che vuol solo provocare sterilmente, dico che io conosco i miei limiti ma pure le mie potenzialità. La mia solitudine, no, non è messa in discussione, perché ho visto in lungo e largo ogni passo, ogni istante e ogni tentativo fatto.
Forse non si legge bene ciò che scrivo. Ripeto: ho creato comitive su comitive, casa mia era aperta sempre. Nella vita, però, se dai troppo, fai male. Aspettative? Sì, può essere che ne abbia avute o abbia, è umano, soprattutto se non sei lì col bilancino, ma vorresti che ogni tanto chi riceve si accorgesse che esisti pure tu. Eravamo un gruppo di ragazze, in un certo periodo della vita, parevano tutte amiche, in realtà tutte alla ricerca di un marito, di un orologio biologico che scadeva, di una fuga dai propri genitori. Infatti, appena più o meno nello stesso periodo, si sono fidanzate, poi eclissate. Io l'unica a non farlo. Se volete credere che non ne abbia trovati, fate pure, ma ho lavorato su me stessa sin da ragazzetta. Io portai i miei, mamma, perché papà mai venne, al primo consultorio da una psicologa. Cercavo di capire, conoscermi e non di fare figli o stare con uno, perché tutti lo fanno. Non ho fatto la finta moglie magari cornuta, perché così ho il maritino che mi supporta o mi insemina, procreo e poi chissene di lui.
E quelle amiche non-amiche non avevano più tempo per chi era single, perché poi ci sono le amiche nuove, le famiglie dei figli rispettivi.
Poi non tutti, da vent’anni, si sono vissuti malattie e lutti di un fratello o di una madre. Eppure chi aveva bisogno di me mi ha sempre trovato, pure se stavo sola e disperata. Però mai un’iniziativa per me: un invito, un pensiero per prima.
Poi ci sono quelli che ti fanno credere che ci sono, ma non è vero. Che non li disturbi mai, poi però se lo fai, credendo nelle loro parole vuote, poi si dispiacciono... ma hanno un impegno, una noia, un impedimento, però blaterano che ti vogliono bene. Me ne sbatto delle parole: ci sono i fatti.
Io ne ho fatti tanti, in ambito amicale. Ma ad oggi ho visto poco e nulla da chi si professava tale.
In ambito pseudo sentimentale, il discorso cambia ed è ancora più deprimente.
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Ognuno ha una sua storia, fisicità, malessere, emotività e via dicendo; pure con sintomi uguali, la percezione sarà diversa. Come fai a dire che non ho risposto, quasi a non accettare uno stimolo/suggerimento sul discorso blocco cammino?
Gentile Simy,
Avevo notato che non avessi risposto (fermo restando che non sia un obbligo rispondere), perché - semplicemente - non avevi risposto; mentre invece lo hai fatto ora.
Lungi da me elargire inesistenti "regole universali del successo", e in quasi qualunque mio scritto trovi la mia piena convinzione che ognuno sia sé stesso e uguale a nessun altro, sia per propria indole, sia per proprie esperienze di vita.
Mi restava (e mi resta), per averlo provato, che la paura di camminare, a 51 anni, può essere superata se ha cause solo psicogene.
E non penso di dire eresie quando mi permetto di suggerire di darsela come priorità, perché (come già detto) è una di quelle sensazioni di impotenza che se ne trascina a cascata altre diecimila.
Ovvio, non te lo auguro, ma se fossi caduta, rotta i malleoli, stata sola e traumatizzata nei primi 7 giorni, tra intervento e post, se fossi tornata a casa e dopo 2 giorni tuo padre soccorso da te, che non potevi e dovevi fare strattoni, ma cadendo pure lui, ti fossi dovuta alzare per forza per aprire ad un vicino che poi, insieme, chiamasse il 118 e lo facesse portare al pronto soccorso; tu fossi rimasta sola un mese come da post operatorio, sbattendoti solaaa per bisogni fisiologici e tutto il resto, stremata trilioni di volte in più del solito, poi per altri 3 mesi sofferente per una ferita che non si chiudeva, per un'infezione non vista, dopo altri 2 mesi e più, in altro ospedale, per rimozione mezzi del piede, con cura massiccia di antibiotici, sola ed isolata, dovendoti occupare comunque di tuo padre, uscire e dopo un mese, una seconda operazione urgente, con rischio di morire, sempre sola pure lì, per 9 giorni, forse, e dico forse, il blocco non lo avresti superato così, solo perché ci hai messo impegno.
Del tutto d'accordo, naturalmente.
Ora mi arrabbio, pesare le parole sempre.
Sperando valga per tutti (il pesare le parole e i toni)... c'è che qui nessuno fa il mago.
La paura di cadere dopo essere caduti è comunissima (e magari... è più anomala e preoccupante la paura di cadere in chi non è caduto), ma è anche di comune esperienza che questa riescano a superarla, grazie alla riabilitazione motoria, anche le persone in età avanzata e che sono state operate per la rottura del femore.
Se poi c'è dell'altro e tanto altro, io posso soltanto cercare di comprendere dal momento in cui lo apprendo, e ripetere soltanto che non faccio la maga e posso interagire in base a quanto viene esposto da qualunque utente.
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Io ovviamente non conosco la persona della discussione, ma per mia esperienza posso dire che io sono abbastanza solo. Nonostante i miei sforzi, incontro solo gente che, pur facendomi i complimenti e apprezzando il mio modo di fare e il mio carattere, mi dice apertamente che non vuole contatti perché è "strano di suo e sta bene così". Più di una persona ha anche accettato di uscire una volta o due per una bevuta, ecc., ma poi è sparita perché troppo presa dai fatti suoi... Perché se la tira?! Tutti o quasi l'hanno ammesso... Il problema sono loro e non io. E la colpa deve essere per forza degli altri? Se uno non trova proprio nessuno, cosa che reputo impossibile, molto probabilmente ha un pessimo carattere o pretese eccessive.
E la colpa deve essere per forza degli altri? Se uno non trova proprio nessuno, cosa che reputo impossibile, molto probabilmente ha un pessimo carattere o pretese eccessive.
Ok, quindi non è colpa di nessuno.
Sono d'accordo.
Quindi è il caos cosmico a regolare tutto?!
Se la risposta è sì, va bene e non ha senso affannarsi.
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Ok, quindi non è colpa di nessuno.
Sono d'accordo.
Quindi è il caos cosmico a regolare tutto?!
Nella solitudine ci possono essere ragioni oggettive che sono indipendenti dalla volontà di un individuo come ad esempio non avere la possibilità di frequentare e conoscere persone, ma anche aspetti soggettivi legati al proprio carattere o alle proprie aspettative.
Creare legami sicuramente non è facile, ma secondo me nemmeno così impossibile.
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Nonostante i miei sforzi, incontro solo gente che, pur facendomi i complimenti e apprezzando il mio modo di fare e il mio carattere, mi dice apertamente che non vuole contatti perché è "strano di suo e sta bene così". Più di una persona ha anche accettato di uscire una volta o due per una bevuta, ecc., ma poi è sparita perché troppo presa dai fatti suoi... Perché se la tira?! Tutti o quasi l'hanno ammesso... Il problema sono loro e non io.
Vabbè...intanto la motivazione addotta, e cioè "sono strano di mio e sta bene così", dovrebbe indicare che nel dialogo con queste persone sia emerso qualcosa di "strano" di cui si sarebbe desiderato parlare.
Ma anche a prescindere da questo, è normale che tra adulti ci si allontani sempre adducendo un limite proprio (più o meno inventato) e magari anche scusandosene.
Lo si fa per "buona educazione", per rispetto dell'altro, ma anche per tagliare corto circa una interlocuzione che, per una ragione o per l'altra, non ci risulta sufficientente interessante o addirittura ci risulta pesantissima e sterile.
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Mi preme precisare una cosa importante. Simy, mi riferisco a te. Tutti qui abbiamo delle problematiche più o meno importanti (il forum è fatto apposta). Quando io, parlo per me, rivolgo una questione al gruppo o semplicemente mi sfogo, ricevo delle considerazioni, non giudizi, perché non siamo in un'aula di tribunale. Spesso sono dei consigli che reputo anche importanti. Mi hanno aiutata. È ovvio che poi andrò in terapia. Sai perché mi hanno aiutato? Perché mi sono messa in discussione, ho pensato a ciò che mi hanno detto. Qui non si viene perché dobbiamo avere sempre ragione su tutto, ma per confrontarci con altre persone che vivono più o meno le nostre stesse problematiche. Poi, se tu ritieni che le tue siano più gravi di tutte, beh! Allora continua a crederlo, contenta tu! D'ora in poi ti diremo sempre che hai ragione e ti compatiremo a ogni tuo post. Scusami, ma è quello che mi sento in questo momento di dirti. Qua ognuno ha cercato di darti una mano, ma tu non hai voluto cogliere, perché sei troppo presa da te stessa. Contenta tu...
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