Poliamore, cosa ne pensate?

  • Però è un dato di fatto che, se siamo oggettivamente in grado di innamorarci più di una sola volta nella vita, significa che siamo in grado di apprezzare più di una persona, ed ognuna per aspetti differenti che la rendono unica. Conta la scaletta cronologica: normalmente c'è una consequenzialità, gli amori non si sovrappongono nello stesso lasso di tempo, ma bisogna vedere quanto operino istinti e condizionamenti sociali nell'impedire questa sovrapposizione cronologica, perché nessuno dei due sta a rappresentanza del sentimento.

    A volte la scaletta cronologica salta, gli amori si sovrappongono e si può stare ugualmente bene con due persone, perché con ognuna si stabilisce una particolare connessione, a volte complementare e opposta all'altra, a volte no.

    Più che poliamore, secondo me è interessante il concetto di anarchia sentimentale, in cui si vivono in piena libertà i legami sentimentali, sessuali e di amicizia senza alcuna forma di costrizione o categorizzazione.

    Vivere la relazione in sé e per sé senza nessun condizionamento, scevra da norme sociali e culturali, e senza bisogno di incasellarla per forza in una definizione.

    Ovviamente questo è possibile solo se alla base c'è una comunicazione aperta e sincera, accordo reciproco e una coincidenza di intenti.

    Utopia?

    Forse.

  • A volte la scaletta cronologica salta, gli amori si sovrappongono e si può stare ugualmente bene con due persone, perché con ognuna si stabilisce una particolare connessione.

    Sì, penso anche io che possa accadere, anche perché la fase di "sequestro dei sensi", per quanto sia totalizzante, sta nel suo picco comunque solo per un lasso di tempo, poi dovrebbe calare di intensità e restituire almeno in parte la capacità di spaziare con lo sguardo.


    Sto parlando di emozioni ovviamente, non di sentimento.


    Come al solito, le emozioni si comportano come un filtro riducente, più o meno accecante. Come chi, da arrabbiato, non è più in grado di vedere l'individuo che ha di fronte a 360° gradi, ma solo un nemico. Poi, passata la rabbia, magari si pente, perché gli viene restituita la capacità di visione dell'umanità dell'avversario che gli era stata temporaneamente sequestrata.


    Qui penso possa avvenire più o meno lo stesso: si possono avere occhi verso una sola persona e diventare ciechi verso tutti gli altri (almeno in quel senso) a causa delle emozioni, ma con il tempo immagino possa capitare prima o poi di tornare a essere in grado almeno in parte di "vedere" (sentire/sentimento) e dunque di rimanere folgorati anche da qualcun altro (o chissà per quale altra dinamica). Di lì poi parte il: "Non posso", ma quanto quel "non posso" attecchisca, penso che dipenda dal livello interiore di...

    anarchia sentimentale.

    Penso che non potevi trovare un termine migliore: rende benissimo.


    Anarchia dalle regole, tanto sociali quanto naturali: gli istinti. Bisogna, penso, vedere se la propria felicità possa essere trovata all'interno di tali regole oppure al loro esterno.

  • Anarchia dalle regole, tanto sociali quanto naturali: gli istinti.

    Quando si parla di "anarchia" si finisce quasi sempre col sovrapporre due concetti differenti: da una parte l'assenza di leggi come puro abbandono agli istinti, e dall'altra l'idea di una società capace di autogestirsi senza bisogno di autorità coercitive. Nel primo caso, un ritorno allo "stato animale" in cui ognuno fa ciò che vuole senza misura né responsabilità, non sarebbe anarchia ma caos.


    La tradizione filosofica e politica anarchica (da Bakunin a Kropotkin, fino a Tolstoj) ha invece sempre indicato l'anarchia come un modello possibile solo a patto di un uomo "nuovo": capace di morigerarsi da sé, di cooperare senza costrizioni esterne, di sostituire alla legge esterna un'etica interiorizzata. Non, quindi, un individuo che si lascia trascinare da pulsioni cieche, ma al contrario qualcuno che ha maturato un profondo senso di responsabilità personale e collettiva.


    Inutile quindi dire che un "poliamore" incentrato sul primo schema (purtroppo quello che solitamente viene inteso) non potrebbe che rivelarsi un "caos sentimentale" in grado solo di produrre effetti deleteri.

  • Inutile quindi dire che un "poliamore" incentrato sul primo schema (purtroppo quello che solitamente viene inteso) non potrebbe che rivelarsi un "caos sentimentale" in grado solo di produrre effetti deleteri.

    Sì, concordo assolutamente. Infatti dovrebbe essere una "anarchia" appartenente al secondo schema che hai descritto, sennò, come hai detto, sarebbe solo caos. Anche perché, in un'anarchia, intesa come libero abbandono agli istinti, anziché intesa come liberazione o superamento dal giogo degli stessi, l'istinto del territorio e dunque l'ira derivante dalla sua violazione farebbe da padrona. Quindi, come hai detto, finirebbe in un disastro. Osservazione assolutamente valida, perché non è dato affatto per scontato.

  • Seguendo il percorso di Pupo, prima sposato, poi con l'amante, poi in una relazione poliamorosa, non penso siano per forza prerogative di interessi economici e sessuali che abbiano portato queste tre persone a vivere una relazione a tre, non più che in una normale relazione amorosa a due

    Sapevo della situazione di Pupo, anche se non mi era venuta in mente.

    Scusami, ma temo di non essere d'accordo... Secondo me fra quelle tre persone c'è una convivenza che in qualche modo porta beneficio a tutti e tre, non poliamore.

  • Non credo al poliamore, mi sembra piuttosto difficile legarsi contemporaneamente a più persone con lo stesso interesse e la stessa intensità ed essere ricambiati allo stesso modo.

    Concordo. È già difficile ed impegnativo amare profondamente una sola persona, figuriamoci due o più....

    "In tutte le cose, ai più grandi piaceri è prossima la noia" - Cicerone

  • La tradizione filosofica e politica anarchica (da Bakunin a Kropotkin, fino a Tolstoj) ha invece sempre indicato l'anarchia come un modello possibile solo a patto di un uomo "nuovo"

    O dell'Unico teorizzato dal "famigerato" Stirner, il sarcastico e provocatore vagabondo della Metafisica.

    Quell'Unico che deve riuscire a raggiungere da solo il suo potere, senza che esso gli venga concesso da altri, che deve raggiungere la libertà sottoponendola al suo di potere, attuando una rivolta individuale e non una rivoluzione perché l'unico si autofonda.

    Chiusa parentesi.

  • Non credo al poliamore, mi sembra piuttosto difficile legarsi contemporaneamente a più persone con lo stesso interesse e la stessa intensità ed essere ricambiati allo stesso modo.

    Anche io concordo.

    Forse, chi lo pratica il poliamore, si adegua ad un concetto del tipo..." dove non arriva l'uno, arriva l'altro", ovvero mi piacciono alcune cose di uno e altre cose di un altro, alla fine, tanti amori ma colgo qualcosa da ognuno...

    Non saprei spiegarmelo diversamente, ed io non sono certo bigotta né di mente chiusa.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

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