temo che percepire invece un forte rifiuto da parte della società o della massa delle persone sia ciò che possa generargli un trauma da rifiuto.
Direi che un rifiuto dalla società è implicito ed invitabile. Diversamente una relazione tra madre e figlio (o padre e figlia), sarebbe vissuta "alla luce del sole"... il che farebbe non poco scandalo e in base ai casi, muoverebbe addirittura i servizi sociali, eccetera.
Ma non è quello il problema, cioè, cercare un'accettazione della società. La società, come concetto astratto (massa indistinta di persone), non può accettare né comprendere le complesse circostanze individuali in cui avvengono certi fenomeni.
Detto ciò, un complesso di colpa, purtroppo, avviene nel momento in cui l'individuo assume coscienza di quel che vive. A mio avviso è un passaggio doloroso, ma anche indispensabile per cambiare.
Se non mi sento in colpa, non ho nemmeno l'input per comprendere quali sono stati gli errori di percorso. Il senso di colpa, quando non è "indotto" tramite manipolazione dagli altri, è il risultato di una errata decodifica, quindi non è un fatto sempre negativo, perché stimola coscienza a cercare una decodifica più giusta e più in equilibrio con sé stessi.
Un rifiuto, può sussistere da parte di quelle persone (come può essere sul Forum), che vengono a contatto con la confessione e mostrano non comprensione o chiusura, questo è vero.
L'importante è non confondere la chiusura (che è un giudicare male e farlo a prescindere), con il mettere in discussione gli elementi che emergono. Purtroppo è inevitabile fare da specchio all'opener e mostrargli la realtà percepita dall'esterno.