La solitudine, ma non quella della Pausini

  • Nella vita ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà perchè hai fatto la tal cosa invece di...

    la perfezione non esiste, e le critiche a volte (ad esempio nel contesto di questo forum) secondo me possono essere costruttive.


    Nei tuoi post io leggo sempre tanta rigidità...

    <3 <3 <3

    *sara swarovsky*

  • Nei tuoi post io leggo sempre tanta rigidità...

    sara84, mi hai sgamato! I motivi sono molteplici, cercherò di rispondere a punti:

    1. Educazione famigliare e scolastica: poco da dire. I miei genitori sono stati educati molto rigidamente (parliamo di gente nata all'inizio degli anni Cinquanta in contesti contadini). Sfortuna volle che anche la mia maestra delle elementari (più anziana dei miei genitori) fosse anche lei piuttosto rigida. Logico che questa rigidità mi sia stata a suo modo trasmessa.

    2. Contesto lavorativo: sono un informatico. Non dico che fra informatici non si scherzi, ma la forma mentis ti porta a ragionare in un certo modo. Inoltre, almeno nella mia azienda, non c'è mai stata molta attenzione al fare gruppo.

    3. Bullismo: non so quanto c'entri, ma anche questo ha influito.

    4. Mancanza di uno sparring-partner. Uso il termine pugilistico per indicare qualcuno di mio pari grado che mi alleni ad una maggiore flessibilità.

  • Eh si, sei molto inquadrato.

    Hai mai pensato ad una neurodivergenza? (Hai fatto anche tanta terapia, giusto?)

    A volte le difficoltà relazionali possono nascere da tratti neurodivergenti.

    Un partner non ti può plasmare, quindi non lo inserirei nei fattori. Semmai la mancanza di una relazione sana (mi permetto di usare questo aggettivo perchè ho letto qualcosa sul rapporto che hai con la tua compagna) è l'ennesimo tassello del puzzle di difficoltà relazionali.

    <3 <3 <3

    *sara swarovsky*

  •  

    Notavo che riesco poco a interagire con il prossimo. L'esempio più concreto che riesca a portarvi è proprio questo forum.

    Non ho fatto il conto esatto, ma da venerdì (data del mio ultimo collegamento), sia le nuove discussioni sia i thread aggiornati sono stati parecchi.

     

    Tuttavia, correggimi se sbaglio perché potrei essere stata disattenta: come modalità, mi appare che tu tenda a discutere, tuttavia mantenendoti maggiormente all'interno dei thread che crei ed espandendoti di meno a discutere nei thread altrui. Forse lo percepisci come safe zone. Ma così, come potrebbe avvenire in un bacino chiuso, è anche più facile, penso, esaurire le risorse interne e non sapere cosa dire; espandendoti invece, potresti acquisire risorse dall'esterno, da cui poi trarre spunti di discussione.

     

    Eh sì, sei molto inquadrato.

    Hai mai pensato a una neurodivergenza?

     

    L'ho pensato anche io e, anche ad altri, se non sbaglio, è venuta in mente questa ipotesi, tuttavia...

     

    Io provo a intervenire, ma è come se mi mancassero due cose:

    - Elementi in più: parlo sia di ciò che dice l'interlocutore, sia di ciò che posso portare io nella discussione, con la mia esperienza (se posso chiamarla così).

    - Coraggio di espormi: qui la situazione è complessa. So bene che siete tutti molto educati e che i pochi maleducati sono stati accompagnati alla porta, ma non riesco a togliermi di dosso la paura della critica altrui.

     

    Neurodivergenza o no, il coraggio è coraggio, che non vuol dire assenza di paura, ma forzarsi ad agire nonostante la paura. Non ti può essere dato dall'esterno: deve essere una tua scelta, una tua volontà di perseverare accettando in piena coscienza l'idea della presenza inevitabile del rischio della critica altrui ed affrontando la fatica emotiva (stress) qualora si presentasse una concretizzazione dei tuoi timori (imparare a incassare).


    Esperienza sul campo: non di tutto si può fare teoria e sperare che la teoria possa sostituire la pratica. La pratica, inoltre, è sempre una procedura "sporca" che può portare con sé errori di percorso, umiliazioni e compagnia bella, proprio perché non è al cento per cento controllabile come una simulazione (troppe variabili).


    E più ci si perde in simulazioni mentali per calmare un'ansia da controllo, più si perde tempo che poteva essere speso sul campo. Tocca buttarsi, anche se ci si sente impreparati. La preparazione si costruisce strada facendo.

     

    4. Mancanza di uno sparring-partner. Uso il termine pugilistico per indicare qualcuno di mio pari grado che mi alleni a una maggiore flessibilità.

     

    Tutto il forum può essere il tuo sparring partner se ti espandi anche nei thread altrui e citi quote di altri utenti, i quali a loro volta è probabile che controbatteranno. Anzi, è anche l'occasione di un ambiente di allenamento, estremamente più protetto del reale, e lo sai.


    Poi, però, come ho detto, il coraggio non può che essere una tua scelta.

  • Noto con (dis)piacere che siamo tutti sulla stessa barca, chi più, chi meno. Per non aprire una discussione apposita, uso questa.

    Hai mai pensato ad una neurodivergenza? (Hai fatto anche tanta terapia, giusto?)

    A volte le difficoltà relazionali possono nascere da tratti neurodivergenti.

    La terapeuta lo aveva escluso, così come altri specialisti che avevo consultato in passato (n.b: non sto parlando di una seduta e via), quindi mi sento di escluderlo a mia volta.

    Permettimi di ripetermi e di essere introspettivo: ho paura. Ho paura di essere giudicato (male, ovviamente). Inoltre, quando la gente mi fa innervosire, dopo un po' di tempo tendo ad esplodere...e allora, sono dolori.

  • Permettimi di ripetermi e di essere introspettivo: ho paura. Ho paura di essere giudicato (male, ovviamente). Inoltre, quando la gente mi fa innervosire, dopo un po' di tempo tendo ad esplodere...e allora, sono dolori.

    Però ti stai mettendo in gioco parlandone, quindi questa paura cerchi di superarla!

    <3 <3 <3

    *sara swarovsky*

  • Oggigiorno sto notando che le amicizie sono tutte "a gettone", nel senso legate a singoli periodi o eventi, una gita insieme, una giornata insieme... si è amici per un anno, un mese... un giorno...

    layton, concordo con te, eccezion fatta per la terminologia. Più che di amici, in questi casi, parlerei di conoscenti. E' facile confondere i due casi anche a distanza di anni. L'esempio classico è la scuola o l'Università. Si passano fianco a fianco anni della propria vita e, dopo il diploma o la laurea....chi cavolo si rivede più?

    Si sa: dopo anni, si prendono strade diverse. In questo senso, forse sono state solo conoscenze, oppure le amicizie possono essere legate ai luoghi.Sapendo che ci si vede sempre in un posto fisso, a nessuno viene in mente di invitare l'amico a casa propria. Il problema nasce quando, per un motivo spesso legato alla fine di un ciclo (scolastico, lavorativo o di altro tipo), il posto fisso viene a mancare.

    Nel mio caso (quindi: non so quanto possa essere generalizzato quanto sto per affermare), solo ad una persona è venuto in mente di invitarmi a casa sua una sola volta. Per il resto, c'era il luogo di incontro. Ho fatto varie proposte per andare fuori: sono andate in porto solo un paio di cene e spero sia lo stesso per quanto riguarda un concerto....a novembre! Detta così, mi sembra comunque troppo poco per parlare di amicizia.

    Il punto è: nonostante varie proposte, per motivi pratici, raramente ci si riesce a vedere. Comprenderete che è molto difficile coltivare un'amicizia così.

  • layton, concordo con te, eccezion fatta per la terminologia. Più che di amici, in questi casi, parlerei di conoscenti. E' facile confondere i due casi anche a distanza di anni. L'esempio classico è la scuola o l'Università. Si passano fianco a fianco anni della propria vita e, dopo il diploma o la laurea....chi cavolo si rivede più?

    Si sa: dopo anni, si prendono strade diverse. In questo senso, forse sono state solo conoscenze, oppure le amicizie possono essere legate ai luoghi.Sapendo che ci si vede sempre in un posto fisso, a nessuno viene in mente di invitare l'amico a casa propria. Il problema nasce quando, per un motivo spesso legato alla fine di un ciclo (scolastico, lavorativo o di altro tipo), il posto fisso viene a mancare.

    Nel mio caso (quindi: non so quanto possa essere generalizzato quanto sto per affermare), solo ad una persona è venuto in mente di invitarmi a casa sua una sola volta. Per il resto, c'era il luogo di incontro. Ho fatto varie proposte per andare fuori: sono andate in porto solo un paio di cene e spero sia lo stesso per quanto riguarda un concerto....a novembre! Detta così, mi sembra comunque troppo poco per parlare di amicizia.

    Il punto è: nonostante varie proposte, per motivi pratici, raramente ci si riesce a vedere. Comprenderete che è molto difficile coltivare un'amicizia così.

    Sì, alla fine lo stesso succede a me. Essendo introverso, non faccio amicizie fuori, ma quasi esclusivamente nei luoghi forzati: scuola, università, lavoro. Che poi quelle fra colleghi di lavoro molti non le considerano neanche amicizie. Fatto sta che, una volta interrotti i rapporti scolastici o lavorativi, l'amicizia va pian piano scemando. Complice anche una società liquida, in cui la gente si trasferisce spesso lontano, etc. Gli amici da quartiere o da bar, per me, rimangono impossibili da avere.

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